Spade (VII): le Spada da Esecuzione degli Ngombe

Fra i vari strumenti utilizzati, nel corso dei secoli, per giustiziare i condannati, la Spada da Esecuzione degli Ngombe merita una menzione particolare.

Gli avventurieri di diverse potenze coloniali iniziarono ad interessarsi delle armi africane nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Richard Burton (colui che ha coniato il termine “oplologia”), in The Book of the Sword (1884) esprime un parere improntato al politically correct:

Thus we see that whilst Egypt originated the three shapes of Sword-blades -straight, curved, and half-curved- the rest of Africa invented positively nothing in hoplology. Negroids and negroes either borrowed their weapons from Egypt or imported them from beyond the sea. Intertropical africa never imagined an alphabet, a plough, or a Sword.

Un’affermazione in linea con le convinzioni e gli studi razziali dell’epoca, ma non corrispondente al vero. Infatti, anche in uno stato di arretratezza istituzionale e tecnologica, diversi popoli africani svilupparono comunque delle discrete lame dalla forma esotica. Bisogna anche ricordare che in Africa le guerre avevano (e hanno tuttora) spesso una connotazione tribale, quindi le battaglie su larga scala, inevitabili per lo sviluppo di tattiche militari complesse,  accadevano solo di rado.

Una trattazione complessiva delle lame africane esula dal perimetro di questo articolo, e tuttavia vi consiglio di utilizzare pinterest per farvi un’idea generale dei vari tipi forgiati e utilizzati nella parte subsahariana del continente.

La Spada da Esecuzione degli Ngombe (Ngombe Execution/ Executioner’s  Sword)

Gli Ngombe erano una importante tribù stanziata su entrambe le sponde del Fiume Congo, nel territorio compreso fra le odierne città di Lisala e Bumba (ex-Zaire, odierna Repubblica Democratica del Congo) e la loro spada cerimoniale tradizionale è una delle più famose e ricercate dai collezionisti di armi bianche esotiche.

Alla fine degli anni’80, un’arma del genere poteva essere battuta anche per 1.500-1.800$, mentre ora strappare un terzo di quelle somme già potrebbe essere un successo.

ngombe
Con buona approssimazione, l’area occupata dagli Ngombe

La forma particolare della spada ci fa comprendere immediatamente che non era forgiata per i campi di battaglia, ma per essere un simbolo del potere. Badate bene, non parliamo dello scettro europeo, derivato dalla mazza da guerra e completamente innocuo, ma di un’arma che sanciva il vita necisque potestas di chi la possedeva attraverso l’utilizzo come mezzo per le esecuzioni.

Werner Fisher & Manfred A. Zirngibl , nel loro libro Afrikanische Waffen (1978), scrivono:

La forma fu scelta per lame dedicate al culto e alle esecuzioni. Fu creata una lama che simbolizzava l’inesorabilità del giudizio e dell’esecuzione. Questa lama da esecuzione divenne un simbolo di potere e, con poche variazioni, divenne una spada cerimoniale per i capitribù. Prima dell’esecuzione, il condannato veniva legato al terreno con pali e corde. La sua testa legata con strisce di pelle al ramo di un albero piegato verso il basso. In questo modo ci si assicurava che il collo dell’uomo rimanesse ben teso. Quando la lama colpiva il collo, la testa veniva automaticamente catapultata a grande distanza.

Dopo una lunga ricerca, ho finalmente trovato il racconto integrale della vicenda. A scriverlo è Henry M. Stanley, famoso esploratore e autore dell’opera  The Congo and the Founding of its Free State – A Story of Work and Exploration (1885) alle pagine 181-182:

They found quite a number of men gathered around.The doomed men seen were kneeling with their arms bound behind them in the neighbomhood of a tall young tree, near the top of which the end of a rope had been lashed. A number of men laid hold of the cord and hauled upon it until the upper part of the tree was bent like a bow. One of the captives was selected, and the dangling- end of the rope was fastened round his neck ; the tree sprang several inches higher, drawing the man’s form up, straining the neck, and almost lifting the body from the ground.

