I Mosaici di Huqoq, un villaggio della Bassa Galilea, in Israele, sono stati scoperti diversi anni fa, ma gli studiosi impegnati a decifrarli sembrano perseverare in un errore che è, a mio avviso, macroscopico.
Il più interessante è, senza dubbio, il mosaico ritrovato fra i resti di una sinagoga del V secolo.
Ad effettuare gli scavi è stato il team della Professoressa Jodi Magness, della University of North Carolina, la quale, nel 2015, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:
“[il mosaico] è composto da tre differenti strisce che contengono figure umane e animali, compresi degli elefanti. Quella più in altro, la più grande, mostra l’incontro fra due uomini, che forse rappresentano Alessandro Magno e un alto religioso Ebreo.”
Per la prima volta, dunque, troviamo all’interno di una sinagoga una scena tratta dalla storia e non dal Vecchio Testamento.
Pur apprezzando lo sforzo interpretativo della Prof.ssa Magness, non appena ho visto le foto del mosaico ho pensato che l’uomo raffigurato non fosse Alessandro Magno, ma un grande imperatore romano che, però, regnò solo per tre anni (360-363): Flavio Claudio Giuliano.
Per le sue credenze pagane, egli fu soprannominato l’Apostata.
Per quale motivo ritengo che il mosaico ritragga Giuliano e non Alessandro? Ve lo spiego subito.
Giuliano mostrò sempre grande amicizia nei confronti del popolo ebraico, tanto che le fonti riferiscono unanimemente che egli aveva intenzione di ricostruire il Tempio.

Al giorno d’oggi potremmo considerarlo un conservatore (con tutte le cautele necessarie all’applicazione di categorie moderne all’evo antico), ma in realtà Giuliano apprezzava i popoli che rimanevano fedeli alle proprie tradizioni. Questo lo portò a lanciare ai cristiani accuse del genere:
Perché voi Galilei avete dimenticato l’antico credo degli Ebrei, assieme a tutti i suoi insegnamenti e le sue cerimonie?
Egli sosteneva la superiorità del paganesimo rispetto alle altre religioni, ma ciò non gli impedì di dire, sempre ai cristiani:
Considerata nel suo complesso, è preferibile la religione di Israele al vostro credo appena creato.
Probabilmente Giuliano aveva un’ottima conoscenza del Vecchio Testamento o, meglio, della sua traduzione in greco.
Nella sua famosa lettera agli Ebrei, egli definisce “fratello” il Patriarca Hillel II (“Iulon”), Nasi del Sinedrio per quasi 65 anni (320-385). Nella stessa missiva, Giuliano sancisce l’abolizione delle imposte speciali chieste agli ebrei ed esprime la volontà di “vederli prosperare ancora di più”. Sottovalutata è invece una richiesta fatta dall’Imperatore agli ebrei, quella di “pregare il Creatore (“demiurgo”)” per lui.
Nell’estate del 362, Giuliano (oltre a essere un filosofo si dimostrò un eccellente generale e guerriero) era ad Antiochia, pronto a lanciare una violenta campagna militare contro i sasanidi. Si mosse alla testa dell’esercito quasi un anno dopo, nella primavera del 363.
È questo il periodo, durato meno di un anno, cui si riferiscono i mosaici di Huqoq?
Dalla testimonianza di un monaco di Edessa del VI secolo, pubblicata nel 1880 a Leiden con il titolo Julianos der Abtruennige e riportata da The Jewish Quarterly Review, Vol.5, No.4 (Jul. 1893) a pagina 620 , sappiamo che Giuliano, all’inizio della sua spedizione contro i Sasanidi, fu raggiunto a Tarso da una processione di ebrei provenienti da Tiberiade. Costoro gli chiesero umilmente di poter ricostruire il Tempio, e Giuliano diede loro il permesso di iniziare a gettare le fondamenta (visto che avrebbe ricostruito il Tempio al ritorno dalla spedizione militare). È proprio questo, penso, l’episodio rappresentato nei mosaici scoperti a Huqoq. L’antico insediamento ebraico era infatti a 10 km da Tiberiade e quest’ultima era stata completamente distrutta dai romani solo nove anni prima durante la Rivolta contro Gallo.
“L’alto religioso Ebreo” menzionato dalla Prof.ssa Magness potrebbe essere il capo della delegazione inviata da Tiberiade all’Imperatore romano, ma, visto che la città non era stata ancora del tutto ricostruita, è anche possibile che diversi religiosi si fossero spostati nei centri vicini com’era, appunto, Huqoq.
Un altro particolare che mi fa propendere per questa interpretazione è che tutte rappresentazioni artistiche di Giuliano sono estremamente simili al ritratto contenuto nel mosaico di Huqoq. Al contrario, quelle di Alessandro non hanno né la barba, né la sottile fascia per i capelli, che invece sono sempre presenti in quelle di Giuliano. Per non parlare, ovviamente, della corazza muscolare che si intravede sotto il mantello.
