Gladiatori: le tipologie meno conosciute

Ormai le tipologie principali di Gladiatori sono largamente conosciute, mentre si sa poco di quelle che hanno ricevuto minore attenzione da parte degli studiosi.

Un Reziario e un Secutor si studiano, girando in tondo. La sabbia schizza in aria e negli occhi mentre la rete vola verso il secutor. Con un braccio impigliato, questi contrattacca usando il gladio, riuscendo a deviare il tridente verso l’esterno e a penetrare la guardia del reziario, che però rotola in terra ed estrae la daga… I giochi nell’arena li immaginiamo così, in modo piuttosto meccanico, con coppie fisse e schemi di combattimento prestabiliti. In realtà, c’erano decine di figure, professionali o meno, pronte a dare spettacolo. Parliamo delle tipologie di gladiatori meno conosciute, sempre con l’aiuto di Gladiatori di Silvano Mattesini.

LAQUEATORES

Sembrano essere agili gladiatori armati con pugnale o gladio e dotati di una specie di corda o laccio, il laqueus per l’appunto, con cui tentavano di bloccare un antagonista munito di lancia. Erano combattenti armati alla leggera che probabilmente avevano il compito di fare spettacolo nell’attesa di eventi più significativi. Uno scontro di di destrezza e agilità fra due Laqueatores appassionava gli spettatori e consentiva nel contempo la pulizia dell’arena e la preparazione di nuove scenografie.

VENTILATORI

Erano “gladiatori funamboli” che davano prova di abilità menando colpi nell’aria contro avversari inesistenti, dimostrando le loro capacità tecniche ed invenzioni stilistiche. Attori più che gladiatori, attiravano il pubblico con le loro curiose esibizioni. Potevano rientrare, insieme ad altri gruppi, nella definizione di Meridiani, ovvero gladiatori che prendevano il nome dall’ora in cui scendevano nell’arena per riempire i vuoti fra un’esibizione e l’altra. Sembra che si esibissero soprattutto durante l’ora di pranzo, quando la folla si diradava prima dei giochi pomeridiani.

gladiatori
Varie categorie di gladiatori da un famoso mosaico

SCAEVAE

Si trattava di gladiatori mancini, apprezzati dal pubblico per la loro tecnica diversa ed il tipo di scherma che disorientava anche i combattenti più esperti. La presenza di un gladiatore mancino nello spettacolo rendeva lo scontro più esaltante e dal risultato più incerto. Dobbiamo pensare al giorno d’oggi, in diversi sport, la figura del mancino manitene delle caratteristiche di rottura rispetto agli schemi classici dello sport in questione. Pensiamo al tennis, dove alcuni giocatori destri (Nadal ad esempio) sono stati allenati a giocare con la mano sinistra per mettere in difficoltà l’avversario, o alla scherma, o al pugilato. I mancini non rappresentavano una categoria gladiatoria a parte, ma una semplice tipologia che figurava in tutte le specialità di combattimento. Una Sceva poteva essere un Murmillo o un Secutor, un Reziario o un Trace e così via.

PEGMARII

Questi gladiatori prendevano parte agli scontri in gruppo quando venivano innalzate delle torri o delle grandi scene di guerra. Si organizzavano a gruppi per attaccare o difenderela postazione. I Pegmari avevano il compito di generare vere e proprie scene di battaglia che servivano ad esaltare il pubblico e consentirgli di rivivere scene eroiche e storiche vissute dall’esercito romano e rimaste nell’immaginario collettivo. Si trattava quindi di comparse generiche utilizzate per vari scopi.

CALONES

Quando si organizzavano delle “palizzate” o “costruzioni fittizie” o vere e proprie “scenografie” all’interno dell’arena, erano gli inservienti (Calones)  a realizzare la rapida costruzione e aportare scudi e armi sulle finte mura. Essi quindi montavano i fondali e partecipavano allo spettacolo con costumi in sintonia son l’argomento trattato.

TUNICATI

Sembra che si trattasse di gladiatori giudicati effemminati o trasgressivi, che eccitavano gli animi del pubblico per la loro denunciata diversità. Il loro nome deriva dalla lunga tunica (arrivava sotto il ginocchio) che indossavano nell’arena. Probabilmente armati in maniera essenziale, con uno scudo ed una daga, animavano anch’essi, come altri combattenti, i momenti di passaggio fra grandi eventi. A causa delle loro movenze trasgressive ed originali erano scherniti dalla folla.

RUDIARII

Dopo molte vittorie ottenute nell’arena e dopo aver ricevuto le varie “palme” della vittoria, al gladiatore veniva dato il congedo dagli spettacoli dell’anfiteatro. Durante il rito, che segnava la fine della loro carriera e l’acquisizione della libertà, veniva loro concesso il rudis, una piccola spada di legno a ricordo delle imprese vissute. Questi combattenti congedati, o missi, non potevano essere più obbligati a ritornare nell’arena, I Rudiarii, se tornavano a combattere, lo facevano per loro libera scelta. Di solito comunque, venivano ingaggiati da un lanista per allenare i nuovi gladiatori, in cambio di un lauto compenso.

