Nel 1911, Leo Frobenius telegrafa alla redazione del The New York Times di aver individuato l’esatta posizione di Atlantide vicino al Golfo di Guinea.
Qui sotto, la traduzione di un articolo pubblicato sul The New York Times il 30 Gennaio 1911. Si tratta del commento a una notizia inviata da Leo Frobenius, l’etnologo (autodidatta) tedesco che più di ogni altro ha contribuito a sfatare la visione dei popoli africani come “selvaggi”.
BERLINO, 29 Gennaio.
Leo Frobenius, autore e leader di una spedizione nell’Africa profonda, ha telegrafato dall’entroterra del Togo – stando al corrispondente del The New York Times – sostenendo di aver trovato prove inconfutabili dell’esistenza del leggendario continente descritto da Platone. Frobenius ha dichiarato che Atlantide non è un isola, ma un territorio nel nord-ovest dell’Africa, vicino all’Equatore.
L’esploratore basa le sue dichiarazioni principalmente sulla scoperta dell’antica testa bronzea di una statua. Si tratta di un lavoro di grande valore artistico, dice lui, risalente a un’epoca antecedente a quella di Solone, ossia quella in cui la tradizione fa risalire proprio il continente leggendario, abitato da un popolo molto potente che solo gli Ateniesi avrebbero potuto conquistare.
Il bronzo porta le insegne di Poseidone, l’equivalente greco di Nettuno, e questo fatto prova, a detta di Frobenius, che non ci fu alcuna invasione di Atlantide da parte degli Ateniesi. Inoltre, Poseidone è connesso, in base alla leggenda, con la fondazione di Atlantide.
La testa di bronzo è cava, e questo tipo di lavorazione aiuta a dare una datazione abbastanza precisa. Manca completamente delle caratteristiche degli africani ed è escluso che sia opera dei locali. I raffinati lineamenti hanno una forma perfetta e sono di tipo lievemente mongolico.
Frobenius afferma che ci sono altre prove, sufficienti a giustificare la sua affermazione, ossia che è stata finalmente scoperto il continente perduto di Atlantide, che l’ateniese Solone diceva (come riportato da scrittori più tardi) essere esistito 9.000 anni prima del suo tempo.
Leo Frobenius è un etnologo conosciuto, e la spedizione che sta guidando in Africa ha tra i suoi obiettivi quello di studiare le razze umane e le origini dell’umanità stessa. Egli è il figlio di Hermann Theodore Wilhelm Frobenius, Luogotenente Colonnello dell’Esercito Tedesco, autore a sua volta. Ha collaborato con il padre in più di un’occasione.
Il continente perduto di Atlantide, a volte considerato il luogo dove sono situati anche i Campi Elisi, è sempre stato identificato come un’isola. Le opinioni su Atlantide sono discordanti. Alcuni professori di storia greca pensano si tratti di una tradizione autentica messa poi nero su bianco dagli scrittori greci, mentre altri la reputano una creazione di fantasia dei medesimi scrittori.
Platone è stato il primo scrittore ad averne narrato la storia, attraverso il racconto fatto a Solone, il giurista ateniese, da un sacerdote egizio in possesso di documenti molto più antichi di quelli a disposizione di Atene. Platone parla di Atlantide in uno dei suoi dialoghi, il Timeo, e la descrive nel Crizia, dove certamente aggiunge qualcosa dalla sua immaginazione.

Dal punto di vista storico, non è mai stato trovato qualcosa in grado di provare l’esistenza di Atlantide. Tutto quello che sappiamo arriva da quanto scritto nel Timeo.
A Solone viene detto che:
Atlantide era un continente che esisteva al di là delle Colonne di Ercole, grande come la Libia e l’Asia Minore messe insieme, e che rappresentava il passaggio ad altre isole e a un altro continente, di cui il Meditarraneo era solo un porto. Attraverso le Colonne d’Ercole, l’Impero di Atlantide aveva raggiunto l’Egitto e il Tirreno. Aveva organizzato la sua enorme forza contro l’Egitto e la Grecia e tutte le nazioni affacciate sul Mediterraneo. In seguito, la tua città è riuscita a combattere Atlantide e ottenere una vittoria celebrata in tutto il mondo. Con la sua stessa esistenza messa in pericolo, e abbandonata da tutti gli altri popoli ellenici, Atene ha respinto l’invasore e ha ridato la libertà a tutte le nazioni all’interno delle Colonne d’Ercole. Poco dopo ci fu un grande terremoto e la tua razza guerriera sprofondò nella terra, mentre la grande isola di Atlantide scomparve nel mare. E’ per questo che ci sono delle secche in quella parte dell’Oceano Atlantico.
Nonostante vi siano quindi delle apparenti limitazioni sui luoghi in cui è possibile cercare il continente perduto, indicato nelle fonti letterarie greche, non c’è un punto preciso su cui concordino tutti gli studiosi. Ci sono stati molti tentativi di individuare la posizione precisa del continente mitico. Alcuni parlano delle Isole Canarie, altri della Scandinavia, delle Azzorre o addirittura delle Americhe.
Gli archeologi e studiosi nostrani non si sono sbilanciati nel parlare della storia di Frobenius. Dicono che è impossibile giudicare o anche solo esprimere un’opinione in base ai pochi dati ricevuti fino a oggi. Sottolineano, inoltre, che l’argomento è così profondamente legato al mito e alla legenda da rendere quasi impossibile provarne la veridicità.
“Se Leo Frobenius dice di aver scoperto Atlantico” dice James Rignall Wheeler, Professore di Archeologia e Arte Greca alla Columbia University. “Suppongo creda veramente di averlo fatto. Ma penso sia molto difficile provare qualcosa in un senso o nell’altro. La ricerca di Atlantide è diventata un’occupazione comune e ormai cercano ovunque, con le Azzorre che oggi sembrano il luogo più battuto. Ad ogni modo, è impossibile dare un’opinione scientifica basato sui dati contenuti in uno scarno comunicato stampa.”
Il Togo o Togoland, la nazione esplorata dalla spedizione di Leo Frobenius, è situato tra il Dahomey e l’Ashantee sulla Costa d’Oro del Golfo di Guinea. Si tratta di un possedimento tedesco di circa 33.000 miglia quadrate. La superficie è divisa tra un entroterra collinare e una costa bassa, sabbiosa e insalubre. I nativi praticano l’agricoltura e producono mais, zenzero, tapioca e banane. La popolazione arriva a circa 2.5 milioni di persone.
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Chissà che fine ha fatto il reperto di cui parla Frobenius.
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