scherma storica

Introduzione alla Scherma Storica

Elaborare una introduzione alla scherma storica davvero esauriente è un compito ingrato. Da umile oplologo con poca esperienza pratica, ho chiesto aiuto a uno dei migliori insegnanti europei, il Maestro Andrea Conti, della Scuola d’Armi Fiore Dei Liberi. Andrea ha in preparazione altri articoli sull’argomento; ovviamente saranno tutti opportunamente segnalati su Zhistorica.

Introduzione alla Scherma Storica (di Andrea Conti)

Qualche anno fa mi incontrai ad un appuntamento mattutino con un mio allievo dinnanzi ad una nota catena specializzata nella vendita di libri, e decidemmo di entrare spinti dalla semplice curiosità di vedere le ultime uscite editoriali.
Per nulla sorprendentemente, la prima (ed unica) tappa che facemmo quella volta fu l’angolo “Arti Marziali”. Ovviamente, come è di consueto, lo scaffale traboccava di libri inerenti alle molteplici arti marziali orientali; dalle più famose e rinomate, senza escludere quelle meno conosciute e dal nome un po’ meno altisonante. Detto con tutto il rispetto, ovviamente. Sfogliammo quei libri in religioso silenzio, quasi ignorandoci del tutto, come se poi non ci fossimo mai incontrati in quell’appuntamento.
Di punto in bianco il mio amico ed allievo disse delle parole che mi sono rimaste impresse tuttora:”Vedi Andrea, qui trovi di tutto sulle arti marziali orientali, dai libri oggettivamente interessanti così come a testi che non valgono la carta su cui è stato impresso l’inchiostro. Molti di questi sono addirittura ristampe delle ristampe. Perché non c’è nulla del genere sulla Scherma storica?”
Ovviamente, ben sapendo che libri a tema, anche in lingua italiana, ce ne erano e come, pensai di controbattere facilmente, ma…
Sì, è vero, ma io intendo altro. Sto parlando di un libro che spieghi la disciplina, non che analizzi questo o quel trattato specifico. Intendo un testo che esponga in modo sufficientemente chiaro la Scherma storica in chiave moderna, soprattutto a chi non la conosce. Dai, guardati intorno: il paragone tra il numero di praticanti HEMA e quello delle arti marziali orientali, ad oggi, non giustifica una così sproporzione di testi su questo scaffale.”
In effetti non credo che abbia avuto tutti i torti. Promisi a me stesso che un domani avrei tentato di scrivere un qualcosa a riguardo, ma gli innumerevoli impegni personali insieme alla difficoltà di portare realmente alla luce un libro su una pratica che si potrebbe definire ancora di nicchia furono sufficienti a farmi desistere nell’iniziare un tale lavoro.
Ma grazie all’invito degli amici di Zhistorica, nell’intento di scrivere articoli riguardo la Scherma storica o HEMA (Historical European Martial Arts), pensai che fosse finalmente giunto quel momento.

Che cosa è la scherma medievale?

Spesso mi si chiede:”Cosa pratichi di preciso?” dopo aver tentato di spiegare in poche ma semplici parole la disciplina marziale che pratico con grande passione da ormai più di 10 anni. In effetti questo è un argomento che non può essere ridotto a qualche risposta seppur concisa negli intenti; per tale ragione non mi sento di biasimare coloro che non riescono a comprendere così su due piedi un argomento estremamente variegato e complesso, pieno di intrecci, connotazioni storiche, di se e di ma, come può essere la scherma storica.

Il titolo da me scelto però parla di “scherma medievale” ed ora sto usando il termine “scherma storica“, c’è allora qualche differenza? Ovviamente no. Per scherma storica si intende tutta la sconfinata tradizione marziale europea sull’uso delle armi bianche prima dell’avvento esclusivamente sportivo della stessa, che vide la creazione di regole condivise per tutti i praticanti, tra cui la tanto discussa ed oggi mal digerita “convenzione” che aveva il fine di codificare, in nome del realismo, il fraseggio schermistico all’interno di un contesto in cui ormai le armi non erano più affilate e la paura del rischio per la propria incolumità era ormai venuta meno.

