Moro Crater Massacre: Una Carneficina di Civili Filippini

La tragica storia del Moro Crater Massacre del 1906 nelle Filippine. Uno sguardo sul contesto storico, i dettagli dell’evento e le sue durature conseguenze nelle relazioni tra gli Stati Uniti e le Filippine.

Contesto Storico

L’anno 1906 è di notevole importanza per la storia delle Filippine. È in quest’anno che si verifica un evento critico che avrà ripercussioni significative per la storia del popolo Moro: il Moro Crater Massacre. Una tragedia umana di proporzioni sconcertanti, il Moro Crater Massacre è diventato un punto di svolta cruciale per le relazioni tra gli Stati Uniti e le Filippine, cambiando per sempre il corso della loro interazione.

Per comprendere appieno la portata dell’evento, è fondamentale considerare il complesso tessuto storico e culturale delle Filippine. Durante la loro lunga storia, le Filippine sono state il crocevia di molte culture, influenze e potenze esterne. Dalla colonizzazione spagnola nel XVI secolo, che portò con sé nuove religioni, pratiche culturali e influenze architettoniche, fino alla dominazione americana del XX secolo, il popolo filippino ha affrontato un continuo flusso di cambiamenti, lottando strenuamente per mantenere e affermare la sua libertà e la sua identità culturale unica.

La storia delle Filippine è caratterizzata da una serie di dominazioni esterne che hanno profondamente influenzato il corso della sua storia e la sua identità culturale.

Espansione islamica (1380-1565) è iniziata nel 1380 con l’arrivo di mercanti e missionari musulmani, in particolare da aree come la Malesia e l’Indonesia. L’influenza islamica si diffuse rapidamente attraverso le isole dell’arcipelago, con sultani e datu (capitribù) che stabilirono regni islamici autonomi, soprattutto nelle isole meridionali di Mindanao e Sulu. Questi regni mantennero la loro sovranità anche durante il periodo coloniale spagnolo, resistendo ai tentativi di conversione al cattolicesimo. L’arrivo dell’Islam ha lasciato un segno profondo sulla cultura e sulla società filippina. Ha introdotto nuovi sistemi politici e sociali, codici legali e pratiche religiose. La presenza musulmana ha contribuito a plasmare la diversità etnica e religiosa delle Filippine. Ancora oggi, la popolazione Moro (protagonista di questo articolo) è un testimonianza vivente di questo periodo storico di influenza islamica.

Dominazione Spagnola (1521-1898): La colonizzazione spagnola delle Filippine ha avuto inizio nel 1521 con l’arrivo di Ferdinando Magellano. Per oltre 300 anni, la Spagna ha governato le Filippine, introducendo la religione cattolica, l’amministrazione centralizzata e un nuovo sistema economico. Tuttavia, la resistenza locale all’amministrazione coloniale fu forte e costante.

Dominazione Americana (1898-1946): Al termine della Guerra ispano-americana nel 1898, la Spagna cede le Filippine agli Stati Uniti. Inizialmente, gli Stati Uniti promisero di garantire l’indipendenza delle Filippine, ma alla fine stabilirono un governo coloniale. Durante questo periodo, le Filippine hanno sperimentato un’ampia occidentalizzazione, ma anche una resistenza nazionalista crescente.

Occupazione Giapponese (1942-1945): Durante la Seconda Guerra Mondiale, le Filippine sono state occupate dal Giappone. Questo periodo è stato caratterizzato da gravi abusi dei diritti umani e dalla distruzione economica.

Uno dei gruppi etnici principali dell’arcipelago filippino è il popolo Moro, noto per la costante guerra, nel corso dei secoli, verso i filippini di religione cristiana e per una resistenza intransigente alle forze coloniali.

Il Moro Crater Massacre del 1906 è una delle espressioni più tragiche e indicativi di questa resistenza, ma rivela anche l’indomabile spirito di lotta del popolo Moro, che ha continuato a combattere nonostante le perdite insostenibili.

Il Massacro

Come anticipato, gli USA iniziano la conquista delle Filippine nel 1899. Fino al 1902, va avanti la Guerra Filippino-Americana, che si conclude con la vittoria degli USA e la morte di centinaia di migliaia di civili filippini. I Moro però continuano la loro azione di rivolta con la c.d. Ribellione Moro, che inizia nel 1899 e dura fino al 1913. Il 7 marzo 1906, la comunità Moro è testimone di un evento drammatico che sconvolge le loro vite. Nell’ambito della Battaglia del Cratere Bud Dajo, che passerà alla storia come il Moro Crater Massacre, le forze coloniali americane sterminano centinaia di persone, donne e bambini inclusi.

Per quattro giorni, gli statunitensi sparano sui filippini accampati all’interno del cratere. I soldati americani sono appostati sul bordo del cratere e hanno a disposizione diverse mitragliatrici, quindi per i filippini non c’è alcuna speranza. Nonostante piccole fortificazioni di legno e altri ripari di fortuna, cadono uno dopo l’altro. I cadaveri formano cataste terrificanti alte un metro e mezzo e solo alcuni guerrieri filippini riescono a raggiungere il nemico e colpirlo all’arma bianca. A massacro terminato, i soldati statunitensi scattano foto con i cadaveri dei civili massacrati e raccolgono trofei “di guerra”. In tutto, muoiono 800-1000 moro e 16 statunitensi. Questi ultimi lasciano il posto qualche ora dopo, senza neanche provare a occultare il loro crimine.

moro crater massacre
La famosa foto scattata da John Joseph Pershing (1860-1948) nel 1906

Il “Manila Times”, nel suo numero del 10 marzo 1906, rivela all’opinione pubblica l’orrore di ciò che è accaduto:

Le forze americane attaccano senza preavviso, lasciando sul campo oltre 600 morti, la maggior parte dei quali non combattenti.

Questo macabro evento non solo spezza innumerevoli vite, ma segna anche un punto di svolta nell’opinione internazionale sull’occupazione americana delle Filippine.

La brutalità delle forze coloniali non può più essere ignorata o minimizzata. Il 15 marzo 1906, il “New York Times” pubblica una denuncia esplicita e inconfutabile:

La Battaglia del Cratere Bud Dajo rivela la vera natura dell’America coloniale. Le immagini di donne e bambini massacrati sconvolgono il mondo, mettendo in discussione la moralità delle nostre politiche estere.

L’articolo completo del New York Times:

Nel mezzo della tragedia, emerge una realtà inquietante: le atrocità commesse dalle forze coloniali americane – che prima si ritenevano limitate ai nativi del Nord America – non possono più essere nascoste o negli angoli più remoti del mondo, ma sono esposte all’occhio critico dell’opinione pubblica globale.

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