Oliver Cromwell: i Negoziati di Wexford

Esaurire la complessa vicenda politica e umana di Oliver Cromwell è impossibile. Dedicarsi solo ad alcuni lati della personalità del Lord Protettore è quindi un’operazione più indicata per il formato digitale.

In particolare, non hanno ricevuto molta attenzione le modalità con cui negoziava durante gli assedi. Lasciamo da parte quindi le vicende della prima parte della guerra civile inglese del 1642-1649, che comunque avranno ovviamente delle conseguenze nella campagna irlandese del 1649 (oggetto di questo articolo), visto l’elevatissimo tasso di mortalità, che, secondo J. Miller fu probabilmente più alto, relativamente alla popolazione dell’epoca, di quello della prima guerra mondiale. (J. Miller, A Brief History of the English Civil Wars Roundheads, Cavaliers and the execution of the King, 2009)

Cromwell aveva preso parte alla guerra civile inglese fin dal suo inizio, ed aveva formato un famoso corpo di cavalleria, gli Ironside, che gli permise di trionfare nella Battaglia di Marston Moor del 1644. Successivamente, l’intero esercito (in base a una decisione del Parlamento) fu riformato secondo le previsioni di Cromwell, dando vita al New Model Army.

Carlo I, condannato a morte dal Parlamento su indicazione di Cromwell, si presentò sul patibolo dicendo che stava andando verso la pace eterna. Prima di essere giustiziato, scambiò due parole con il Boia.

Il Re: “Quando metto le mani in questa maniera, allora… [procedi con l’esecuzione]”

Poi, dette poche parole a sé stesso, così com’era con le mani e gli occhi sollevati, immediatamente si chinò e appoggiò il collo sul blocco; e mentre il boia si stava sistemando i capelli sotto il berretto venne ammonito da Sua Maestà, il quale credeva che stesse per colpire: “Aspetta il mio segnale“. Il boia: “Farò certamente come comanda sua Maestà“.

Dopo una corta pausa, Sua Maestà allungò le mani. A quel punto, il boia, con un sol colpo, separò la testa dal resto del corpo; la quale, dopo essere stata alzata e mostrata al popolo, fu messa assieme al corpo in una bara coperta di velluto nero e trasportata dentro i suoi alloggi.

Così non finiva solo il regno (e la vita) di Carlo I d’Inghilterra, ma anche il principio ideologico che aveva permesso di regnare ai sovrani Europei fino a quel punto, il cosiddetto diritto divino. Terminata la monarchia, viene istituito il Commonwealth repubblicano, a capo del quale viene posto, attraverso carta costituzionale, lo stesso Oliver Cromwell in qualità di Lord Protettore.

Ma, una rottura così violenta con il passato non poteva certo rimanere priva di ripercussioni nel breve periodo. In Irlanda, per due terzi controllata dalle forze confederate irlandesi che dal 1641 guidavano una rivolta di stampo cattolico contro il gioco inglese, i realisti si alleano con i ribelli locali per fare blocco unico contro le forze parlamentariste. Nonostante il diffuso sentimento anti-inglese e la superiorità numerica del fronte realista, i Parlamentaristi vincono il 15 agosto 1649 a Dublino, questa data segna l’inizio della “pacificazione”dell’isola attuata in parte da Cromwell stesso.

La “pacificazione” dell’isola non fu un’operazione semplice né tantomeno chirurgica visto che le stime di cui disponiamo ci indicano che negli anni che vanno dal 1649 (data di inizio dell’invasione) sino al 1653 (data nella quale si arresero gli ultimi confederati) perì dal 25% al 40% della popolazione irlandese. Lasciando però da parte il dibattito storiografico che si è sviluppato negli anni in merito alla necessità e, per certi versi, alla gratuità di un tale numero di vittime, parliamo del Cromwell negoziatore; per farlo prenderò come fonte la raccolta epistolare che fu allegata da lui stesso nella missiva inviata a William Lenthall, presidente del parlamento inglese, l’indomani della presa della città di Wexford il 14 ottobre 1649.


