Avvakum Petrov è un personaggio poco conosciuto in Occidente, ma piuttosto famoso in Europa Orientale. La sua opposizione alla Riforma di Nikon rappresentò un momento fondamentale nella storia della Chiesa Ortodossa.
Avvakum ha diciassette anni quando il padre Pyotr, un sacerdote, muore improvvisamente. Improvvisamente, diventa responsabile dei suoi cinque fratelli, visto che la madre, perso il marito, concorda il matrimonio di Avvakum con l’orfana quattordicenne Anastasia Markovna e poi si ritira in convento. Il giovane inizia anche gli studi per diventare sacerdote, un titolo che otterrà a ventitré anni, nel villaggio di Lopatitsy, sul Volga.
Mostra, fin dai primi sermoni, un fortissimo zelo religioso, che lo rende inviso sia al popolo che ai faccendieri dei proprietari terrieri. Appena un anno e mezzo dopo, nel 1645, questi ultimi lo cacciano dal villaggio e danno fuoco alla sua abitazione. Fuggito a Mosca, un altro religioso riformatore Ivan Neronov, lo presenta allo Zar e al suo confessore, Stefan Vonifat’yev. Quest’ultimo lo invia nuovamente a Lopatitsy con un documento di reintegro, ma Avvakum continua ad avere problemi con gli abitanti, in particolare con l’uomo più potente della zona, il nobile Sheremetev. Nel periodo che va dal 1645 al 1652, Avvakum Petrov continua a essere un fustigatore dei nuovi costumi ed è attivo, a quanto sembra, anche nell’ambito degli esorcismi e della demonologia.
Nel 1652, diventa protopapa (titolo della chiesa ortodossa equivalente a quello di arciprete) della Cattedrale di Kazan, a Mosca, proprio quando quando il Patriarca Nikon, eletto dopo la morte del conservatore Joseph, inizia una imponente opera di riforma della Chiesa Russa Ortodossa.
Una parte del clero si rifiuta però di convergere verso una liturgia e delle istituzioni più simili a quelle delle chiese ortodosse dell’Europa Orientale. Avvakum, ad esempio, reputa che siano stati proprio i costumi corrotti degli Ortodossi di Costantinopoli a far cadere la città nelle mani dei Turchi duecento anni prima.
I Vecchi Credenti, tra cui spicca anche il personaggio femminile di Feodosia Morozova, resistono a tutte le riforme portate avanti dal Patriarca Nikon fino al 1666. La scissione (“raskol”) è completa Per le sue idee, Avvakum passa buona parte della sua vita in prigioni sperdute, dove viene torturato (in un rapporto dell’epoca si parla anche di una lunga sessione di 72 frustate) e ridotto a uno scheletro. Nel primo periodo di prigionia, sei anni a Tobol’sk (in Siberia), la fame lo porta a mangiare i cadaveri degli animali congelati nel corso dell’inverno. D’altronde, ancora oggi, a Tobol’sk, la temperatura media del mese di Gennaio è -19°. Una volta liberato, torna a Mosca per pochi anni. Piegato, ma non spezzato.
Nel 1667 un gran numero di Vecchi Credenti viene giustiziato, ma il nuovo Patriarca Ioasaf II (Nikon si è ritirato nel 1666) non vuole fare di Avvakum un martire, ed è convinto che il religioso, ormai logorato nel fisico, abbia i giorni contati. Per lui c’è ancora l’esilio, stavolta a Pustozersk, nel circolo polare artico. Avvakum però non sopravvive solo qualche mese, ma quattordici anni, durante i quali riesce a scrivere 43 opere, tra cui un’autobiografia, e a intrattenere diversi rapporti epistolari. In Italia, la sua biografia è stata tradotta e pubblicata nel 1986 (Vita dell’Arciprete Avvakum scritta da lui stesso, traduzione di Lia Pera, Adelphi).
Negli ultimi anni viene a sapere che un altro Patriarca, Gioacchino, ha lasciato morire di fame Feodosia e altri Vecchi Credenti (1675). Avvakum sopravvive anche allo zar Alessio I (1676) e al vecchio nemico Nikon (1681).
A Nikon, va detto, le cose non andarono meglio. Come riportato sulla voce della Treccani (edizione 1934): “il successo di Nikon veniva assicurato dalla sua amicizia con lo zar: ma questa amicizia non poté rimanere salda a lungo. Le aspirazioni di Nikon ad affermare l’autorità indipendente del supremo potere del patriarca nella sfera ecclesiastica lo portarono in ultimo a un conflitto con lo stesso zar Alessio Michajlovič, che per l’innanzi aveva nutrito piena fiducia per Nikon, e gli aveva affidato una parte responsabile anche nel governo dello stato, sopra tutto negli anni 1654-55 durante la sua spedizione nella Lituania e nella Polonia (N. l’aveva allora sostituito a Mosca). La rottura fra lo zar e Nikon fu palese nel 1658; e il primo conflitto aperto spinse Nikon ad abbandonare Mosca in segno di protesta e a stabilirsi nel monastero Voskresenskij, costruito da lui vicino a Volokalamsk. Lo zar non cedette.
Nel 1660 il Concilio ecclesiastico decise la deposizione di Nikon, per aver di propria volontà abbandonato i suoi parrocchiani. Tuttavia lo zar non acconsentì a questa condanna e la sorte di Nikon fu decisa definitivamente, solo nel 1666, da un nuovo concilio convocato con la partecipazione dei patriarchi di Alessandria e di Antiochia. Nikon fu privato della sua dignità e fu esiliato in un monastero. Dopo la morte di Alessio Michailovič la vita di Nikon. divenne ancora più dura; egli fu trasferito nel 1676, in reclusione ancora più severa, nel monastero Belozerskij; solo nel 1681 lo zar Fedor decise di migliorare la sua sorte e di farlo trasferire nel monastero Voskresenskij, ma durante il viaggio Nikon morì.
Ci vuole ancora un anno prima che Gioacchino decida di liberarsi una volta per tutte di Avvakum, ormai 62enne, facendolo bruciare sul rogo.
Nei decenni successivi, le persecuzioni dei Vecchi Credenti si fanno molto violente, ma ne sopravvivono migliaia. Ancora oggi, ne esistono grandi e piccole comunità nell’Est Europa e negli USA.
Bibliografia: |
- Catherine B. H. Cant, The Archpriest Avvakum and His Scottish Contemporaries, The Slavonic and East European Review Vol. 44, No. 103 (Jul., 1966), pp. 381-402;
- J.Kotilaine, M.Poe, Modernizing Muscovy: Reform and Social Change in Seventeenth-Century Russia (2004).
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sacerdote, muore improvvisamente.
nei film https://tantifilm.one/ storici questo non è sempre mostrato dal regista.