Matrimoni Omosessuali nel 1578 a Roma

Un tema di grande attualità, quello dei matrimoni omosessuali, che trova un bizzarro precedente nella Roma di Papa Gregorio XIII.

Il 20 Luglio del 1578, nella Roma dei Papi, avviene un fatto davvero clamoroso: una dozzina di persone vengono arrestate con l’accusa di aver celebrato e consumato matrimoni omosessuali. Si tratta, secondo le fonti, di uomini portoghesi. Un evento scabroso, di cui sono venuto a conoscenza solo pochi anni fa, leggendo un bel saggio dal dott. Giuseppe Marcocci (ricercatore presso l’ Università degli Studi della Tuscia), “” pubblicato nei “Quaderni Storici” nel 2010. Una viva testimonianza, tra l’altro, di come alcuni eventi storici di assoluto interesse non riescano a filtrare dall’ambito accademico a quello divulgativo.

I matrimoni omosessuali venivano celebrati a San Giovanni a Porta Latina anche grazie alla complicità di alcuni frati. La testimonianza di Michel de Montaigne, tradotta dal Marcocci, è questa:

Al ritorno da San Pietro incontrai un uomo che mi dette, scherzando,due notizie: la prima che i portoghesi prestano obbedienza la settimana della Passione; la seconda che quello stesso giorno la stazione era a San Giovannia Porta Latina, chiesa nella quale certi portoghesi avevano fondato qualche anno fa una strana confraternita: si sposavano maschi con maschi alla messa,con le medesime cerimonie che noi usiamo per il matrimonio, facevano comunione insieme, leggevano il vangelo stesso delle nozze e poi dormivano e abitavano insieme. Dicevano le battute dei romani che, dal momento che l’unione fra maschio e femmina è resa legittima soltanto dalla circostanza del matrimonio, a quei sottili personaggi era parso che l’altro atto sarebbe divenuto anch’esso legittimo, perché autorizzato dalle cerimonie e dai riti della Chiesa. Furono bruciati otto o nove portoghesi di questa bella setta.

Il Marcocci cita anche un rapporto (2 agosto 1578) dell’onnipresente ambasciatore veneto Alessandro Tiepolo:

[hanno arrestato] undeci fra portoghesi et spagnuoli, i quali, adunatisi in una chiesa ch’è vicina S. Giovanni in Laterano, facevano alcune lor cerimonie et con horrenda scelleraggine, bruttando il sacrosanto nome di matrimonio, si maritavano l’uno coll’altro congiungendosi insieme come marito e moglie

matrimoni omosessuali roma rinascimento mappa

C’erano delle coppie stabili (come il Robles con il barcaiolo albanese Battista), altre in via di formazione, e in generale, questa societas era un centro di attrazione per chi avesse intenzione di vivere non solo una sessualità più libera, ma anche lo stesso tipo di rapporto istituzionalizzato che era (ed è ancora, in gran parte del mondo) precluso agli omosessuali. Vivevano, insomma, come coppie eterosessuali.


Finocchi e Infinocchiati

Da cosa deriva la parola finocchio (intesa come sinonimo di omosessuale)? Una storiografia abbastanza recente reputa che l’accostamento sia nato in seguito all’uso di gettare finocchi nei roghi di omosessuali (nei quali, studiando le fonti, non mi è ancora mai capitato di imbattermi) per mitigare il puzzo di carne bruciata. Una spiegazione macabra, ma del tutto falsa. È diffusa anche un’altra spiegazione etimologica. A Roma il finocchio, oltre alla pianta, era la persona che ti ingannava, raggirava (vedi “infinocchiare”) con parole dolci. Passando a un caso più specifico, la carne non più fresca veniva profumata e resa appetibile con un massiccio uso di semi di finocchio. Come ha scritto da un nostro utente in un articolo precedente, con il tempo la parola “infinocchiare” divenne sinonimo di truffa e inganno. L’omosessuale era, dunque, colui che ingannava gli altri sulla propria sessualità.

Sembra, tuttavia, che anche quest’ultima tesi sia falsa. Quella più convincente ci è stata sottoposta dal Dott. Edoardo Mori, ex-magistrato, oplologo e latinista. Il suo sito Earmi, è stato di grande ispirazione anche per la nascita di Zhistorica. Dice il Mori:

“Il termine finocchio non deriva dal finocchio usato per aromatizzare i roghi (idea di una fantasia malata, basata sul nulla) o dai semi di finocchio usato per infinocchiare gli alimenti!  Ipotesi questa  altrettanto priva di riscontri linguistica. Il termine infinocchiare equivale esattamente a buggerare e significa da sempre  sodomizzare qualcuno concretamente o idealmente! Ma i professori dell’ Ottocento non potevano dirlo ai loro alunni e da ciò le etimologie fantastiche. L’etimologia di finocchio è facilmente spiegabile. Ho scritto nella mia traduzione dei Carmina Priapea
«Il termine “finocchio” ha una sicura affermazione storica fin dal medioevo e non vi è ragione per cui noi soli si debba ricorrere a parole straniere. Nel medioevo erano già molto amati fra studenti e buffoni i giochi di parole allusive e le parole che terminavano in culum erano molto utili. Il finocchio (verdura) in latino si chiama foeniculus ed era quindi normale che si facessero battute dicendo, ad esempio, che il tal cavaliere dava volentieri il suo foeni-culum. La stessa identica origine ha il termine orecchione per le battute derivate dalla parola orecchio che in latino fa auriculum. La prova che la parola finocchio era usata già nel Rinascimento si trova in poesie e canti carnascialeschi in cui si parla di “mettere il finocchio fra le mele”  (Cfr. V. Loggione e Giovanni Casalegno, Dizionario Storico del lessico erotico italiano, 1996).»


