Il Sacco di Roma (846 d.C.) e la Battaglia di Ostia (849 d.C.)

Gli Arabi arrivarono sul litorale romano nel 846. Il Sacco di Roma di quell’anno colpì maggiormente i dintorni della città e le basiliche al di fuori delle mura.

Una disamina compiuta dell’espansionismo musulmano a partire dal VII secolo potrebbe essere molto dispendiosa. Per quanto riguarda l’antefatto agli eventi dell’846-849, mi limiterò a tratteggiare in modo succinto il quadro storico generale. Terminata, in meno di un secolo, la conquista completa dei territori africani appartenuti ai Romani, gli Arabi si concentrarono su due obiettivi: la Spagna, porta occidentale dell’Europa, e Costantinopoli, quella orientale, il simbolo del potere imperiale. Annientarono senza problemi il regno Visigoto (Spagna), ma nello stesso anno, il 717, furono respinti sotto le mura di Costantinopoli. Quindici anni dopo, nel 732, a Poitiers, l’espansionismo arabo nell’Europa continentale fu bloccato da Carlo Martello.

carlo martello
classica rappresentazione di Carlo Martello a Poitiers

Tuttavia, le scorrerie delle flotte arabe continuarono a terrorizzare le coste europee, e in particolar modo quelle italiane, per tutto il secolo successivo. Fu la Sicilia a pagare per prima la vicinanza con il nordafrica. Gli arabi, già nei primi decenni del IX secolo, iniziarono ad rosicchiare una città dopo l’altra al dominio bizantino. Una conquista lenta, con i Siciliani in grado di resistere, in alcune roccaforti, per oltre un secolo. Ad ogni modo, caddero Mazara del Vallo (827), Palermo (831) e Messina (843), e gli arabi ebbero nuove basi da cui salpare per portare avanti le loro razzie.

Il sud Italia si era in una situazione politica piuttosto complessa. Il Ducato di Benevento (longobardo), si trovava in una situazione di continua guerra civile, ed i contendenti (Sicardo, Radelchi, Siconolfo, ec..) chiedevano i servigi di bande mercenarie arabe che, puntualmente,  mettevano ferro e fuoco buona parte del meridione, oltre a condurre diverse, gravissime razzie, su tutta la costa adriatica (per non parlare della conquista di intere città, come Bari).

Alla guerra intestina beneventana si aggiungeva quella fra lo stesso Ducato di Benevento e quello di Napoli (possedimento bizantino, de facto quasi completamente autonomo). Nell’836, durante il ventesimo assedio di Napoli in una manciata d’anni, il Duca della città chiese l’aiuto degli arabi, che ruppero l’assedio longobardo.

Ma torniamo alle razzie. Nell’845, gli arabi misero insieme una flotta per conquistare l’isola di Ponza, ma furono sconfitti duramente da Sergio, Duca di Napoli, alleato con Amalfi, Gaeta e Salerno, e cacciati dalla base di Linosa. Nello stesso anno però, tornarono con una flotta ancora più imponente, e riuscirono a conquistare il castello di Miseno. Pochi secoli prima, lì era ormeggiata la flotta romana. Si trattava di una base di enorme importanza strategica, visto che da lì era possibile organizzare veloci raid verso ogni obiettivo della costa tirrenica.

900eur
L’Europa all’inizio del X secolo

Nel IX secolo Roma era lontanissima dai fasti imperiali. Contava 20-30.000 abitanti, una milizia cittadina che avrebbe avuto difficoltà a controllare il perimetro delle Mura Aureliane e poche ricchezze. Eppure nel mondo arabo il suo mito era vivo e vegeto. Ecco la descrizione, particolarmente invogliante per razziatori e saccheggiatori, che Harun ibn Yahya fece della città nel IX secolo.

