Fra il 1573 e il 1617, Franz Schmidt giustizia 361 persone cui è stata inflitta la pena di morte – la metà con la spada, le altre tramite impiccagione, ruota e squartamento – diventando il boia più efficiente di Germania.
Per quasi 45 anni, Franz tiene un diario personale dove annota tutte le sue attività e descrive, talvolta in modo sbrigativo, talvolta in modo più approfondito, le varie fasi del suo lavoro.
La sua storia è però legata a un evento verificatosi poco prima della sua nascita, che ha come protagonisti Albrecht Alcibiades (cui ho dedicato un lungo articolo) e il padre di Franz, Heinrich Schimdt.
Nel 1553, per poche settimane, la città di Hof torna nelle mani di Alcibiades. Come tante altre piccole cittadine tedesche, Hof non ha denaro sufficiente a mantenere un proprio boia, e quindi chiede spesso i servigi dei tanti professionisti “itineranti” dell’esecuzione . Il 16 ottobre però, il Bellator mette a morte tre armaioli locali che hanno complottato per ucciderlo. Invece di chiamare qualcuno (cosa difficile, visto che c’è anche un esercito nemico accampato fuori le mura), Alcibiades invoca una vecchia tradizione cittadina e ordina che a eseguire la pena di morte sia una delle persone presenti nella piazza.
Il suo dito punta Heinrich Schmidt. Perchè proprio lui? Bisogna andare indietro nel tempo, a un episodio che ha come protagonista Peter Schmidt, padre di Heinrich, e il suocero di lui, tal Gunther Bergner (Peter ha infatti sposato la figlia di Gunther). Quest’ultimo, dopo essere stato attaccato e ferito da un cane, lo riporta al legittimo proprietario, un cacciatore di cervi, e lo uccide. Gunther non viene punito dalla giustizia, ma ciò che ha fatto gli costa la messa la bando da tutti i mestieri. Disperato e depresso, decide di diventare un boia.
Peter Schmidt continua invece a esercitare il suo mestiere di tessitore, così come suo figlio Heinrich, ma qualche decade dopo, in quel di Hof, qualcuno indica proprio quest’ultimo ad Alcibiades, ricordandogli che, in fondo, l’uomo potrebbe avere qualche conoscenza del mestiere. Heinrich supplica Alcibiades di non costringerlo a fare una cosa del genere, poiché è giustamente convinto che questo getterà l’infamia sulla sua famiglia, ma il Bellator non è uomo dal cuore tenero e gli dice che se non vuole procedere, può essere il primo a mettere la testa nel cappio.
Con le lacrime agli occhi, Heinrich uccide i condannati. E nasce così una nuova dinastia di Maestri Boia. Nel 1560 infila il record assoluto di Hof, otto esecuzioni in dodici mesi. Nel 1572, la sua abilità è notata dal principe-vescovo di Bamberga, che lo assume con un ottimo stipendio.
Il passaggio da Hof a Bamberga segna quindi una deciso miglioramento della situazione economica di Schmidt, che ottiene anche una bella abitazione nell’angolo nord-est della città (considerato una piccola Venezia), sebbene debba dividerla con Hans Reinschmidt, il suo aiutante. In quel periodo, Bamberga è una città di oltre diecimila abitanti lontana, quindi, dalla modestia di Hof, ma anche lì, sebbene in tono minore, la professione di boia sembra comportare dei problemi di esclusione. Come prostitute ed ebrei, anche il boia dovrebbe portare vesti o segni che lo identifichino a prima vista come tale, ma in realtà non ci sono prove che gli Schmidt siano costretti a indossare abiti o copricapi particolari.
Il figlio di Heinrich, Frantz, inizia fin da giovanissimo a coadiuvare il padre nella sua attività. Mentre altri ragazzi si recano nelle botteghe per imparare il mestiere di falegname o di commerciante, Frantz aiuta il padre a tenere fermi i rei durante l’interrogatorio, la tortura o l’esecuzione, porta gli strumenti e li lava, insomma, pone in essere tutte le attività collaterali al vero e proprio atto di giustiziare il condannato.