Wexford, 14 ottobre 1649
Per l’onorevole William Lenthall, Esquire e Presidente del parlamento inglese

Sir, l’esercito marciò da Dublino, circa il 23 di settembre, fino alla contea di Wicklow, dove il nemico aveva una guarnigione circa a 14 miglia da Dublino, chiamata Killincarrick; dopo che la ebbero abbandonata, vi fu affidata una compagnia dell’esercito. Da lì l’esercito marciò attraverso una campagna desolata, finché non raggiunse un guado sul fiume Doro, circa un miglio sopra il castello di Arklow, che fu la prima sede della famiglia del marchese di Ormond. Benchè fosse fortificato, esso fu disertato con l’avvicinarsi del nostro esericito. Un’altra compagnia di fanteria fu lasciata al suo interno.Da lì l’esercito marciò verso Wexford; nel tragitto vi era un grande castello, presso una città chiamata Limbrick, l’antica sede degli Esmond; lì il nemico aveva una forte guarnigione; che essi bruciarono e disertarono il giorno prima del nostro arrivo.

Da lì marciammo verso Ferns, una sede episcopale, dove vi era un castello; presso il quale inviai il Colonnello Reynolds con l’obbiettivo di catturarlo. Egli effettivamente ci riuscì e dopo aver messo di guardia una compagnia, – avanzammo fino a un guado sul fiume Slaney, che scorre sotto Wexford; e quella notte marciammo nei campi di un villaggio chiamato Enniscorthy, appartenente a Mr. Robert Wallop; dove vi era un castello davvero in ottime condizioni, preparato dal nemico; e, proprio al di sotto, una casa appartenente alla stessa persona, – un Monastero di frati francescani, i più rispettati in tutta Irlanda; essi fuggirono la notte stessa nella quale arrivammo. Chiedemmo di consegnarci il castello; loro inizialmente rifiutarono, ma successivamente essi furono inclini a consegnarci il posto; e infine essi lo fecero, abbandonando la loro artiglieria, armi, munizioni e vettovaglie dietro di loro.

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Una delle tante torture e uccisioni compiute dai cattolici a danno dei protestanti prima della campagna di Cromwell.

Il lunedì 1 ottobre arrivammo di fronte a Wexford. Nel quale il nemico aveva messo una guarnigione, consistente in “una parte” del loro esercito, essendo stata questa città, fino ad allora, così sicura della propria forza che essi non poterono mai soffrire che venisse loro imposta una guarnigione. Il comandante in capo di queste forze era il Colonnello David Sinnott. A lui inviai le richieste di resa, una copia di esse è in questa busta, inoltre anche le lettere spedite tra me e lui sono allegate qui di seguito:

Al comandante in capo della città di Wexford

di fronte a Wexford, 3 ottobre 1649.

Sir, avendo portato l’esercito appartenete al Parlamento d’Inghilterra di fronte a questo posto, per ridurlo all’obbedienza: al fine di evitare lo spargimento di sangue, e di preservare la città e l’area circostante dalla distruzione, ho creduto di invitarvi a consegnarla direttamente a me e sotto il controllo dell’Inghilterra.Con questa offerta, spero che sia chiaro dove sarà la colpa se le persone innocenti dovranno soffrire insieme a quelle colpevoli. Aspetto una rapida risposta; e attendo, Sir, vostro servo,

Oliver Cromwell

Per il Lord generale Cromwell

Sir, ho ricevuto la vostra lettera di convocazione per consegnare questa città nelle vostre mani. Ma non sta a me prendere la decisione, senza il consiglio del resto degli Ufficiali e del Sindaco di questa corporazione; essendo questa città di grande importanza per tutta l’Irlanda. Convocherò una riunione e conferirò con loro; successivamente vi farò avere la mia risoluzione, domani per le 12.Nel frattempo, se vi sarà gradito, vorrei cessare ogni atto di ostilità. Aspettando la vostra risposta in questo particolare, resto, – mio Lord, – vostro servo,

D. Sinnot

Come si combatteva un assedio? A questa domanda immagino che anche il più inesperto in campo storico abbia un’idea almeno vaga; ma forse non è altrettanto per quanto riguarda la domanda: cosa succedeva prima di un assedio?