E’ lunga e larga quaranta miglia quadrate. Vi scorre dalla parte d’occidente un fiume (…) col letto tutto lastricato di bronzo, così come le sue rive sono parimenti estrutte in bronzo. In mezzo alla città c’è la gran Chiesa (…) con trecentosessanta porte; e in mezzo alla chiesa è una torre che si eleva in aria per cento cubiti, sormontata da una cupola di bronzo. Le mura di quella chiesa sono tutte rivestite d’oro, le porte occidentali di rame di Cina (…) Nella chiesa ci sono mille ventilatori d’oro (…) incrostati di perle e rubini, con manici d’oro, e seicento croci d’oro, ognuna con una perla al centro (…). Inoltre, milleduecento calici d’oro incrostati di gemme (…). Ci sono tremiladuecento diaconi e preti, ognuno rivestito di broccato bianco (…) con le dalmatiche intessute d’oro e di perle.

Insomma, una descrizione quantomeno fantasiosa.

Alla fine, gli arabi giunsero dalla foce del Tevere con 73 navi ed 11.000 uomini, ed il 23 Agosto 846 espugnarono senza problemi le fortificazioni di Ostia. Gli arabi non riuscirono a penetrare le Mura Aureliane, costruite per resistere ad eserciti numerosi e dotati di artiglieria, ma non ebbero problemi ad accanirsi sulle due Basiliche fuori le mura: S.Pietro e S.Paolo. Saccheggiarono la prima, asportandone tutti i tesori e distruggendo le immagini sacre, per poi accanirsi sulla popolazione del contado. Quanto alla seconda, l’Annalista di San Bertino racconta che gruppi di arabi, nel tentativo di raggiungerla per riservarle lo stesso trattamento, furono sorpresi e fatti a pezzi dai contadini dei dintorni.

Non contenti, dopo il c.d sacco di Roma, gli arabi marciarono lungo la via Appia e giunsero a Fondi, la sacheggiarono, bruciarono e massacrarono gli abitanti, riducendo i pochi sopravvissuti in schiavitù. Poi scesero verso Gaeta, con l’esercito inviato da Lotario alle costole. “Esercito” per modo di dire, visto che andò in rotta al primo agguato. Ancora una volta, a risolvere la situazione fu il Duca di Napoli, Sergio I, che inviò un’armata capeggiata dal figlio, Cesario, cui si era unito un contingente di Amalfi.

Gli arabi si spostarono verso il fiume Garigliano, con l’intenzione di saccheggiare il Monastero di Cassino, già noto per i suoi tesori, ma desistettero per una piena notturna. Tornarono verso Gaeta, sperando di spezzarne la resistenza in breve tempo, ma Cesario stanziò la sua flotta nel porto della città, organizzandone la difesa. Nell’847, con l’assedio ancora in atto, gli arabi furono sorpresi da una burrasca. Giunsero a supplicare Cesario perchè li facesse attraccare in porto, con la promessa di partire non appena le condizioni metereologiche fossero migliorate. Cesario accettò, ma non appena la flotta araba riprese il mare fu spazzata via da un’altra tempesta.

Papa Leone IV, memore della razzia dell’846, decise di far restaurare le mura Aureliane e le porte della città. Inoltre, diede l’avvio l’edificazione delle c.d. Mura Leonine, una cinta a ferro di cavallo che, partendo da Castel Sant’Angelo, doveva proteggere la Basilica di S.Pietro. Fece anche costruire due torri al porto di Ostia, unite da una grande catena, per evitare che le navi saracene potessero risalire il Tevere una seconda volta.

sacco di roma 846
In alto a sinistra, il lembo di terra protetto dalle mura leonine. Una minuscola appendice della cinta di Aureliano

Le precauzioni volute dal Papa furono giustificate nell’849, quando a Roma giunse la voce che una grande flotta araba – assaissimi legni – sarebbe giunta entro breve tempo. Il ricordo del precedente sacco di Roma era troppo recente per pensare di poterne subire un altro. La voce però non raggiunse solo Roma, ma anche il Ducato di Napoli. Lì Cesario organizzò nuovamente la Lega Campana (Napoli, Amalfi e Gaeta) e salpò alla volta di Ostia, trovò ad attenderlo Leone IV. Il papa era alla testa delle milizie romane e le condusse personalmente ad unirsi con quelle campane. Poi celebrò la messa, diede la comunione, impartì la benedizione e pregò Dio di dare la vittoria ai Cristiani. Infine tornò a Roma, probabilmente per organizzare la difesa della città nel caso in cui le forze cristiane avessero fallito.