Franz giustizia il primo uomo nel 1573, tramite impiccagione, all’età di diciannove anni. Lo fa in modo perfetto, così il padre e un altro mastro boia ne chiedono la nomina ufficiale. Pochi mesi dopo, Frantz è già chiamato a Kronach per eseguire una difficile sentenza. Il condannato è tal Barthel Dochendte, autore di tre omicidi, cui è stata comminata la pena di morte tramite ruota. Riservata a chi si macchia di reati particolarmente efferati, l’Esecuzione tramite Ruota è una delle più crudeli mai elaborate dall’uomo; ed è anche quella che richiede il maggior dispendio, fisico e psicologico, al boia. Il condannato viene legato a una grande ruota, spesso sollevata dal terreno tramite un palo, e il boia deve rompere, con metodo e senza provocare la morte immediata del reo, gli arti di quest’ultimo in vari punti, provocando la fuoriuscita delle ossa. A volte è la stessa ruota a essere usata come mazza, con il condannato legato in terra con dei cunei di legno sotto gli arti per favorire la rottura delle ossa.
Solo nel primo anno di lavoro, Franz procede a tre Esecuzioni tramite Ruota.
Nel corso di tutta la sua carriera, saranno trenta. Franz non specifica mai quanti colpi ha impartito alla vittima prima della morte (di solito inflitta tramite un colpo di grazia al petto o al collo), tranne in un caso. Prima di uccidere il cognato Friedrich Werner (ladro e assassino), nel 1585, Franz frattura le sue ossa per 31 volte. Una cura particolare, dovuta al fatto che Franz non vuole mostrare alcun favoritismo nei confronti del parente acquisito; non ora che è diventato un cittadino di Norimberga a tutti gli effetti.
La versione integrale della biografia di Franz Schmidt è contenuta nel volume I Padroni dell’Acciaio.
Nel 1574, Schmidt dedica alcune righe del suo diario al suo settimo lavoro, il pluriomicida Klaus Renckhart. Una notte, Klaus e un complice si sono introdotti nella casa isolata di un mugnaio e lo hanno ucciso con un’arma da fuoco. Hanno poi stuprato la moglie e la governante, costringendo poi la prima a cuocere un uovo nel grasso e a mangiarlo assieme a Klaus usando il cadavere del marito come piatto. Lo stesso Klaus ha poi preso a calci il cadavere urlando “Mugnaio, questo pasto è di tuo gradimento?”.
La maschera del Boia |
La famosa maschera/cappuccio nera con i buchi per gli occhi non trova mai posto fra i boia medievali e rinascimentali. Si tratta di una delle tante mistificazioni del XIX secolo, che tanti danni hanno fatto a un corretto studio e alla corretta rappresentazione di quei periodi. In tutte le incisioni e immagini giunte fino a noi, Franz è sempre rappresentato a capo scoperto ed è ben comprensibile, anche da un punto di vista funzionale, come sarebbe stato impossibile il contrario. |
Schmidt lo fa salire su un carro diretto al patibolo subito dopo la sentenza di morte. È uso che, durante il lento avvicinamento al luogo dell’esecuzione, il boia proceda a una dolorosa tortura del condannato tramite tenaglie roventi. La corte decide infatti quante “pinzate” devono essere inflitte (alle braccia e/o al torso) e, di solito, il numero rimane fra uno e tre, visto che la quarta a volte risulta fatale. Klaus arriva al patibolo sfiancato e sanguinante; Schimdt lo fa spogliare e lo inchioda al terreno con le gambe e le braccia aperte. Sotto ciascun arto, inserisce tre cunei leggermente distanziati fra loro per favorire la rottura delle ossa. Poi inizia a colpire gli arti con una grossa ruota di carro. Lo strazio e le urla sono indicibili e la folla osserva silenziosa. Alla fine, il corpo martoriato finisce sulla medesima ruota, innalzata su un palo infisso al terreno. E rimane lì per giorni, divorato dai corvi, come monito per la popolazione e per gli stranieri in transito in città.