Il breve report di Cromwell ci da informazioni preziose sull’arte della guerra del periodo e, in particolare, sulla specifica campagna d’Irlanda: una campagna difficoltosa da combattere in quanto le forze di resistenza irlandese fecero ampio uso di truppe irregolari che conoscevano molto bene la geografia del luogo e sapevano utilizzarla come arma contro gli inglesi.

Un primo indizio sul piano d’azione irlandese ci viene dal report che Cromwell invia al presidente del parlamento d’Inghilterra, dove è chiaro che gli irlandesi cerchino di evitare ad ogni costo lo scontro diretto (sono almeno cinque le fortificazioni abbandonate dai confederati durante il tragitto dell’esercito inglese da Dublino a Wexford); un secondo indizio, forse più indiretto ce lo da Cromwell quando si stupisce del fatto che a Wexford non vi sia una guarnigione consistente.

In effetti la cosa sarebbe sembrata strana se gli Irlandesi avessero deciso di combattere una guerra “convenzionale”, visto che Wexford, oltre ad essere una città di grande rilevanza strategica, era uno dei due principali porti dove riparavano le navi confederate che compivano continuamente atti di pirateria ai danni della flotta inglese. Perchè dunque essi non ritengono di doverla difendere a dovere? Possiamo solo muovere alcune ipotesi: forse essi confidavano che la marcia di Cromwell fosse rallentata dalle fortezze sopracitate, forse i rinforzi non fecero in tempo ad arrivare (il principale esercito confederato/realista al comando di James Butler era infatti lì vicino, a New Ross), oppure la strategia confederata prevedeva non una guerra nelle città, ma una guerriglia nelle campagne e, pertanto, le truppe che avrebbero dovuto essere impiegate sulle mura di Wexford erano in quel momento mobilitate per compiere azioni di disturbo e di schermaglia ai danni delle forze di occupazione.

Ad ogni modo, andando avanti nella lettura delle fonti, sembra che il comandante in capo di Wexford decida di arrendersi, o forse semplicemente di prendere tempo, invitando però Cromwell a cessare ogni ostilità finchè il consiglio della città non abbia deliberato sul da farsi; la risposta di Cromwell, che se non altro era un uomo indubbiamente sagace è la seguente:

Al comandante in capo della città di Wexford,

di fronte a Wexford, 3 ottobre 1649

Sir, sarò contento di attendere la vostra risoluzione per le 12 di domani mattina. Ma poichè le nostre tende non sono un buon riparo come lo sono invece le vostre case, e per altre ragioni, non posso acconsentire a una cessazione delle ostilità. Resto, – vostro servo,

Oliver Cromwell

A questo punto bisogna attendere le 12:00 del giorno successivo, 4 ottobre per avere la risposta del consiglio di Wexford:

Per il Lord generale Cromwell,

Wexford, 4 ottobre 1649

Sir, mi sono consigliato con il Sindaco e gli ufficiali, come promesso, e sono lieto di comunicarle che quattro dei miei possano riunirsi per firmare una tregua con quattro dei suoi, per vedere se si può trovare un punto di incontro tra noi. A questo proposito desidero che mi inviate un salvacondotto, mentre io prometto che ne invierò uno a voi non appena mi darete i nomi. Pregherei inoltre che l’incontro si possa tenere domani alle ore otto del pomeriggio, in modo che ci possa essere abbastanza tempo per conferire e dibattere insieme, e deliberare sulla questione, per decidere il posto e per spedirsi mutualmente i salvacondotti. Aspettando la sua risposta, resto, -mio Lord, – vostro servo,

D. Sinnot

(Inviatemi i nomi dei vostri agenti, i loro gradi e titoli. Questi sono quelli incaricati da noi: Sindaco James Byrne, Sindaco Theobald Dillon, Aldermanno Nicholas Chevers, Mr. William Stafford.)

