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Cannibalismo nelle Fiji: le Testimonianze del XIX Secolo

Il cannibalismo ebbe grande diffusione nelle Fiji fino all’arrivo degli Europei. Il guerriero Ratu Udre Udre si vantava di aver divorato 900 Nemici .

La prof. Peggy Reeves Sanday ha scritto un libro molto interessante sul cannibalismo delle Fiji, Divine Hunger: Cannibalism as a Cultural System  (1986), mostrando come le lotte tribali fossero all’ordine del giorno e quasi sempre seguite da un pasto a base di cadaveri. I periodi di pace erano talmente rari da essere menzionati in modo preciso nei racconti orali. In realtà, il cannibalismo fijiano andava oltre la mera consumazione del nemico sconfitto, e spesso era correlato all’idea di sacrificio gli Dei. Così, invece di usare tronchi d’albero per far scivolare le barche in acqua e vararle, alcune tribù utilizzavano uomini e donne, che venivano ridotti in pezzi dallo scafo e, con tutta probabilità, venivano anche mangiati.

La prima testimonianza che sottopongo alla vostra attenzione è quella del Reverendo David Cargill, missionario metodista, scritta a Rewa, Fiji, nel 1839:

Giovedì, 31 Ottobre 1839

Questa mattina abbiamo assistito a uno spettacolo terrificante. Venti cadaveri di uomini, donne e bambini sono stati portati a Rewa come regalo da Tanoa. Sono stati trascinati fino alla spiaggia, mentre i bambini si divertivano a giocare e poi mutilare il corpo di una bambina. Una folla di uomini e donne hanno straziato il corpo di un vecchio dai capelli grigi e quello di una giovane donna. Intestini umani galleggiavano nella corrente del fiume davanti alla capanna della missione. Arti mutilati, teste e pezzi di esseri umani erano ovunque, ed era impossibile guardarsi intorno senza vedere orrende e disgustose. Quanto è vero che i posti più dimenticati della Terra sono pieni di usi crudeli…

Il giorno dopo, David Cargill, riprende a scrivere:

Venerdì, 1 Novembre 1839

Questa mattina, poco dopo l’alba, ho sentito alcune persone che parlavano ad alta voce di fronte allo steccato della missione. Sono uscito per capire cosa stesse accadendo e ho trovato la testa di un uomo nel giardino. Era quella del vecchio che avevano dilaniato il giorno prima sulla spiaggia […] Devono averla gettata nel nostro giardino durante la notte, con l’intenzione di turbarci o urtare i nostri sentimenti.

Tutte queste vittime della guerra sono state catturate a Verata, uccise e portate via dai vincitori per essere cotte e mangiate. Molte donne e bambini sono stati tenuti in vita per fare da schiavi. Circa 30 bambini sono stati legati agli alberi maestri come bandiere di trionfo. Il movimento delle imbarcazioni li aveva uccisi ben presto, mettendo a tacere i loro pianti. Altri bambini erano stati portati vivi a Bau per essere usati come bersagli nell’addestramento dei loro ragazzi.

Sono rimasti a dilaniare e mangiare per giorni come lupi o iene.

In base a quanto riportato nelle sale e sul sito del Fiji Museum, le evidenze archeologiche suggeriscono che gli abitanti delle Fiji abbiano iniziato a praticare il cannibalismo più di 2.500 anni fa. Ci sono anche dei tour organizzati che portano i turisti nelle caverne dove sono state ritrovate le ossa con tracce di utensili e denti umani.

Ratu Udre Udre, capotribù delle Fiji, è tuttora in possesso del titolo di cannibale più prolifico di sempre, avendo consumato i cadaveri di almeno 870 nemici. Udre Udre aveva l’abitudine di impilare un sasso per ogni “pasto”, e il contro arrivò a una cifra compresa tra 870 e 1000.

Viti Levu, un guerriero fijano di fine Ottocento

Il Reverendo Jaggar, pochi anni dopo (1844), riporta una testimonianza ancora più brutale:

Una delle serve del re riuscì a fuggire pochi mesi fa. Appena la ripresero, fu portata indietro. Lì, su ordine della regina, le hanno amputato un braccio al di sotto del gomito e lo hanno cotto per servirlo al re. Quest’ultimo, lo ha divorato costringendola a guardare. Poco dopo, ha ordinato di ustionare diverse parti del suo corpo prima di lasciarla libera nel villaggio. Dove vive tutt’ora!

