Abbattere una statua: è già successo nel corso della storia e accadrà di nuovo. Tuttavia, al fine di evitare analogie forzate e sovrapposizioni tra eventi differenti, è bene introdurre una discussione sul criterio morale, quello cronologico e quello razziale.
I fatti li conosciamo tutti, ma penso che in pochi abbiano provato ad approfondire davvero la questione. In questo momento, anche il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha creato una commissione per decidere quali statue eliminare e quali vie rinominare in nome dei valori che vogliamo permeino la nostra società. Non dubito che altri seguiranno il suo esempio, quindi sono curioso di conoscere i criteri discriminanti: perché è necessario rimuovere questa o quella statua rispetto a un’altra?
Il discorso se sia ammissibile che folle inferocite buttino in acqua la statua di uno schiavista e importante personaggio della storia inglese è, in questo caso, marginale. Quando la rabbia ammanta una protesta, specie se questa è dovuta all’omicidio in diretta commesso da un poliziotto, è difficile chiedere moderazione.
Sulla questione delle istituzioni e dei media, invece, possiamo entrare nel dettaglio.
Immagino che molti storici si stiano facendo la stessa domanda, ma in questi tempi, in cui le reazioni di pancia regnano sovrane e trasversali (specie tra le istituzioni e i media di cui sopra), nessuno ha voglia di esporsi in prima persona.
Torniamo, quindi, al titolo di questo breve intervento. In base a quale criterio si procederà alla rimozione delle statue? I tre che ho individuato possono essere utilizzati singolarmente o congiuntamente, ma portano comunque a una selezione quasi impossibile e inevitabilmente segnata da tendenze iconoclaste.
Se seguiamo il criterio morale, e quindi iniziamo a rimuovere le immagini celebrative di ogni personaggio non in linea con i valori attuali, non ci poniamo, in sostanza, alcun limite. Se consideriamo solo gli schiavisti, possiamo eliminare il 90% dei politici dal XIX secolo fino all’Antico Egitto. Badate bene, si arriva con estrema facilità a tutti i monarchi inglesi e primi ministri inglesi, francesi, spagnoli, portoghesi fino a prima dell’età moderna. Se parliamo di altri argomenti sensibili, come il razzismo, ci sarebbe tabula rasa delle statue di filosofi e pensatori dello stesso periodo, a partire da Voltaire. E non tocchiamo nemmeno l’argomento pederastia e pedofilia, perché non basterebbero venti anni per buttare giù tutti i busti dei filosofi greci.
Un’altra questione, sempre relativa al criterio morale, è la sua eventuale prevalenza rispetto a ciò che il personaggio ci ha lasciato dal punto di vista istituzionale, militare, culturale, artistico, ecc. C’è una lista di immoralità – con annessa qualità e quantità delle medesime – che dovrebbero portare all’abbattimento della sua statua? E, soprattutto, è possibile essere condannato per atti che, per i parametri morali dell’epoca di riferimento, non erano considerati immorali?
Posti di fronte a questo rischio, alcuni opinionisti e politici prestati alla storiografia hanno sottolineato la necessità di affiancare un criterio cronologico a quello morale. Ma chi decide fino a che punto spostare indietro l’asticella del discrimine temporale? Arriviamo alla Regina Vittoria, a Cromwell o a Enrico VIII? E soprattutto, chi sceglierà quelli che devono decidere?
Il criterio razziale è, a mio avviso, quello più assurdo. In pratica, alcuni pensano che la rimozione debba riguardare solo determinati personaggi, ossia quelli di origine europea. Se utilizziamo il solo criterio morale e parliamo di schiavismo, c’è infatti la possibilità di inserire nel novero praticamente ogni sovrano e pensatore dell’area islamica (dove lo schiavismo è stato praticato per più tempo e ha coinvolto più persone rispetto alla tratta atlantica), indù, cinese e giapponese, ma anche la maggior parte dei personaggi delle americhe pre-coloniali e dell’africa sub-sahariana pre-coloniale.
Sì, perché dall’Impero del Ghana al Regno Etiope, lo schiavismo (e l’uccisione immediata dei prigionieri di guerra) era qualitativamente peggiore di quello islamico o di quello europeo. Se parliamo poi di misoginia, omofobia e altre tematiche attuali, il c.d. Occidente è stato sempre il primo ad accettare e dare piena voce a determinate battaglia. D’altronde, basta chiedere a un ragazzo omosessuale se preferirebbe vivere in Canada o in Arabia Saudita o in Zimbabwe.
Ma ci sono anche altre considerazioni da fare. La statua di un filosofo o di un politico che ha dato molto a un singolo paese o al mondo – in termini progresso intellettuale, istituzionale o sociale – ma che aveva posizioni sul razzismo o sullo schiavismo in linea con il paradigma dell’epoca in cui è vissuto, che fine dovrebbe fare?
Infine, sottolineo come ci siano già stati molti casi di distruzione di statue nel corso della storia. Durante la Rivoluzione Francese, non caddero solo teste umane, ma anche di bronzo. E i più giovani di voi ricorderanno o avranno visto le immagini di quelle di Stalin in alcuni paesi dell’ex-URSS, di Saddam Hussein, ecc. Anche qui da noi, le immagini celebrative di Mussolini sono state giustamente rimosse o distrutte alla fine della II Guerra Mondiale Tuttavia, si è sempre trattato di rimozioni cronologicamente molto vicine al momento dell’erezione della statua e dovute alla completa rottura con l’ordinamento istituzionale precedente.
