Un bifacciale acheuleano nel Dittico di Melun? Secondo gli studiosi sembra proprio che il dipinto contenga l’immagine di una pietra lavorata in età preistorica.
Il Dittico di Melun, opera attribuita a Jean Fouquet, rappresenta uno dei massimi capolavori della pittura del XV secolo, situandosi al crocevia tra la fine del Gotico e l’alba del Rinascimento. Realizzato intorno al 1450-1455, questo dittico su tavola si distingue per la sua straordinaria fusione di elementi stilistici italiani e nordici, testimoniando l’unicità del percorso artistico di Fouquet, influenzato tanto dall’arte italiana quanto da quella fiamminga
Ma c’è di più. Gli studiosi hanno fatto una scoperta sorprendente: la rappresentazione artistica di un bifacciale (spesso definito “ascia primitiva” o “ascia” in ambito divulgativo) acheuleano, ossia uno strumento utilizzato dai nostri antenati oltre 500.000 anni fa. Questi bifacciali spesso realizzati in selce, erano utilizzate per tagliare carne e legno e scavare tuberi.
Il dipinto, commissionato da Étienne Chevalier, tesoriere del re Carlo VII di Francia, raffigura Chevalier in preghiera accanto a Santo Stefano, il primo martire cristiano. Sopra il libro che Santo Stefano tiene in mano, si trova un oggetto di pietra che assomiglia a un bifacciale preistorico che simbolizza la morte per lapidazione di Santo Stefano.
La scelta di questo santo non è casuale. In un periodo di grande fervore religioso e di lotte intestine, la figura di Stefano rappresenta un esempio di fede incrollabile e di sacrificio per la verità.
Per secoli, gli storici dell’arte hanno descritto l’oggetto come una “pietra frastagliata” o una “grande pietra affilata”. Tuttavia, Steven Kangas, docente presso il Dipartimento di Storia dell’Arte di Dartmouth, ha avuto l’intuizione che potesse trattarsi di uno strumento preistorico. Dopo aver condiviso questa idea con esperti in antropologia e archeologia, è emerso un consenso: l’oggetto nel dipinto è quasi sicuramente un bifacciale acheuleano.
Ulteriori analisi condotte da un team di ricercatori dell’Università di Cambridge hanno confermato questa ipotesi. Utilizzando tecniche avanzate come l’Analisi di Fourier, hanno confrontato la forma dell’oggetto nel dipinto con asce di pietra reali, scoprendo notevoli somiglianze. Anche l’analisi dei colori e delle cicatrici da scheggiatura sulla superficie dell’oggetto dipinto ha rivelato una straordinaria corrispondenza con le asce di pietra Acheuleane.
Prima del XVIII secolo i bifacciali erano spesso considerati di origine naturale e si pensava fossero originate dai fulmini che colpivano il suolo. I “ceraunia” o “pietre del tuono”, descritti come oggetti in pietra dalla forma curiosa e trattati come un fenomeno geologico naturale formatosi attraverso i fulmini, hanno una lunga storia. Era una categoria ampia di oggetti che includeva non solo asce acheuliane ma anche altri strumenti preistorici scheggiati o levigati e anche alcuni fossili. Michele Mercati (1541-1593) fu il primo a notare somiglianze nella forma tra ceraunia e punte di freccia in pietra riportate dalle Americhe. Tuttavia, la pubblicazione delle idee di Mercati non avvenne fino al 1717, più di un secolo dopo la sua morte, il che significa che la sua intuizione originale andò perduta per quasi un secolo e mezzo.
Visto che ci siamo, spendiamo qualche riga anche per l’opera d’arte in sè.
Il Dittico di Melun è diviso in due pannelli: quello di sinistra, come anticipato, mostra Étienne Chevalier in ginocchio, presentato da Santo Stefano alla Vergine, situata nello scomparto a destra. Il Santo è riconoscibile per l’abito diaconale e per la già menzionata “pietra del martirio” che regge su un libro, simbolo del suo sacrificio. Questa scena terrena, ambientata in un’architettura che rimanda al Rinascimento italiano, contrasta con il divino rappresentato nella tavola opposta, dove la Vergine allatta il Bambino, circondata da cherubini blu e serafini rossi.
La Madonna del latte è raffigurata in modo innovativo, con un seno scoperto in atto di nutrire il Cristo bambino. La scena si discosta dalle tradizionali Maestà medievali, offrendo una visione più umana e intima della divinità. La figura della Vergine, regale e scultorea, emerge con forza dallo sfondo, circondata da angeli che sembrano quasi manichini per la loro mancanza di dettaglio e vivacità, sottolineando ancora di più il focalizzarsi dell’artista sulla figura centrale.
Insomma, una straordinaria opera artistiche che racchiude un altrettando straordinario indizio della conoscenza medievale relativa alle pietre lavorate in epoca preistorica.
FONTI:
- Key A, Clark J, DeSilva J, Kangas S. Acheulean Handaxes in Medieval France: An Earlier ‘Modern’ Social History for Palaeolithic Bifaces. Cambridge Archaeological Journal. Published online 2023:1-17. doi:10.1017/S0959774323000252
- Nowakowski, T. (2023, October 31). Mysterious Stone in 15th-Century Painting Could Be a Prehistoric Tool. Smithsonian Magazine. https://www.smithsonianmag.com/smart-news/a-mysterious-stone-in-a-15th-century-painting-could-be-a-stone-age-tool-180983154/
- Gesner, K. 1565. De Rerum Fossilium, Lapidum et Gemmarum Maxime Figuris & Simi Litudinibus Liber. Zurich
- de la Torre, I., 2016. The origins of the Acheulean: past and present perspectives on a major transition in human evolution. Philosophical Transactions of the Royal Society B 371, 20150245
Sul nostro sito non troverai mai banner pubblicitari. Puoi supportare l’attività del Centro Studi Zhistorica acquistando le nostre pubblicazioni:
▶ spedizione gratuita con pacco tracciato e assicurato.
▶ copie firmate, con segnalibro e card HD in omaggio
Puoi acquistare dal nostro portale:
👉 bit.ly/ZhistoricaStore
o su Amazon:
👉 Zodd. Alba di Sangue
👉 I Padroni dell’Acciaio
👉 Gotz von Berlichingen
👉 Ascanio della Corgna
👉 Diario di Federmann
👉 Fiore dei Liberi