Storia della Chirurgia: gli Strumenti Chirurgici Greco-Romani

La Storia della Chirurgia offre allo studioso una quantità inimmaginabile di materiale da reperire, studiare e, soprattutto, metabolizzare.

Una delle branche più interessanti della storia della chirurgia è quella che riguarda la storia degli strumenti chirurgici, e in particolare quelli greco-romani.

Un Vecchio Volume sugli Strumenti Chirurgici Romani
Qui sotto troverete parte del primo capitolo (relativo alle fonti) di Surgical Instruments in Greek and Roman Times (“Gli Strumenti Chirurgici del periodo Greco-Romano”), scritto da John Stewart Milne nel 1907. È uno dei testi su cui sto lavorando e vorrei sapere se l’argomento solletica la vostra curiosità. Come si evince dal titolo, il volume è completamente dedicato alla storia della chirurgia e agli strumenti chirurgici, ed è stato scopiazzato in maniera più o meno evidente da decine di storici moderni.

Il primo scrittore classico su argomenti medici fu Ippocrate, che nacque nel 460 a. C. e praticò ad Atene e in altri luoghi della Grecia. E’ noto che le opere contenute nel Corpus Hippocraticum non siano tutte attribuibili ad Ippocrate, ma visto che tutte le opere pseudo-Ippocratiche appartengono al periodo classico, sono tutte ammissibili come prove per il nostro scopo, e per essere più conciso, mi riferirò a queste ultime come fossero tutte di Ippocrate.

Molti strumenti interessanti sono nominati nella piccola collezione di trattati che compongono l’elenco ritenuto genuino delle opere di Ippocrate, ma, prendendoli in considerazione assieme ai lavori pseudo-Ippocratici, il numero di strumenti citati in tutta la collezione è sorprendentemente grande e comprende trapani, trapani per ossa, sonde, aghi, pinze per denti, pinze per l’ugola, ascensori ossa, sonde uterine, dilatatori graduati, cranioclast, e altri. Dopo Ippocrate c’è una rottura nella continuità della letteratura medica, e per alcune centinaia di anni la medicina greca è rappresentata quasi interamente dalle scuole Alessandrine.

storia della chirurgia_strumenti chirurgici_cranioclast
Per quanto orribile a vedersi, il cranioclast fu utilizzato largamente fino al secolo scorso. In caso di aborto o morte del feto, permetteva di, ehm, rompere il cranio del feto per facilitarne l’estrazione.

La prima edizione a stampa delle opere di Ippocrate fu una traduzione latina stampata a Roma nel 1525, seguita dall’edizione Aldina del testo greco stampato a Venezia l’anno successivo. Altre edizioni sono quelle di Foes (1595), Van der Linden (1665), Kuhn (Lipsia, 1821). Edizioni più tarde sono il testo con una traduzione francese di Littré (10 volumi, 1849-61), un’edizione erudita curata da Ermerins con testo latino a fronte (1859-1864) e un’ottima traduzione delle opere originali di Ippocrate del famoso dottor Adams di Banchory (Soc. Sydenham. Trans., 1849). La migliore edizione, tuttavia, è quella di Kuehlewein, iniziata nel 1894 e attualmente in corso di pubblicazione da Teubner, Lipsia. I volumi successivi non sono ancora apparsi.

Per la parte del testo che non è contenuta nei primi due volumi di Kuehlewein mi sono basato sull’edizione di Kuhn per la maggior parte delle letture, anche se a volte sono da preferirsi quelle di Van der Linden o Foes. I riferimenti indicati sono i volumi e le pagine dell’edizione di Kuhn, ma in questa edizione sono date le indicazioni delle corrispondenti frazioni nelle altre edizioni in modo che possano essere fatti facilmente riferimenti incrociati a queste ultime. Sembra che ci sia una diversa disposizione in diverse edizioni di Foes, visto che Liddell e Scott dicono che i riferimenti nei loro Lexicon alle pagine contenute nell’edizione di Foes, ma non corrispondono in alcun modo all’impaginazione dell’edizione davanti a me (Francoforte, 1595) .

