Il Massacro di Istakhr (651)

Il massacro di Istakhr del 651 è un evento brutale che si è verificato durante la conquista araba della Persia. Il massacro è stato il risultato della sconfitta della nobiltà persiana di Ishakr da parte dei conquistatori arabi. La nobiltà persiana si opponeva infatti ferocemente all’invasione araba e all’imposizione dell’Islam sulla popolazione persiana.

La conquista araba del regno sasanide

Prima di parlare del massacro di Istakhr, è bene riassumere (senza pretesa di esaustività) le tappe della conquista araba del regno sasanide:

  • 633: prime incursioni arabe nell’Iran sasanide.
  • 637: le forze arabe sconfiggono l’esercito sasanide nella battaglia di Qadisiyyah, aprendo la strada per la conquista della capitale sasanide, Ctesifonte.
  • 638: cade Ctesifonte.
  • 642: le forze arabe conquistano la città di Esterabad, che era un importante centro di potere e cultura persiana.
  • 651: le forze arabe assediano e conquistano la città di Istakhr, che era la capitale della provincia di Pars e un importante centro di potere e cultura persiana.
  • 651: le forze arabe sconfiggono l’ultimo re sasanide, Yazdgerd III, nella battaglia di Nehavend, mettendo fine al regno sasanide e ponendo fine alla resistenza persiana.

In generale, la conquista araba del regno sasanide è stata un processo lungo e difficile, che ha richiesto molti anni e molti combattimenti. Tuttavia, le forze arabe alla fine hanno prevalso e hanno sottomesso l’Iran sasanide, imponendo il loro dominio sulla regione e imponendo la loro religione e cultura.

Il massacro

Nel 651, i conquistatori arabi, guidati dal fondatore del califfato umayyade Muawiyah, assediarono la città di Istakhr, che era un importante centro di potere e cultura persiana. Istakhr era anche la capitale della provincia di Pars e ospitava un’ampia rappresentanza della nobiltà persiana e molti tesori culturali e storici. I difensori della città, quindi, erano in gran parte nobili persiani e opposero una fiera resistenza, ma alla fine furono sconfitti. Il lungo assedio e il gran numero di soldati arabi morti nei combattimenti mandò su tutte le furie il califfo.

Di conseguenza, dopo la caduta della città i conquistatori arabi idearono e portarono a termine il completo sterminio degli abitanti della città. Il numero esatto delle vittime non è noto, ma si stima che furono uccise tra 40.000 e 100.000 persone. La città fu anche saccheggiata e molti dei suoi tesori culturali e storici furono distrutti. I conquistatori arabi distrussero anche il tempio del fuoco della città, che era un simbolo della religione zoroastriana e un importante patrimonio culturale per il popolo persiano.

Le rovine di Istakhr in un’incisione del XIX secolo

Lo zoroastrismo sopravvisse, anche se praticato da un numero sempre più ridotto di persone. Fu il sovrano abbaside Al-Mutawakkil, 150 anni dopo, a dare un altro duro colpo ai seguaci di Zoroastro. Mutawakkil ordinò di abbattere il loro albero sacro, il Cipresso di Kashmar, per utilizzarlo nella costruzione del suo nuovo palazzo. Per sua sfortuna, fu assassinato prima dell’arrivo dell’albero. Abbiamo riportato l’evento in questo articolo.

Il massacro di Istakhr fu uno sterminio brutale e indiscriminato della popolazione, finalizzato a spezzare la resistenza dei nobili persiani e sottomettere la popolazione. Il califfo, alla ricerca di un controllo completo su ciò che rimaneva dell’impero sasanide, aveva intenzione di inviare un chiaro messaggio alla popolazione persiana che la resistenza sarebbe stata punita con la repressione brutale.

Conseguenze

Il massacro di Istakhr ha avuto un profondo impatto sulla storia dell’Iran. La nobiltà persiana, che era stata la spina dorsale della resistenza contro i conquistatori arabi, rimane decimata, lasciando il paese indebolito. Il massacro causò anche un grave danno alla cultura persiana, poiché molti dei suoi tesori furono distrutti e la religione zoroastriana fu soppressa.

Il massacro di Istakhr ha anche avuto un duraturo impatto sul rapporto tra Iran e mondo arabo. L’evento è ancora ricordato e onorato in Iran come simbolo di resistenza contro l’oppressione straniera e ha rappresentato una fonte di tensione tra i due paesi. Il massacro è visto anche come un punto di svolta nella storia dell’Iran, segnando l’inizio del declino del dominio arabo e l’emergere di una nuova identità persiana.

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