La Latrina di Erfurt è stata la protagonista di un evento davvero particolare, poco conosciuto, che ha portato alla morte di molti nobili del Sacro Romano Impero.
Nell’estate del 1184, il futuro imperatore Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, è pronto a una campagna militare contro la Polonia. Tuttavia, è costretto fermarsi lungo la strada per risolvere definitivamente la faida tra Luigi III di Turingia e l’Arcivescovo Conrad di Magonza.
La faida è legata alla controversia sorta tra Enrico il Leone, Duca di Baviera e Sassonia (nonché fondatore di Monaco di Baviera) e il cugino, l’Imperatore Federico Barbarossa. Enrico ha infatti rifiutato di aiutare l’Imperatore prima della Battaglia di Legnano (1176), e per questo è stato spogliato dei suoi beni ed esiliato. Nel vuoto di potere causato dal suo esilio, si inseriscono altri nobili, tra cui Luigi III e l’arcivescovo Conrad.
Enrico, appena diciannovenne, ha intenzione di dimostrare le sue capacità di governo al padre, quindi decide di tenere una dieta a Erfurt. Si tratta dello stesso luogo dove Federico Barbarossa ha ottenuto l’atto di sottomissione di Enrico il Leone nel 1181.
I Regesta Imperii contengono, in modo molto stringato, la descrizione dell’evento, che si rivelerà particolarmente infausto:
A nome di suo padre, l’imperatore Federico, il re Enrico (VI) cerca di riconciliare l’arcivescovo Konrad di Magonza e il langravio Ludovico di Turingia in una riunione di corte tenuta nella prepositura della cattedrale di Erfurt. Durante i negoziati, il pavimento della sala riunioni crolla e molti cadono nel pozzo nero sottostante. I conti Federico di Abenberg, Enrico di Turingia (Schwarzburg), Gosmar di Assia (Ziegenhain), Federico di Kirchberg, Burchard di Wartburg e alcuni altri, tra cui un certo Beringer di Mellingen vengono uccisi, il Langravio (Ludwig di Turingia) sfugge a stento alla morte.
Il racconto in latino, contenuto nella Cronica Reinhardsbrunnensis, è molto più prosaico:
qua convenerant, disruptis in locum cloace spurcissimum devolvuntur
Il senso è chiaro: il pavimento della sala crolla sotto i piedi di un gran numero di nobili e paggi, che sfondano anche il piano inferiore e precipitano nella latrina dell’edificio. E si tratta di una latrina piena fino all’orlo. Secondo una fonte secondaria, non viene svuotata da anni.
Il problema delle latrine piene permane per tutto il Medioevo e l’Età Moderna. Se avete presente quei bagni medievali costituiti da un ponticello tra due edifici e da uno scarico diretto nel vicolo sottostante, Endres Tucher, Maestro Costruttore della città di Norimberga dal 1464 al 1475, il quale riferisce che nel 1470 provvide a far svuotare uno di questi vicoletti che non era stato pulito da 18 anni.
Un fracasso infernale. Alcuni muoiono per la caduta, ma subito dopo gli altri astanti iniziano a sentire grida d’aiuto e mugolii provenire dal basso. I sopravvissuti, lì sotto, stanno affogando negli escrementi. Si parla di circa 60 morti, tra cui i citati Heinrich von Schwarzburg, Gozmar von Ziegenhayn, Friedrich von Abenberg, Burkard von Wartberg, Friedrich von Kirchberg, e Beringer von Mellingen. Un vero e proprio massacro.
MORTI ILLUSTRI
– Heinrich von Schwarzburg (1160-1184): appartenente a una famiglia di antica nobiltà della Turingia. Lascia una moglie e una figlia piccola. Non avendo eredi maschi, il suo castello (il Castello Nero – Schwarzburg) passa al fratello Günter II of Kevernburg.
– Gozmar von Ziegenhayn (1130-1184): conte di Ziegenhayn (contea situata in Assia), gli s (?uccede l’unico figlio Liutgard (1159-?).
– Friedrich von Abenberg (? – 1184): appartenente a una famiglia nobile sin dall’anno 1000.
– Burkard von Wartberg (? – 1184): probabilmente figlio di Wigger from Wartberg, che ottiene il titolo di conte intorno al 1140.
– Friedrich von Kirchberg (? – 1184): conte svevo con ampi possedimenti a sud di Ulm. E’ un avo di Carlo d’Inghilterra (li separano 26 generazioni). Il titolo di conte passa al figlio Gozmar I.
– Beringer von Mellingen (1130-1184): nobile della Turingia al servizio dell’Arcivescovo di Magonza. Gli succede il figlio Beringer II von Meldingen.
Il langravio Federico sopravvive per miracolo, così come Enrico e l’Arcivescovo, che in quel momento si trovano nella stanza accanto. Altri si salvano aggrappandosi alle grate di ferro di alcune finestre.
Usiamo il termine “latrina”, ma in realtà sarebbe più giusto dire “pozzo nero”, visto che parliamo della porzione sotterranea dell’edificio dove confluivano i liquami delle varie latrine del palazzo.
Ad ogni modo, ci vogliono parecchie ore per recuperare tutti i corpi.
La scena è talmente disgustosa che Enrico lascia immediatamente la città e non vi fa mai più ritorno.
La controversia tra Luigi III e l’arcivescovo Conrad rimane quindi irrisolta per qualche anno. Giusto il tempo, per Luigi, di recarsi in Terra Santa, ammalarsi e morire a Cipro nel 1190 (un paio di mesi dopo il Barbarossa). Tanto per aumentare il bodycount delle Crociate, anche Enrico VI decide di recarsi a Gerusalemme nel 1197, ma lui non riesce neanche ad arrivarci, visto che muore di malaria a Messina. Con lui in Terra Santa c’è anche l’ultimo dei sopravvissuti illustri all’incidente della latrina di Erfurt, ossia l’arcivescovo Conrad, che almeno riesce a tornare in patria. Trapassa nel 1200, pochi mesi dopo il suo rientro, a 65 anni.
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