Il linguaggio qui è importantissimo: notate come Sinnot non faccia mai riferimento a una resa o al fatto di arrendersi; se noi non sapessimo che di fatto la città è cinta d’assedio da circa 6.000 uomini, sembrerebbe uno scambio epistolare tra due generali alla pari che decidano di evitare uno spargimento di sangue. Notare inoltre come Sinnot cerchi sempre di rimandare l’ora della decisione, è forse davvero così accorto da garantire che la questione sia gestita da una collegialità di figure o sta semplicemente prendendo tempo sperando che arrivino i rinforzi?

Ironsides in battaglia
Ironsides in battaglia

Al comandante in capo della città di Wexford

di fronte a Wexford, 4 ottobre 1649

Sir, avendovi proposto di consegnare la città di Wexford nella mie mani, mi aspettavo soltanto questo, e non una tregua formale; che è raramente garantita e comunque solo quando le due forze in campo sono alla pari.Se comunque, voi o la città aveste qualche condizione da sottopormi, accettata la quale mi consegnereste la città, io sarei in grado di giudicare quanto essa sia ragionevole. A questo scopo, se voleste inviare le persone da voi citate nella vostra ultima lettere, fedeli a voi e alla città, attraverso le quali io possa capire le vostre condizioni, invierò una risposta rapida ed esauriente. Ad ogni modo mi impegno affinchè esse tornino sane e salve a voi. Mi aspetto la vostra risposta entro un’ora; e resto, vostro servo,

Oliver Cromwell

Ma Cromwell, che non ha intenzione di perdere troppo tempo, intanto sottolinea in maniera definitiva come l’atto di Sinnot debba essere una resa e non una tregua, imponendo inoltre dei limiti precisi: un’ora, non di più.

Di fatto le trattative si trascinano fino all’11 ottobre, data nella quale Sinnot riesce a potenziare la guarnigione portandola a 4.800 uomini. A questo punto, forte del fatto che ora la situazione è decisamente più “upon a more equal foot”, per usare le parole di Cromwell stesso, Sinnot invia la lista di richieste all’accampamento inglese:

Sir, come detto precedentemente, desidererei che mi inviaste un salvacondotto per il sindaco Theobald Dillon, il sindaco James Byrne, l’aldermanno Nicholas Chevers e il capitano James Stafford, i quali io invierò presso di voi per sottoporvi le mie condizioni. Così resto, – mio Lord, – vostro servo,

D. Sinnot

(Parla Cromwell, ricordo che le lettere qui trascritte sono allegate a un report inviato al presidente del Parlamento d’Inghilterra ndr.)

Per cui io accettai di farlo, due ufficiali da campo, un aldermanno della città e il capitano del castello mi portarno le richieste in una busta, – che, per la loro abominevolezza e per il fatto che manifestano l’impudenza di quest’uomini, ho pensato di presentare alla vostra vista, – insieme alla mia risposta:

In primis, che tutti gli abitanti della suddetta città, d’ora in avanti e per sempre abbiano il libero e ininterrotto diritto di praticare, esercitare e professare la religione cattolica di rito romano, senza alcuna restrizione.

Che il clero romano regolare e secolare, proprietario delle Chiese, dei Monasteri, delle case religiose e delle cappelle nella suddetta città e nei sobborghi e beneficiari delle loro franchigie, e i loro successori, abbiano, loro e i loro successori per sempre, le suddette chiese, monasteri, case religiose e cappelle, che possano insegnare e predicare in pubblico, senza alcuna molestia.

Che Nicholas, ora vescovo di Ferns, e i suoi successori, possano esercitare la loro giurisdizione sui cattolici della sua diocesi così come ha fatto dal giorno della sua consacrazione.