Come scrittore successivo abbiamo Aulo Cornelio Celso. Il suo sistema di medicina in otto libri è una meraviglia di lucido ordine, e il suo buono stile rende piacevo le leggere una qualsiasi delle sue opere. Il settimo libro dà un giudizio molto interessante sulla chirurgia della Scuola Alessandrina. Egli descrive molti strumenti in dettaglio, anche se cita un numero minore di strumenti speciali rispetto ad alcuni scrittori Greci, visto che la lingua latina si presta meno bene alla formazione di parole composte rispetto a quella greca. Per fare un solo esempio, Celso ha praticamente una parola per tutte le varietà di pinze, vulsella, mentre i greci usano parole composte come pinze per capelli (tricho-labìs), pinze per carne (sarcho-làbos), pinze per dente (òdontàgra), pinze per mozzare (rizàgra).

Infatti, nel caso di queste ultime due parole Celso si esprime in greco. Celso è stato pubblicato per la prima volta nel 1478. Un’altra edizione è quello della Targa, 1769. Le edizioni davanti a me sono quelle di Daremberg, pubblicata a Lipsia nel 1859, e Vedrenes (Parigi, 1876). Quest’ultimo contiene le illustrazioni di un numero considerevole di esemplari provenienti da musei italiani e francesi.

Rufo di Efeso (98-117 d.C.) ha lasciato poche cose interessanti relative all’oggetto della presente trattazione, visto che egli si limita a menzionare, senza descriverli, pochi strumenti, tutti già a noi noti da altre fonti. La migliore edizione è quella di Daremberg, Parigi, 1879. Una traduzione latina delle sue opere si trova in Medicae Artis Principes (Stephanus).

Areteo di Cappadocia ci ha lasciato un lavoro sulle malattie croniche e acute. Egli fa pochi riferimenti agli strumenti, ma quelli che fa sono interessanti, poiché ne nomina alcuni che non sono riportati da nessun altro autore. Fa anche u allettante riferimento a un suo lavoro sulla chirurgia che purtroppo è andato perduto. Esiste una bella edizione del testo, con una traduzione in inglese di Adams di Banchory, nelle Transactions of Sydenham Society.

Galeno (130-200 d.C.) è stato uno scrittore molto produttivo, gran parte del suo lavoro è sopravvissuta fino a oggi e abbonda di argomenti che ci interessano. Molte informazioni sugli strumenti si possono acquisire anche solo dai suoi scritti anatomici. L’edizione più accessibile è quella di Kuhn (20 voll., Lipsia, 1821), ma è sciatta nel testo e ancor più nella traduzione, che è in latino.

Oribasio (325 d.C.) ha scritto un’enciclopedia della medicina, Collecta Medicinalia, in settanta libri, di cui ne rimangono un terzo. Dal nostro punto di vista questa è la più interessante delle sue opere, ma ha lasciato anche una sinossi dell’enciclopedia chiamata Synopsis ad Eustathium, e una specie di manuale di primo soccorso chiamato Libri ad Eunapium. Ho utilizzatol’edizione di Daremberg e Bussemaker (1851-1876).

Sorano di Efeso ci ha lasciato un preziosissimo trattato di ostetricia e ginecologia, che, sebbene scritto solo per le ostetriche, contiene molti riferimenti interessanti a strumenti come lo speculum, la sonda uterina, cephalotribe, il decapitator, ed il gancio per embrioni. Ha vissuto durante il regno di Traiano. Alcuni dei capitoli, di cui si è persa la versione greca, sono stati conservati a noi per mezzo del suo riassuntore Moschione. Ho usato l’edizione di Eose pubblicata a Lipsia nel 1882.