In realtà questo non è del tutto vero. Quando si cominciarono a gettare le basi di quella che è possibile definire come scherma sportiva, la medesima che oggi vedete in televisione quando ci sono le olimpiadi, agli albori del ‘900 il confine tra “sportivo” e “marziale” non era ancora poi così marcato. Nonostante già all’epoca le normative vigenti non rendessero facile l’utilizzo del duello come strumento extra-giudiziario per le questioni d’onore, tale pratica era comunque in qualche modo tollerata dietro un seppur labile muro di omertà.

E così figure importanti della classe politica, militare e giornalistica italiana ed europea scelsero di porre rimedio alle ingiurie altrui a fil di spada, potendo in questo modo salvaguardare il proprio onore o quello della propria terra natia.

Caso a parte, ma comunque degno di menzione, furono le confraternite universitarie di area germanica con la pratica della Mensur, il cui scopo era quello di “forgiare il carattere” della futura classe dirigente tedesca: una cicatrice irregolare denunciava la “codardia” di colui che all’ultimo istante si era mosso invece di subire il colpo in modo impassibile una volta giunto in ritardo da poterla parare.

Anche se i danni provocati da una singola sciabolata sulla guancia non sono paragonabili alla devastazione prodotta dagli innumerevoli colpi che un pugile incassa mediamente sul ring incontro dopo incontro, proprio nel primo decennio del ‘900 cominciarono in tutta Europa a prendere forma le “Leghe anti-duello”. In Italia si dovette attendere gli anni ’30 per vedere il legislatore rendere il duello come reato non solo la pratica in sé, per quanto ipoteticamente incruento esso possa riuscire, ma anche il puro e semplice atto di sfida. Per quasi 70 anni tale normativa è rimasta invariata fino al 1999, anno che ha visto la definitiva depenalizzazione del gesto di sfida, sebbene siano rimaste perseguibili penalmente le eventuali lesioni personali procurate a terzi.

Così i duelli continuarono ad avvenire di nascosto, in luoghi poco accessibili, lontano dagli occhi delle forze dell’ordine e sotto gli sguardi indagatori di una cerchia ristretta di poche ma fidate persone che avevano l’arduo compito di gestire un avvenimento così delicato, dove la morte non era un risultato poi del tutto da escludere alla fine.

Non a caso, infatti, in quella fase embrionale che vide la scherma essere “codificata”, le armi erano in totale 4 e non 3 come si può notare oggigiorno: fioretto e spada da terreno, sciabola e sciabola da terreno. Da questo raffronto è possibile evincere come una era strumento propedeutico dell’altra, utile per poi andare a combattere il duello vero e proprio, se necessario.

Perdonatemi la digressione, ma spero di avervi spiegato perché ho voluto inizialmente utilizzare il termine scherma medievale e non scherma storica. Il mio intento sarà quello di focalizzarmi su un determinato periodo storico, sicuramente uno tra i più apprezzati dagli amanti di Zhistorica, cercando di analizzare tutte le sfaccettature sull’antico uso delle armi bianche.

Ah, in realtà neanche questo è del tutto vero. Le tradizioni marziali durante il periodo medievale diedero un grande risalto alla lotta a mani nude, come primario sistema formativo per il combattimento con le armi vere e proprie. Il corpo umano è, quindi, il primo strumento da conoscere, molto probabilmente ben più complesso di qualsiasi arma bianca tenuta in mano, in quanto composto da catene muscolari, equilibri, leve, punti di pressione, e così via. Perciò è giusto parlare di scherma se si parla anche della lotta corpo a corpo? La risposta è si, anche se ad alcuni non sembra andare a genio. Tuttavia la parola scherma pare che derivi dal longobardo “Skirmjan” che significa proteggere, coprire, difendersi. Non deve stupire, quindi, che si tratti della stessa etimologia della parola schermare, non casualmente.