Che tutti gli ufficiali e i soldati nella suddetta città e nel castello e tutti gli abitanti che vogliano, possano marciare con le insegne, e sia assicurata loro l’incolumità, con le loro vite, l’artiglieria, le provviste, le munizioni, le armi, i beni di ogni sorta, i cavalli, il denaro e qualsiasi cosa appartenga a loro, verso la città di Ross, dove saranno al sicuro; permettendo a ogni moschettiere, durante la sua marcia, di avere una libbra di polvere da sparo, 4 iarde di miccia, e 20 coppie di proiettili; e un forte convoglio sia inviato con questi soldati, entro 24 ore dall’abbandono della città.

Che gli abitanti della suddetta città, che desiderino lasciarla subito o più avanti, abbiano libertà di portare fuori dalla città tutte le loro fregate, l’artiglieria, le armi, la polvere da sparo, i proiettili, il mais, il malto e le altre provviste necessarie per la loro difesa e sussistenza, e tutti i loro beni, senza alcun tipo di disturbo, che abbiano diritto di passaggio e salvacondotti e dei convogli perle loro vite e per i loro averi per raggiungere Ross.

Che il Sindaco, i balivi, i borghesi e gli uomini comuni della suddetta città possano restare nella suddetta città e sobborghi, abbiano i loro beni, le loro franchigie, le loro libertà e immunità di cui finora hanno goduto; e che il sindaco, i balivi e i borghesi possano governare la suddetta città, così come hanno fatto finora allo stesso modo per il Regno d’Inghilterra, e che non ci sia altro governo, aderendo loro allo Stato d’Inghilterra, e osservando i suoi ordini.

Che ogni borghese e abitante, autoctono o straniero, della suddetta città, che voglia continuare a vivere là dentro, o se ne possa andare entro tre mesi, e che i loro eredi, possano godere di ogni singolo castello, casa, terra, possedimento ed eredità all’interno delle terre d’Irlanda e tutti i loro beni, di qualsiasi natura, loro o dei loro eredi senza alcuna molestia.

Che questi borghesi, o altri abitanti della suddetta città che vogliano lasciare la città possano farlo liberamente e disporre delle loro reali e personali proprietà a loro vantaggio; e che abbiano la piena libertà e un salvacondotto per andare in Inghilterra o dove vogliano.

Che tutti gli abitanti della suddetta città, sia autoctoni che stranieri, possano godere della piena libertà dei sudditi liberi inglesi, senza alcuna restrizione; e che tutti gli uomini liberi della suddetta città siano liberi in tutti i porti, città e villaggi d’Inghilterra, come sono liberi nella città di Wexford, per incoraggiare un potenziamento del commercio a beneficio di tutti.

Che non resti alcun ricordo dell’ostilità tra la città e il castello da una parte, e il parlamento e lo Stato d’Inghilterra dall’altra; ma che tutti gli atti, trasgressioni, offese, saccheggi e gli altri crimini, di qualsiasi natura, che siano stati fatti o tentati, supposti o realmente avvenuti, perpetrati dagli abitanti della suddetta città o da ogni altro uomo presente e aderente alle leggi della città, sia autoctono che straniero, sia dimenticato, senza alcuna punizione, ricompensa, richiesta o interrogazione.

Per il comandante in capo della città di Wexford

di fronte a Wexford, 11 ottobre 1649

Sir, ho avuto la pazienza di esaminare le vostre richieste; per le quali avrei potuto rispondere con sdegno. Ma, per essere brevi, -Darò quartiere ai soldati e ai sottoufficiali, e li lascierò andare alle loro abitazioni con i loro vestiti (non con le divise ndr.);  Loro potranno vivere tranquillamente e non dovranno più prendere le armi contro il parlamento d’Inghilterra. Darò quartiere anche agli ufficiali, ma saranno considerati miei prigionieri. Per quanto riguarda gli abitanti, mi impegno affinchè non sia usata contro di loro alcuna violenza, né a loro né ai loro beni, e proteggerò la città dal saccheggio.

