Tra il XVI e il XVIII secolo buona parte delle fortune marittime dell’Impero Ottomano fu dovuto alla presenza di un gran numero di rinnegati cristiani che esercitavano la guerra di corsa in nome (spesso neanche quello) del Sultano.
La maggior parte di questi rinnegati cristiani erano stati catturati da ragazzi nel corso di spedizioni degli schiavisti barbareschi, alcuni invece avevano preferito una vita da avventurieri e tagliagole in terra straniera piuttosto che uniformarsi ai dettami della società europea. Qui sotto tratteremo brevemente le imprese di uno di loro.
Il 20 Giugno 1631 si verifica il più devastante raid dei corsari barbareschi nelle isole Britanniche. Una flotta proveniente dal porto barbaresco di Salé prende terra in Irlanda e saccheggia il villaggio di Baltimora, riportando in Nord Africa 108 schiavi.
A guidarla c’è Jan Janszoon van Haarlem, un corsaro olandese catturato dai Turchi nel 1618, quando ha già 48 anni, e convertitosi all’Islam prendendo il nome di Murad Reis il Giovane.
Solo 4 anni prima del raid irlandese, Murad Reis ha condotto una rocambolesca spedizione in Islanda che gli ha fruttato quasi 400 schiavi.
Grazie al suo attacco a sorpresa, Murad Reis torna a Salè con un numero compreso tra 110 e 230 schiavi. Molti di loro finiscono a remare nelle galere fino alla morte, mentre le donne finiscono negli harem ottomani e nordafricani. Solo 3 Irlandesi fanno ritorno a casa, quindici anni dopo, grazie al riscatto pagato dai loro familiari.
Le capacità di Murad Reis sono ben chiare già poco dopo il suo arrivo a Salé, in seguito alla morte del suo comandante Suleiman Reis (un altro olandese, precedentemente noto come De Veenboer). Diventa, di fatto, il fondatore della Repubblica corsara di Salè (dalla romana Sala Colonia), che si sta conformando come un porto franco per corsari, assassini e rinnegati del Mediterraneo.
L’Enciclopedia Treccani (ed.1936) dedica una voce, concisa ma esauriente, alla storia di Salé. Ve la ripropongo qui di seguito.
Salé era stata una ricca città commerciale frequentata dai mercanti musulmani e cristiani. Accolse, come Rabat, un gruppo numeroso di profughi andalusi dopo il 1610, e da allora rivolse tutta la sua attività alla pirateria. Eretta dal 1627 a stato indipendente, in repubblica aristocratica, le sue sorti furono strettamente unite a quelle di Rabat, che viene persino chiamata Nuova Salé. I corsari di Salé, cioè di Salé e Rabat, erano temuti da tutte le nazioni cristiane; e ciò attirò sulle due città ripetuti bombardamenti (1629, 1635, 1680). Ma durante il sec. XVIII la pirateria divenne più difficile e meno attiva e Salé, che d’altronde le sabbie avevano isolata dall’estuario, perdette ogni importanza marittima. Ora è una tranquilla città di borghesi colti e di artigiani, presso i quali sopravvivono interessanti industrie, specialmente la fabbricazione delle stuoie di giunco con decorazioni molto sobrie.
A Salé, Murad Reis può contare su una flotta di 18 navi. Dal 1631 al 1635, riesce a effettuare numerose razzie nelle isole del Mediterraneo Occidentale (Sicilia, Sardegna, Baleari, Corsica). Oltre ai raid, Murad Reis è un discreto diplomatico, avvantaggiato dalla conoscenza di parecchie lingue. In queste vesti, ha un ruolo importante nella stipula del Trattato Franco-Marocchino del 1631 tra Re Luigi XIII e il Sultano Abu Marwan Abd al-Malik II.
Il tema degli schiavi europei non ha ricevuto grande attenzione a livello divulgativo, mentre in ambito accademico ci sono diversi studi interessanti. Limitandoci a ottomani e corsari berberi, il numero di schiavi europei nel periodo 1500-1800 ca è nell’ordine dei milioni. In “Christian Slaves, Muslim Masters: White Slavery in the Mediterranean, The Barbary Coast, and Italy, 1500-1800“, R. Davis parla di circa 1-1.3 milioni di europei fatti schiavi in Nord Africa, mentre sulla rotta che dal mar nero porta all’est europa parliamo più o meno del doppio. Il traffico di schiavi che passava dal Khanato di Crimea e andava a Costantinopoli era il più “ricco”
La sua fortuna, però, viene meno proprio nel 1635, quando viene catturato dai Cavalieri di Malta. Si trova lì Pierre Dan, un frate francese che organizza spedizioni in Nord Africa per riscattare gli schiavi cristiani nei primi decenni del Seicento. Proprio lui è testimone della reazione popolare ad Algeri quando arriva la notizia della cattura di Murad Reis:
Ho visto più di cento donne che si lanciavano in strada disordinatamente per andare a consolare la moglie di quel corsaro rinnegato. Gareggiavano a chi si disperava e si doleva di più, non senza lo spargimento di lacrime (vere o finte), come è loro costume in queste occasioni impreviste e fatali.
