I manifesti elettorali, specie quelli del passato, con disegni originali senza l’ausilio della grafica digitale, sono in grado di suscitare grandi emozioni (a prescindere dall’appartenenza politica).
Tra i più interessanti, bisogna assolutamente menzionare quelli del Partito Comunista Italiano, che nel secondo dopoguerra ingaggiò quella battaglia grafica con la Democrazia Cristiana che portò ad alcuni dei lavori più belli in questo ambito.
La Difesa della Famiglia
Uno dei più interessanti. I volti non hanno lineamenti, ma riproducono in modo essenziale le fattezze di un uomo, una donna e un bambino. Sullo sfondo, una fabbrica e un campo arato.

Il Cecchino di Truman
Un manifesto che va letto nell’ottica del Fronte Democratico Popolare (FDP), l’agglomerato politico di sinistra fondato alla fine del 1947 e formato dal Partito Comunista Italiano (PCI) di Palmiro Togliatti e dal Partito Socialista Italiano (PSI) di Pietro Nenni (Il PSLI di Saragat, come abbiamo visto sopra, si presenta alle elezioni da solo ed entra poi nella coalizione di governo guidata dalla DC). Il FDP prende come simbolo Giuseppe Garibaldi, scatenando una guerra di contromanifesti del centro-destra (di cui parleremo in un prossimo articolo).
Nell’immagine, Alcide De Gasperi è rappresentato come la via di mezzo tra una scimmia e il ritratto deformato di un ebreo nei manifesti di propaganda nazista. Essendo nato nel Regno Austro-Ungarico nel 1881 ed eletto nella Camera dei deputati d’Austria, viene dipinto con un pickelhaube in testa e una mazza chiodata in mano. Quest’ultima era stata usata diverse volte dagli austriaci, nella guerra di trincea, per finire i soldati italiani.

Salviamo la Patria e la Pace
Come potete, quello del richiamo all’Unità d’Italia e ai valori risorgimentali è un altro tema ricorrente nella narrativa comunista del secondo dopoguerra.

L’Ultima Truffa
Dal libro Via il regime della forchetta. Autobiografia del PCI nei primi anni ’50 attraverso i manifesti elettorali (1976). Una bella testimonianza anche della “guerra” scatenata dal PCI nei confronti di Giuseppe Saragat. Il futuro Presidente della Repubblica è infatti reo di aver frammentato il blocco socialista con la scissione di palazzo Barberini nel gennaio del 1947. Il suo Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI), presentandosi da solo alle elezioni e poi alleandosi con la DC, porta molti comunisti e socialisti (dell’ala guidata da Nenni) a definirlo social-fascista, traditore e rinnegato. Famosissimo l’insulto rivoltogli dal deputato comunista Giancarlo Pajetta nel 1948:
E lei, onorevole Saragat, e tu, traditore del socialismo, tu traditore…

I Servi di Truman
Il PCI che accusa la DC di essere serva di Truman e, viceversa, la DC che accusa il PCI di essere lo scendiletto di Stalin. Nei manifesti del secondo dopoguerra, questo genere di dichiarazione assumono spesso un contenuto grafico. Qui sotto, l’impatto di Truman in formato burattinaio, con le mani pelose, rosso su sfondo nero, è molto forte.

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