L’incredibile storia di un capitano inglese, Alimberto Valdames, che, durante un viaggio verso Algeri, si trova ad affrontare una feroce battaglia navale contro una banda di corsari ottimani provenienti da Cipro. Tra i prigionieri catturati, emerge la figura straordinaria e terrificante di Ali Agamet, un gigante con due volti, quattro braccia e quattro gambe. Uno sguardo affascinante su un’epoca in cui il confine tra mito e realtà è spesso sottile, lasciando spazio a storie che sfidano l’immaginazione.
Il resoconto completo dalle fonti dell’epoca:
Agosto 1819. Alimberto Valdames (nome italianizzato, non sono riuscito a ricostruire l’originale inglese), Capitano Inglese, padroneggiando un vascello di media grandezza, e carico di diverse mercanzie, si incamminò con vento favorevole verso Algeri, dove aveva ottenuto il passaporto libero dal Re per commerciare le sue merci, come aveva fatto per molti anni. Durante il viaggio, incontrò una grossa tartana (imbarcazione leggera, di massimo 20m, usata soprattutto per pesca e cabotaggio) di corsari di Cipro. Questi, avvistato il vascello inglese e riconosciutolo come mercantile, iniziarono a fare segni di fuoco con grida e urla, desiderosi della preda. Rinforzarono remi e vele e si lanciarono all’assalto del piccolo vascello, che il Capitano Alimberto aveva ben preparato per la difesa e per catturare la tartana, cosa che riuscì a fare.
Sia il vascello che la tartana erano ben forniti di armi da fuoco e da taglio, non mancavano nemmeno pezzi di artiglieria segreta, spingarde, sciabole, ancore, e tutto ciò che era necessario per la caccia e la cattura. Quando i due vascelli si avvicinarono a tiro di cannone, iniziarono a lanciarsi globi di fuoco, girandosi e rigirandosi come richiesto dal vento o dalla necessità.
Sembrò, all’inizio, che la vittoria pendesse dalla parte dei corsari, che si avanzarono fiduciosi verso il vascello inglese, mettendo tutte le loro speranze in Ali Agamet, un uomo veramente feroce e severo. Si avvicinarono tanto che in breve furono abbordati dal vascello. Trovandosi in tale situazione, i corsari brandirono le sciabole e si difesero coraggiosamente, così fece anche il feroce corsaro Ali Agamet, con grande stupore di tutti. La battaglia fu spietata e crudele, e dopo due ore di feroce combattimento, la Tartana, colpita da molti colpi di cannone, e i difensori ormai stanchi, si arresero al valore del Capitano Alimberto.
Nella battaglia rimasero uccisi 27 tra marinai e soldati inglesi, e 19 corsari, con molti feriti da entrambe le parti. Furono liberati ventidue cristiani che erano stati imprigionati, mentre i corsari furono fatti schiavi e incatenati. Il vascello fu tirato a riva e, come meglio possibile, riparato dai calafati, poi condotto nei porti d’Inghilterra.
Tra i molti schiavi catturati e incatenati, vi era uno di statura così smisurata da sembrare un gigante: un uomo mostruoso e deforme, che con il suo sguardo feroce pareva voler terrorizzare il mondo; e in effetti, durante il conflitto, sebbene fosse stato sconfitto, non voleva in alcun modo arrendersi, ma, disarmato e ben incatenato, alla fine cedette.
Quest’uomo era alto dodici palmi (probabilmente, visto che l’opera è stata stampata nel Regno di Napoli, parliamo di circa 20-22 cm a palmo, quindi un’altezza di 240-260 cm), come si verificò misurandolo, e aveva due facce, una rivolta a destra e l’altra a sinistra, con una lunga e folta barba, e un occhio per lato, con cui poteva guardare sia a destra che a sinistra senza muovere la testa. Aveva due nasi, due bocche, e un mento tra le due facce, senza capelli sulla testa né in altre parti del corpo, eccetto per le due barbe. Mangiava con entrambe le bocche ogni tipo di carne, anche cruda, e beveva sangue quando gli veniva dato, dicendo che gli piaceva più della birra. Mangiava da solo quanto dieci persone molto affamate e spesso emetteva urli terribilmente spaventosi, che terrorizzavano chiunque li sentisse.
Parlava con entrambe le bocche contemporaneamente. Aveva anche quattro braccia, tutte fortissime, e usava un moschetto, uno scudo, una sciabola, e teneva un braccio libero per afferrare il nemico; chiunque fosse catturato da lui non aveva possibilità di scampo. Aveva inoltre due ampie e grosse mammelle sul petto. Allo stesso modo, aveva quattro gambe e quattro piedi grandi e robusti, e camminava con tutti e quattro, facendo passi due per due, coprendo più terreno di un cavallo. Era robusto, agile, severo, furioso, brusco, terribile e mostruoso come un cane spietato e crudele.