Vi avevo avvisato all’inizio di questo articolo che per parlare di scherma storica ci sarebbero stati molti se e molti ma, ad ogni modo spero di avervi concesso una prima infarinatura su un argomento così complesso facendo sì che possiate comprendere al meglio l’articolo che segue.

scherma storica

La Scherma Storica: iniziare a praticarla

Se vi state ponendo però la domanda:”A cosa mi serve praticare nel XXI° secolo l’antica arte della spada?” spero di darvi una risposta esaustiva ad un quesito posto più che legittimamente. E’ vero, forse può sembrare che non vi siano forti motivazioni per prendere in pugno una spada o un qualsiasi simulacro antico in questa era moderna che vede ormai le risoluzioni civili e militari utilizzare ben altri strumenti. Eppure, nonostante oggi non ne abbiate più bisogno per nessuna ragione al mondo, se ciò che essa rappresenta è capace di smuovere qualche corda nella vostra anima è perché la spada va ben oltre al mero oggetto di acciaio affilato. Tali ragioni possono essere innumerevoli e così sottili da far sì che ognuno viva questa disciplina a modo proprio, per questo eviterò di tediarvi sulle ragioni che mi hanno portato a fare della scherma addirittura la mia professione.

Alcune motivazioni però possono essere oggettive, al di fuori delle ragioni consce e subconscie di chi pratica. Si tratta comunque di una sfida quotidiana da adempiere con la testa e con il corpo, la quale ha come coraggioso fine quello di riportare in auge la tradizione marziale europea che pragmaticamente è andata perduta. Stiamo parlando di un qualcosa che possiamo sentire nostro, che ha il suono della nostra lingua e che ha plasmato nei secoli la storia che oggi silenziosamente ci circonda, visto che tendiamo ad essere smemorati già di nostro.

Personalmente apprezzo quei Maestri d’arme che a distanza di secoli, nonostante tutti i limiti dell’epoca, riescono ancora oggi a parlare con il proprio interlocutore anche se l’unico strumento è un libro di un centinaio di pagine o poco più. Cercare così di capire quanto scritto tentando allo stesso tempo di carpire quanto non detto; saggiarne l’intelligenza, immedesimandosi nella sua visione dell’insieme; tentare di rendere realtà parole che furono racchiuse e dimenticate negli antichi testi.

Sebbene, eccetto casi sporadici antecedenti, il recupero della marzialità europea ebbe il suo inizio verso la metà degli anni ’90, intraprendere oggi questo percorso non è più cosa ardua rispetto anche a solo un decennio fa. La disciplina è ormai sufficientemente diffusa in tutte le regioni della penisola, i metodi di insegnamento hanno raggiunto oggigiorno un buon livello qualitativo, e il settore è regolamentato dai più importanti Enti di promozione sportiva così come dalla Federazione Italiana Scherma. Perciò la disciplina ha raggiunto un livello qualitativo tale che va ben oltre la mera fase embrionale o sperimentale.

Quali obbiettivi ci si può porre una volta iniziato?

Se fossi mai riuscito a convincervi, o anche solamente a suscitare in voi quel sano senso di curiosità, allora cercherò di darvi degli obbiettivi da porvi dopo aver tentato di trasmettervi le giuste motivazioni per iniziare a praticare.

Il primo obbiettivo, e molto probabilmente quello più diretto che vi farà mettere piede dentro una Sala d’arme, è soddisfare una propria curiosità che nasce dalle proprie esperienze culturali o ludiche.
Tranquilli, non c’è nulla di male.

Se siete dei cultori di un determinato periodo storico o semplicemente degli amanti del genere fantasy in tutte le sue forme, la curiosità per sé può essere una buona ragione che vi spingerà a prendere in mano una spada. Ci tengo subito a precisare però che non si tratta di un gioco fine a sé stesso, ma state entrando in un mondo dove non ci siete solo voi, quindi dovrete d’ora in poi condividere la vostra esperienza con altre persone in carne ed ossa, con cui costruire un rapporto di convivenza ed amicizia nel tempo.