Per cinque anni, Murad Reis rimane nelle prigioni dei Cavalieri. Alla fine, nel 1640, viene rilasciato (dietro riscatto, come accadeva spesso ai prigionieri di entrambe le parti) o liberato con un’incursione dei suoi sodali. Murad ha appena compiuto 70 anni e non ha più la forza di prendere il comando di una flotta corsara. Il Sultano del Marocco gli conferisce dunque il titolo di governatore della fortezza di Oualidia, dove può ritirarsi con una buona rendita.
Nel dicembre dello stesso anno, il nuovo console olandese fa il suo ingresso nel porto di Salè e chiede di poter incontrare Murad Reis, che arriva poco dopo con il suo seguito. Incredibile a dirsi, il console ha portato con sé la prima figlia di Murad, Lysbeth, nata nel 1596.
Quando padre e figlia si vedono, dopo tanti anni, scoppiano a piangere e si abbracciano. Lysbeth decide di rimanere con il padre a Oulidia fino alla morte di quest’ultimo, nell’agosto del 1641.
Stando alle fonti, Murad Reis muore nel suo letto. Un suo biografo scrive, letteralmente: “è morto in modo molto brutto“, forse per fare riferimento a un male particolarmente doloroso.
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Grazie per questo articolo molto interessante.
Ti chiedo se puoi commentare in un prossimo articolo dal punto di vista prettamente storico l’utilizzo dei Giannizzeri nell’esercito Ottomano a partire dalla prima metà del XV secolo.
Mi piacerebbe capire, per esempio, per quale motivo durante la conquista di Otranto nel 1480 siano stati giustiziati per motivi “religiosi” circa 800 uomini e non invece condotti in schiavitù o inseriti tra i Giannizzeri, pratica molto più conveniente dal punto di vista economico e sicuramente già in uso tra gli Ottomani.
Ciao Lucio, come anticipato da Carlo, i Giannizzeri venivano “reclutati” tramite l’istituto del Devscirme soprattutto in area balcanica. Nella maggior parte dei casi, venivano presi ancora bambini, ed erano considerati un tributo delle popolazioni sottomesse. A Otranto, oltre alla forza d’animo degli abitanti, pesò anche la sconfitta appena subita dagli Ottomani nel corso dell’Assedio di Rodi.
La conquista di Otranto è anomala rispetto alle conquiste nei Balcani: era una testa di ponte.. Il sultano Maometto II, alla fine della sua vita, voleva compiere un’impreso pari alla conquista di Costantinopoli nella sua giovinezza: far crollare il regno di Napoli e conquistare Roma, la Mela Rossa. I prigionieri di Otranto non avrebbero potuto essere addestrati come giannizzeri, e lasciarli dietro le linee sarebbe stato pericoloso: uccidendoli i comandanti ottomano vollero terrorizzare gli stati italiani, effetto psicologico riuscito, perché Venezia e Milano non vennero in aiuto di Napoli. Se il sultano non fosse morto lo stesso anno e avesse potuto mandare rinforzi alla sua testa di ponte, la conquista di Napoli e Roma non sarebbe stata impossibile.
Per quanto ne so, i Giannizzeri erano ragazzi cristiani delle popolazioni soggette all’Impero Ottomano che venivano costretti ad arruolarsi e a convertirsi, e successivamente “educati” come Giannizzeri. Degli adulti non sarebbero stati arruolabili, quanto meno non tra i Giannizzeri.
Almeno credo.
Questo era il percorso classico per diventare giannizzeri, a Istanbul, ma nelle “repubbliche corsare” anche adulti “rinnegati” venivano arruolati come giannizzeri, ma non potevano trasferirsi nel corpo dei giannizzeri di prima scelta ( per così dire) o almeno così si legge nel saggio “I cristiani di Allah” di Bartolomè e Lucinda (?) Benassar
Bell articolo. Mi ricordo anche che, tra i rinnegati, ci fu un calabrese del Crotonese, Ucciali, che divenne ammiraglio ottomano e che fu l’unico che si salvo a Lepanto. Ne avevi parlato anche nell’articolo sull assedio di Rodi (mi pare) . Una domanda sul termine “rinnegato”: io in genere l’ho sempre visto usato come sinonimo di “traditore” quindi associato a persone che già militano da una parte e poi passano a quella opposta. In questo articolo inveceJudar Pasha fu una persona nata nell’Europa Cristiana e poi rimasta a militare nel campo opposto (immagino perché senza alternativa). Se è così, non è una forzatura catalogare o così?
Vi furono diversi rinnegati italiani, albanesi e greci, tra cui Uccialì!
Leggo con piacere tutti gli articoli, scritti con passione e dovizia di particolari. Vivendo sull’isola d’Ischia (Forio) dove le cd. “Torri Saracene” sono tante, mi chiedevo se ci sono ricerche storiche al riguardo. Saluti e grazie.
Francesco Senese
Io so anche di una Principessa Toscana di nome Marsiglia che divenne prima concubina del sultano e suo figlio fu il capo ottomano a Lepanto ne sai nulla? Grazie