Il tempo stava peggiorando, ma Cesario guidò la sua flotta contro le navi arabe. Lo scontro andò avanti per diverse ore, ma l’esito rimase incerto fino a quando il cielo si fece nero e il libeccio iniziò a soffiare sempre più forte. Cesario portò le sue navi più vicino alla costa, mentre gli arabi, che per giunta avevano degli scafi più leggeri, rimasero nel bel mezzo della tempesta. La loro flotta andò interamente distrutta, i soldati annegati o presi prigionieri. La maggior parte di questi ultimi, vennero messi ai lavori forzati presso le Mura Leonine, che vennero completate già nell’852, a sei anni di distanza dal sacco di Roma.

La Battaglia di Ostia, Raffaello Sanzio e allievi (1515)

La Battaglia di Ostia fu la più significativa vittoria navale cristiana prima di Lepanto (1571), ce lo testimonia anche lo splendido dipinto di Raffaello, eppure la conoscono in pochi. Il motivo va ricercato nella penuria di fonti, che non hanno permesso agli storici di ricostruire nemmeno la consistenza numerica dei due schieramenti. Potrei azzardare qualche numero, attorno ai 10.000 soldati per parte, tenendo conto dei numeri dell’846 (11.000 uomini), ma sarebbe, per l’appunto, un azzardo.

È importante sottolineare come, nella Battaglia di Ostia, si vide per la prima volta all’opera una Lega composta interamente da italiani, con circa 300 anni di anticipo sulla più famosa Lega Lombarda. Emergono inoltre le qualità strategiche di Cesario, soprannominato Il Valoroso. Egli continuò a vedere nella Lega Campana uno strumento fondamentale per difendersi dagli stranieri (come tali erano percepiti anche i beneventani longobardi). In virtù di questo, nell’870 si oppose al nipote, Sergio II, che aveva rapporti commerciali molto stretti con i saraceni – tanto che qualcuno disse: “…trasformò Napoli in una nuova Palermo, in una nuova Africa..“, e una spiccata simpatia per gli Aghlabidi.

Per tutta risposta, il nipote lo fece imprigionare. Cesario morì così, anziano, in una cella, lui che aveva combattuto tre decenni contro i nemici del Ducato di Napoli.  Sergio II pagò a caro prezzo il suo disinteresse nei confronti della nuova lega che Papa Giovanni VIII stava mettendo in piedi sempre in funzione anti-araba. Un papa guerriero, Giovanni VIII, che guidò personalmente alla vittoria una flotta cristiana nell’877. Grazie a questo successo, il pontefice guadagnò abbastanza prestigio da poter scomunicare Sergio II e appoggiare il vescovo di Napoli, Atanasio, nella sua rivolta contro il duca. Ad ogni modo, oltre a essere il vescovo di Napoli, Atanasio era anche il fratello di Sergio II, ma questo non gli impedì di sollevarsi contro di lui e, una volta preso il potere, far cavare gli occhi a Sergio, che passò gli ultimi anni di vita prigioniero a Roma…

Il confronto fra Arabi e abitanti del Sud Italia, con i primi sempre più interessati a stabilire un emirato nella penisola, andò avanti per diversi decenni.

Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta il 5 Marzo 2010.

Bibliografia

  1. Annali d’Italia, Ludovico Antonio Muratori, 1743-1749.
  2. Una sera dell’anno mille, G.M. Cantarella, 2000.
  3. Romano-Byzantine Armies 4th–9th Centuries, D. Nicolle, 1992.
  4. The Armies of Islam 7th–11th Centuries, D. Nicolle, 1982.
  5. Rome in the Dark Ages, P. Llewellyn, 1970
  6. Cronologia.Leonardo (sito web)

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20 pensieri riguardo “Il Sacco di Roma (846 d.C.) e la Battaglia di Ostia (849 d.C.)