Due prigionieri di guerra catturati a Viwa sono stati portati a Kamba per essere uccisi. Sern, il capo dei Bau, ha detto a suo fratello – che si è appena convertito alla nostra missione – in che modo ha deciso di ucciderli, così il fratello convertito gli ha risposto: “È un modo troppo crudele, lasciali vivere, e ti donerò una canoa“. Il capo Bau, a questo punto, ha detto “Tieniti la tua canoa. Io voglio mangiare quegli uomini.

Poco dopo, l’esecuzione è iniziata. I condannati sono stati obbligati a scavare un fosso per utilizzarlo come forno, e poi costretti a tagliare la legna per cuocere i loro stessi corpi. Dopo li hanno fatti lavare e preparare una coppa con delle foglie di banano. Hanno aperto una vena di ciascun uomo e hanno riempito la coppa con il loro sangue, prima di berlo davanti a loro.
Sern ha poi ordinato di tagliare le gambe e le braccia ai prigionieri, e di cuocerle. Gli arti sono stati mangiati dai Kamba davanti ai prigionieri ancora vivi. Sern ha infine chiesto di infilare un amo da pesca nelle lingue dei due e tirarle con forza, fino a strapparle via. Hanno cucinato anche quelle, e mentre le mangiavano prendevano in giro i due gridando

“Ci stiamo mangiando le vostre lingue!”

Finalmente, i prigionieri sono stati sbudellati. E questo ha posto fine alle loro sofferenze.

Una lunga tortura, dunque, che rivaleggia con i racconti dell’orrore più cruenti dei giorni nostri. Probabilmente, gli arti venivano amputati al ginocchio e al gomito (vedi testimonianza precedente) per evitare una veloce morte per dissanguamento.

L’ultimo episodio di cannibalismo documentato avviene nel 1867, quando il missionario Thomas Baker finisce massacrato e divorato assieme a sei fijiani appena convertiti al Cristianesimo. Difficile capire se, tra i perpetratori del massacro vi fosse anche “Cannibal Tom”, l’ultimo cannibale della Fiji, qui sotto in una foto del 1906, quando aveva già, a detta sua, 80 anni. Mi permetto di dubitare di quest’ultima affermazione, ma di certo la sua forma fisica depone a favore delle diete iperproteiche.

Thomas Baker, tra l’altro, rimane l’unico europeo ad aver subito tale sorte nel piccolo arcipelago del Pacifico.

Gli abitanti di oggi chiamano quei giorni “Il tempo del Diavolo”.

Molti di voi si chiederanno come mai i fijani non siano morti tutti di kuru (incurabile malattia neurologica). Ebbene, è possibile sviluppare il kuru solo mangiando un cervello infetto. Non a caso, in Nuova Guinea colpiva solo le donne e i bambini. Si è scoperto infatti che gli uomini, i cacciatori, venivano risparmiati perchè consumavano solo i muscoli.

p.s. nel 2003 i discendenti dei fijani che divorarono Baker hanno organizzato una cerimonia di riconciliazione con i pronipoti di Baker, durante la quale si sono scusati per il mangereccio comportamento dei loro avi.

Bibliografia:

  • P. Reeves Sanday, Divine Hunger: Cannibalism as a Cultural System (1986);
  • D. A. Ezzo, Cannibalism in Cross Cultural Perspective (2008);
  • I. C. Campbell, Gone Native in Polynesia: Captivity Narratives and Experiences from the South Pacific (1998);
  • S. JONES, H. WALSH-HANEY, & R. QUINN (2012). Kana Tamata or Feasts of Men: An Interdisciplinary Approach for Identifying Cannibalism in Prehistoric Fiji. International Journal of Osteoarchaeology;
  • J. Darch, Missionaries to the Cannibals: the establishment of the first European mission in Fiji, 1835-42 in Trivium 17 (1982), 103-117.

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