Nel 1578 diventa il Maestro (Meister) o Capo-Boia di Norimberga, una grande città quindi. La città ha sempre avuto difficoltà a trovare un bravo carnefice. Nel 1386 Maestro Frederich, boia di Norimberga, finisce sul rogo per aver falsificato monete; un secolo dopo, nel 1479, è Maestro Hans a finire sul patibolo per tradimento, e la sua testa cade sotto il colpo netto del suo assistente. Fortunatamente per Norimberga il suo successore, Maestro Jorg, serve per molti anni in modo impeccabile, tanto da essere fatto cittadino nel 1497. Anche per gli assistenti le cose non vanno troppo bene, visto che nel 1503 uno di loro viene ucciso dal Maestro per una lite sulla divisione del compenso. Nel 1525 accade poi un fatto inconsueto quando Mastro Gilg, invece di giustiziare una infanticida tramite affogamento, la salva sposandola. È infatti permesso al boia di sposare (e salvare) la condannata, purché entrambi lascino la città per sempre. L’episodio più riprovevole è però del 1544, quando Maestro Kester viene ucciso in strada, davanti a decine di cittadini, senza che nessuno alzi un dito per intervenire. Insomma, la vita del Maestro, del Boia, è tremendamente pericolosa, e Franz sa che dovrà dimostrarsi sempre impeccabile.
Oltre a godere di ottima fama (nonostante la giovane età), Schmidt ottiene l’incarico presso Norimberga anche grazie al matrimonio di sua sorella con l’attuale Mastro Boia della città Lienhardt Lippert. Quest’ultimo non è molto apprezzato, specie perché ha bisogno di due o tre colpi per decapitare i condannati, e quando un infortunio gli impedisce di continuare ad esercitare, il concilio cittadino assume immediatamente Franz.
Dal punto di vista economico, il miglioramento della condizione di Franz è eccezionale. Il suo primo contratto, che lo lega alla città fino al 1583 (quinquennale), gli garantisce una paga settimanale 2 pezzi d’oro e mezzo (gulden), un’abitazione spaziosa con bagno riscaldato, provviste adeguate di legna e vino, rimborso completo per tutte le spese di viaggio. Oltre a questo, riceve un compenso ulteriore per ogni sessione di interrogatorio e come consulente medico. Viste infatti le approfondite conoscenze di anatomia e fisiologia di Schmidt, uno dei suoi maggior biografi racconta che, in 45 anni, il Boia fornisce ben 15.000 consulti medici agli abitanti della città. Secondo quanto riportato in The Faithful Executioner, Franz ha introiti analoghi a quelli di un ottimo avvocato ed è il boia più pagato dell’Impero. Lo stesso Franz ammette di guadagnare il triplo del padre.
Come scrive M.M. Stapelberg in Through the Darkness: Glimpses into the history of western medicine:
Schmidt disseziona regolarmente i cadaveri dei giustiziati. Il diritto dei boia a dissezionare i cadaveri delle loro vittime fu eliminato progressivamente dalla metà del XVIII secolo, quando i medici limitarono questo privilegio dei boia.
Pur essendo un boia particolarmente efficiente, Schmidt è testimone di alcune situazioni davvero grottesche, come quella relativa all’incarcerazione ed esecuzione del bandito Hans Kolb. Pur di evitare la Ruota, Hans pone in essere atti di autolesionismo che Schmidt descrive così:
Poiché non poteva fuggire dalla prigione, si morse il braccio sinistro arrivando fino alle vene. Dopo essere stato medicato, a un giorno dal patibolo si strappò nuovamente un pezzo di carne grande come una moneta e profondo un pollice, sperando di poter sanguinare a morte […] Invece è stato giustiziato per mezzo della ruota, rompendogli prima tutti e quattro gli arti, con le accuse di omicidio, rapina, banditismo e furto. Come contrappasso finale, il suo corpo è stato bruciato. Fece finta di non riuscire a camminare, quindi fu trasportato a braccia sul patibolo. Non pregò e disse al prete di stare zitto, poiché già conosceva quelle parole e non voleva sentirle, e che gli stava facendo venire il mal di testa.
Hans non è l’unico a cercare una morte meno dolorosa, visto che un altro condannato si lacera in ogni modo possibile (con un coltello rimediato) prima di finire sul patibolo, ma Franz riesce a salvarlo e a portarlo intero sotto la Ruota, in modo che possa essere fatto a pezzi come da rito.
Abbiamo accennato alle trenta esecuzioni tramite ruota di Franz, ma bisogna sottolineare che lo strumento con cui egli dà la morte con più regolarità è la spada. In quarantacinque anni di onorato servizio, Franz porta a termine il numero record di 187 esecuzioni con la spada (su 361 esecuzioni complessive) e, cosa incredibile, solo 4 volte ha bisogno di un secondo colpo per separare la testa dal corpo.
