kandahar 1622

Kandahar: la Guerra tra Impero Mughal e Persia (1622-1623)

Kandahar, città di frontiera e dai ricchi traffici commerciali, è al centro di una lunga contesa tra Safavidi e Moghul.

All’inizio del XVII secolo, l’Impero Safavide di Persia è in stato di guerra semipermanente con l’Impero Ottomano sul confine occidentale e con l’Impero Mughal su quello orientale. I tre grandi imperi islamici controllano il percorso terrestre della Seta, anche se le scoperte geografiche e le tecnologie nautiche sviluppate in Europa permettono ormai un fiorente commercio via mare e immediato (nel senso originale di “senza mediazione”) con l’Estremo Oriente.

I tre imperi islamici sono stati definiti come “Gunpowder Empires” da Marshall G.S. Hodgson, che parla di “Empires of Gunpowder” in The Venture of Islam (1974). Quest’ultimo testo, in tre volumi (e pubblicato postumo), rappresenta uno dei lavori più completi e interessanti sulla storia dell’Islam. Tornando alla definizione Gunpowder Empires, possiamo dire che rispecchia pienamente quell’evoluzione nelle tattiche belliche che stravolse il modo di fare la guerra dei tre imperi.

I Moghul hanno sottratto la roccaforte di Kandahar ai Safavidi nel 1595 e Abbās I il Grande uno dei più tenaci regnanti del periodo, ha tutta l’intenzione di riportarla sotto il suo controllo. Kandahar si trova infatti in una posizione strategica fondamentale per lo sviluppo dei commerci tra Medio Oriente e Oriente e in città si sviluppa un ricchissimo traffico di beni che i due Imperi vogliono controllare.

La guerra con gli Ottomani, però, impedisce ad Abbas I di dedicare le giuste forze e risorse alla questione. Il primo tentativo di riconquista, nel 1606, si risolve infatti in una completa disfatta. I due eserciti islamici si fronteggiano, separati dalle mura della città, per alcune settimane, ma l’arrivo dei rinforzi Moghul costringe l’esercito safavide alla ritirata.

kandahar mughal safavid

È solo dopo il termine della Guerra Ottomano-Safavide del 1603-1618 che Abbas decide di dedicarsi personalmente a Kandahar. L’esercito persiano, con Abbas al comando, raggiunge la città Mughal il 20 Maggio del 1622.

La guarnigione cittadina conta circa 3.000 uomini, 1/10 di quelli a disposizione di Abbas, così il governatore moghul Ashraf Khan chiede immediatamente aiuto a Khan Jahan, governatore di Multan (oggi in Pakistan, tristemente famosa per la morte di Giovanni Lo Porto), che glielo concede.

Tuttavia, l’Imperatore Moghul Jahangir ordina a Khan Jahan di non inviare aiuti, perché vuole fronteggiare Abbas I direttamente con il suo esercito. Inizialmente, dà il comando della spedizione al figlio Khurram, ma questi è convinto che, avendo altri tre fratelli, allontanarsi così tanto dal cuore dell’Impero possa portare a un indebolimento del suo potere. Di conseguenza, i preparativi rallentano.

Altre fonti riportano che Khurram non è propriamente preoccupato di perdere il potere, ma di perdere una buona occasione per spodestare il padre con una ribellione interna. Insomma, nel 1622 Kandahar è l’ultima preoccupazione del principe!

Dopo sei settimane di assedio e altrettante di rinvii per la partenza dei rinforzi, Kandahar si arrende. 

Jahangir riesce a inviare una forza militare solo con grave ritardo (arriva solo nel 1623) e del tutto inadeguata a liberare la città.

Dopo la conquista, Abbas I invia una missiva

Da quando i territori di Kandahar sono nelle mani della vostra gloriosa dinastia, li abbiamo tenuti in gran conto, come fossero nostri, e non li abbiamo mai molestati. Abbiamo atteso che li trasferiste nuovamente a noi nello spirito di fratellanza e cooperazione che già avevano mostrato tuo padre e tuo nonno.

Quando vi siete negati, abbiamo continuato a chiedervela [Kandahar] in modo implicito ed esplicito attraverso lettere e messaggi […] non abbiamo ricevuto alcuna risposta, positiva o negativa, da voi. Abbiamo quindi deciso di effettuare una battuta di caccia a Kandahar […] senza armi e armamenti. Quando abbiamo raggiunto il distretto di Farah, abbiamo inviato un messaggio imperiale al governatore, perché potesse riceverci come ospiti. […] Non ci ha risposto neanche quando siamo arrivati nei pressi della fortezza, ma abbiamo comunque detto alla nostra guardia non non avvicinarsi alla fortezza per dieci giorni. Poiché il governatore continuava a negarsi, i nostri Qizilbash (nomadi turcomanni), nonostante la mancanza di armi, si sono impegnati nella conquista della fortezza.

Mantenendo il legame di affetto che vige tra le nostre due grandi dinastie da tempo immemore […] abbiamo perdonato l’affronto e li abbiamo rimandati a voi.

[…] Tra noi e voi non ci sono precedenti crudeli, e non ci sarà altro che un cammino di amore e fedeltà.

La risposta dell’Imperatore Moghul ha lo stesso tenore formale, soprattutto nell’introduzione, dove parte dagli imperatori persiani pre-islamici e definisce “sfera celestiale” la corte dello Shah. Tuttavia, quando si passa ai fatti in causa, Jahangir è molto fermo.

L’arrivo della vostra amichevole lettera di scuse per il “giro e la caccia” fatte a Kandahar ci assicura innanzitutto della vostra buona salute […] Tuttavia, fino all’arrivo del vostro messaggero non sapevamo di questo vostro desiderio per Kandahar. Quando ci è arrivata la notizia che eravate giunto a Kandahar per conquistarla siamo rimasti sbalorditi. Ci siamo chiesti per quale motivo lo Shah si fosse recato lì personalmente per conquistare, mostrandosi irrispettoso della nostra amicizia e fratellanza. […] Non potevamo crederci. […] Data la nostra amicizia, potevate aspettare l’arrivo dell’emissario per regolare la vostra richiesta in termini amichevoli.

Insomma, nulla di diverso da quello che leggiamo nelle dichiarazioni di ambasciatori e governanti dei giorni nostri.

Kandahar, comunque, torna a essere l’oggetto del desiderio dei Moghul nel 1638, quando Khurram, succeduto al padre nel 1628, paga una somma altissima per comprare il governatore persiano della città. A riportarla sotto il controllo dei safavidi, questa volta per sempre, è Abbas II (1649).

La brama di potere di Khurrum si rivela comunque molto positiva per l’Impero Moghul. Diventato imperatore con il nome Shah Jahan, regna ininterrottamente per trent’anni, fino al 1658. Sotto il suo governo, l’architettura moghul raggiunge il suo apice con la costruzione del Taj Mahal.


Bibliografia:

  • A. Mikaberidze, Conflict and Conquest in the Islamic World: A Historical Encyclopedia, (Volume I), 2011
  • J. Mehta, Advanced Study in the History of Medieval India (Volume II. Mughal Empire 1526-1707), 1984
  • M. E. Gettleman, S. Schaar, The Middle East and Islamic World Reader, 1997

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