The executioner then advanced with his short broad-bladed falchion, and measured his distance by stretching his weapon from the position he intended to strike across the nape of the neck. He repeated this operation twice. At the third time he struck, severing the head clean from the body. It was whipped up to the air by the spring of the released tree and sent rebounding several yards away. The remaining captives were despatched one after another in like manner. Their heads were unfleshed by boiling, that the skulls might decorate the poles round the grave.

Per i pochi che non conoscono l’inglese, possiamo riassumere così: il poveretto destinato al sacrificio veniva bloccato sul terreno o su una sedia e la sua testa veniva legata con delle strisce di pelle a un arbusto piegato all’indietro (come il braccio di una catapulta); nel momento in cui la lama spiccava la testa dal busto, questa veniva proiettata automaticamente verso la foresta.

l’illustrazione originale contenuta nel volume di Stanley

Qualcuno potrebbe pensare che fosse un modo davvero innovativo di tenere pulito il villaggio, ma in realtà la spiegazione ufficiale è che gli Ngombe volevano che l’ultimo ricordo del disgraziato fosse un leggiadro volo sulle cime degli alberi (sapevano che il cervello continua a funzionare per diversi secondi), verso i propri antenati in attesa.

Una brutalità che per noi può essere difficile da comprendere, specie se pensiamo che a essere ammazzati non erano assassini, stupratori o condannati a morte in generale. Non c’era nessun processo né pretesa di giustizia. L’esecuzione testa volante era un  sacrificio di poveri schiavi e prigionieri, che poi venivano smembrati e  divorati dalla tribù.

Arms2armor vende questa bellezza a 425$

Incredibile dictu, la dominazione belga si preoccupò di far cessare il prima possibile ogni pratica negroide sgradita, a partire dal cannibalismo (molto diffuso) e da ogni tipo di esecuzione. D’altronde, ci pensavano già loro a massacrare per bene uomini, donne e bambini.

Il ridicolo Stato Libero del Congo nacque sullo sfruttamento sistematico e il massacro dei locali, tanto che più di uno studioso lo reputa uno dei genocidi più gravi mai perpetrato nella storia dell’umanità.

Privata del suo uso principe, la Executioner Sword mantenne la sua importanza simbolica, ma fu sostanzialmente trasformata in una  spada da danza cerimoniale, detta “danza Likbeti”. In questa versione edulcorata del sacrificio seguito da cannibalismo, veniva sacrificata e mangiata una capra. Il problema è che bisognava danzare parecchio, anche due giorni, prima di potersi riempire lo stomaco.

Uno degli esemplari più imponenti di Executioner Sword (nella foto qui sotto) è degli anni trenta del secolo scorso, e porta inciso, in caratteri latini:

M ?A? MOKOZEMA 1936

L’arma è lunga quasi 84 cm e presenta una solida lama forgiata oltre a un’elsa di legno a doppia sezione (“doppia trottola”). L’impugnatura è  avvolta da sottili strisce di ferro, mentre il triplo pomolo (2+1) è decorato con ferro e ottone. Quest’ultimo materiale, proveninete dai colonizzatori, sembra aumentasse il prestigio dell’arma e copriva anche la prima parte della lama (diciamo il ricasso)

Il freak delle Spade Ngombe da Esecuzione

A parte questo mostro, le dimensioni della Executioner Sword erano più contenute, attorno ai 65-70 cm, e spesso presentavano delle raffinate incisioni sulla lama. A titolo personale, sarebbe interessante conoscere la variazione quantitativa delle incisioni presenti sulle spade dopo la proibizione delle esecuzioni sancita dal Belgio.  Probabilmente potrebbe essere d’aiuto il libro Ngola-the Weapon as Authority, Identity, and Ritual Object in Suc-Saharian Africa di Norman Hurst, ma non sono riuscito a reperirlo, quindi se qualcuno dovesse averlo/trovarlo ha l’obbligo morale di segnalarmelo.

Durante le mie ricerche, ho trovato anche una variante della della Executioner Sword, dotata di una lama che si sdoppia a partire dalla parte finale del medio. Sinceramente, ho qualche dubbio sulla sua efficacia come strumento per le esecuzioni, ma come simbolo di potere doveva fare un’ottima figura.