SESTERZIARII

Si può girare in tondo, tentando di darne una definizione dignitosa, ma in realtà i Sesterziarii erano dei disperati che si buttavano nell’arena per pochi spiccioli (sesterzi). Non avevano un’adeguata esperienza e si trattava per lo più di anziani e persone con un gran bisogno di denaro. Insomma, sangue e morte a basso costo. Dobbiamo pensare che si facessero delle grandi stragi di Sesterziarii per eccitare la folla. Non bisogna confonderli con i Catervarii, che erano invece dei combattenti atletici.

CATERVARII

Venivano gettati nell’arena per dare vita a un furioso mischione a base di interiora e ferro. Una caterva di uomini che combatteva senza tecnica, nè difesa. Vita e morte erano decise dal gladio che impugnavano e, soprattutto, dalla fortuna. I Catervarii servivano agli imprenditori dello spettacolo per donare alla folla una massiccia e macabra follia di sangue. Seneca ce ne fornisce una testimonianza diretta.

Epistole VII, 3-5

“…Per caso capitai in uno spettacolo di gladiatori che combattevano nel pomeriggio, aspettandomi dei giochi, degli intermezzi farseschi e qualche spettacolo rilassante con cui gli occhi degli uomini possono riposarsi dalla vista del sangue umano: avvenne proprio il contrario. Tutti i combattimenti precedenti furono opere di misericordia; adesso, lasciate da parte le cose da poco, ci sono dei veri e propri omicidi: non avevano niente con cui proteggersi. Esposti al colpo con tutto il corpo non mandano mai un colpo a vuoto. La maggior parte degli spettatori preferivano questo alle ordinarie coppie gladiatorie e a quelli richiesti dal pubblico.
E perché non dovrebbero preferire ciò? Né con l’elmo né con lo scudo vengono respinte le armi. A che scopo le difese? A che scopo l’abilità tecnica? Tutte queste sono rinvii della morte…”

Seneca: un feroce oppositore dei giochi gladiatori.

Altre volte, venivano considerati Catervarii prigionieri di guerra o criminali, costretti ad entrare nell’arena per battersi fra loro fino alla morte. Un episodio di questo tipo viene riportato da Flavio Giuseppe nelle Guerre Giudaiche (VII 2,1):

“…Tito si fermò a  Cesarea e dette ogni tipo di spettacoli. trovarono colà la morte molti dei prigionieri, alcuni gettati alle belve, altri costretti a battersi tra loro in fitte schiere (catervatim)…”

CUBICULARI

Si trattava di gladiatori privati, o veri professionisti pagati dai loro padroni per fare da guardie personali o per divertire i commensali durante i banchetti con duelli corpo a corpo. Se richiesto dai loro proprietari, potevano anche combattere ufficialmente nei munera.

TERZIARII

Si tratta di combattenti che potevano appartenere a qualsiasi specialità gladiatoria. Conosciuti anche come Suppositicii. Questi uomini prendevano la denominazione dal numero tres, in quanto poteva accadere che che, dopo la morte di uno dei due contendenti, prendesse il suo posto un terzo uomo, il Terziario per l’appunto, per continuare il duello con il vincitore. Immaginiamo questi uomini nell’attesa del loro destino, scrutassero le mosse dei loro eventuali avversari durante lo scontro, sperando di comprenderne le tattiche ed i punti deboli.

Insomma, parliamo di una vasta gamma di atleti, disperati e amanti dell’adrenalina (e non mancavano le donne) che formavano la parte più “sostanziosa” dell’attività nell’Arena


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20 pensieri riguardo “Gladiatori: le tipologie meno conosciute

  1. Molto interessante e infatti l’unica perplessità è tennistica: dove hai letto che Nadal non fosse mancino ma addestrato a giocare così?

  2. bello bello

    il terziario aveva un vantaggio pazzesco il vincitore era provato dal duello appena finito e doveva immediatamente afrontare un’ avversario fresco che aveva avuto tutto il tempo si studiare una strategia, da cui avanzo un’ipotesi : che questi terziarii fossero scelti tra le schiappe? altrimenti sarebbe stato uno scontro troppo sbilanciato

    il sesterziario era un’ uomo libero? che armamenti potevano avere? gliene fornivano a caso tra armi lunghe e corte? solo gladi? poteva portarsi da casa qualcosa di suo? m’buto?