La sua tecnica e forza fisica sono quindi del tutto eccezionali, e il lungo allenamento al seguito del padre ha senza dubbio avuto un ruolo essenziale. Nel XVI secolo la Executioner Sword, la Spada da Esecuzione, assume delle caratteristiche peculiari che la differenziano da quelle utilizzate sui campi di battaglia. La punta diventa arrotondata, la lama più larga (lunga circa 1 metro) e il peso arriva anche a 7 libbre (3,5 kg circa), pari a quello delle più pesanti zweihander utilizzabili in battaglia. Anche le decorazioni, sempre più raffinate, contribuiscono a donare sacralità allo strumento. Ogni Spada da Esecuzione ha un’iscrizione unica, come “Dio persegue, Io eseguo“, e incisioni di immagini della Madonna (!), Cristo o addirittura di patiboli e corpi smembrati. Franz è fiero della sua spada, forgiata secondo le specifiche che egli stesso ha fornito all’armaiolo.
Morti Atroci |
Prima dell’arrivo di Franz Schmidt, a Norimberga c’erano state esecuzioni terribili. Fino al 1513 le adultere venivano seppellite vive, dando luogo a scene che risultavano troppo orrende anche per gli uomini più duri. Proprio nel 1513, l’orrore suscitato dal una esecuzione del genere convinse il concilio cittadino ad utilizzare la decapitazione. Più di un secolo prima, nel 1392, un uomo accusato di aver ucciso la madre era stato calato in un calderone di olio bollente, trovando una morte straziante. L’annegamento era un altro metodo utilizzato a Norimberga. La procedura prevedeva che il condannato fosse chiuso in un sacco e gettato nel fiume Pegnitz da un palco costruito sulla sponda. L’aiutante del Boia (il Lowe) era incaricato di tenerlo sott’acqua utilizzando un palo di legno. Fu proprio Schmidt a consigliare l’abolizione di questo metodo in favore della decapitazione. Poche settimane prima infatti, c’era voluta un’ora per giustiziare una donna così. La poveretta risaliva a galla, si dimenava e aveva anche rotto il sacco. L’assistente di Schmidt la spingeva sott’acqua, ma la donna riusciva a divincolarsi e urlare di avere pietà di lui. Un disastro insomma. |
Il 13 agosto 1594, Franz si trova davanti due criminali particolari. Negli ultimi decenni, il clima della Riforma e Controriforma ha reso le giurisdizioni cittadine particolarmente sensibili al tema degli atti omosessuali (sodomia), quindi salgono sul patibolo Christoff Mayer, un tessitore di fustagno, e Hans Weber, un fruttivendolo. Si tratta di due cittadini di Norimberga che hanno rapporti sessuali (“hanno praticato la sodomia insieme”) da tre anni e sono stati scoperti da un ragazzo di bottega a fornicare dietro a una siepe. Franz scrive che il fruttivendolo è un sodomita di vecchia data, avendo “praticato” per oltre venti anni con altri uomini, quali Endress il cuoco, Alexander, Georg (nell’esercito) e il panettiere Toothy Chris a Lauf, oltre a molti altri aiutanti di quest’ultimo di cui non ricorda il nome.
Il tessitore se la cava con una morte veloce (d’altronde compie atti omosessuali da soli tre anni!): Franz lo decapita con un solo colpo. Dopo però, mette il cadavere sul rogo assieme ad Hans, che invece è vivo e vegeto.
Naturalmente, Franz è anche addetto a qualsivoglia tipo di tortura sia necessario infliggere agli indagati (che spesso passano nella più sfortunata categoria dei “condannati”). Nel caso in cui il magistrato trovi indizi di colpevolezza tali da giustificare la tortura, Franz lega la vittima e la porta nella Buca, un sotterraneo che ha il suo cuore nella Cappella, il nome poco azzeccato dato alla stanza delle torture. Sopra la Cappella c’è una stanza dove siedono i magistrati. Non possono vedere le torture inflitte, ma possono interrogare direttamente la vittima tramite un condotto per l’aria che collega le due stanze.
La vittima osserva gli strumenti di tortura, che però sono utilizzati come extrema ratio; di solito, basta che carnefice e magistrati giochino per qualche minuto a “poliziotto buono, poliziotto cattivo” per far parlare il reo. In caso di particolare ostinazione della persona, Franz passa alle candele poste sotto l’ascella e a vari altri procedimenti. Il più utilizzato è però lo “strappado” (tratti di corda) al presunto reo vengono legate le mani dietro la schiena e attaccati zavorre di peso differente ai piedi; tramite l’azione di un argano, il torturatore issa il reo verso l’alto, in modo da provocare dolori insopportabili alle spalle e alla schiena.
