I manifesti elettorali, specie quelli del passato, con disegni originali senza l’ausilio della grafica digitale, sono in grado di suscitare grandi emozioni (a prescindere dall’appartenenza politica).
I manifesti elettorali hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nella comunicazione politica, fungendo da ponte tra i partiti e l’elettorato. Specie quelli del passato, realizzati con metodi tradizionali e disegni originali senza l’ausilio della grafica digitale, sono veri e propri capolavori artistici capaci di suscitare grandi emozioni, indipendentemente dall’appartenenza politica o dalle convinzioni personali.
Un periodo particolarmente fecondo per la produzione di questi manifesti fu il secondo dopoguerra in Italia. In questo contesto, il Partito Comunista Italiano (PCI) si distinse per la sua capacità di combinare messaggi politici potenti con un’estetica accattivante e innovativa. Non era solo una questione di propaganda, ma di vera e propria arte applicata alla politica. Il PCI ingaggiò una “battaglia grafica” con la Democrazia Cristiana, il suo principale avversario politico. Questa rivalità non si limitò alle idee e ai programmi, ma si estese anche al campo visivo, con entrambi i partiti che cercavano di superarsi a vicenda nella creazione di manifesti sempre più efficaci e memorabili.
Tra i lavori prodotti in questo periodo, molti sono diventati icone della storia politica e culturale italiana. Questi manifesti non erano solo strumenti di campagna elettorale, ma rappresentavano anche le speranze, le paure e le aspirazioni di un’intera nazione che cercava di ricostruirsi dopo la devastazione della guerra. Attraverso colori vivaci, immagini evocative e slogan incisivi, questi manifesti catturavano l’attenzione del pubblico e lo invitavano a riflettere sul futuro del paese e sul ruolo che ciascun cittadino poteva svolgere in esso.
La Difesa della Famiglia
Uno dei più interessanti. I volti non hanno lineamenti, ma riproducono in modo essenziale le fattezze di un uomo, una donna e un bambino. Sullo sfondo, una fabbrica e un campo arato.
Il Cecchino di Truman
Un manifesto che va letto nell’ottica del Fronte Democratico Popolare (FDP), l’agglomerato politico di sinistra fondato alla fine del 1947 e formato dal Partito Comunista Italiano (PCI) di Palmiro Togliatti e dal Partito Socialista Italiano (PSI) di Pietro Nenni (Il PSLI di Saragat, come abbiamo visto sopra, si presenta alle elezioni da solo ed entra poi nella coalizione di governo guidata dalla DC). Il FDP prende come simbolo Giuseppe Garibaldi, scatenando una guerra di contromanifesti del centro-destra (di cui parleremo in un prossimo articolo).
Nell’immagine, Alcide De Gasperi è rappresentato come la via di mezzo tra una scimmia e il ritratto deformato di un ebreo nei manifesti di propaganda nazista. Essendo nato nel Regno Austro-Ungarico nel 1881 ed eletto nella Camera dei deputati d’Austria, viene dipinto con un pickelhaube in testa e una mazza chiodata in mano. Quest’ultima era stata usata diverse volte dagli austriaci, nella guerra di trincea, per finire i soldati italiani.
Salviamo la Patria e la Pace
Come potete, quello del richiamo all’Unità d’Italia e ai valori risorgimentali è un altro tema ricorrente nella narrativa comunista del secondo dopoguerra.
L’Ultima Truffa
Dal libro Via il regime della forchetta. Autobiografia del PCI nei primi anni ’50 attraverso i manifesti elettorali (1976). Una bella testimonianza anche della “guerra” scatenata dal PCI nei confronti di Giuseppe Saragat. Il futuro Presidente della Repubblica è infatti reo di aver frammentato il blocco socialista con la scissione di palazzo Barberini nel gennaio del 1947. Il suo Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI), presentandosi da solo alle elezioni e poi alleandosi con la DC, porta molti comunisti e socialisti (dell’ala guidata da Nenni) a definirlo social-fascista, traditore e rinnegato. Famosissimo l’insulto rivoltogli dal deputato comunista Giancarlo Pajetta nel 1948:
E lei, onorevole Saragat, e tu, traditore del socialismo, tu traditore…
I Servi di Truman
Il PCI che accusa la DC di essere serva di Truman e, viceversa, la DC che accusa il PCI di essere lo scendiletto di Stalin. Nei manifesti del secondo dopoguerra, questo genere di dichiarazione assumono spesso un contenuto grafico. Qui sotto, l’impatto di Truman in formato burattinaio, con le mani pelose, rosso su sfondo nero, è molto forte.
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