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La costa orientale irlandese con la posizione di Dublino e Wexford

Mi aspetto una vostra risposta affermativa istantaneamente; e se vorrete arrendervi a queste condizioni e andarvene in un’ora, inviatemi quattro ufficiali del rango di Field-Officers, due Aldermanni affinché firmino questo accordo, io cesserò ogni atto di ostilità. Vostro servo,

Oliver Cromwell

Di fatto la risposta non arrivò mai. Mentre mi stavo preparando e stavo studiando come preservare la città dal saccheggio, affinchè potesse essere usata da voi e dal vostro esercito, – il capitano, che era un ufficiale in comando, trattato giustamente, ci consegnò il castello. Dalla cima del quale i nostri uomini apparsero subito, ma il nemico abbandonò le mura della città, che i nostri uomini raggiunsero, se ne impadronirono con le scale per poi assaltare la città.

Quando i nostri uomini arrivarono nella piazza del mercato, il nemico stava opponendo una strenua resistenza, nonostante ciò i nostri uomini riuscirono a prevalere, passando successivamente a fil di spada qualsiasi persona sulla loro strada. Due navi del nemico tentarono di scampare, ma appesantite dall’eccessivo numero di passeggeri, affondarono; morirono annegate circa 300 persone. Ritengo che il nemico abbia perso in tutto non meno di 2000 uomini; mentre noi abbiamo perso meno di 20 uomini dall’inizio alla fine dell’assedio.

Il massacro di Wexford e altre devastazioni portate dalle truppe di Cromwell hanno lasciato una profonda traccia in Irlanda. Con le trattative ancora in corso – sebbene Sinnot cercasse, più che altro, di prendere tempo – Stafford, comandante del castello di Wexford, si arrese a Cromwell. Le truppe di Cromwell però, invece di attendere gli ordini del Lord Protettore, presero d’assalto le mura della città, mandando i difensori nel panico. Come testimoniato da Cromwell stesso, fu una vera e propria carneficina. Gli abitanti fuggivano per i vicoli, cercavano di raggiungere le imbarcazioni mentre le armi da fuoco e le picche li falciavano senza pietà. Morirono più di 1500 civili e la città fu saccheggiata e bruciata. Perse la vita anche D. Sinnot, colpito da un proiettile o affogato a seconda dei racconti.

Questo infatti, non senza una ragione, è rimasto profondamente impresso sui nostri cuori, il fatto che, mentre noi volevamo preservare questo posto da questa tremenda rovina, sperando che la città potesse servire a voi e al vostre esercito, Dio invece non ha voluto così; ma, attraverso un’imperscrutabile provvidenza, secondo il suo progetto di giustizia, ha abbattuto su di loro la sua vendetta; facendoli diventare preda dei soldati che con le loro azioni di pirateria avevano reso precedentemente preda, e ora sono lì a rispondere con il loro sangue alle crudeltà che hanno esercitato sulle vite di molti poveri protestanti! […]

Perciò questa città è ora in vostro potere, per quanto riguarda i suoi abitanti, credo che uno su venti abbia ancora una qualche proprietà nella sua casa.La maggior parte di loro sono fuggiti, mentre molti sono stati uccisi durante l’attacco.Ma c’era da augurarselo, così che un popolo onesto ora posso venire e stabilirsi qui; – dove ci sono delle ottime case e dove sarebbe possibile costruire altre sistemazioni per loro. Inoltre questo posto è un ottima sede per il commercio, sia in entrata che in uscita; – ed è di grande vantaggio per la pesca delle aringhe e di altri pesci. La città è solida e forte, avendo un terrapieno dentro le mura spesso circa 15 piedi.Così Dio ha avuto il desiderio di dare a noi quest’altra grazia. Per cui, come per tutto, preghiamo che Dio possa avere tutta la gloria. In effetti i vostri strumenti sono poveri e debelo e non possono nulla se non attraverso la fede, – anch’essa dono di Dio.Mi congedo umilmente, e resto, il vostro più umile servo,

Oliver Cromwell

Le richieste di Sinnott sono decisamente “impudenti” dal punto di vista del generale inglese; ma sono richieste che può avanzare realisticamente un uomo conscio di avere la forza di opporsi al proprio nemico.I punti salienti del decalogo di Sinnott sono senza dubbio la libertà religiosa, o meglio, la libertà di essere cattolici romani, cosa per la quale i confederati stavano lottando sin dal 1641; la parificazione sul piano giuridico tra abitanti di Wexford e altri sudditi inglesi e l’autogoverno della città.

