chinese exclusion act

Chinese Exclusion Act: Discriminazione contro i Cinesi

Introduzione

Il Chinese Exclusion Act arriva nel tardo XIX secolo, quando gli Stati Uniti attraversano un periodo di crescita economica e di espansione verso ovest. Tra i protagonisti di questa epoca ci sono migliaia di lavoratori cinesi, arrivati in America per cercare migliori opportunità economiche. Per dare un’idea del loro numero, basti pensare che già nel 1880 avevano superato le 100.000 unità ed erano i più disposti a svolgere lavori duri e poco remunerativi, come la costruzione delle ferrovie (dove esisteva quasi un vita necisque potestas del datore di lavoro) e l’attività nelle nuove miniere del West. A partire dal 1870 circa, però, i cinesi diventano presto bersaglio di sentimenti xenofobi e di un crescente risentimento da parte della popolazione bianca, preoccupata per la concorrenza sul mercato del lavoro. Questo clima di tensione sfocia nell’emanazione del Chinese Exclusion Act, una delle leggi più discriminatorie nella storia degli Stati Uniti.

Confronto tra gli immigrati europei, rappresentati nel pannello di sinistra come virtù, mentre gli immigrati cinesi sono rappresentati da un serpente che porta malattie e povertà, The Wasp (San Francisco), Vol. 7, 1881

I fatti

Il Chinese Exclusion Act viene approvato dal Congresso degli Stati Uniti il 6 maggio 1882 e firmato dal presidente Chester A. Arthur. Questa legge rappresenta una svolta nella politica immigratoria statunitense, poiché per la prima volta si impone un divieto su base etnica e nazionale. Il Chinese Exclusion Act proibisce l’immigrazione di lavoratori cinesi per un periodo iniziale di dieci anni, impedisce ai cittadini cinesi già presenti negli Stati Uniti di ottenere la cittadinanza, e limita notevolmente la possibilità per i cinesi residenti di far entrare negli Stati Uniti i propri familiari. Quella dell’impossibilità, per i cinesi già presenti negli USA (molti dei quali arrivati molto prima della maggior parte degli immigrati europei), di ottenere la cittadinanza, è particolarmente dura.

Il contesto in cui nasce questa legge è segnato da tensioni economiche e sociali che originano, con ogni probabilità, dal completamento della Transcontinental Railroad nel 1869, molti lavoratori cinesi si trovano senza lavoro e si spostano nelle città in cerca di occupazione. La loro presenza è percepita come una minaccia dai lavoratori bianchi, che li accusano di accettare salari troppo bassi e di sottrarre opportunità di lavoro. Questa ostilità si manifesta in episodi di violenza e in campagne politiche apertamente razziste.

minatori cinesi in Colorado nel 1920

Si diffondono idee che portano a considerare i cinesi come una razza portatrice di malattie, disgustosa e che rappresenta un pericolo per i lavoratori bianchi. La loro condizione diviene quasi peggiore di quella dei neri americani in diverse zone degli USA. Questo tipo di retorica è diffuso e accettato, contribuendo a creare un ambiente favorevole all’adozione di misure drastiche come il Chinese Exclusion Act.

Uno degli esponenti più noti che ha espresso idee simili è Denis Kearney, un leader sindacale di origine irlandese e fondatore del Workingmen’s Party of California. Kearney diventa ben presto famoso per i suoi discorsi incendiari contro i lavoratori cinesi, che descrive come una minaccia economica e sociale per i lavoratori bianchi americani. Per lui, sono nemici ben peggiori del capitalismo, tanto che da fargli pronunciare queste parole:

Quando la questione cinese sarà risolta, potremo discutere se sia meglio impiccare, fucilare o fare a pezzi i capitalisti. Tra sei mesi avremo 50.000 uomini pronti a partire… e se ‘John’ [il cinese] non se ne andrà da qui, cacceremo lui e i suoi aborti [sic] in mare… Siamo pronti a farlo… Se il ballottaggio fallisce, siamo pronti a usare le pallottole

Nonostante l’apparente temporaneità del provvedimento, il governo statunitense rinnova e amplia il Chinese Exclusion Act negli anni successivi. Nel 1892, con il Geary Act, lo estende per altri dieci anni e introduce addirittura ulteriori restrizioni, come l’obbligo per i cinesi residenti di portare con sé un certificato di residenza. La legge rimane in vigore fino al 1943, quando viene finalmente abrogata con il Magnuson Act, in un contesto mondiale mutato dalla Seconda Guerra Mondiale e dall’alleanza tra Stati Uniti e Cina contro il Giappone.

Conclusione

Il Chinese Exclusion Act ha conseguenze profonde e durature. Provoca la separazione di famiglie e impedisce a molte persone di cercare una vita migliore negli Stati Uniti; alimenta il razzismo e consolida la percezione dei cinesi come “altri” irriducibilmente diversi. Sul piano legale, stabilisce un pericoloso precedente per future legislazioni restrittive sull’immigrazione, basate su criteri etnici e razziali. Nel 2011-2012, il Congresso condanna il Chinese Exclusion Act e afferma l’impegno a preservare i diritti civili e le protezioni costituzionali per tutte le persone: il Senato approva all’unanimità la Risoluzione del Senato 201 nel 2011 e la Camera dei Rappresentanti approva all’unanimità la Risoluzione della Camera 683 nel 2012.

“Resilienza” è uno dei termini più abusati degli degli ultimi tempi, ma è bene sottolineare che, a ottant’anni dall’abrogazione del Chinese Exclusion Act, la comunità dei chinese americans è tra quelle di maggior successo della società statunitense. Quasi il 60% di loro hanno almeno una bachelor’s degree, con un RAL medio di 93.000 dollari.

Bibliografia

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  2. Gyory, Andrew. Closing the Gate: Race, Politics, and the Chinese Exclusion Act. University of North Carolina Press, 1998.
  3. Chan, Sucheng. Entry Denied: Exclusion and the Chinese Community in America, 1882-1943. Temple University Press, 1991.
  4. McClain, Charles J. In Search of Equality: The Chinese Struggle against Discrimination in Nineteenth-Century America. University of California Press, 1994.
  5. Ling, Huping. Chinese St. Louis: From Enclave to Cultural Community. Temple University Press, 2004.

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