Eccoci al terzo articolo della serie dedicata alle notizie archeologiche più interessanti dello scorso anno. Cliccando sui titoli andrete direttamente alle pagine web da cui ho tratto la relativa notizia.
1. Gli Arabi Mangiavano Lucertole anche dopo l’Avvento dell’Islam
Scavando nei pressi di al-Yamâma, un’oasi dell’Arabia Saudita occupata dal II al XIX secolo, Hervé Monchot, zooarcheologo della Sorbonne, ha trovato i resti di 145 scheletri di Uromastyx aegyptia (un lucertolone con coda corazzata che può raggiungere i 75cm di lunghezza).
Questi erano mischiati a ossa di capra e cammello in una discarica di scarti alimentari posizionata vicino a un’antica Moschea. Le evidenze archeologiche dimostrano dunque che tribù beduine le utilizzavano dunque come ottima fonte proteica nonostante l’Islam le consideri haram (impure)
Un report scritto dal persiano Nasir Khusraw, che attraversò quelle terre nell’XI secolo, recita così:
Non appena i suoi compagni di viaggio scorgevano una lucertola, la catturavano, uccidevano e mangiavano.
2. L’Ascesa dei Mongoli fu Favorita da un Clima Mite e da Piogge Abbondanti?
Tutto è partito dallo studio degli alberi più vecchi presenti sui rilievi della Mongolia centrale. Gli scienziati hanno scoperto che, negli anni precedenti (diciamo 1180-1190) l’ascesa di Genghis Khan, la Mongolia fu colpita da una grave siccità. Successivamente però, fra il 1211 (anno in cui Genghis Khan dichiarò guerra al Principe Shao di Wei, imperatore della Dinastia Jin) e il 1225 (due anni prima della morte di Genghis Khan), si ebbero piogge e temperature calde come mai avvenuto prima.
A detta di Neil Pederson (Columbia University), le distese erbose e l’abbondanza di acqua permisero quindi ai Mongoli di allevare un numero di cavalli ancora maggiore, cosa che aumentò a dismisura le loro capacità militari. Sappiamo infatti che ogni guerriero mongolo poteva avere al seguito anche più di cinque cavalli e mandrie da utilizzare come “provviste itineranti”.
Ovviamente ridurre l’ascesa dei Mongoli a una mera questione metereologica sarebbe sciocco, ma questo studio ha dimostrato in modo inequivocabile come i cambiamenti climatici possano aiutare a mettere in moto catene di eventi storici capaci di cambiare il volto del mondo.
3. Laser e Radar per Svelare i Segreti dei Ponti Romani
Le capacità ingegneristiche dei Romani rimasero insuperate per molti secoli. Basti pensare al fatto che l’Europa tornò ad avere una rete viaria paragonabile a quella del tardo impero solo una dozzina di secoli dopo la caduta di Roma.
Oltre alle strade, i ponti sono un altro simbolo della grandezza romana, poiché molti di essi sono tutt’ora esistenti e utilizzabili. A questo riguardo, il Journal of Bridge Engineering ha pubblicato uno studio, “Ancient Stone Bridge Surveying by Ground-Penetrating Radar and Numerical Modeling Methods”, condotto su ottanta ponti romani costruiti nella provincia iberica.
L’indagine, condotta con l’ausilio di un veicolo dotato di uno scanner laser 3D, un GPR, videocamere termografiche e un profilometro di superficie, ha portato alla scoperta di crepe e altri danni avvenuti nel corso dei secoli – la cui conoscenza permetterà dei restauri più accurati – e anche di numerosi lavori di manutenzione operati nel medioevo e nel rinascimento. Sull’arcata di uno dei ponti, quello di Segura, è stata anche rinvenuta un’incisione rinascimentale.
4. Il Più Antico Caso di Cancro Metastatico Viene dall’Africa
Una delle notizie archeologiche più interessanti del marzo scorso proviene dal Sudan.
Ad oggi, in tutto il mondo sono state scoperte circa duecento mummie o scheletri di persone affette da tumore nell’evo antico.
Un numero ristretto direte voi, ma bisogna fare due precisazioni. Da un lato, come specificato nell’articolo originale, gli archeologi non procedono quasi mai all’analisi radiologica dei resti umani. La ragione è legata quasi esclusivamente al problema rappresentato dai costi di questa procedura. Dall’altro, mancando nell’antichità fattori di rischio quali il fumo, l’inquinamento ed il consumo spropositati di zuccheri, il male non aveva la diffusione odierna.
I ricercatori sono quindi rimasti sorpresi nell’analizzare lo scheletro di un giovane uomo (25-35 anni) trovato presso il sito archeologico di Amara Ovest, in Sudan, risalente al 1200 a.C.. Le sue ossa infatti mostravano numerose lesioni osteolitiche su vertebre, sterno, pube, teste femorali, scapole, ecc.
Oltre a poterci dare parametri più precisi su frequenza e gravità dei tumori nell’evo antico, reperti come questo potrebbero diventare utili per scoprire le predisposizioni genetiche alla malattia e la sua genesi. Insomma, capire il cancro nel XIII secolo a.C. potrebbe aiutarci a contrastarlo al giorno d’oggi.
Per chi avesse, giustamente, voglia di approfondire, l’intero studio è disponibile per la consultazione gratuita QUI.
anche se sono molto interessanti tutti i tuoi argomenti volevo chiederti una cosa: quando si torna a parlare di ARMI BIANCHE???
comunque leggere il tuo blog è molto istruttivo e stimolante quindi continua così!
Ciao lazzarus, penso che il prossimo mese uscirà qualcosa sulle armi bianche…
Non è che una volta non si moriva di tumore perché si schiattava prima?
Anche