Dall’altra parte, l’offerta di Cromwell è impostata in maniera decisamente differente: le concessioni sono poche, mentre le garanzie si limitano in pratica al diritto alla vite per la popolazione civile e militare.Il finale della storia lo racconta lo stesso Cromwell: Wexford insieme a Drogheda fu uno dei più grandi massacri della campagna irlandese. Attualmente non sappiamo ancora se la versione di Cromwell è attendibile: se, come sembra voglia dirci lui, gli uomini si scagliarono senza che lui potesse intervenire nella città e la saccheggiarono, certo è che sarebbe strano il contrario: che abbia dato l’ordine di perpetrare un massacro dopo più di una settimana di incalzante negoziato con il Colonnello Sinnott.

Ma forse non è questo l’aspetto più interessante dell’intera faccenda.Prendiamo in considerazione non tanto l’evento in sé, ma il panorama culturale che ha prodotto questa fonte storica; cosa ci dicono queste lettere dell’universo mentale di Cromwell?

Egli è senza dubbio un uomo pratico, porta avanti i negoziati con sagacia e con una certa dose di pragmaticità (per non dire di superiorità nel confronti del suo omologo irlandese) ma, la personalità di Cromwell ha un altro aspetto, quello dell’accorto politico che sa vedere il lato positivo anche in un’apparente sconfitta (benché la città sia stata presa, il suo compito era di lasciarla intatta); ed è qui che si vede la religiosità del XVII secolo, è un atto della Divina Provvidenza che ha ispirato i suoi soldati, come è la Divina Vendetta che ha fatto si che morissero migliaia di nemici, ed è Sempre Lei che così ha aperto la strada a una possibile colonizzazione del luogo da parte di onesti sudditi protestanti. Sicuramente queste fonti, benché interessanti, non sono sufficienti per permettere un giudizio a tuttotondo della personalità del futuro Lord Protettore.

Per quanto ne sappiamo potrebbero anche essere state prodotte successivamente nel tentativo di discolparsi del fallimento dei negoziati, dimostrando che di fatto un tentativo era stato portato avanti.Ma anche qualora fossero delle lettere false, non perdono il loro interesse e la loro veridicità sostanziale; ci permettono di comprendere parte della mentalità dell’uomo del XVII sec., la sua religiosità, le sue istituzioni (si parla di sindaci, balivi, borghesi, aldermanni, città distinta da castello, ecc…), le consuetudini durante la guerra (lo scambio di ostaggi, che Sinnott tratta come fosse una prassi).

Le lettere di Wexford sono quindi il punto di partenza per la costruzione del mosaico della guerra d’occupazione irlandese e, contemporaneamente, della personalità di Oliver Cromwell.


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4 pensieri riguardo “Oliver Cromwell: i Negoziati di Wexford