Alimberto gli chiese chi fossero i suoi genitori e dove fosse nato. Egli rispose nel suo linguaggio:
“Mi chiamo Ali Agamet, e sono di fede maomettana. Nacqui nella superba città di Babilonia e fui figlio di Solini Arabo e di Ozime di Babilonia. Quando mia madre mi diede alla luce e vedendomi nato diverso dagli altri uomini, cercò di tenermi nascosto il più possibile temendo che mi potessero rapire. Ma non passò molto tempo che il nostro Bassa ne venne a conoscenza, e ordinò che gli fossi immediatamente presentato. Dopo avermi visto, ordinò che fossi allevato nel suo palazzo fino all’età di dodici anni, e vedendomi così mostruoso, decise di mandarmi in dono al Gran Signore Imperatore dei Turchi, come effettivamente fece.Mi imbarcai e con vento favorevole navigavamo; ma presto la calma fu interrotta da una violenta tempesta che trasportò la nave nei mari di Cipro, dove, non resistendo ai colpi della sfortuna, si arenò. Io, spinto dalle onde, mi ritrovai a terra e mi rifugiai in un bosco non troppo lontano, dove soggiornai per sette mesi senza mai vedere nessuno, nutrendomi di erbe, radici e talvolta di animali selvatici che riuscivo a catturare. Dopo questo tempo, capitò la Tartana che ora è in vostro potere; quando molti scesero a terra per cercare acqua, mi trovarono, e vedendomi così robusto e abile nelle armi, mi vollero come compagno, ma mai volli rivelarmi a loro, sebbene molte volte insistessero affinché andassi dal Gran Turco, come il Bassa di Babilonia aveva destinato. Così, sono rimasto con loro per nove anni, navigando per vari mari, facendo grandi prede, e poiché questi corsari erano di Cipro, mi chiamarono Ali Agamet del Regno di Cipro per le molte imprese compiute con terrore e spavento di tutti. Oggi mi trovo vostro schiavo, e questo è tutto ciò che posso dirvi.”
Alimberto, sentito tutto ciò, essendo ormai vicino all’Inghilterra, tornò indietro con la mercanzia e condusse la Tartana al porto per farla riparare meglio dai calafati, insieme al vascello.
La notizia di questo mostro si sparse per tutta la città, e tutti accorrevano a vederlo. Essendo la folla così numerosa, per evitare tumulti si decise di pubblicare tutto a stampa per soddisfare la curiosità di tutti, e il ritratto che si vede sul frontespizio è conforme al vero.
Ovviamente, le caratteristiche del gigante devono essere state esagerate all’inverosimile dal passaparola e dalla volontà di stupire il lettore. Probabilmente, tutte le versioni del mostro passate attraverso il racconto orale sono state inserite nel testo. Magari aveva solo tre gambe ed era particolarmente alto, poi qualcuno ha aggiunto che aveva due facce e così via.
In base alla descrizione di Ali Agamet infatti, sembra emergere una combinazione di malformazioni congenite molto rare e, ancora più raro, una capacità di mantenere una piena funzionalità fino all’età adulta e addirittura caratteristiche sovrumane:
- Diprosopia (duplicazione craniofacciale): Questa rara condizione genetica provoca la duplicazione di parti del viso, come naso, bocca, e occhi, su una singola testa. La descrizione di Ali Agamet con due facce rivolte a destra e a sinistra è indicativa di questa malformazione.
- Polimelia: È una condizione in cui un individuo nasce con più arti del normale. La descrizione di Ali Agamet con quattro braccia e quattro gambe potrebbe suggerire la presenza di polimelia.
- Gigantismo: Sebbene non direttamente menzionato, l’altezza smisurata potrebbe essere associata al gigantismo, una condizione causata da un’eccessiva produzione di ormone della crescita durante l’infanzia.
Queste condizioni, particolarmente se combinate, avrebbero potuto portare a una figura dall’aspetto estremamente insolito e terrificante per l’epoca, ma, come anticipato, è quasi certo che ci sia stata una descrizione iperbolica e mostruosa del suo aspetto.
Bibliografia:
V.ZAVATERRI, Narrazione di un nuovo mostro ritrovato nel mese di Agosto 1819, in una tartana di corsari di Cipro e preso da un vascello mercantile inglese, esso chiamavasi Alì Agamet del Regno di Cipro, 1819
Sul nostro sito non troverai mai banner pubblicitari. Puoi supportare l’attività del Centro Studi Zhistorica acquistando le nostre pubblicazioni:
▶ spedizione gratuita con pacco tracciato e assicurato.
▶ copie firmate, con segnalibro e card HD in omaggio
Puoi acquistare dal nostro portale:
👉 bit.ly/ZhistoricaStore
o su Amazon:
👉 Zodd. Alba di Sangue
👉 I Padroni dell’Acciaio
👉 Gotz von Berlichingen
👉 Ascanio della Corgna
👉 Diario di Federmann
👉 Fiore dei Liberi