La Guerra Civile del Congo segna il punto di non ritorno per il Regno del Congo e la fine di un’epoca per le istituzioni e la cultura locale. Re che salgono al trono e cadono subito dopo, fazioni in guerra, schiavismo e brama di potere; una storia tutta da scoprire.
Introduzione
La Guerra Civile del Congo, combattuta dal 1665 al 1709, è uno dei conflitti più devastanti e prolungati della storia africana precoloniale. Questo periodo di violenza ha inizio dopo la morte del re António I, noto come António Vita a Nkanga, nella battaglia di Mbwila nel 1665, dove le forze del Regno del Congo subiscono una schiacciante sconfitta contro i portoghesi. Con la morte di António, si apre un vuoto di potere che frammenta il regno, portando a una serie di guerre dinastiche tra le principali casate nobiliari, ognuna intenzionata a reclamare il trono.
Secondo lo storico John K. Thornton “La Guerra Civile del Congo non è solo una lotta per il potere, ma anche un riflesso delle tensioni economiche e sociali provocate dall’espansione del commercio degli schiavi.” Questa guerra segna l’inizio del declino del Regno del Congo, un tempo potente, che cede lentamente alla frammentazione e alla perdita di autonomia di fronte alle interferenze straniere.
La guerra civile
Dopo la battaglia di Mbwila, il Regno del Congo si spacca in una serie di fazioni in guerra. Le principali famiglie nobiliari – come i Kimpanzu, i Kinlaza e i Nsundi – competono ferocemente per il controllo della capitale São Salvador e del titolo di Manikongo, il re del Congo.
Kimpanzu: tradizionalmente legata alla linea dinastica, sosteneva i diritti ereditari al trono e cercava di mantenere l’unità del regno. Tuttavia, la loro influenza si ridusse nel corso del secolo a causa delle crescenti tensioni interne e dell’ingerenza portoghese.
Kinlaza: i Kinlaza erano una fazione ambiziosa che sfidò l’autorità dei Kimpanzu. Fortemente influenzati dalla cultura portoghese, i Kinlaza miravano a modernizzare il regno e a rafforzare i legami commerciali con l’Europa. Questa fazione, tuttavia, era vista con sospetto da molti nobili congolesi che temevano un’eccessiva influenza straniera.
Nsundi: Questa fazione, proveniente dalle regioni settentrionali, era più isolata e meno coinvolta nelle lotte di potere tra i Kimpanzu e i Kinlaza. I Nsundi tendevano a difendere le tradizioni culturali del Congo e a resistere all’influenza europea.
Alla morte di António I, Afonso II, un partigiano dei Kimpanzu, sale al trono. Tuttavia, la sua ascesa si allinea con i piani della potente provincia di Soyo, che cerca di controllare il regno. I Kinlaza, rivali dei Kimpanzu, agiscono rapidamente per spodestarlo, insediando Álvaro VII. Afonso II si rifugia a Nkondo, dove continua a rivendicare il trono.
Álvaro VII, sovrano dei Kinlaza, si rivela un tiranno odiato sia dai rivali politici che dal popolo. In un’azione senza precedenti, Soyo invade la capitale, favorisce la sua deposizione e lo fa assassinare. Nel giugno successivo, sotto il controllo di Soyo, viene eletto Álvaro VIII, un altro Kinlaza. Il nuovo re permette ai portoghesi di cercare oro, senza però alcun risultato. Nonostante l’apparente stabilità, Soyo si dimostra il vero dominatore del regno.
Nel 1669, Pedro III, un Kinlaza meno accondiscendente verso Soyo, sale al potere. Tuttavia, Soyo interviene nuovamente, lo rimuove dal trono e insedia un sovrano Kimpanzu, Álvaro IX. Nonostante ciò, i nobili Kimpanzu iniziano a risentire dell’interferenza di Soyo, e nel 1670 Álvaro IX viene rovesciato da Rafael I, marchese di Mpemba e sostenitore dei Kinlaza.
Rafael I, ambizioso e determinato, cerca l’aiuto portoghese per liberarsi dall’influenza di Soyo. Con la promessa di concessioni minerarie, i portoghesi inviano un esercito guidato da João Soares de Almeida. Dopo un iniziale successo, l’esercito portoghese viene sconfitto nella battaglia di Kitombo (1670) dalle forze di Soyo, comandate dal principe Pedro da Silva. La vittoria blocca le ambizioni portoghesi nel Kongo fino al XIX secolo, ma indebolisce Soyo, che si concentra sulla difesa dei propri confini e sul riconoscimento papale.
Nonostante il dominio dei Kimpanzu, il regno del Kongo si frammenta. Province come Nsundi e Mbata si separano, e il potere reale si riduce. Nel 1678, durante un conflitto interno, l’ex re Pedro III, con l’aiuto di mercenari Jaga, marcia su São Salvador. Lo scontro porta alla distruzione della capitale, lasciata in rovina e abbandonata agli animali selvatici. Da quel momento, i pretendenti al trono si rifugiano in fortezze montane: i Kinlaza a Mbula, i Kimpanzu a Mbamba Luvota.

Con la capitale distrutta, il Kongo perde la sua centralità politica e commerciale, cessando di esistere come regno unito per due decenni. Ciò non ferma le lotte tra le fazioni. Pedro III viene assassinato nel 1680 durante una tregua, e il trono passa al fratello minore João II, che tenta senza successo di conquistare Kibangu, un’altra roccaforte Kinlaza. Nel 1688, due fratelli della casata Água Rosada, con discendenza mista Kinlaza-Kimpanzu, rovesciano il re Manuel di Kibangu.
