Il Bey di Tunisi aveva rapporti con Firenze già da molto tempo prima di questa missiva. Tuttavia, quando mi è capitata sottomano, ne ho subito compreso il grande valore storico.
Riassumendola in due parole, si tratta di una richiesta di Tunisi rivolta a Cosimo III de’ Medici, affinché invii un bravo medico che si prenda cura del Bey.
Il Bey Muhammad (1675-1696) appartiene alla dinastia dei Muradidi, che governa Tunisi per quasi un secolo, dal 1613 al 1702. I Muradidi regnano con grande difficoltà e sono spesso in contrasto con il Dey (nominato dal distaccamento di giannizzeri presenti in città) e la popolazione locale. Non a caso, il loro regno finisce in un bagno di sangue con la c.d. Rivoluzione di Tunisi. L’avanzamento scientifico e tecnologico della reggenza di Tunisi è, come quello degli altri stati barbareschi, piuttosto basso, ma ha pena consapevolezza della qualità dei medici formatisi nelle università italiane. Questo, ovviamente, grazie agli scambi commerciali e, soprattutto, alla guerra di corsa che porta alla riduzione in schiavitù di molti europei.
Già il nonno di Muhammad, Hammuda Pascià Bey (1631-1666), intrattiene ottime relazioni con il padre di Cosimo III, Ferdinando II de’ Medici. Nel 1667, quest’ultimo invia il giovane medico pisano Giovanni Pagni a Tunisi, che si trattiene lì per un anno intero e, nel 1668, torna portando anche delle specie esotiche, tra cui uno scorpione che sopravvive a Firenze per ben tre anni.
Insomma, la scuola medica fiorentina (assieme a quella pisana) è tra le più apprezzate, tanto che nel Settecento e nell’Ottocento c’è un lungo elenco di specialisti italiani che si recano in Tunisia, dove ricevono un ottimo stipendio, alloggio e abbondante vitto.
Come scrive S. Speziale in Oltre la peste: sanità, popolazione e società in Tunisia e nel Maghreb (XVIII-XX secolo):
Durante il ‘700, tra i medici che lavorano alla corte del Bardo (palazzo del reggente di Tunisi), ricordiamo l’ebreo livornese Mendoza, incontrato dal dottor Peyssonnel durante il suo viaggio nel 1722; il medico francese Pignon che lavora a corte negli anni ’40 del ‘700; Giuseppe Cei, venuto in missione negli anni ’50 del ‘700; il già citato Giuseppe Curillo, sempre negli anni ’50; Bruno Jourdan, medico personale del bey Ali negli anni ’70; il genovese Agostino Maria Gorgoglione negli anni ’80. A questi bisogna aggiungere il dottor Desfontaines in visita alla reggenza dal 1783 al 1786 e molti altri. Diversi fattori fanno si che questi medici siano molto spesso di origine italiana. Oltre alla rinomanza di cui godono le nostre università (di Pisa e Firenze in particolare), certamente fondamentale è il secolare interscambio tra la penisola e la reggenza di Tunisi che fa dell’ italiano, almeno fino alla metà dell’800, la lingua europea più conosciuta in questo paese, la lingua dei commerci, della diplomazia e anche della medicina.
Per fugare ogni vostra curiosità sull’esito della richiesta di cui sotto, posso anticiparvi che, poco mesi dopo l’arrivo della missiva, Cosimo III invia a Tunisi Michelangelo Tilli, divenuto capo medico della flotta granducale a soli 26 anni.
FONTE: Bombaci, Alessio. “DIPLOMI TURCHI DEL R. ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE.” Rivista Degli Studi Orientali, vol. 18, no. 2, 1939, pp. 199–217.
Lettera del Bey Muhammad a Cosimo III dei Medici
Tunisi, dicembre 1687.
Richiesta di medico.
Egli (Dio) il Soccorritore.
Dopo aver inviato saluti auguranti salvezza ed affettuosi al Re glorioso di Firenze e del Suo territorio si concluda la Sua Vita felicemente e nella retta via! Esempio dei Signori della Nazione del Messia, Sostegno dei Grandi della comunità di Gesù, si comunica amichevolmente che il motivo che ci ha indotto a scrivere questa lettera affettuosa il seguente: Già nel passato, il mio defunto nonno, perdonato (da Dio), Sua Eccellenza Muhammad Pascià ed il Vostro padre sono stati in ottimi rapporti di cordialità, amicizia ed affetto. Cosi pure Voi, con il mio defunto Zio Sua Eccellenza Hafsi Mubammad Pascià, avevate tra voi affetto ed amicizia ed avendo ciascuno di Voi riguardo dell’altro vi supportavate reciprocamente con familiarità.
Or dunque anche noi abbiamo intenzione di avere con Voi affetto ed amicizia, cosi come il defunto mio nonno ed il defunto mio Zio ebbero con Vostro padre e con Voi concordia, amicizia, affetto ed amore, non rifiutandosi di regolare le nostre questioni, sia da noi che da Voi.
Se Dio – che sia esaltato! – vorrà, è improbabile che da oggi in poi il nostro reciproco affetto ed amicizia vengano turbati. Occorre soltanto che ci indichiate le Vostre faccende perché non ci si rifiuterà in quanto potremo.
Ma nostro desiderio, soffrendo da alcuni anni, come sapete, di alcune malattie, che ci inviate qualche buon medico di fiducia di tra i Vostri servitori. Non occorre dire che all’uomo che verrà qui, se Dio – che sia esaltato! – vorrà, sarà fatto un trattamento riguardoso e affettuoso qual si conviene al mio stato.
Specialmente, dati i precedenti rapporti di cordialità fra i miei antenati e Voi, in ogni faccenda e questione. É stato inviato adesso come latore di questa affettuosa lettera il nostro Pietro Santo, Vostro servitore. Quando, se Dio vorrà, costui sarà felicemente giunto lì, abbiate cura di inviarci insieme a lui, al più presto, il suddetto dottore.
Ne saremo certamente estremamente obbligati e soddisfatti. Che Dio – Lode a Lui e che sia esaltato! – conceda e disponga per tutti noi la migliore fine. Cosi sia.
Scritta il giorno 6 del mese di Safer il fortunato, anno 1099 (12 dicembre 1687).
II più sincero degli amici Muhammad, attualmente Mir-i-Liva di Tunisi la Custodia (da Dio).
Bibliografia:
- F. Freddolini, M. Musillo, Art, Mobility, and Exchange in Early Modern Tuscany and Eurasia (2020);
- S. Speziale, Oltre la peste: sanità, popolazione e società in Tunisia e nel Maghreb (XVIII-XX secolo) (1997);
- A. Bombaci, “DIPLOMI TURCHI DEL R. ARCHIVIO DI STATO DI FIRENZE.” Rivista Degli Studi Orientali, vol. 18, no. 2, 1939, pp. 199–217.
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Bellissimo l’incipit, in cui definisce l’Italia la terra del Messia, e gli Italiani Grande Comunità di Gesù. È un errore infatti pensare che i Musulmani siano a prescindere contro le altre religioni. La loro dottrina è più o meno come la nostra: rispettano ed anzi pregano Gesù considerato e chiamato da loro il Messia.
Solo la stortura del l’islamismo e dell’indotta teoria del Clash of civilization ha portato a questa visione distorta e naïf del mondo musulmano.
Ben diversa la percezione fimo agli anni ‘90, ed anche più colta ed affascinante.