Detto questo, come ogni disciplina marziale, un forte senso del rispetto, l’umiltà nel ricevere critiche, il coraggio di mettersi in gioco, la voglia di imparare da tutti e tutti i giorni, sono dei requisiti fondamentali per vivere questa disciplina nel modo opportuno. Probabile che queste qualità non le troverete nelle altre persone, e che non sarete ripagati della stessa cortesia che voi minuziosamente concederete, ma prima di tutto e sopra ad ogni cosa fatelo per voi e senza mai arrendervi. In effetti può essere un buon inizio per “conoscere sé stessi” e migliorarsi come individui giorno dopo giorno. Cosa non da poco, se ci pensate.
Ma termino qui il discorso “introspettivo“, perché sono ben cosciente che possa risultare una tematica poco attraente, ed introduco l’aspetto più materiale ed intuibile, oltre che accessibile a tutti: lo sviluppo mentale e fisico.

Indubbiamente la scherma storica è una delle attività sportive più complete, poiché richiede grande coordinazione motoria, riflessi fulminei, capacità di pianificare in tempi infinitesimali, profondo senso del giudizio, ed esplosività nei movimenti. Se prima ero riuscito a suscitare in voi la curiosità di cominciare a praticare, forse ora vi ho scoraggiato del tutto, perché pensate di non avere le suddette qualità, questo non vuol dire che non le potrete comunque sviluppare nel tempo praticando con la giusta costanza. Ed ammetto che neanche io, quando iniziai, ne ero in possesso.

scherma storica andrea conti

A differenza della scherma sportiva, il cui combattimento viene gestito, per convenzione, col profilo del corpo avanzato in accordo al braccio che tiene l’arma, questo vincolo non sussiste invece nella scherma storica. Anche se probabilmente (ad eccezione di rari casi) ci sarà sempre la preferenza di una mano rispetto all’altra, così come di un profilo del corpo rispetto all’altro, solitamente la fisicità di un individuo viene coinvolta nella sua interezza per la buona riuscita di un’azione. Molteplici traslazioni di peso da una gamba all’altra, repentini rotazioni sull’anca, gestione delle mani in modo coeso o disgiunto; il lavoro è molto particolare ma vi assicuro che avrete grandi soddisfazioni quando sarete in grado di padroneggiare ogni singola parte del vostro corpo.

Ci tengo allo stesso tempo a precisare che non è richiesta chissà quale forza muscolare per maneggiare le armi antiche. Sebbene nell’immaginario collettivo, per molteplici ragioni, il praticante di scherma storica possa essere abbinato alla possente figura di Conan il barbaro, in realtà è da sfatare il mito che questa disciplina richieda una forza straordinaria rendendola così appetibile unicamente al genere maschile.
Non c’è niente di più falso.

Mediamente il peso dei simulacri storici si aggira intorno al 1.3 kg, ovvero solamente 500 grammi in più rispetto alle armi della scherma sportiva se ci pensate. In realtà il vero fattore della manovrabilità dell’arma non è dettato dal peso ma dalla scientifica e minuziosa costruzione dello strumento. Posso assicurare che anche reperti museali di spadoni il cui peso si aggira intorno al 3.5 kg, grazie alla particolare abilità e sapienza di dove e come distribuire i pesi di ogni sua componente, quando tenute in mano sembrano pesare l’esatta metà.

Quindi non sussiste alcuna distinzione di sesso per praticare la scherma storica, bensì è richiesto di tenere il corpo sufficientemente in forma, soprattutto in un periodo storico come il nostro dove l’impiego lavorativo sedentario è visto mediamente come un obbiettivo da raggiungere.

Dopo aver parlato della mente e del corpo, penso che ora si possa discutere di altre due tematiche sempre incentrate sulle possibilità che le persone hanno nell’ottica di poter correttamente praticare questa disciplina: il tempo e il denaro.

