Se avessimo istantanee del Sacco Wahabita di Karbala del 1802, sarebbero immagini di cataste di cadaveri, fiumi di sangue e dello scempio completo di un’intera città sacra.
Le Cause
Le cause del Sacco Wahabita di Karbala del 1802 sono complesse e multifattoriali, ma possono essere sintetizzate in tre principali fattori: le tensioni tra i persiani e gli ottomani, la rivalità tra sunniti e sciiti e soprattutto la crescente influenza del movimento wahhabita.
La dinastia safavide era al culmine del suo potere nel XVI secolo, quando riuscì a stabilire l’Iran come una potenza regionale e a diffondere l’Islam sciita in tutto il territorio. Tuttavia, nel XVIII secolo, l’Iran era diventato un paese diviso e debole, in cui le fazioni politiche e le tensioni etniche rendevano instabile il potere centrale. Dopo la dinastia safavide prende il potere quella afsharide (1747-1795) e poi quella turca dei Qajar (1795-1925).
Gli ottomani, d’altra parte, erano stati la potenza dominante in Medio Oriente per secoli, e avevano mantenuto il loro controllo sull’Iraq e sulla Siria nonostante l’indebolimento del loro impero. Tuttavia, la loro presenza in questi territori era vista come un’occupazione da parte dei popoli locali, che desideravano l’indipendenza.
Le tensioni tra i due imperi erano sempre state forti, ma negli anni ’70 del XVIII secolo si intensificarono, quando la Persia cercò di espandersi a ovest e gli ottomani a est. In questo contesto, l’influenza del movimento wahhabita saudita cominciò a farsi sentire.
Il Wahhabismo era un movimento religioso fondamentalista nato nel XVIII secolo nella penisola arabica, che proponeva un ritorno alle origini dell’Islam e una rigida interpretazione del Corano e della Sunna. I wahhabiti erano spesso visti come una minaccia dagli altri musulmani, poiché negavano molte delle pratiche comuni dell’Islam e condannavano come eretici coloro che non condividevano la loro dottrina.
Il movimento wahhabita aveva trovato sostegno da parte della dinastia saudita, che aveva fondato e governava l’Emirato di Diriyah (primo stato saudita). Nel1802, l’Emirato aveva preso il controllo della maggior parte della penisola araba e aveva anche attaccato il sud dell’Iraq, allora sotto il controllo ottomano.
La Città di Karbala
A Karbala, nel 680, si combatte una battaglia fondamentale per la storia dell’islam. In questa, perde la vita il nipote di Maometto Husayn ibn Ali, un leader spirituale molto rispettato dalla comunità musulmana che svolge un ruolo importante soprattutto durante la successione dei primi califfi. L’uccisione di Husayn e della maggior parte dei suoi seguaci è un evento molto significativo per i musulmani sciiti, che vedono Husayn come un martire e un eroe che ha lottato per la giustizia contro l’oppressione e l’ingiustizia. La commemorazione della sua morte, nota come Ashura, è una delle festività più importanti per la comunità sciita.
Il Sacco di Karbala
Nel 1802, 12.000 Wahabiti irrompono nella città e metteno in fuga il piccolo presidio ottomano. Gli abitanti provano a difendersi, ma non hanno scampo. Le armi da fuoco crepitano per ore, poi si sguainano spade e coltelli. È una carneficina da cui non scampano neanche donne e bambini. Jean Baptiste Rousseau racconta di donne incinte sventrate e lasciate a morire con il feto in braccio.
La tomba di Husayn ibn Al viene depredata e rasa al suolo. I soldati sauditi lasciano la città dopo solo otto ore, con 4.000 cammelli carichi di oro, gioielli, armi e altri beni. Dietro di loro, i sopravvissuti piangono quasi 5.000 morti. L’artefice del massacro, Saud bin Abdul-Aziz bin Muhammad bin Saud, verrà ricordato come il Macellaio di Karabala.