  3. Hi everybody! I do not know where to begin but hope this site will be useful for me.
    Hope to get some assistance from you if I will have some quesitons.
    Thanks and good luck everyone! 😉

  4. Cavolo, quelli di Ars Dimicandi se ne danno proprio tante! Ho rivalutato l’importanza dello sbilanciare nel combattimento.

  5. Ciao Z.
    Hai fatto bene a fare questo post, però se avrai letto l’ultimo libro del Darivs, o quantomeno il sito dell’ArsDimicandi non potrai aver notato che molti dei punti che hai elencato nell’articolo sono in palese antitesi con quanto afferma l’Ars.
    Specialmente per i combattimenti (rigidamente codificati) che per le innumerevoli denominazioni da te elencate (per l’istituto Dominicandiano spesso sono semplici sinonimie).

    Il tuo blog comunque mi piace assaje, per cui ti ho aggiunto ai link del mio.

    a risentirci!

  6. Grazie del benvenuto (ho passato l’ultimo quarto d’ora a cercare dove avessi postato il mio commento di ieri).
    I contenuti sono molto interessanti, come si dice, pochi ma buoni.
    L’ultimo libro del Darivs l’ho ricevuto l’altro giorno, direi che non è proprio economico. La grafica è deludente, i disegni bruttini ed abbastanza irregolari, si potrebbe dire che sono un vago riferimento agli originali. Per i contenuti poi vi è il loro ricchissimo sito ed il forum. Mi son deciso a comprarlo comunque perchè avendo perso il primo “retiarius adversus secutor” ed essendo io un reziario non potevo certo non leggerlo. Chiaramente non voglio dare un voto negativo al libro (non in questa sede almeno) visto che mi sta rubando parecchio del mio tempo (senza alcun dispiacere da parte mia).
    Apprezzo l’Ars per lo sforzo impiegato nello sfatare diversi luoghi comuni apprezzabili in video simili http://www.youtube.com/watch?v=JIWy9Wg7RfY&feature=fvsr (lo posto anche perchè da qualche parte sul blog qualcuno ha scritto di preferirlo rispetto a deadliest warrior…sebbene per me siano grotteschi entrambi questi due programmi..forse l’unico a salvarsi è “l’arma perfetta”… o almeno a me fa abbastanza divertire).

    condivido il tuo punto di vista, anche io (come per la storia) sono in cerca solo della verità. Non ho problemi a distaccarmi parzialmente o in toto da alcune interpretazioni dell’Ars (fresco di lettura…quella sugli Andabati).
    Non conosco il libro che mi hai citato, ma penso che dovrò colmare al più presto questa lacuna.

    Si, come avrai capito dal blog (ti ringrazio per i complimenti anche se non è tutto questo granchè visto che non vi sono verie propri “articoli”) faccio rievocazione storica Romana (Cohors II Sardorum di età imperiale) e medioevale, sino alla fine del giudicato di Arborea (primi decenni del 1400), anche se mi piacerebbe sviluppare maggiormente questo secolo, visto che le armature di questo periodo sono in assoluto le più belle mai prodotte (almeno ai miei occhi).
    And last but not least trattiamo anche il periodo “nuragico” riferendoci però più alla prima età del ferro che a quella dell bronzo.
    L’argomento Shardana è molto interessante, anche se non privo di grosse problematiche e numerose zone d’ombra incolmabili se non con la ricerca archeologica….va detto anche che sull’argomento girano le più assurde interpretazioni.

    Conosco i ragazzi delle 4 porte (in Sardegna ci conosciam più o meno tutti) perchè spesso collaboriamo ad alcune manifestazioni. Son un gruppo relativamente nuovo ma molto, molto in gamba. Ho grandissima considerazione per quello che stanno facendo e ripongo in loro grandi aspettative per migliorare la rievocazione nell’Isola.

    Poi ci sarebbero anche altri periodi veramente interessanti da trattare, ma il tempo è limitato e sarebbe davvero troppo poter fare tutto (romano repubblicano, altomedioevale, 400esco…ecc).

  7. Questo è molto bello!
    Ti dirò, io son legato al mare sin da quando avevo qualche anno di età. In seguito non sono più potuto andarci per problemi di altro tipo, ed ho iniziato a scoprire più approfonditamente la Sardegna dell’interno, “l’altra” Sardegna, quella fatta di boschi giovani, di fonti e ruscelli, di animali rarissimi, unici al mondo, e di rilevanze archeologiche particolarissime. La lista potrebbe anche continuare all’infinito (gastronomia, usanze, eccetera) ma penso di aver reso l’idea.