Sebbene tutti coloro che pratichino la nostra Arte siano animati da una grande passione, ed allo stesso tempo saperla trasmettere è una qualità di chi possiede la capacità di insegnare bene, non tutte le persone vivono la scherma storica allo stesso modo e né tutti nutrono in cuor proprio i medesimi obbiettivi.

Spesso i motivi che portano le persone ad intraprendere strade differenti pur condividendo il medesimo ambiente sono estremamente personali ed inalienabili: età anagrafica, condizione fisica, capacità economica, impegni familiari, carattere individuale, obbiettivi personali, interesse culturale, ecc.

Quindi quale obbiettivi di miglioramento porsi una volta cominciato a praticare?

Credo che le risposte possano essere due: una unicamente individuale, l’altra di confronto agonistico. Ovviamente, sia chiaro, niente impedisce di avventurarsi in entrambi le soluzioni, anche se poi (secondo la mia opinione) una strada sarà più percorsa dell’altra.

Nel primo caso, il praticante è per lo più focalizzato alla ricerca di una più profonda comprensione del trattato storico di riferimento. Spesso i manoscritti dei Maestri d’arme medievali mostrano un sistema marziale basato su un insieme di principi applicabili a più armi, modificandole opportunamente alla situazione del momento o alle proprietà dell’arma tenuta in pugno. Per questo motivo è richiesto uno studio profondo e minuzioso del testo preso in oggetto, spesso formulando anche ipotesi azzardate ma non per questo infruttuose per la veridicità della propria opinione una volta portate all’atto pratico.

Per tale ragione la persona maggiormente dedita allo studio di un trattato potrebbe essere interessato unicamente a padroneggiare l’intera conoscenza teorica e pratica del manoscritto, cercando la pulizia e l’efficacia del gesto; cosa che può avvenire da soli compiendo una sequenza di azioni estrapolate dal testo (come i Kata orientali) oppure contro un avversario collaborativo pronto a compiere gestualità per lo più prestabilite o ipotizzabili a nostro favore.

Diversamente, l’agonista non cercherà tanto la comprensione metodica di questo o quel trattato, ma piuttosto l’esito positivo in un torneo. Questo non vuol dire che chi aspiri principalmente a vincere in ottica agonistica metta da parte le nozioni dei testi da lui studiati, ma che probabilmente tenderà a specializzarsi su un numero ristretto di azioni, quelle che a lui gli riescono meglio, e che gli consentono il massimo risultato con il minimo sforzo.

Questa strategia vincente è ancora più necessaria visto che si ha che fare con un avversario per nulla collaborativo, tenendo presente come l’esperienza pratica sul campo vada ben oltre al mero nozionismo da trattato, anche perché i combattimenti sono di per sé alterati dalla presenza dell’equipaggiamento e delle regole di ingaggio. Proprio come già da me accennato con la “convenzione” nelle prime righe di questo articolo, la mancanza di paura per la propria incolumità derivata dalla presenza delle giuste protezioni, spesso può influenzarne il realismo e l’onestà delle proprie azioni. Allo stesso tempo, le protezioni possono a loro modo impedire o alterare il movimento delle azioni stesse. Infine, allo stato attuale delle cose, il modo più rapido per affermarsi ed ottenere il giusto riconoscimento in questo ambiente è proprio vincere i tornei.

Lista equipaggiamento

Noi praticanti moderni abbiamo la fortuna di poter utilizzare oggigiorno una serie di protezioni specifiche per la nostra disciplina atte a rendere praticamente nulla la reale capacità lesiva delle riproduzioni con cui si combatte.

Questo però non deve illudere: le protezioni hanno come unico fine quello di abbassare la probabilità di farsi male, ma la possibilità che questo possa accadere continua comunque a sussistere. Non è assolutamente mia intenzione impaurirvi, credo solamente che (come in ogni cosa) usare bene la testa quando si combatte è il modo migliore con cui evitare spiacevoli infortuni, più di quanto lo possa fare qualsiasi protezione. Questo discorso vale per sé stessi così come per il proprio compagno con cui si fa sparring, ed è estremamente importante tenerlo bene a mente.