Anzi, durante la sua permanenza in Oriente, la satira degli abitanti di Antiochia su Giuliano riguardava spesso la sua barba, cosa che lo spinse a scrivere un libello satirico di risposta intitolato Mispogon (“il nemico della barba”).
Inoltre, la vicinanza cronologica fra la sinagoga in cui sono stati trovati i mosaici (V secolo) e la permanenza di Giuliano in quei territori (fine IV secolo) lascia presupporre una connessione molto più stretta con l’Imperatore che non con Alessandro Magno. È anche molto probabile che il mosaico sia stato posato qualche anno prima dell’abbandono della sinagoga in questione, portandoci quindi a una sovrapposizione cronologica perfetta con l’episodio narrato dal monaco di Edessa.
I soldati sulla destra del mosaico sono palesemente soldati romani, con tanto di elmo Berkasovo e scudo tondo con motivo concentrico (vedi tavole relative agli scudi nella Notitia Dignitatum). Indossano, inoltre, la tunica manicata, tipica del tardo impero, e, in basso a sinistra, si può vedere anche un soldato (morto) in maglia ad anelli.
Quanto gli elefanti, che, temo, siano stati il motivo che ha spinto la Prof.ssa Magness a dare una didascalia frettolosa dei mosaici, bisogna sottolineare che furono utilizzati spessissimo dai sasanidi, specie contro i Romani. E che gli stessi Romani li utilizzarono per la logistica.
Sappiamo infatti che, nella decisiva Battaglia di Maranga, il 22 giugno 363, Giuliano sconfisse l’esercito sasanide, il cui centro era formato da elefanti da guerra. Tuttavia, l’Imperatore morì pochi giorni dopo per le ferite causate da un giavellotto (che alcune fonti dicono scagliato da un legionario cristiano).
Ho inviato una mail alla Prof.ssa Magness il 5 Agosto 2015, spiegandole lemie perplessità. In questa scrivevo, tra l’altro: The mosaic you have found in that ancient sinagogue it’s of unbelivable value, but i think the bearded figure in roman dressing depicts the Emperor Julian the Apostate and not Alexander the Great. According to the report compiled by a monk from Odessa, in 363 Julian met a Jew delegation from Tiberias (as you know better than me, it’s very close to Huqoq) on his way to Sasanian Empire (that had war elephants to support his infantry). To this delegation, he promised to rebuild the Temple. Ovviamente, ho inviato alla Magness anche tutta la documentazione a supporto. La sua risposta è stata molto gentile, ma ha confermato di ritenere più plausibile la sua spiegazione. |
Il mosaico potrebbe essere quindi antecedente alla morte di Giuliano, e quindi darci un’istantanea dell’incontro fra Giuliano e gli ebrei nell’imminenza della campagna contro i sasanidi, oppure essere successivo.
In questo caso sarebbe una straordinaria testimonianza di quella pace fra romani ed ebrei che, sembrata impossibile per secoli, era stata sancita in modo inequivocabile dal potere imperiale per finire in frantumi poco dopo a causa della guerra con i sasanidi (rappresentati per mezzo della loro unità militare più rappresentativa, gli elefanti).
Purtroppo, ancora un mese fa, il National Geographic ha riportato l’interpretazione “alessandrina”. A questo punto, dubito che vi sia la reale possibilità di far prevalere la verità storica sulle opinioni personali degli archeologi impegnati negli scavi.
Resta da chiedersi, ed è uno scenario ucronico di eccezionale interesse, cosa sarebbe accaduto al popolo ebraico se Giuliano, tornato dalla guerra, avesse lavorato per farlo prosperare nella sua terra dopo avergli restituito il Tempio.
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Che te devo dì, sò n’intelletto vivace!
Interessante, non hai modo di far arrivare le tue interpretazioni nei luoghi idonei?
A me pare abbastanza convincente, quindi proporrò l’interpretazione alla prof. Magness.
Me lo sono sempre chiesto anche io, cosa sarebbe accaduto se quel minchia di Giuliano si fosse messo l’armatura e avesse governato per qualche anno in più.
Non lo sapremo mai, ma a mio avviso aveva tutte le carte in regola per diventare un nuovo Marco Aurelio (anche se l’Impero ahimè non era più quello di un tempo)
Gran bell’articolo comunque e ottima intuizione! Spero che riceva la giusta considerazione nell’ambiente accademico, per me gli elementi ci sono tutti (e in caso positivo sarebbe un gran bel colpaccio 😉 )
Armatura o non armatura, i Sasanidi non erano i primi bischeri che passavano di lì per caso. Se la tesi dell’omicidio per mano di un servitore cristiano fosse confermata (nel senso che il giavellotto è stato tirato a tradimento e alle spalle da un traditore invece che dagli Aswaran dello Shah), sì, indossarla avrebbe potuto cambiare l’esito della battaglia e di conseguenza della guerra. Ma se morì per mano dei Clibanarii vuol dire che i Sasanidi erano riusciti a sfondare il campo e a raggiungere la Guardia dell’Imperatore coi loro uomini migliori.