A conclusione di questo articolo vorrei ritornare sulla connessione fra cannibalismo ed esecuzioni. Come ho già detto, intere tribù si saziavano con le carni di schiavi e prigionieri , ma ciò che impressiona di più è la lunga lista di orrori che facevano da contorno allo spettacolo-banchetto. A dimostrazione di quanto ho detto, vorrei sottoporvi questo brano (l’originale QUI, alla fine del paragrafo 4) tradotto da Giants of the Missionary Trial (1954) di Eugene Myers Harrison:

Fra le tribù Ngombe accade che il poveretto destinato al sacrificio venga messo in vendita al mercato e i buongustai (“epicures”) vanno ad esaminarlo. Costoro chiedono le loro parti preferite -uno il braccio, uno la gamba, il petto, la testa- e la porzione che comprano viene marcata con linee color ocra. Una volta vendute tutte le parti, il miserabile viene ammazzato.

Direi che siamo ben oltre le invenzioni horror di scrittori e registi…

Questa immagine (indice di violenza 10/10) mostra quale fosse la corretta impugnatura dell’arma.

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63 pensieri riguardo “Spade (VII): le Spada da Esecuzione degli Ngombe

  1. Primo! !!!!!11!!!1!!!! XD

    Ottimo articolo, grande zwei

    Ma davvero la tecnologia del ferro in particolare e bellica in generale era così arretrata fra le tribà subsahariane?
    Ricordo diversi regni famosi per il valore guerresco (Ashanti, Abomey, gli Zulu di Chaka, Axum, La Nubia – ok. non è esattamente subsahariana, ma… -). E non erano tutti esclusivamente selvaggi barbari in uno stadio semitribale.

  2. Articolo splendido e stomachevole, bello al sangue. Certe spade cerimoniali africane sembrano gli aborti mentali di alcuni manga… che ci sia una sorta di convergenza culturale?

    Shaggley

  3. @anacroma
    il valore guerresco di zulù e altre tribù non può essere messo in discussione, infatti ho parlato di capacità tattiche. La lavorazione dei metalli in alcune zone era discreta… sempre meglio che fra le popolazioni sudamericane, dove andarono avanti con l’ossidiana fino all’estinzione.

    @shaggley
    le armi africane hanno esercitato una grandissima influenza su magaka, scrittori e registi. Un buon esempio sono alcune armi di Buffy

  4. I popoli negri hanno miniere di tradizioni originalissime che venendo a contatto con noi, grazie all’importante scambio di idee dell’immigrazione che andrebbe promossa e favorita, potrebbero arricchire la nostra cultura e farla evolvere in modo utile per il futuro…
    …nel caso dovessimo diventare dei banditi post apocalittici che praticano il cannibalismo e l’infibulazione.

    Concordo con Burton e Zwei. Stupidi negri. Se scappano dalla loro Grande Gabbia Africana c’è un motivo: nemmeno quei tizi sopportano di vivere in un mondo invaso da loro e dominato da loro. Saranno negri, ma non sono del tutto scemi, cribbio.
    Zwei, concordi anche tu che io concordi con te mentre concordiamo con Burton?

    Le tribù cannibali del nord del Congo, “Stato Libero” che era in realtà proprietà di Leopoldo II (visto che il Belgio non voleva il Congo, lui lo prese come proprietà privata), venivano impiegate per terrorizzare le altre tribù, come milizie capeggiate da ufficiali belgi bianchi durante le raccolte della gomma. Se i villaggi non raccoglievano la quota di gomma richiesta, dovevano dare una certa quantità di mani umane per compensare la “pigrizia” (peccato che spesso le quote di gomma erano così folli che nemmeno lavorando con il doppio delle persone e 24/7 si sarebbe potuto soddisfarle, LOL!).