Il catalano Vélez, ad esempio, aveva ritrovato a Roma Cristóbal Ribera suo commilitone (e amante) presso il Castello di Milano, insomma, si trattava di una realtà molto particolare.

Il Marcocci chiude il suo breve saggio con questo paragrafo:

La notte fra 12 e 13 agosto 1578, quindici confortatori dell’arciconfraternita di San Giovanni decollato si presentarono alla Corte Savella e presero in consegna otto condannati a morte: il barcaiolo albanese Battista, il catalano Antonio de Vélez, Francisco Herrera di Toledo, Bernardino de Alfar di Siviglia, Alfonso de Robles di Madrid, Marcos Pinto di Viana do Alentejo, Jerónimo de Paz di Toledo e Gaspar de Martín de Vitoria. Si alternarono al loro fianco per accompagnarli nell’ultimo passo verso una morte cristiana. «Dipoi venendo giorno si celebrò la prima santa messa et si comunicorno tutti divotamente». Il pentimento fu forse sincero. L’armonia fra la giustizia umana e la giustizia divina era ristabilita. Fu consentito loro di fare testamento. Molti fecero elemosine e lasciti devoti. Il pensiero di Robles corse a un affetto lontano. Disse haver lassato in prigione una lettera scritta nel luogo dove si fa oratione; vole che si mandi a sua moglie in Fiandra. Disposti in corteo, raggiunsero il ponte Sant’Angelo, «dove furno tuti et otto impichati». Quindi, i confortatori ricevettero mandato di trasportare i loro corpi «così morti a Porta Latina, dove furno tutti abrusciati.

Penso comunque che la cosa più interessante dell’articolo sia quella volontà, già esplicita, di ottenere un riconoscimento giuridico della propria condizione. Gli omosessuali di Roma del 1578 si reputavano (giustamente) uguali in tutto e per tutto al resto della popolazione, eccezion fatta per i diversi gusti sessuali. Erano molto più avanti anche rispetto agli omosessuali del XIX secolo. E nella Roma della Controriforma!

È una storia di eccezionale interesse, che non può essere in alcun modo resa a dovere tramite un breve articolo come questo, che ha come obiettivo fondamentale quello di spingervi a leggere il (e gratuito) del Marcocci.


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11 pensieri riguardo “Matrimoni Omosessuali nel 1578 a Roma

  1. Interessantissimo aneddoto storico! Da un lato mi ha sorpreso questo cercare di vivere secondo Dio da parte di queste coppie omosessuali. Forse ero troppo legata all’immaginario delle persone omosessuali che o vivevano con estrema vergogna e senso di colpa il loro orientamento oppure si ribellavano in toto alle “regole”.
    Sarò sentimentale ma ho provato tenerezza e anche un grande rispetto per quegli uomini che sono riusciti a venire a patti con i due estremi di cui parlavo prima.

    1. L’oggetto del rispetto deve avere dei connotati e dei limiti entro cui deve trovare collocazione, altrimenti parlare di rispetto non avrebbe piu’ senso, come sta gia’ accadendo anche nel significato!

    1. E perché mai? Hanno sbagliato (alcuni anche in completa malafede, perché uno era già sposato), hanno pagato , si sono persino pentiti

    2. E perché mai? Hanno sbagliato ( alcuni in perfetta malafede se uno era già sposato) , hanno pagato e si sono anche pentiti. Per un cattolico integralista non c’è niente di meglio, soprattutto perchè dotrinna e pratica sono rimaste ben salde

  2. La moneta cattiva scaccia la moneta buona, si sa. Nonostante i dizionari etimologici (a partire dal GDE del Battaglia) abbiano risolto il busillis da decenni, le etimologie popolari di “finocchio” continuano imperterrite ad essere preferite, forse perché più colorite. La spiegazione più semplice è quella che risale alla tradizione, documentata fin dai “Sette salmi penitenziali” attribuiti a Dante Alighieri, che usa “finocchio” come sinonimo di “uomo schifoso”, “persona spregevole”, indipendentemente dal fatto che inganni non si sa chi non si sa su cosa. Il che, in un insulto, ci sta. Analoga la radice etimologica di “frocio”, sia pure passando attraverso una fase in cui curiosamente significava “straniero” e “francese”.
    http://www.giovannidallorto.com/cultura/checcabolario/finocchio.html

    Quanto a trarre un libro da questa vicenda, è stato già fatto, ovviamente, non in italiano, dato che il nostro mercato editoriale non è molto aperto alla storia gay:
    Gary Ferguson, Same-sex marriage in Renaissance Rome: sexuality, identity, and community in early modern Europe, Cornell University Press, 2016, ISBN 9781501702372.

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