Sebbene ad alcuni possa apparire il costo delle protezioni non lieve, è da notare che mediamente si tratta di materiale che perdura per tutta la vita; un investimento ammortizzabile senza fretta lungo gli anni di pratica a seconda delle disponibilità economiche di ognuno. Una volta superato il costo iniziale è possibile affrontare con più tranquillità le spese degli anni successivi.

In realtà non è necessario avere tutto e subito, e soprattutto questo dipende da quali obbiettivi si pone ogni praticante, come già spiegato sopra. Se il fine è prettamente seguire didatticamente quanto avviene in Sala, allora si avrà la necessità di meno protezioni di chi vuole cimentarsi anche nei tornei, mettendosi alla prova con altrettanti praticanti in un contesto dove l’agonismo e lo stress fisico e psicologico sono molto elevati (ovvero maggiore probabilità di infortunio), e dove conta più il punteggio finale che la pulizia del gesto. Ovvero l’esatto opposto (o quasi) di quanto viene praticato in Sala!

Le ditte specializzate nella produzione di queste protezioni ad oggi sono in buon numero, così come i prodotti a disposizione innumerevoli, perciò la lista che intendo ora mostrarvi è al momento la migliore sintesi di ciò che il mercato per il mondo HEMA riesca ad offrire. Nella stesura di questa lista è stata ovviamente mia intenzione evitare alcuna allusione a questo o quel marchio in modo da non concedere alcuna pubblicità occulta, come si suol dire. Prendete il tutto come un punto di riferimento; per questa ragione vi esorto ad indagare grazie ai motori di ricerca su quali protezioni possono meglio soddisfare le vostre esigenze.

Prima di procedere all’elenco, avviso sin da subito che protezioni da scherma sportiva, da LARP oppure materiale da rievocazione non sono idonei alla pratica della Scherma storica, per questo vi consiglio di acquistare prodotti specificatamente progettati per l’HEMA e (soprattutto) per il periodo storico/tipologia di armi in uso nel programma didattico della vostra Sala d’arme di appartenenza. A differenza della scherma sportiva, nella Scherma storica vi è la totale assenza di protezioni con materiale a conduzione elettrificata, ed a dispetto della rievocazione, l’utilizzo di protezioni in plastica dura sostituisce quelle in acciaio.

scherma storica equipaggiamento

La Maschera

La maschera è la protezione che va a coprire la parte frontale della testa e del collo, assieme alla zona temporale del cranio ed una parte della zona parietale, e consiste in una griglia d’acciaio abbinata ad una gorgiera solitamente bianca o nera capace di resistere ad una forza di ben 1600 Newton, garantendo la massima sicurezza per tutti gli schermitori nello sciagurato caso di rottura di una lama.

Sfortunatamente, in quanto protezione concettualmente derivante dalla scherma sportiva, e quindi dall’uso di combattere unicamente in linea su una pedana, la maschera non copre per intero l’osso parietale e per nulla la zona occipitale. Per questa ragione, nella pratica della Scherma storica è richiesto di aggiungere un paranuca in modo da coprire le parti rimaste scoperte dalla maschera.

Unica importante eccezione rispetto a quanto affermato poco prima: Se siete già in possesso di una maschera 1600 Newton da scherma sportiva allora partite sicuramente avvantaggiati, soprattutto la maschera per spada è perfetta per la pratica della Scherma storica in quanto non presenta (a differenza di quella per fioretto o sciabola) la bavetta elettrificata. Non che non vadano bene anche quelle per le altre due armi, ma mediamente la maschera per spada ha un costo inferiore, sebbene io vi suggerisca di entrare in possesso di una maschera appositamente progettata per la Scherma storica, da poco presenti sul mercato.