    La mano simboleggiava l’esecuzione dei pigroni, perché in teoria andava presa ai cadaveri, ma in realtà i tizi spesso rimanevano vivi e continuavano a lavorare con l’altra mano.
    I cannibali raccoglievano con gioia ceste di mani. D’altronde la “Force Publique” riceveva denaro extra in base alla produzione, per cui portare più ceste di mani permetteva di guadagnare più soldi. Metti un bianco avido a capo di una banda di negri (che, diciamolo, sono poco più che bimbi selvaggi, incapaci di distinguere il bene dal male) e otterrai roba che fa sembrare i nazisti membri della Caritas.

    Danneggiare i propri mezzi di produzione è una coglionata apocalittica, degna di quegli imbecilli belgi che non hanno saputo stare zitti e abbozzare quando venne chiesto il transito pacifico, con risarcimento di qualsiasi danno causato e del disturbo, dell’esercito tedesco nel 1914. I massacri di civili nella Grande Guerra sono stati la giusta punizione per un popolo di mongoloidi aberranti buoni solo a torturare a morte i negri. Nessuna altra occupazione coloniale occidentale fu così inutilmente crudele e fondamentalmente retard.

  5. Ovviamente tutto quello che dice Burton deve essere accettato senza fiatare.

    Sul belgio c’è poco da dire. Parliamo di 10 milioni di morti (forse di più), praticamente l’intera popolazione femminile stuprata, torture, lavori forzati fino alla morte di stenti. I nazisti erano dei dilettanti rispetto ai tirapiedi di Leopoldo II.

    1. Bé considerando che il sistema del campo di concentramento ha in parte un suo “prototipo” durante la Guerra Anglo Boera potremmo dire che quello che i nazisti ereditarono fu in parte una sorta di versione “2.0” di ciò che il diciannovesimo secolo aveva iniziato.

      Non per nulla il Nazismo stesso rintracciava la propria “Weltanschauung” nel Darwinismo Sociale di gran moda dell’800.

      Credo che Conrad in Congo avesse già in parte percepito l’entità di quell'”Heart of Darkness” che avrebbe risuonato anche in Europa ben più potente del tamburi di guerra africani.

  6. Danneggiare i propri mezzi di produzione è una coglionata apocalittica, degna di quegli imbecilli belgi che non hanno saputo stare zitti e abbozzare quando venne chiesto il transito pacifico, con risarcimento di qualsiasi danno causato e del disturbo, dell’esercito tedesco nel 1914. I massacri di civili nella Grande Guerra sono stati la giusta punizione per un popolo di mongoloidi aberranti buoni solo a torturare a morte i negri. Nessuna altra occupazione coloniale occidentale fu così inutilmente crudele e fondamentalmente retard.

    Beh, nell’Angola portoghese ci sono andati vicini, o no?

  7. Molto interessante! 🙂
    Soprattutto l’idea dell’ultimo istante di vita con volo a parabola e vista degli alberi O_o Lovely way to die!
    Meno male che mia madre non va in vacanza da quelle parti, o tornerebbe con un ammenicolo del genere, e hai voglia trovargli posto in armadio! O_o

  8. Sul belgio c’è poco da dire. Parliamo di 10 milioni di morti (forse di più), praticamente l’intera popolazione femminile stuprata, torture, lavori forzati fino alla morte di stenti. I nazisti erano dei dilettanti rispetto ai tirapiedi di Leopoldo II.

    Un assaggino di tutto questo c’è in Cuore di tenebra di Conrad (che in Congo c’era stato). Un bel libro scritto con uno stile demente.

  9. L’articolo mi piace. E la deviata arte africana pure, nei limiti della decenza. Tempo fa vidi una di queste lame, interamente in rame. Non capii se il rosso metallo fosse stato utilizzato per un arma cerimoniale, o se venisse utilizzato realmente in battaglia.

  10. Mi piacerebbe impugnare una di queste spade, perchè a prima vista mi sembrano di una scomodità terrificante. La doppia trottola dev’essere una tortura per dita e palmo.