Anche le punizioni corporali e le mutiliazioni sono parte integrante del suo mestiere. In altre parti della Germania, punizioni orribili come cavare gli occhi (tentato omicidio) o amputare dita e lingua scompaiono definitivamente a fine XVI secolo, mentre a Bamberga e Norimberga permangono. Per nove volte, Franz taglia le dita di malfattori di vario genere, fra cui bari e prostitute; in quattro casi, incide una grande “N” sulla guancia di altrettanti papponi, e in altri quattro taglia le orecchie a delle prostitute-ladre.
Franz continua ad amministrate tutte le punizioni corporali e le esecuzioni fino a 57 anni, un’età in cui la maggior parte dei boia si sono già ritirati da diversi anni. In The Fatithful Executioner, l’autore prende un episodio del 1611 come inizio del declino di Franz. Nel Febbraio di quell’anno, il Boia di Norimberga necessita di ben tre colpi di spada per decapitare l’adultera Elisabeth Mechtlin (per incesto con il figlio) e riporta il fatto sul suo diario con un laconico “pessimo lavoro”.
Negli anni successivi, oltre a molte esecuzioni perfettamente riuscite, Franz ha qualche problema in due occasioni e, ormai ultrasessantenne, si appresta al suo ultimo lavoro il 13 novembre 1617. La sua vittima è Georg Karl Lambrecht, falsario e contraffattore, e la pena è il rogo. È solo la seconda volta che a Franz viene richiesta questa modalità in più di quarant’anni di onorato servizio.
I magistrati gli chiedono di velocizzare il trapasso di Georg o strangolandolo, o legandogli un sacchetto di polvere da sparo intorno al collo. Franz esprime qualche perplessità sulla seconda proposta, immaginando che l’esplosione possa raggiungere gli spettatori. In realtà, entrambe le misure, non è chiaro per colpa di chi, non sono messe in pratica, e Georg agonizza per diversi minuti mentre il fuoco lo divora.
Già dal gennaio del 1618, Norimberga assume Maestro Bernhard Schlegel (boia di Amberga) per sostituire Franz Schmidt, che dà ufficialmente le dimissioni il 4 luglio 1618 dopo quaranta anni esatti al servizio di Norimberga. Il concilio rimpiange quasi immediatamente i modi sobri, la compostezza, le capacità e la vita regolare di Schmidt. Infatti Schlegel, il nuovo boia, chiede aumenti di paga molte volte l’anno, oltre a prestiti per i debiti di gioco. Il vecchio boia invece aveva chiesto l’ultimo aumento nel 1584.
Schlegel chiede (è un suo diritto) di potersi trasferire nella casa del Boia, ancora occupata da Schmidt, ma questi la lascia solo nel 1626 per una magione molto più grande, pagata di buon grado dal concilio assieme a una pensione molto vantaggiosa. Schmidt rimane anche il punto di riferimento medico della città, tanto che Schlegel si lamenta per tutti i clienti che perde a causa sua. La massima umiliazione è che molti, insoddisfatti delle cure proposte da Schlegel, riescono a risolvere i loro problemi dopo un consulto con Schmidt.
Negli ultimi anni, Schmidt ottiene dall’Imperatore un documento che elimina qualsiasi riferimento alla sua professione, formalmente ancora un’onta per la sua famiglia, e lo eleva al rango di medico. Quando muore, ormai ottantenne, nel 1634, sui registri ufficiali della città si legge che è trapassato “L’onorabile Franz Schmidt, medico”. La stessa frase è riportata sulla sua lapide. Dopo aver dato la morte a 361 persone e aver aiutato a sopravvivere migliaia di altre, Franz chiude un’epopea iniziata con il dito puntato di Albrecht Alcibiades verso suo padre.
Bibliografia: |
- J. HARRINGTON, The Faithful Executioner: Life and Death, Honor and Shame in the Turbulent Sixteenth Century, 2013;
- F. SCHMIDT, A Hangman’s Diary: The Journal of Master Franz Schmidt, Public Executioner of Nuremberg, 1573–1617, ed. 2015;
- M.M. STAPELBERG, Through the Darkness: Glimpses into the history of western medicine, 2016;
- M. WELSH, Corrections: A Critical Approach, 3° ed. 2011
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Oltre all’accuratezza storica come non apprezzare i temi proposti e la fluidità della scrittura. E’ sempre un piacere leggere i tuoi articoli.