Adesso, non mi sembra ci siano i presupposti per una uno smantellamento completo dell’assetto istituzionale inglese, francese o dell’UE. Al massimo si parla della polizia di Minneapolis, ma bene presto si renderanno conto anche lì di quanto sia stupido anche solo immaginare qualcosa di simile.
Come vedete, sui tre criteri si intersecano anche altri temi che apportano ulteriore complessità alla trattazione dell’argomento.
Inoltre, sono pienamente cosciente del fatto che molti soggetti (tra quelli che vorrebbero buttare giù anche San Pietro e la Moschea Blu) non leggeranno neanche la metà di quello che ho scritto per un pregiudizio enorme nei miei confronti, visto che sono un maschio bianco eterosessuale, sebbene il mio esame del DNA abbia rivelato che al 60% sono un misto di sangue ebreo sefardita, askenazita e berbero.
Vi chiedo la cortesia di mantenere toni civili, di non insultarvi a vicenda e di ricordare che il progresso dell’umanità non potrà mai partire dal razzismo o dalla parcellizzazione dell’umanità stessa in una serie infinita di minoranze.
Come scrisse Mazzini:
“L’Umanità, ha detto un pensatore del secolo scorso, è un uomo che impara sempre. Gl’individui muoiono; ma quel tacito di vero ch’essi hanno pensato, quel tanto di buono ch’essi hanno operato, non va perduto con essi: l’Umanità lo raccoglie e gli uomini che passeggiano sulla loro sepoltura ne fanno loro pro. Ognuno di noi nasce oggi in una atmosfera d’idee e di credenze, elaborata da tutta l’Umanità anteriore: ognuno di noi porta, senza pur saperlo, un elemento più o meno importante alla vita dell’Umanità successiva.
L’educazione dell’Umanità progredisce come si innalzano in Oriente quelle piramidi alle quali ogni viandante aggiunge una pietra. Noi passiamo, viandanti d’un giorno, chiamati a compiere la nostra educazione individuale altrove; l’educazione dell’Umanità si mostra a lampi in ciascun di noi, si svela lentamente, progressivamente, continuamente nell’Umanità.”
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A quanto pare questo evento 8l’abbattimento della statua di Colombo) ha creato una serie di discussioni ed, evidentemente, a pure spinto a scrivere il presente articolo. E’ peculiare e allo stesso tempo indicativo. Se ci pensate l’abbattimento delle statur ei Stalin o di Lienin dopo la caduta del muro o di Saddam dopo la sua sconfitta non ha creato discussini in quanto il motivo del loro abbattimento era chiaro a tutti. Personalmente credo che nel nostro caso (Colombo) la questione sia mal posta. A mio parere infatti maca un elemento fondamentale nella domanda, la simbologia.
(PREMESSA: HO INVIATO PER SBAGLIO IN INTERVENTO INCOMPLETO) SEGUE DAL PRECEDENTE: I Romani avevano ben chiaro cosa un simbolo potesse rappresentare e per questa ragione applicavano la “Damnatio Memoriae”, ovvero facevano sparire le tracce di un personaggio scomodo, fosse un Imperatore od un altro personaggio che potesse coagulare intorno a sé gli entusiasmi (o la resistenza) di una parte della popolazione. Questa procedura è tutt’ora valida ed utilizzata, per questo motivo fu nascosto il posto di sepoltura del Che, fu cremata e dispersa in mare la salma di Osama, e ci si è opposti alla sepoltura della Salma dell’ultimo Re d’Italia al Pantheon. Tutti questi avvenimenti (ma se ne possono certamente trovare molti altri) hanno come unico scopo quello di evitare che un Simbolo possa coagulare intorno a sé un idea o un gruppo di persone che la società (o il regime al potere) non desidera possa essere un problema. A Roma, e precisamente al Foro Romano, è presente la tomba di Giulio Cesare. Se andate a visitarla vi accorgerete che è sempre piena di fiori e di messaggi al “Grande Giulio”. In lui infatti si celebra i grande condottiero ed anche colui che cambiò il Mondo dal punto di vista politico, non certamente colui che sterminò circa un terzo della popolazione residente nel continente europeo all’epoca. Questo è il motivo per il quale Cesare non è un problema. Il motivo per il quale in America se la prendono con le statue di Colombo è esattamente la stessa che ha spinto la NASCAR a vietare le bandiere confederate, ed è perchè sono dei simboli. Colombo è il simbolo del Conquistador, di un comportamento razzista e schiavista, la bandiera confederata raccoglie dietro di sé i suprematisti bianchi. Mutatis mutandis è il motivo per il quale vengono accettati come Santi dei personaggi che in vita furono dei veri delinquenti, in loro non si celebrano i misfatti ma al contrario l’iconografia cristiana (o di altre religioni) che vede in questi personaggi il Bene, qualsiasi cosa questo termine voglia significare.