    1. In effetti la scomodità è notevole, a meno di non avere una mano piccola. Possiedo una di queste armi e parlo con cognizione di causa (anche se mi guardò bene dal decapitare chicchessia)

  11. @ Zweilawyer (ma anche @Duca Carraronan… e anche @tuttiquanti)

    Fra le tribù Ngombe accade che il poveretto destinato al sacrificio venga messo in vendita al mercato e i buongustai (“epicures”) vanno ad esaminarlo. Costoro chiedono le loro parti preferite -uno il braccio, uno la gamba, il petto, la testa- e la porzione che comprano viene marcata con linee color ocra. Una volta vendute tutte le parti, il miserabile viene ammazzato.

    Potete consigliarmi qualche titolo di libro dove parlano di usanze di questo genere?
    Sia pre, sia post, sia durante il colonialismo come periodo, ma come luogo preferirei “Africa” se possibile.

    E (solo per Zwei) grazie per articolo!

  12. Zweilawyer:

    Mi piacerebbe impugnare una di queste spade, perchè a prima vista mi sembrano di una scomodità terrificante. La doppia trottola dev’essere una tortura per dita e palmo.

    Eh, l’ho pensato anch’io non appena l’ho vista…
    Sulla dominazione belga in Africa già avevo letto diverse cose ben poco edificanti. Che orrore…

  13. @Jack
    penso che potresti inziare con i due volumi sulla navigazione del Congo di Stanley (c’è il link per il dowload gratuito). Ho anche aggiunto un volume su alcuni imperi medievali africani in bibliografia. Il Ducal-coniglietto potrà consigliarti qualcos’altro.

    @Sinclair
    Già, meriterebbe un articolo

  14. finalmente ritorna l’oplologia!

    Mi piacerebbe impugnare una di queste spade, perchè a prima vista mi sembrano di una scomodità terrificante. La doppia trottola dev’essere una tortura per dita e palmo.

    ma siamo sicuri che i trottoloni fossero l’impugnatura? d’istinto io lo spadozzo lo impugnerei da quello che tu chiami ricasso, i trottoloni fungerebbero da contrappeso

    personalmente mi piacerebbe parlare dello hungamunga
    [img]http://i82.photobucket.com/albums/j254/Unmortem/HungaMunga.jpg[/img]

  15. Divorato dal dubbio, ho cercato una foto/disegno che mostrasse la corretta impugnatura. Finalmente l’ho trovata (trattasi di roba atroce). La posto qui sotto in modo da certificare la cantonata che ho preso.
    null

  16. Salute! Bellissimo articolo, Zwei.

    @dr Jack: hai letto -Cuore di tenebra-? Un viaggio in battello lungo il fiume Congo: un libricino tutto da rosicchiare, molto gustoso. Nel buon romanzo di Conrad viene contestata molto aspramente la colonizzazione europea in Africa, non solo quella del “Belgio” in Congo. Io, da buon roditore, te lo consiglio vivamente.

  17. E’ interessante vedere armi strane e scoprirne la simbologia. Grazie mille poi per il link dedicato al Sud Africa con sculture e ogni ben di Dio! Ho una storia fantasy (abbandonata da anni, vabbeh) dove volevo utilizzare come spunto per ambientazione e tutto l’Africa.
    Sì, l’Africa è enorme e dire “faccio un fentasi di ambientazione africana” sa molto di idiota ma a mia discolpa dirò che è una storia che avevo pensato quando avevo 15 anni XD

    Sinceramente, non ho idea di come abbia fatto a scambiare la doppia trottola per l’impugnatura.

    Ammetto che all’inizio ho avuto il dubbio anche io che fosse l’impugnatura ma mi sono resa conto che non era per niente agevole. E’ che dalle foto la zona dell’impugnatura appare piccola.
    Attendo altri articoli come questi e corro a recuperare i precedenti! :8

  18. @ Wikimouse

    Ovviamente, da buon vecchio roditore, non avevo letto il consiglio di Tapiroulant. La vecchiaia, signori miei… la morte incombe!

    Grazie lo stesso, visto che me lo ripetete in due ci farò più attenzione ;).

  19. ciao a tutti.