La Giubba

La giubba è la protezione che va a coprire il busto, la schiena e le braccia nella loro interezza. Vi suggerisco l’acquisto di giubbe 800 Newton progettate per la Scherma storica per le medesime ragioni spiegate sopra, ma ancor di più una giubba sufficientemente imbottita quanto basta per proteggervi e non impedirvi troppo i movimenti. Come per la maschera, è consigliato per gli uomini (ed obbligatorio invece per le donne per ovvi motivi) aggiungere una pettorina in plastica dura a protezione del petto da inserire sotto la giubba, e (se non presenti) delle gomitiere anch’esse in plastica dura.

I Guanti

Allo stato attuale, i guanti per la pratica della Scherma storica risultano essere una vera e propria chimera, anche se all’orizzonte si sono affacciati prodotti estremamente interessanti. Sebbene in passato vi siano stati tentativi embrionali per mettere al sicuro le mani, chiudendo le dita in un unico guscio protettivo, adesso sono presenti sul mercato guanti sufficientemente resistenti a cinque dita separate, con il giusto compromesso di mobilità e di sensibilità mentre si impugna l’arma.

I Pantaloni

Anche le gambe necessitano di essere protette con appositi pantaloni anti-taglio che possono essere resistenti 350 o 800 Newton. In genere le gambe non vengono considerate una priorità da proteggere, in quanto non sono presenti organi vitali ed allo stesso tempo sono ben protette dai voluminosi quadricipiti femorali. Suggerisco comunque di proteggere gli arti inferiori in quanto anche i normali pantoloni delle tute possono facilmente lacerarsi, scongiurando così qualsiasi potenziale lesione alle arterie femorali o all’inguine.

A proposito della parte inguinale, è richiesto per gli uomini di indossare sotto i pantaloni un sospensorio in plastica dura a difesa dei genitali, senza contare l’utilizzo di schinieri sempre in plastica dura a protezione delle ginocchia e delle tibie.

Ho avuto modo di citare più volte la parola Newton nella descrizione delle protezioni anti-taglio per la Scherma storica. Ma di cosa si tratta? Questa dicitura consiste nella capacità di resistenza ad una lacerazione/perforazione del tessuto indossato dinnanzi ad un oggetto tagliente. Ovviamente nessuno utilizza simulacri affilati o appuntiti, ma può accadere in modo estremamente raro che una lama si possa spezzare e presentare un pericoloso moncone appuntito.

Ogni volta che fate sparring con riproduzioni in acciaio siate consapevoli di questo pericolo e siate pronti a fermare ogni azione al momento della rottura. Quindi non fatevi trarre in inganno: la capacità di resistenza alla percussione è dettato per lo più dalla qualità del materiale o dall’imbottitura, e non dalla proprietà anti-taglio.

Prima di chiudere questa introduzione sulla Scherma storica, visto che ho ben affermato che le riproduzioni da utilizzare devono assolutamente essere prive di filo tagliente e/o punta acuminata, vorrei trattare con voi una ultima questione importantissima per rendervi pienamente consapevoli di questa disciplina, sia se già la praticate, sia se siete intenzionati a praticarla. E per farlo, intendo rendere in grassetto determinate parole chiave, per far sì che capiate bene quanto evidenziato.

E’ necessario partire da un presupposto estremamente importante: gli oggetti che noi usiamo non sono armi ma sono strumenti sportivi, quindi armi improprie. Il testo in corsivo che segue è un estratto riassuntivo preso da un famoso ebook intitolato “Sintesi del Diritto delle Armi“, di Edoardo Mori, Magistrato di Cassazione: le armi si distinguono in armi improprie, o strumento atti alla offesa, e in armi proprie. Le armi proprie si distinguono come segue.