    Tra parentesi, un altra passione mai assopita, è quella dei Nuraghi, bellissime ed enigmatiche vestigia di una civiltà quasi misconosciuta…

    Mi fa piacere leggere quello che hai scritto, il nord Sardegna per me non è proprio a portata di mano, ma chissà che prima o poi non ci si incontri per bere una Ichnusa…

  8. bello l’articolo ma mi piacerebbe sapere quanto c’è di sicuro e quanto di supposto (non voglio fare la battuta!).
    Per esempio i Sesterziarii mi sembrano poco credibili così come vengono descritti. Se rischiavano così tanto rispetto ai gladiatori più professionali perchè cercare una morte quasi certa in cambio di pochi soldi? o li pagavano bene oppure il massacro non era così invevitabile oppure erano malati di mente. Prigionieri di guerra, schiavi, condannati a morte li puoi tranquillamente esporre a qualsiasi pericolo, per migliorare lo spettacolo puoi anche dargli qualche possibilità di sopravvivenza, ma uno libero aveva tante alternative migliori (il crimine per esempio in cui la morte era probabile ma solo se ti catturavano).

    Delle tendenze originali dei Tunicati non ne sapevo niente. Buono a sapersi. 🙂

    ciao

  9. Zwei, visto che nonostante tutto ti stimo molto quando parli di armi, storia antica e storia medievale, vorrei farti una domanda probabilmente stupida e che ti avranno rivolto in tanti, ma che mi ha sempre incuriosito. Perchè i romani usavano il gladio e non la buona e vecchia SPADA? Per un esercito in cui la parte del leone la faceva la fanteria, avere i legionari armati con una spada più lunga non sarebbe stato un discreto vantaggio in termini tattici? Non avrebbe aumentato la potenza e la capacità di attacco della fanteria pesante, e quindi di tutto l’esercito?

    1. Premesso che trovo di pessimo gusto il tuo ciclico ritorno flammoso su questi lidi, additando tutti noi (padrone di casa in primis) come bulli, razzisti, suprematisti, e per noi fidi scudieri cock-slaves di Zwei (questo però è vero XD) e via delirando, per poi buttare due righe di captatio benevolentiae prima di chiedere informazioni, dicevo, premesso questo, Zwei ha scritto un articolo sulla spatha, da cui cito:

      L’adozione di un’arma, di ogni tipo di spada, risponde alle necessità specifiche di un determinato stile di combattimento individuale o di gruppo.

      https://zweilawyer.com/2010/04/22/le-armi-del-legionario-la-spatha/

      Nella seconda metà dell’articolo c’è un ottimo confronto fra i due tipi di spade, più altri dettagli da cui puoi dedurre le ragioni per cui il gladio si adattasse meglio al modo di combattere dei legionari – o per cui il modo di combattere dei legionari si adattasse meglio al gladio -, non ultime forma e dimensione dello scudo.

      Inoltre, please, non usiamo termini come ‘potenza’ così ad muzzum 😐

  10. Oltre a quanto scritto da Terra, devi considerare che il gladio aveva sì una lama corta, ma anche le spade usate da altri popoli non erano particolarmente lunghe. Niente a che vedere, ad esempio, con la spada lunga medievale.

  11. Buonasera.
    Avrei un domanda riguardo i “catervarii”.
    Questa parola non indica esclusivamente un tipo particolare di pugile?
    Perché utilizzando il Perseus il “A Latin Dictionary” di Lewis e Short mi indica solo due passi di Svetonio (Augusto, 45; Caligola, 18) in cui è utilizzata questa parola.
    Il passo di Seneca citato nell’articolo non presenta tale termine e si dovrebbe riferire ai “noxii” (termine non presente nel passo, come “gladiator”), cioè ai condannati a morte? L’esecuzione dei “noxii” che avveniva nello spettacolo di mezzogiorno prevedeva anche il combattere tra di loro privi di qualsiasi armatura e con solo un pugnale.
    Il termine “Catervarii” forse è utilizzato in fonti non letterarie?

    Grazie.

    1. Ciao Gianni,
      la parola indica dei pugili che si distinguevano dagli altri per combattere in “caterve”, ossia un gruppo contro l’altro (entrambi abbastanza numerosi). Il passo di Svetonio che hai citato recita infatti “Spectavit autem studiosissime pugiles et maxime Latinos, non legitimos atque ordinarios modo, quos etiam committere cum Graecis solebat, sed et catervarios oppidanos inter angustias vicorum pugnantis temere ac sine arte.” Justus Lipsius, nel XVI secolo (Sat. Serm.) riporta altre fonti da cui deduce si trattasse di caterve di gladiatori e non di semplici pugili.
      In vari dizionari del XIX secolo i catervarii sono definiti come “gladiatori che combattevano a caterve, molti contra molti”. Probabilmente, il termine che, inizialmente, indicava solo una categoria di pugili, iniziò a comprendere anche gli scontri di gruppo fra gladiatori. In “Gli spettacoli dell’antica Roma descrizione istorica del dottore Agostino Ademollo” (1837) si legge che “negli spettacoli catervarii combattevano gladiatori di ogni specie”.

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