    Non conoscevo la fiondodecapitatio, ennesimo esempio di quanta fantasia l’umana gente sprechi/usi per ammazzare il prossimo senza motivo

    però come esecuzione è quasi poetica se ignoriamo i probabili schizzi dario argento’s style

    alcune note:

    1) sullo stato di coscienza dopo la decapitazione ci andrei molto ma molto piano. è solo una teoria e difficilmente gli ngombe ne potevano essere al corrente.

    2) sul genocio più grave della storia dell’umanità ci andrei ancora più piano, qualsiasi cosa abbiano fatto i belgi la concorrenza
    in genocidi è veramente molto forte (su quantità di vittime e disumanità assoluta per me i nazi non hanno assolutamente concorrenti, sulla
    crudeltà invece la storia vicina e lontana ha numerosissimi esempi molto tosti: aztechi, apaches, cinesi, khmer rossi, mongoli ecc. ecc.)

    3) la doppia trottola è chiaramente un esagerato pomolo, la foto sembra proprio mostrare il corretto maneggio, non ho capito il tuo problema (se volete vedere delle else molto belle e funzionali cercate “elsa benitez” o “elsa pataky” 🙂
    (vergognati Zwei per l’errore)

    Kenar sbrigati a superare i 200 posts, forza!

  20. @Dr.Jack:

    visto che me lo ripetete in due ci farò più attenzione ;).

    Devo fare una precisazione: non c’è nessuna relazione tra il libro di Conrad e la tua richiesta, dato che in Cuore di tenebra non si fa il minimo riferimento alla pratica della decapitazione volante. Nel romanzo gli indigeni hanno un ruolo marginale.
    Lo citavo semplicemente per la sua ambientazione: il Congo ai tempi della colonizzazione. Il protagonista, Marlowe, viene assunto da un’impresa commerciale belga come capitano di un battello che dovrà risalire il fiume Congo.

  21. @ Tapiroulant
    Grazie per la precisazione.
    Vorrà dire che dovrà farsi la coda di lettura prima di essere letto.

    Peccato, trovare le informazione che cerco in un libro di narrativa sarebbe stato bello.

  22. @dunseni

    1. Gli ngombe si basavano sull’esperienza: vedevano che le teste chiudevano gli occhi e aprivano la bocca anche dopo la decapitazione.

    2. In nazisti non detengono la palma del Best Genocide Ever. Fra l’altro dici “per me” e poi parli di numero di vittime (dato oggettivo) dei nazisti. Non si capisce bene neanche la distinzione che fai tra disumanità e crudeltà.
    Comunque le stime più realistiche del genocidio congolese parlano di circa 10-12 milioni di morti (tanto che attorno al 1910 c’era totale assenza di bambini fra i 7 e i 14 anni) in meno di vent’anni. Forse l’unico che regge davvero il paragone è l’Holomodor (modalità ancora più atroci), mentre il processo di sterminio degli indiani d’america fu molto più lento.

  23. Dopo aver visto tutte queste armi mi vien da pensare; ma una con un design normale no? sembra che abbiano fatto a gara per creare la più scomoda arma da brandire tra le tribù…

  24. Ahahahahhahahah
    Duca… sei veramente terribile! Mi fai sganasciare. Mi ricordi un roditore di mia conoscenza: il grande Wikimouse. Solo che lui non si limita ai negri, ma ripudia l’intera specie Homo Sapiens. Secondo Wikimouse, i veri eredi della terra sono i popoli di Agarthi e della terra cava. Egli, infatti, è convinto che il re del mondo sia un suo parente immortale di nome TOPOT. Il palindromo sembra convincente, ma io cerco di non farmi abbindolare dalle sue astruse teorie. Comunque sono d’accordo con te sull’inadeguatezza di alcune sottospecie.
    Parlo di impugnature, ovviamente, non fraintendiamoci. 😀

  25. Mi ricordo di una puntata di CSI Las Vegas (fonte molto autorevole, quindi… :P) in cui spiegavano che sparare gangsta-style e` di moda ma aumenta le probabilita` che un bossolo rovente ti finisca in faccia o ti ustioni il collo.

    Zweilayer, insomma, non resisto: mi delurko! Ciao!