  • Armi bianche (armi proprie):
    “Spade, pugnali, baionette, tirapugni, bastoni animati, mazze ferrate, manganelli, storditori elettrici, bombolette lacrimogene non conformi al DM 12 maggio 2011 n. 10.
    La Cassazione ha detto che non è arma propria una sciabola puramente ornamentale o il pugnale da subacqueo e che un coltello a scatto non diventa un pugnale se non ha lama da pugnale. Questa decisione apre la porta a considerare strumenti sportivi certe armi proprie usate nelle arti marziali; l’importante è che esse, al di fuori delle palestre, vengano solo trasportate e mai portate e che siano chiaramente destinate ad allenamento sportivo.”
  • Strumenti atti ad offendere (armi improprie):
    Non sono armi, ma strumenti, i coltelli di qualsiasi genere e dimensione (vedi sopra per quelli a scatto), gli archi, le balestre, i fucili da pesca subacquea, accette, forbici, punteruoli, attrezzi sportivi delle arti marziali, ecc. Vale a dire ogni strumento che può ferire, ma che è destinato in via principale ad altro scopo come strumento sportivo o di lavoro. Gli archi e le balestre non sono considerate armi improprie se portati senza le frecce o non incordati (è comunque chiaramente solo un trasporto).
    Questi strumenti sono liberamente importabili, acquistabili, detenibili senza denunzia e trasportabili; possono essere portati solo per giustificato motivo, cioè per essere usati per la loro destinazione primaria. Chi è uscito di casa portando l’oggetto per un giustificato motivo, è legittimato a portarlo fino a che non rientra a casa. Il porto senza giustificato motivo è punito dall’art. 4 L. 110/1975. Non sono armi proprie, secondo la prassi della maggioranza delle questure e con piena logica, le spade, le katane, le sciabole, le shuriken, non particolarmente affilate o appuntite, da considerare o strumenti sportivi o da arredamento o da uso scenico, o complemento di divisa. Esse quindi vengono liberamente importate e vendute e non vanno denunziate.”

Dinnanzi a qualsiasi autorità competente legata alle forze dell’ordine è importante parlare sempre di strumenti sportivi e mai pronunciare la parola armi, in quanto sono privi di filo e di punta (e se non lo sono bisogna renderle tali); è importante anche mostrare la presenza di protezioni difensive appositamente per la pratica e mantenere un atteggiamento sempre cordiale e disponibile.

Non perché si vuole raggirare qualcuno ma perché è la pura verità. Si potrebbe anche portarle per giustificato motivo, ma per evitare alla fonte qualsiasi malinteso è obbligatorio trasportarle sempre all’interno di una sacca sportiva, e la stessa chiusa nel portabagagli quando si è in macchina, lasciando il porto come ultima e ben oculata soluzione. Per giustificare la presenza degli strumenti da noi utilizzati, è sufficiente mostrare la Tessera Associativa oppure Assicurativa di un Ente o Federazione alle autorità come prova tangibile della pratica sportiva con gli strumenti in oggetto.

Quanto segue è la differenza tra Porto e Trasporto:
Porto: E’ considerato porto quando l’arma è di immediato uso, cioè pronta ad essere impugnata, portata indosso o quasi (anche in borsa o borsello), carica, rapidamente utilizzabile da chi la porta.
Trasporto: E’ considerato trasporto quando l’arma non è di immediato uso da parte di chi la trasporta, cioè è chiusa in una valigia, zaino, borsa, senza munizioni, quindi scarica e le stesse sono in altro contenitore separato, così l’arma si intende di non immediato uso.

E così si conclude la prima parte di tre articoli incentrati sulla Scherma storica. Vi ho descritto brevemente dei cenni storici sull’uso antico delle armi bianche, insieme a motivazioni ed obbiettivi da porsi un volta iniziato, quale materiale acquistare per praticare in sicurezza, e cosa dice il Legislatore in merito agli strumenti sportivi da noi utilizzati. Mi auguro di avervi dato stimoli per iniziare, o di avervi reso più chiari certi aspetti della nostra amata disciplina se foste già praticanti.

I due prossimi articoli saranno incentrati sul Magistro e cavaliere friulano Fiore dei Liberi: il più antico ed importante Maestro d’arme italiano finora conosciuto, famoso per i suoi trattati e per la marzialità esposta tipica del periodo medievale, la quale prende il nome di Armizare: l’arte cavalleresca di usare le armi.


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