Beh, si trattava di una semplice scaramuccia di retroguardia…e l’Imperatore, benchè ferito, fu riportato all’accampamento dove impiegò parecchio a spirare.
A prescindere da chi sferrò il colpo è altamente probabile che un’armatura gli avrebbe salvato la vita, in quell’occasione. 😉
Il giavellotto gli perforò il costato, quindi morte certa lenta e dolorosa. Indossare l’armatura avrebbe sicuramente evitato che Giuliano venisse solo ferito, ma come riporta Ammiano Marcellino, le kontos dei Clibanarii erano in grado di impalare due uomini uno dietro l’altro e di provocare una ferita mortale sotto due hamata sovrapposte (considerando che molte monete riportano Clibanarii impugnare la kontos con due mani ma in “couched position” e considerando che disponevano dei cavalli più robusti del tempo non stento a crederlo).
Anyway, Giuliano militarmente sapeva senza dubbio il fatto suo.
Anche io soffro molto nel sapere che, forse, non sapremo mai com’è andata davvero!
Fenicio se devi scrivere cose del genere fallo in bacheca retard. Puoi copiancollare lì i tuoi commenti (che non hanno alcuna attinenza con l’articolo), perché domani li elimino da qui.
Ora son curiosaaaa… che aveva scritto? >_>
Sicuramente qualcosa a che fare con gli Ebrei e i pacifici e inermi Arabi di palestina. Ammetto però non ricordare molto bene.
Per quel che posso vedere, non posso che essere d’accordo con te: l’iconografia qui non corrisponde per nulla a quella di Alessandro, mentre le tue motivazioni per riconoscervi Giuliano andrebbero prese in seria considerazione, IMHO. Sarebbe anche piú utile conoscere le motivazioni alla base dell’altra interpretazione: la pubblicazione originale non le riportava? Puoi mica indicarcela? Mi piacerebbe approfondire e soprattutto sapere se ci sono altre immagini del mosaico…
Appena possibile vedo di rimediare qualche altra foto del mosaico.
Non mi convince però la attribuzione agli ebrei Perchè in costumi romani e senza copricapo obbligatorio per gli ebrei ? La H sul vestito se è una Eta Greca , che significherebbe ? Se invece è latino , non vennero in quei tempi mai chiamati HEBREOS ma JUDEOS , la voce ebrei è molto molto più tarda , forse dopo il medioevo ..come si spiega ?
Molto figo.
Soprattutto se la tesi della professoressa si poggia esclusivamente sulla presenza degli elefanti per identificare Alessandro Magno nel barbuto o_ò
Và Zwei, fatti un nome nel mondo dell’archeologia!
Dio lo vuole!
Basta che poi ci fai sapere come va a finire! 😉
AGGIORNAMENTO: La Prof.ssa Magness, direttrice degli scavi, mi ha risposto. Ha inviato le mie osservazioni, che reputa interessanti, ai due storici che lavorano all’interpretazione del Mosaico. Vedremo.
E te che continui a lavorare in ufficio invece di calcarti un Fedora in testa ed andare a dirigere qualche scavo nella terra dei tuoi padri… mah.
L’ho sempre detto che faccio il legale per sopravvivere, e tutto il resto (storia e scrittura in primis) per vivere.
ciao, lettura molto interessante, per quanto riguarda l’elefante, che ha una chiara valenza imperiale, ti invito a leggere questo contributo!
https://www.academia.edu/16625867/LElefante_Imperiale_tra_Bisanzio_e_lOccidente_uniconografia_anti-bizantina_nella_cattedrale_di_Trani_in_Porphyra_n._23_anno_XII_pp
Ciao Francesco, hai linkato un contributo molto interessante. Leggo spesso Porphyra e l’ho citata in altri articoli (ad esempio quello sul Governo Ebraico di Gerusalemme).
Buonasera Zwei, ho analizzato meglio il mosaico di Huqoq grazie al National Geographics che ne ha proposto la versione integrale.
In quella versione si può capire bene come il mosaicista presenti la morte dell’Imperatore per mano di un assassino, quindi non è Alessandro Magno, ma è l’Imperatore Giuliano che di ritorno dalla Battaglia di Maranga fu ucciso in un agguato da un commando Cristiano o Ebreo.
https://www.biblicalarchaeology.org/daily/biblical-sites-places/biblical-archaeology-sites/alexander-the-great-huqoq/
Grazie per la conferma. Ero assolutamente sicuro, quando scrissi alla curatrice dello scavo, della bontà della mia tesi!
Interessante, il riferimento a Giuliano è importante e concordo. Il racconto del mosaico però sembra illustrare uno scontro fra sostenitori civili armati e l’imperatore. Questo sposterebbe anche l’attribuzione della sinagoga a una nascente chiesa cristiana. Si celebra la sconfitta da parte della divinità (il dito alzato) dell’imperatore “pagano”. Temo che la storia della caduta dell’impero romano sia tutta da riscrivere.