  26. Benvenuti Mastro Roditore e Doarcissa. Dio ora vi vuole bene.

    Quanto allo sparare nigga style, devo dire che lo adoro.

  27. LOL LOL LOL tutta questa (ironica?) ostilità razziale nei confronti dei diversamente pallidi suona tanto come invidia del pene

  28. Non solo è innaturale tenere la pistola così (sforzi il muscolo che sta all’interno del gomito) ma per mirare devi flettere il polso leggermente verso il basso, rendendo la posizione ancora più innaturale.

    Ok, allora è stupido e basta. ^^”

    LOL LOL LOL tutta questa (ironica?) ostilità razziale nei confronti dei diversamente pallidi suona tanto come invidia del pene

    Hei, il ricettatore di Jackie Brown era nero pure lui!
    E poi io sono anche una femmina!

  29. LOL LOL LOL tutta questa (ironica?) ostilità razziale nei confronti dei diversamente pallidi suona tanto come invidia del pene

    Dunseny è mio fratello, ci hanno separato alla nascita e non lo sapevo!

    Cool story, bro!

  30. Conoscevo la pratica del cutting test sui cadaveri e la classifica, ma di quelle (splendide) incisioni sul codolo non sapevo nulla. Un sentito ringraziamento e un bacio sulla fronte.

  31. i più “fortunati” riuscivano a testarle su prigionieri vivi e alcuni samurai cercavano ogni pretesto per giustiziare sul posto qualche “civile” per le minime manchevolezze sempre per un collaudino in più che non fa mai male.
    E poi c’è sempre qualcuno che dice che al giorno d’oggi c’è troppa violenza 🙂

  32. bisogna dire che nelle prove di taglio veniva testato quasi più lo spadaccino che il katana, e avere occasione di testare sulla carne le tecniche studiate in anni di duri allenamenti era un training raro e “ambito”
    tanto è vero che era pratica tutt’altro che rara che un samurai forte del suo diritto di vita e morte sulle caste inferiori si dilettasse in tameshi giri su contadini e mercanti di passaggio, tale pratica ha anche un nome proprio ma ora non mi viene in mente dovrebbe suonare come qualcosa del tipo “omicidio al crocevia”

    poi nella tipica e adorabile schizzofrenia nipponica le lame che hanno ucciso erano considerate impure, foriere di disgrazie, indesiderabili (credo che sia una tendenza maturata durante la lunga pax tokugawa) :8

    1. Mi permetto di fare qualche piccola precisazione in merito ad un ambito che mi ha sempre interessato.

      1- A differenza di quell’immagine che si è traslata nell’immaginario comune non tutte le spade giapponesi erano realizzate con “cura maniacale”, né tantomeno erano dotate di quella capacità tagliente e di resistenza alla “Goemon” Le spade affidate agli Ashigaru ad esempio, soldati di più bassa leva che formavano gran parte degli eserciti del sedicesimo secolo, erano difatti realizzate con metallo assai scadente e prodotte “in massa” con ben poca attenzione alla qualità. Ovviamente essendo un periodo di guerra non c’era bisogno di “Tameshigiri” visto che si poteva fare più direttamente “sul campo” Inoltre le spade giapponesi sono costruite su un’anima di metallo più dolce che può benissimo spezzarsi se sottoposta a stress eccessivi. In particolare sono più fragili di punta, e per questo si tendeva a parare con la parte della lama più vicina alla guardia.

      2- Per quanto riguarda il fatto che le lame che avevano ucciso venissero viste “con sospetto” penso che questo si possa ricondurre alla avversione dello shogunato Tokugawa per le lame della scuola di Muramasa. Leggenda vuole che molti amici dello Shogun Tokugawa Ieyasu fossero stati uccisi proprio da delle Muramasa, nonché anche il suo primogenito che si era ucciso anni prima per ordine di Oda Nobunaga (di cui Ieyasu era vassallo) sotto accusa di aver ordito un complotto. E’ però possibile che dipenda anche dall’avversione della religione Shinto nei confronti del sangue che è visto, come la decomposizione, come elemento ritualmente “impuro” Questo ovviamente non ha impedito grandi spargimenti di sangue…bastava poi una lavatina e via!