Álvaro X, il maggiore dei due fratelli, governa Kibangu fino alla sua morte nel 1695. Successivamente, il fratello Pedro IV intraprende la difficile strada per restaurare l’unità del Kongo. Nel frattempo, Manuel de Nóbrega, fratello del re Daniel I, guida Mbamba Lovata in nome dei Kimpanzu, sostenuto dalla regina Suzana de Nóbrega. Soyo, ormai indebolito, perde la sua influenza, e il Congo rimane una terra divisa e in perenne conflitto.
Insomma, un bel casino. Degno, direi, delle migliori lotte di successione del XVII secolo in Europa.
Durante la Guerra Civile del Congo, emerge un movimento religioso guidato da una giovane nobile della valle di Mbidizi, Beatriz Kimpa Vita. Proveniente da una famiglia sotto l’influenza della fazione Kinlaza, Beatriz afferma di essere posseduta dallo spirito di Sant’Antonio, da cui il nome del movimento. Secondo le sue visioni, Sant’Antonio le avrebbe affidato la missione di riunire il Regno del Kongo, devastato dal conflitto.
Beatriz viaggia tra le fortezze montane dei Kinlaza, come Kibangu e Bula, cercando di convincere i contendenti al trono a ricostruire la capitale São Salvador e porre fine alle ostilità. Tuttavia, respinta da tutti, raduna i suoi seguaci e nell’ottobre o novembre del 1704 marcia verso le rovine della vecchia capitale. Qui riceve il supporto e la protezione di Pedro “Kibenga” Constantino da Silva, un bandito di origini miste Kimpanzu-Silva, formalmente fedele a Pedro IV.
Con il crescere della sua influenza, Beatriz diventa una figura politicamente scomoda, così il re Pedro IV ordina la sua cattura con l’accusa di eresia e la fa giustiziare sul rogo.
Re Pedro IV dedica la sua vita alla riunificazione del Regno del Kongo, agendo con abilità politica più che con forza militare. Riesce a ottenere la fedeltà di quasi tutti i pretendenti al trono, inclusi i Kimpanzu, storici rivali dei Kinlaza. Il 15 febbraio 1709, guida il suo esercito verso São Salvador portando solo una croce come simbolo di pace. Nel confronto decisivo, l’esercito antoniano di Pedro Constantino da Silva viene sconfitto. Quest’ultimo viene catturato e giustiziato mentre tenta di arrendersi.
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Dopo la disfatta, gli antoniani fuggono a Bula cercando l’aiuto di João II, che continua a considerarsi il legittimo re del Kongo. João II guida le sue truppe verso sud, sperando di trarre vantaggio dalla situazione. Il 4 ottobre, giorno di San Francesco, le armate di João II e Pedro IV si scontrano a Mbula. Anche questa volta, Pedro IV prevale. João II fugge a Lemba, mentre Pedro IV, pieno di gratitudine, proclama San Francesco suo protettore e rinomina la sua base São Francisco de Kibangu.
Conseguenze
La guerra civile si conclude formalmente nel 1709 con la riunificazione del regno sotto la guida di Pedro IV, un re Kimpanzu che ottiene il sostegno di molti capi locali. Tuttavia, il regno non recupera mai la sua forza precedente. São Salvador è ormai una città impoverita, molte delle sue infrastrutture distrutte e la sua popolazione decimata.
Dopo le battaglie, Pedro IV si impegna nella pacificazione del regno. Concede un’amnistia generale ai Kimpanzu e nomina suo erede Manuel Makasa, il fratello minore di Kibenga, che diventa anche suo genero. Quando Pedro IV muore nel 1718, lascia un regno parzialmente riunificato, con la capitale ripristinata a São Salvador. Il successore è Manuel II, seguito pacificamente da Garcia IV Nkanga a Mvemba, come previsto dagli accordi di Pedro IV. Garcia IV appartiene alla fazione Kinlaza di Mbula e, con la sua ascesa, i Kinlaza di Bula cessano di rivendicare il trono.
I decenni successivi vedono un periodo di relativa pace. Il trono del Congo alterna principalmente tra i Kinlaza dell’est e i Kimpanzu dell’ovest. Tuttavia, il regno non recupera mai la sua antica gloria. Sebbene la monarchia venga restaurata, il Congo si frammenta in feudi semi-indipendenti, che riconoscono nominalmente il re ma non ne accettano il controllo diretto. Il Regno del Congo, pur pacificato, non riesce a tornare a essere un centro politico ed economico di rilievo.
Thornton riassume l’eredità del conflitto: “La Guerra Civile del Congo non è solo una tragedia umana, ma anche un esempio di come le influenze esterne – in questo caso, il commercio atlantico – possano esacerbare tensioni interne e portare al collasso di antiche civiltà.“
Bibliografia sulla Guerra Civile del Congo (1665–1709)
- Thornton, John K.
The Kingdom of Kongo: Civil War and Transition, 1641–1718. Madison: University of Wisconsin Press, 1983.
Un’analisi approfondita sulla transizione politica e sociale del regno durante il periodo della guerra civile. - Miller, Joseph C.
Kings and Kinsmen: Early Mbundu States in Angola. Oxford: Oxford University Press, 1976.
Offre una prospettiva sui rapporti tra il Congo e le sue regioni confinanti, inclusa la provincia di Soyo. - Fage, J. D., Oliver, Roland A. (a cura di)
The Cambridge History of Africa: Volume 3, c. 1050–c. 1600. Cambridge: Cambridge University Press, 1975.
Fornisce un contesto più ampio per comprendere le dinamiche storiche e geopolitiche della regione. - Thornton, John K.
Africa and Africans in the Making of the Atlantic World, 1400–1800. Cambridge: Cambridge University Press, 1998.
Esamina il ruolo del Congo nella formazione della tratta atlantica degli schiavi, con un focus sulle implicazioni della guerra civile.
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