Il Massacro di Las Llamas: il Più Grave Sacrificio di Bambini della Storia

Un sacrificio di bambini 140 bambini (e 200 lama). Sono questi i numeri del più grande sacrificio di massa della storia di cui si abbiano prove archeologiche inconfutabili.

La civiltà Chimù, che ebbe grande fortuna nella striscia costiera dell’attuale Perù (ed Ecuador) tra il 1100 e il 1470, fu annientata dagli Inca proprio alla fine del XV secolo, poco prima dell’arrivo degli Europei. Così come i Moche prima di loro e molte altre civiltà precolombiane, i Chimù furono quelli che utilizzarono in modo più consistente i sacrifici umani. Il sacrificio aveva, tra l’altro, un significato esclusivamente religioso e allegorico, visto che era seguito solo raramente da pratiche di cannibalismo. 

Poco tempo fa abbiamo parlato del Massacro di Punta Lobos, avvenuto quasi 700 anni fa in Perù e scoperto alla fine degli anni Novanta. In quel caso, 200 pescatori furono legati e poi pugnalati uno dopo l’altro al cuore per compiacere Ni, Dio del Mare dei Chimù. Tutti i cadaveri – 107 quelli intatti – avevano mani e piedi legati, ed erano stati uccisi dopo essere stati messi in ginocchio. 

L’approfondimento sui Chimù contenuto nella Treccani del 1931
Popolazione della costa settentrionale del Perù, che gli antichi Peruviani chiamavano, come tutti gli abitanti delle calde bassure, Yunca. Parlavano una lingua affatto diversa dal quechúa e dall’aymará, forse affine a quella dei Barbacoa. Presso l’attuale Trujillo sono ancora visibili le rovine della principale città della regione, Chanchán o la Gran Chimú, con resti di molti edifici, tra cui un gran palazzo con gallerie: le mura sono decorate con bassorilievi di stucco e dipinti a fresco. La frequenza dell’affresco, come pure un particolare tipo di vasi doppî nella ceramica (v. sotto), sono caratteristici della cultura rappresentata da questo luogo che, come Sca e Tiahuanaco, ha dato il nome a una civiltà che precedette quella degl’Inca. La città dovette essere un giorno assai bene irrigata da un sistema complicato di canali derivati dal Río de Miche; una parte ne esiste pur oggi. Il nome di Chimú è passato a un tipo particolare di vasi di terracotta dell’antico Perù, neri brillanti o bianco-rossi, assai ben cotti e molto comuni. Essi hanno forme svariatissime, globulari per lo più, e sono decorati con bassorilievi o ornamenti geometrici; sono spesso doppî, tripli e perfino sestupli, fitomorfi, zoomorfi e antropomorfi. Qualche volta essi sono congegnati in modo che il liquido, uscendo, cacci fuori l’aria sì da emettere un suono che dovrebbe ricordare quello dell’animale rappresentato dal chimú. I musei di Genova, Torino, Firenze e Roma ne posseggono un buon numero.

Il quell’occasione, abbiamo menzionato anche un altro sito sacrificale di grande interesse archeologico, scoperto nel 2011 e datato al 1400-1450, dove erano venuti alla luce gli scheletri di 43 bambini tra i 6 e i 15 anni sacrificati sempre dai Chimù. Tutti i cadaveri avevano la cassa toracica divelta; i loro cuori erano stati estratti nel corso di un sacrificio di massa. Conclusi i lavori di scavo, la cifra è arrivata a 140 scheletri, la maggior parte di bambini tra 8 e 12 anni. Accanto a loro, 200 giovani lama.

Non me lo sarei mai aspettato” ha detto l’antropologo John Verano della Tulane University. “È stata un’uccisione rituale ed è stata sistematica“. Alla sua esternazione si è aggiunta quella di Joseph Watts, PhD dell’Università di Oxford e della Max Planck Society: “Spiegare il sacrificio dei bambini è decisamente molto difficile.”

sacrificio di bambini

Gli archeologi hanno anche trovato le prove che, prima di essere uccisi, i bambini sono stati obbligati a marciare per circa un miglio fino al luogo del massacro. Una sorta di processione rituale, a quanto sembra.

A poco più di un chilometro di distanza dal luogo del sacrificio, si trova Chan Chan, che era la capitale dei territori amministrati dai Chimù e, sempre nei pressi, c’è l’attuale capoluogo di provincia, Trujillo (Perù). Proprio dall’Università di Trujillo è arrivato un altro commento sulla scoperta, questa volta da Gabriel Prieto, professore di archeologia e a capo degli scavi insieme a Verano:

Probabilmente stavano offrendo agli Dei le cose più importanti che avevano: i bambini, che rappresentavano il futuro, e i lama, l’unico animale da trasporto che avevano, quindi fondamentale per l’economia della regione. 

Interessante anche la spiegazione del motivo per cui avvenne il sacrificio. Alcuni studiosi pensano, infatti, che proprio in quel periodo, El Nino avesse causato una delle più gravi inondazioni di sempre, e che quini si tratti di un’offerta a Ni, il dio del mare Chimù cui è “imputabile” anche il Massacro di Punta Lobos. 

Lo scavo non è ancora stato ultimato, anche perché è situato proprio sotto un centro abitato. Ad ogni modo, i genetisti stanno procedendo anche con un esame del DNA dei resti per capire la provenienza geografica dei bambini. Vi terremo aggiornati su ogni novità.


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