  1. Bell’articolo, quasi come al solito… direi che ci stai abituando troppo bene 😛
    Volevo aggiungere la mia sulle razzie cristiane verso i mussulmani …
    La reconquista a occidente: i vari signori feudali delle Asturie, del Leon, i cugini della Contea di Barcellona ed i loro criadros guadagnavano onore e bottino di guerra con profique scorrerie nell’Al Andalus.
    A oriente, invece, dopo la creazione del sistema thematico, la guerra di confine fra il Califfato e il Basileus si risolveva in una serie di continue frizioni e scontri di frontiera, e qui spiccava la figura dell’akrittai, il soldato-cavalleggero di frontiera.
    Ah, se vogliamo ci furono anche le leggendarie scorrerie degli Uomini del Nord nell’Al Andalus, in Marocco e in Siquilla, ma non so quanto loro possano dirsi cristiani 😛

  2. Bellissimo articolo! Con il tempo me li sto passando tutti.
    Encomiabile il alvoro di ricerca, con tanta feccia che scrive su internet siti come questo o quello del Duca brillano!

  3. Ho messo in evidenza questo articolo perché mi infastidiva avere in Home una preview fantatrash (mi sento molto radical chic).

  4. E così io l’ho potuto rileggere, grazie Zwei!

    ps: a proposito di Islam VS Costantinopoli, a casa non ho libri sull’Impero e su internet trovo date contrastanti, ma magari tu lo sai: tra gli assedi del 1397 e quello del 1422 ce n’è stato un altro nel 1400?

  5. …”Gli arabi non riuscirono a penetrare le Mura Aureliane, costruite per resistere ad eserciti numerosi e dotati di artiglieria”……booooh artiglieria nel 846 !!!

    1. Ciao Jean Maria,
      gli storici militari chiamano “artiglieria” anche le armi d’assedio o, più ampiamente, da lancio (balliste, scorpioni, catapulta, ecc) precedenti all’introduzione della polvere da sparo.
      La mappa dà una piccola nota umoristica, ogni tanto ci vuole!

  6. Caro Gabriele,
    ogni volta che leggo un tuo articolo godo (intellettualmente) come un riccio.
    Consiglio: un giorno raccogli tutti i tuoi articoli e pubblicali; molti storici lo fanno e tu lo sei sicuramente molto di più di parecchia gente laureata in Storia: segui un rigoroso criterio di ricerca della fonti e scrivi in modo accattivamente e non accademico o pedante (e Dio solo sa quanto il mercato abbia bisogno di conoscere la Storia affrontata in modo serio ma resa piacevole, contrariamente ai tomi autoreferenziali per pochi addetti ai lavori, che sfornano i cosiddetti storici di professione).

      1. Ottimo lavoro Gabriele, potresti chiarire alcune situazioni che si sono venute a creare a seguito del sacco di Roma da parte degli arabi? Ti risulta che nella zona sinistra del Tevere all’altezza dell’attuale aereoporto di fiumicino, compresa la stessa pista, zona chiamata tutt’ora “COCCIA DI MORTO”, la stessa zona sia stata sconsacrata e proibite le coltivazioni per secoli in quanto sugli stessi terreni vennero deposti (non sotterrati in quanto gli arabi erano infedeli), circa 8.000 cadaveri di arabi (per cui la cifra di soli11.000 invasori è riduttiva), Solo nel 1920/30 a causa delle alluvioni del polesine questa zona venne ripopolata da contadini veneti e romagnoli, a Maccarese i contatini parlano tutt’ora in dialetto veneto. – Ti risulta che i panneli d’oro o dorati che ricoprono la moschea Al-Aqsa di Gerusalemme siano gli stessi pannelli sottratti alla basilica dei S. S. Pietro e Paolo di Roma? Da come sembrerebbe risulti da akcuni scritti arabi (dahab al rum = oro di Roma)

  7. Complimenti bel lavoro,sono interessato ad articoli che parlano degli avvenimenti della mia zona,abito a Terracina LT.
    Ha trattato o tratterà di Khayr al-Din Barbarossa e delle sue imprese nel Tirreno?
    Soprattutto i fatti di Sperlonga,Fondi,Terracina ecc.
    Grazie Mauro.

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