Grazie Igor, un saluto!
Che articolo! Che Storia!
Bellissimo, bellissimo, bellissimo.
Con tutto il materiale a disposizione su Schmidt, l’articolo si è scritto quasi da solo!
Estremamente interessante!
per caso , si sa se i boia negligenti rischiavano di essere lapidati solo nei paesi di lingua tedesca?
c’è da dire che la giustizia nel medio evo è un campo assai poco praticato, per quanto ne possa sapere io…
Zwei, se tu fossi un professore di storia, faresti amare la materia dai tuoi studenti.
Ah ah, grazie Maurizio! I boia incapaci rischiavano ovunque. E ricorda che parliamo di fine XVI-inizio XVII secolo, quindi siamo un po’ distanti da quello che, tecnicamente, chiamiamo “medioevo”.
“quindi siamo un po’ distanti da quello che, tecnicamente, chiamiamo “medioevo”.” oops, sorry!
Bellissimo articolo. Pensavo che allora il metodo di esecuzione di gran lunga più praticato fosse l’impiccagione. Invece.. un solo bel taglio (se andava bene) e via.
Mi spiace per i commenti cancellati ragazzi, ma quello aveva scritto una roba improponibile!
Piccola curiosità: si possono postare le immagini in un commento? E se sì, che codice bisogna usare?
Non riesco a ricordare se ho eliminato questa possibilità o meno. Dovrei fare qualche prova.
continuo ad apprezzare incredibilmente questi approfondimenti su personaggi poco conosciuti,che poi sia collegato a una vicenda di un altro articolo è un tocco di classe notevole
Grazie Albert,
In realtà l’articolo è collegato a quello su Alcibiades, a sua volta collegato con quello su Enrico V di Brunswick, a sua volta collegato con quello sulle zweihander cerimoniali di Brunswick!
wow,non avevo colto tutto ciò,non conosco questo sito da molto e sono ancora a metà circa del materiale da te scritto,leggendo spesso più articoli al giorno sui più disparati argomenti a volte non colgo simili collegamenti
A Livorno direbbero “Boia Dhe, che articolo…” sempre bravo.Complimenti
Impressionante, bellissimo articolo come sempre
Danke mio caro!
Adesso so da cosa ha preso spunto Wolfe per la sua gilda dei torturatori (o come piace loro chiamarsi i ricercatori di verità e giustizia), grazie per il bell’articolo.
Ho scoperto da poco Zhistorica e credo di aver perso un bel po di roba. Vedrò di recuperare. Grazie grazie grazie.
Grazie a voi ragazzi!
Articolo spettacolare davvero, come molti altri del resto: io che amo la Storia, scopro ora di non saper ancora nulla e ciò me la fa amare ancor di più!!
Mi associo a quanti mi hanno preceduto: se tu insegnassi a scuola, gli studenti si applicherebbero anima e corpo a questa materia..
Grazie per queste divulgazioni storico/scientifiche.
Complimenti è davvero un piacere legger vi!
Articolo letto tutto d’ un fiato: complimenti:-)
Filippo, Matteo e Paul… grazie!
La storia come avrei voluto studiarla da sempre. Grazie per la quantità e qualità degli articoli di questo sito. Siete dei fenomeni!
Davide caro, sono molto felice del tuo apprezzamento!
Molto interessante. Un’osservazione: sembra incredibile che venisse usato olio bollente per dare la morte o torturare. Non è un metodo un tantino costoso?
Veniva usato molto raramente in effetti
Un’esposizione, come sempre, scorevole, chiara e piacevole. Superbo.
Complimenti per l’articolo.
Ci sono differenze a partire dalla Riforma e poi dalla Controriforma per quanto riguarda i “crimini sessuali”? Mi risulta che nel Medioevo ci fosse grossa tolleranza, nei fatti, rispetto a pratiche come l’adulterio o la sodomia, o sbaglio? Il numero di condanne per queste tipologie di reati aumenta poi o restano delle eccezioni? E cambiano i metodi di supplizio (sempre in riferimento a questo campo)?