  1. Per inquadrare meglio la vicenda ed il rapporto di truppe:
    1)Le lettere parlano solo dei castelli e forti che si sono arresi dalla partenza da Dublino, ma forse l’asseddio più importante
    fino a quel momento della campagna era stato quello di Drogheda (violento e sanguinario anche per gli standard dell’epoca).
    2)Wexford era base di corsari coinvolti in una guerra sporca con la flotta parlamentare, infatti entrambe le parti vantavano
    episodi di maltrattamento di marinai presi in consegna come prigionieri. La richiesta di perdono avanzata che chiedeva di
    dimenticare tutti gli atti ostili avvenuti fino a quel momento includeva pure i corsari (in buona parte stranieri provenenti da Dunkirk).
    3)Il rapporto numerico di truppe non sembra sfavorevole agli irlandesi : 4800 soldati dietro le mura definite decenti
    da Cromwell stesso contro 6000 dell’esercito parlamentare. Siamo a inizio ottobre, periodo poco consigliabile per
    assedi, al limite della “stagione di guerra”. Va però messo in conto la morale, l’esperienza e l’artiglieria: morale bassa per i cittadini,
    dopo il bagno di sangue di Drogheda e l’arresa dei forti del tragitto da Dublino. Dei 4800 difensori non sappiamo esattamente
    le percentuali di soldati di professione, si nota solo che hanno raggiunto quella quota dopo l’inizio dei negoziati. Se escludiamo
    la possibilità di cospicui rinforzi da terra dopo l’inizio dell’assedio, che implicherebbe un’azione di forzatura della cinta di assedianti(cosa che Cromwell avrebbe menzionato), rimane o rinforzo dal mare o reclutamento di cittadini.
    Dall’altra parte abbiamo l’esercito parlamentare, forgiato negli anni della guerra civile, con disciplina ferrea e fanatismo religioso, entrambe parte della dottrina di Cromwell per tenere testa ai ben armati e temerari reparti della cavalleria reale. Il treno artiglieria degli assedianti comprendeva 8 cannoni pesanti da assedio e due mortai, dei difensori non ho informazioni.
    4)Durante i negoziati c’è stato sì un cambio del rapporto di forze, ma non per via dell’aggiunta di truppe ai difensori, come descritto dall’articolo, ma dovuto all’apertura di ben due brecce nelle mura ad opera degli artiglieri. Un conto è negoziare mentre le mura
    sono intatte, ma le brecce sono il preludio o di una resa o di un corpo a corpo senza pietà. Oltretutto ha senso per Cromwell non
    riuscire a contattare dei soldati che sono quasi dentro le mura e si lanciano in avanti al primo segno di debolezza, mentre la situazione sarebbe stata a dir poco inspiegabile se l’esercito fosse riuscito a sfondare un terrapieno di 15 piedi, scalare le mura
    e attacare la città senza che il comandante riuscisse a mandare almeno un corriere a cavallo.

    Ultimo dettaglio: la resa del castello ad opera di un capitano realista, ben conscio che gli unici che non avrebbero potuto chiedere
    quartiere erano propio i realisti, a detta di Cromwell, “miserabili, che non accettando il Verdetto Divino (riguardante la guerra civile), si sono macchiati le mani col sangue degli innocenti” è difficilmente spiegabile. La descrizione positiva che fa Cromwell
    nella sua lettera mi fa suporre che abbia avuto salva la vita, e quindi sia stato il prezzo da pagare per la resa precipitata del castello.

    1. Ti ringrazio per tutte le specifiche che hai avuto la pazienza di aggiungere con questo tuo dettagliato commento.

      Per quanto riguarda la questione dei 4.800 uomini non sono andato a controllare la fonte diretta ma mi sono basato su un’informazione presa da Wikipedia, se avessi la cortesia di citare la fonte che parla delle brecce aperte durante l’assedio, potrei far modificare l’articolo.

      Buona giornata!

      1. Grazie a te per l’articolo, la fonte principale è “Cromwell, Our Chief of Men”, di Antonia Fraser.
        Appare come fonte anche sulla pagina inglese di Wikipedia, su questo link trovi delle pagine
        a disposizione del pubblico che parlano di Wexford:
        https://books.google.it/books?id=1iiWzpYwfCcC&pg=PT17&lpg=PT17&dq=wexford+siege&source=bl&ots=JJuYU81kiJ&sig=60rFg4R792OfsuWhd_1WX7JJvSE&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi9rv_p4MbPAhXLhiwKHUJZCRg4ChDoAQhWMAk#v=onepage&q=wexford%20siege&f=false

        p.s: il libro piazza 7000 fanti e 2000 cavalieri al comando di Cromwell, con 20 navi al seguito.
        Le navi non riuscirono a garantire un embargo totale, mentre per le vie di terra non ho informazioni
        precise, ma comunque conferma il fatto che un numero cospicuo di rinforzi raggiunse la guarnigione.

        Buona serata!

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