      3- Il fatto che i samurai potessero uccidere chiunque volessero per strada non è propriamente esatto. Le leggi del “Codice del Guerriero” promulgate dai Tokugawa accettavano un simile atto solo se il membro della casta inferiore avesse palesemente
      offeso il samurai.

  33. Segnalo agli interessati che è da poco uscita la traduzione italiana de Il sogno del celta, romanzo di Vargas Llosa (quello che ha vinto l’ultimo Nobel) parzialmente ambientato nel Congo durante la dominazione belga. Il contesto è lo stesso di Cuore di tenebra e dovrebbero anche esserci riferimenti espliciti a quel romanzo e a Conrad. E’ basato su una storia vera (la vita di un diplomatico anglo-irlandese), dunque presumo che sia storicamente attendibile.
    Non l’ho letto, ma ho letto altri romanzi di Vargas Llosa e devo dire che nutro una certa stima nei suoi confronti. Alcuni suoi libri hanno uno stile inutilmente contorto e faticoso – ma compensa questo difetto con altre qualità.
    Magari vi interessa.

  34. 2) sul genocio più grave della storia dell’umanità ci andrei ancora più piano, qualsiasi cosa abbiano fatto i belgi la concorrenza
    in genocidi è veramente molto forte (su quantità di vittime e disumanità assoluta per me i nazi non hanno assolutamente concorrenti, sulla
    crudeltà invece la storia vicina e lontana ha numerosissimi esempi molto tosti: aztechi, apaches, cinesi, khmer rossi, mongoli ecc. ecc.)

    Che immane cazzata. Secondo te il genocidio degli ebrei è peggio di quello filocomunista (russi, cinesi, corea del nord, cambogia, vietnam, ecc, ecc)?
    Se la mettiamo sui numeri si stima che il comunismo ha fatto qualcosa come 130.000.000/180.000.000 milioni di morti! Il nazi/fascismo si ferma si è no al 10 % di quei valori.
    Se la mettiamo sulla crudeltà, non capisco… Perchè Hitler decise di sterminare “una razza” usando le camere a gas, è più crudele di chi sterminò il proprio popolo con un colpo alla nuca o a colpi di machete?
    Sinceramente quando leggo ste cagate mi girano davvero i coglioni.

    PS: non è mia intenzione ne difendere il nazismo, ne accusare il comunismo, ne minimizzare l’Olocausto ebraico ma con sta storia de “i nazisti sono la peggio feccia che l’umanità abbia conosciuto” è ora di finirla. Si studi la storia prima di dare aria alla bocca.

    PS2: complimenti a Zweilawyer per l’articolo, davvero interessante e istruttivo.

  35. Marco “Sinceramente quando leggo ste cagate mi girano davvero i coglioni” “Si studi la storia prima di dare aria alla bocca.”

    LOL sei talmente gentile e argomenti talmente bene il tuo punto di vista che se tu fossi una ragazza mi ti farei :love:

    se mai avrai la pazienza di ragionare un po’ più freddamente e gentilmente forse un giorno ti risponderò, per adesso ricambio la stima e l’affetto da te dimostrata. baci 🙂

  36. who’s next?

    You decide.

    HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA! Sono rotolato dalla sedia dal ridere!

    Tapiro, uno di noi, uno di noiiiii, tapiro uno di noooooooooooooi.

  37. Per la dominazione straniera in Congo consiglio vivamente la lettura di tutto il ciclo africano di Edgar Wallace, che vede protagonista il “commissioner” Sanders. È poco noto ma molto divertente e racconta un quadro che, anche se visto dal punto di vista dei colonizzatori inglesi, è abbastanza imparziale nei confronti delle,popolazioni native. C’è avventura, un bel protagonista, sense of humour, insomma una bella lettura.

    1. E ci sono anche gli Ngombi e il loro metodo di esecuzione volante. Però il commissario Sanders governa il territorio dell’immaginario fiume Isisi, facente parte di una non bene specificata colonia inglese e non del Congo.

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