Sul Sacco di Karbala abbiamo un buon numero di testimonianze storiche. J.B. Rousseau nella sua Description du Pachalik du Baghdad Suivie d’une Notice Historique sur les Wahabis (Parigi, 1809), descrive il sacco in modo molto accurato:
Abbiamo visto di recente un terribile esempio del fanatismo crudele dei Wahhabiti nel terribile destino della moschea di Imam Husayn. Si sapeva che in quella città si era accumulata una ricchezza incredibile. Forse i re persiani non hanno mai avuto qualcosa del genere nel loro tesoro. Da secoli, si sapeva che la moschea di Imam Husayn riceveva donazioni di argento, oro, gioielli, una grande quantità di rarità… Tamerlano persino risparmiò quel luogo. Tutti sapevano che la maggior parte delle ricche spoglie che Nadir Shah aveva portato indietro dalla sua campagna in India erano state trasferite alle moschee di Imam Husayn e Imam Ali insieme alla sua stessa ricchezza. Ora, l’enorme ricchezza accumulata nel primo ha suscitato l’avidità dei Wahhabiti da tempo. Avevano continuamente sognato di saccheggiare quella città [Karbala] e erano così sicuri del successo che i loro creditori avevano fissato il pagamento del debito al giorno felice in cui le loro speranze si sarebbero avverate.
Quel giorno finalmente arrivò… 12.000 Wahhabiti attaccarono improvvisamente la moschea di Imam Husayn; dopo aver sequestrato più bottino di quanto avessero mai ottenuto dopo le loro più grandi vittorie, misero tutto a fuoco e spada… Gli anziani, le donne e i bambini – tutti morirono per la spada dei barbari. Inoltre, si dice che ogni volta che vedevano una donna incinta, la squarciavano e lasciavano il feto sulla madre che sanguinava. La loro crudeltà non poteva essere soddisfatta, non cessarono i loro omicidi e il sangue scorreva come l’acqua. Come risultato della catastrofe sanguinosa, più di 4000 persone persero la vita. I Wahhabiti portarono via il loro bottino sulle spalle di 4000 cammelli. Dopo il saccheggio e gli omicidi distrussero il santuario dell’Imam e lo trasformarono in una trincea di abominio e sangue. Inflissero il maggior danno ai minareti e alle cupole, credendo che quelle strutture fossero fatte di mattoni d’oro.”
Ancora molti decenni più tardi, il viaggiatore britannico William Gifford Palgrave, scrive:
Il tempio di Husayn a Karbala è stato distrutto in una notte dai fanatici wahhabiti. Sono stati demoliti tutti gli edifici sacri che erano stati eretti in questo luogo in onore dell’Imam e dei suoi compagni; e il terreno sul quale si trovava è stato completamente livellato. […] Il suolo di Karbala è stato rigato del sangue degli sciiti; e il sacro mausoleo di Husayn, che era stato costruito per durare per sempre, è stato raso al suolo da una folla di fanatici, in una notte di odio e distruzione.
Conseguenze
Gli Ottomani sono profondamente turbati dal saccheggio di Karbala del 1802, che rappresenta una sfida diretta alla loro autorità sulla regione. Per questo, lanciano una campagna militare contro i Wahhabiti nel 1803, con l’obiettivo di sopprimere il loro movimento e ristabilire l’autorità ottomana sulla regione. La campagna è guidata da Ibrahim Pasha, il governatore ottomano dell’Egitto, che comandava un grande esercito con truppe provenienti da varie parti dell’impero.
La campagna ottomana inizia bene, con Ibrahim Pasha che cattura le città chiave di Medina e La Mecca nel 1803. Tuttavia, la campagna si rivela alla fine un’impresa lunga e costosa, poiché i Wahhabiti oppongono una fiera resistenza e hanno un ottimo appoggio tra i locali.
Nonostante le difficoltà incontrate, gli Ottomani riescono a sconfiggere i Wahhabiti nel 1818, dopo un conflitto lungo e sanguinoso. La vittoria è significativa in quanto ristabilisce il loro controllo sulle città sante di La Mecca e Medina, e contribuisce a ripristinare la loro autorità sulla regione.
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