The Cephalotribe
Pubblicazione ottocentesca sul corretto uso del cephalotribe (un altro orrido, ma tecnicamente affascinante, strumento spaccacranio)

Muscio (V secolo), tradusse in latino la parte ginecologica e ostetrica delle opere di Sorano a beneficio delle ostetriche che non parlavano greco. Questa versione è ormai perduta, ma ci è giunta una traduzione in greco, fatta dopo la caduta dell’Impero d’Occidente e lo sviluppo dell’Impero di lingua greca a Costantinopoli nel VI secolo. Di questo lavoro esiste una edizione di Gesner (Basilea, 1566). Infine, questa versione greca di Muscio è stata tradotta nuovamente in latino volgare più di recente (il Barbour pensa sia stata opera di un membro della Scuola Salernitana). Quest’ultima versione è stato pubblicata a Venezia da Aldo nel XVI secolo, ed Eose l’ha inserita come prefazione alla sua edizione di Sorano. Questo lavoro di Muscio ci interessa per fatto che tramanda il contenuto di alcuni capitoli, di cui l’originale di Sorano è privo.

Celio Aureliano Siccensis, un africano del quarto o quinto secolo, tradusse le opere di Sorano, sia quelle in materia di ginecologia che quelle sulle malattie generali, e ci ha tramandato alcune parti di Sorano che altrimenti sarebbero andate perdute; egli però scrive in un latino volgarizzato che, come il latino di alcuni altri scrittori africani su temi medici, causa molti problemi a chi non ha familiarità con questo stile particolare.

Aezio di Amida visse nella prima metà del VI secolo, e compilò un voluminoso trattato sulla medicina in sedici libri. Lavorò interamente di forbici e colla (copia-incolla ante litteram), ma il risultato è aver tramandato fino a noi numerosi estratti di scrittori le cui opere sarebbero altrimenti scomparse del tutto, e la sua opera è di grande valore per lo studio degli strumenti. Un’edizione Aldina dei primi otto libri è stata pubblicata nel 1534 e, anche se la traduzione di tutto il lavoro è stata pubblicata da Cornarius nel 1533-1542 in Latino, sei degli ultimi otto libri non sono mai stati pubblicati nell’originale Greco.

Un vero peccato, visto che, per l’argomento che vogliamo trattare, l’originale è l’unica cosa davvero importante, essendo il Greco, come ho già sottolineato, un linguaggio più ricco di parole composte rispetto al latino, e che meglio si presta alla coniazione di nomi più specifici per strumenti speciali. Non che il traduttore cinquecentesco sia da biasimarsi per essersi espresso in latino, ma ogni volta che usa una perifrasi latina noi avremmo avuto un equivalente molto preciso in lingua greca.


Come avrete capito, la storia della chirurgia e degli strumenti chirurgici offre molti spunti interessanti, che spero di riprendere nei prossimi articoli. Se vi appassiona l’argomento, potete dare un’occhiata agli altri articoli sulla storia della medicina che abbiamo pubblicato: Medici nell’Esercito Romano, Amputazioni e Protesi dall’Evo Antico a quello Moderno, Storia della Rinoplastica, Il Padre della Chirurgia Oftalmica e tanti altri.


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9 pensieri riguardo “Storia della Chirurgia: gli Strumenti Chirurgici Greco-Romani

  1. Per quanto mi riguarda sono più che interessato a un articolo del genere. Ho molto apprezzato i precedenti articoli di ‘medicina antica’ presenti sul sito, interessanti, ben scritti ed ottimamente documentati e sono quindi ansioso di leggere qualcosa anche su un argomento così stuzzicante, soprattutto se, come penso, darà qualche calcio a luoghi comuni ormai dati per scontati…

  2. Da medico e appassionato (Ignorantissimo) di storia della medicina, non posso che apprezzare tutte queste informazioni.
    Si tende a pensare che la medicina, ma soprattutto, la chirurgia moderna siano l’evoluzione assoluta del pensiero medico nei secoli.
    In realtà oggi, spesso, non facciamo altro che applicare, con maggiore cognizione di causa, conoscenze che tanto recenti non sono.
    Penso alla quadrantectomia per i carcinomi mammari, già nota nel Giappone ottocentesco.
    Grazie Zwei, continua così

  3. La mia tesi di Laurea aveva come argomento proprio la medicina e la figura del chirurgo nell’antichità greca e romana. Particolare riguardo alla domus del chirurgo di Pompei.
    Buon lavoro e complimenti

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