Sulle grotte di Las Gobas è uscito un recente studio condotto da ricercatori dell’Università di Stoccolma, che ha svelato i segreti di questa comunità medievale in Spagna che viveva in grotte scavate nella roccia. Situata a Las Gobas, nella provincia di Burgos, questa comunità cristiana ha abitato il sito dal VI all’XI secolo d.C., sopravvivendo a invasioni e malattie in un’epoca di grandi sconvolgimenti.
Las Gobas fa parte di un vasto complesso di insediamenti rupestri medievali in Iberia, oggetto di un lungo dibattito riguardo alle loro origini temporali e agli scopi nella storiografia europea. “Las Gobas” si riferisce a un gruppo di 13 grotte artificiali, accuratamente scavate in uno sperone roccioso, abitate dal VI all’XI secolo d.C. Questo insieme comprende due chiese e diverse cavità monostanza di varie dimensioni.
Le indagini archeologiche hanno rivelato che la necropoli è composta da due periodi distinti. Fase I (VII–IX secolo d.C.) è caratterizzata da una combinazione di abitazioni rupestri e strutture indipendenti, includendo una chiesa e un cimitero con 22 sepolture. Questa fase mostra un habitat attivo con evidenti tracce di vita quotidiana e attività.
Fase II (X–XI secolo d.C.) vede l’insediamento perdere il suo carattere residenziale, mantenendo solo la funzione di cimitero e luogo di culto. Sono state scoperte 19 sepolture appartenenti a questo periodo. La transizione è indicata da strati di sedimentazione e dai resti di una mucca adulta trovata in un silo riutilizzato come discarica. La datazione al radiocarbonio colloca questo cambiamento nella seconda metà del IX secolo d.C. Il passaggio da area abitativa a spazio funerario e il successivo trasferimento degli abitanti in un nuovo insediamento a Laño segnano chiaramente le due fasi nella storia di Las Gobas.
L’analisi del DNA di 39 individui rinvenuti nel cimitero del sito ha rivelato una forte endogamia, con il 61% dei campioni mostrando segni di incrocio tra parenti stretti. Questo suggerisce che la comunità praticava matrimoni interni, probabilmente per mantenere la coesione sociale. Inoltre, i resti scheletrici hanno evidenziato alti livelli di violenza, con molte ferite compatibili con colpi di spada e altre armi.
Nonostante la vicinanza all’Al-Andalus, il DNA ha mostrato una minima influenza nordafricana, confermando una bassa migrazione da sud. Sorprendentemente, i ricercatori hanno anche trovato tracce del virus del vaiolo in un individuo del X secolo, con una variante simile a quelle scoperte in Scandinavia, Russia e Germania. Questo potrebbe indicare una diffusione della malattia attraverso le rotte dei pellegrini, dato il crescente ruolo di Santiago de Compostela nel periodo.
Le analisi suggeriscono che la comunità iniziale fosse composta da individui con esperienza militare, con un’elevata percentuale di uomini tra i resti esaminati. Inoltre, la presenza del batterio Erysipelothrix rhusiopathiae, spesso associato agli animali domestici e ai maiali, testimonia l’importanza dell’allevamento nella loro vita quotidiana.
FONTE:
- Ricardo Rodríguez-Varela et al., Five centuries of consanguinity, isolation, health, and conflict in Las Gobas: A Northern Medieval Iberian necropolis.Sci. Adv.10,eadp8625(2024).DOI:10.1126/sciadv.adp8625
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