Il massacro di Batoh, avvenuto il 3-4 giugno 1652 vicino a Ladyzhyn, in Ucraina, rappresenta uno dei peggiori atti di violenza perpetrati durante la Rivolta di Khmelnytsky del 1648-1657.
La Battaglia di Berestechko e la Battaglia di Batoh
La Battaglia di Berestechko è stato un importante scontro tra l’esercito polacco-lituano guidato da Giovanni II Casimiro e l’esercito cosacco-tataro guidato dall’atamano Bohdan Khmelnytsky nel 1651. Alla fine di giugno, dopo giorni di sanguinosi combattimenti, gli eserciti si affrontano nella pianura collinare a sud del fiume Styr. Alla fine, i polacchi riescono a prevalere sui loro avversari, vincendo la battaglia. L’esercito cosacco-tataro subisce pesanti perdite, con oltre 30.000 uomini morti. La Battaglia di Berestechko rappresenta un momento decisivo per il consolidamento del potere polacco nella regione e una tappa importante nell’evoluzione della tattica militare, poiché sia i polacchi che i cosacchi si affidano sempre meno alle tradizionali cariche di cavalleria e sempre più alle armi da fuoco. Inoltre, si tratta anche di una delle battaglie europee del XVII secolo con il maggior numero di soldati coivolti, visto che le stime più alte (ed esagerate) parlano di 200.000 uomini per i cosacchi e 80.000 per i polacco-lituani.
Un anno dopo, nel giugno 1652, si arriva a un nuovo scontro. La Battaglia di Batoh, 250 km circa a Sud-Ovest di Kiev, vede la sconfitta delle forze polacco-lituane guidate dall’atamano di campo Marcin Kalinowski da parte di un esercito congiunto di tatari di Crimea e cosacchi di Zaporozhian. Sebbene i numeri complessivi dei belligeranti siano molto ridotti rispetto a quelli di Berestechko, la battaglia è particolarmente sanguinosa e si conclude con una netta vittoria di cosacchi e tatari. Questi ultimi riescono a catturare, inoltre, un gran numero di prigionieri. Il giorno successivo alla battaglia, i cosacchi si recano dai tatari offrendo loro una grossa somma per acquistare i prigionieri polacchi. Lo stesso Khmelnytsky decide di versare un contributo personale pari a 50.000 talleri.

Il Massacro
Perchè i cosacchi siano così interessati ad acquistare i prigionieri polacchi diventa ben presto chiaro anche ai tatari, che dal lato loro sono ben felici di guadagnare così tanto senza le lungaggini dovute a richieste di riscatto o alla vendita presso i mercati di schiavi che riforniscono Istanbul. Secondo diverse fonti, Khmelnytsky e i suoi ufficiali decidono di iniziare subito l’esecuzione di massa dei prigionieri. Decine di migliaia di cosacchi formano una vera e propria catena di montaggio dell’orrore, che consente loro di decapitare e squartare metodicamente quasi 5.000 ufficiali nobili polacchi in poco più di 48 ore.
Il colonnello Zolotaryenko, la cui sorella ha sposato Khmelnytsky, supervisiona tutte le le esecuzioni urlando “Vendetta per Berestechko!”. Le esecuzioni sono così barbariche e brutali che anche i tatari di Crimea, notoriamente uomini con il pelo sullo stomaco, ne rimangono sconvolti. Sopravvivono solo una manciata di polacchi, tra cui Krzysztof Grodzicki e forse Stefan Czarniecki, solo grazie all’amicizia instaurata con alcuni tatari.
La descrizione di questo crimine estremamente efferato è presente, quasi sessant’anni dopo, nel terzo volume dell’opera di Job Ludolf Allgemeine Schau-Bühne der Welt (1713). Ad accompagnarla, un’illustrazione su rame di autore anonimo, che riflette solo in minima parte l’orrore di quegli eventi: in uno spazio imprecisato, orde selvagge di cosacchi uccidono i prigionieri, sotto l’occhio vigile di tre comandanti cosacchi, tra cui probabilmente Zołotaryenko, che incoraggia il suo popolo al grido, già citato, “Vendetta per Berestecko!”. Sullo sfondo c’è una nutrita schiera di polacchi in catene che aspettano il loro turno.
Le Conseguenze
Il massacro di Batoh ha conseguenze gravi e durature per la storia della Confederazione polacco-lituana e dell’Ucraina. La brutalità dell’attacco porta il parlamento polacco-lituano del 1652 ad approvare tasse per la creazione di nuovi eserciti nel breve termine. Tuttavia, l’impatto a lungo termine del massacro è ancora più significativo, visto che porta i cosacchi nella sfera d’influenza dello Zar.
Un iter, questo, riassunto molto bene da Vincenzo Mistrini nel suo Le guerre polacco-ottomane (1593-1699), vol. 2: Gli scontri armati. Soldiershop Publishing (2016). Il leader cosacco Bohdan Khmelnytsky è infatti consapevole che, specie dopo il massacro perpetrato a danno dei nobili polacchi, la sottomissione del suo atamanato a uno stato già esistente è l’unico modo per garantire il riconoscimento e sostegno necessario al nuovo regno ucraino. Due possibili candidati sono il sultano o lo zar, ma poiché solo il sultano Mehmed IV ha fornito aiuto concreto ai ribelli, Khmelnytsky invia ambasciatori ufficiali a Costantinopoli per avviare i negoziati. Nel 1653, l’Impero ottomano è pronto a entrare ufficialmente nel conflitto tra cosacchi e polacco-lituani, un momento che sarebbe molto favorevole per la Porta. Tuttavia, lo zar Alessio, temendo di avere una pericolosa orda di cosacchi filo-turchi a poche centinaia di chilometri da Mosca, interviene offrendo il suo patronato a Khmelnytsky nel settembre dello stesso anno.
La comune appartenenza alla fede ortodossa e il generale malcontento che l’ipotesi di una sottomissione ufficiale dell’atamano al sultano sta fomentando tra gli zaporoski spingono rapidamente Khmelnytsky tra le braccia dello zar Alessio. Il trattato di Pereyaslav, firmato nel marzo 1654, sposta di fatto i cosacchi e l’Ucraina in generale nella sfera d’influenza russa. Tuttavia, questo spostamento non è pacifico, ma avviene grazie ad un conflitto di tredici anni con la Confederazione polacco-lituana, noto come la Guerra russo-polacca (1654-1667) detta, non a caso, Guerra d’Ucraina.
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