Mercenari Scozzesi in Irlanda: i Gallowglass

Una storia di guerra e sangue, quella scritta dai Gallowglass, che si dipana tra Irlanda e Scozia.

Molti storici si sono appassionati alla storia e alle imprese dei mercenari più famosi di sempre, i Lanzichenecchi, tanto che la storiografia ha sempre trattato in modo marginale gli altri corpi mercenari “di tradizione” che si formarono in giro per l’Europa dal XII al XVI secolo. Le compagnie svizzere, e le picche con cui fecero una mattanza di audaci cavalieri, hanno anche loro ricevuto le dovute attenzioni, quindi voglio trascinarvi un poco fuori dai campi di battaglia centro-sud europea, diciamo fino alle Highlands, alle Ebridi  e alle verdi distese d’Irlanda.

Nel 1166 il Re del Leinster, Dermot MacMurrough (Diarmait Mac Murchada se non potete fare a meno dell’originale gaelico) si trovò senza trono a causa del suo vicino di casa, Re Rory O’Connor, figlio di Turlough Mór O’Connor e Supremo Sovrano d’Irlanda come il padre. Non crediate che la tradizione monarchica irlandese fosse roba da poco, basta dare un’occhiata alla lista dei re del Lenister per vedere che, non toccati dal dominio romano, nel XII secolo i rossi isolani avevano alle spalle già sette-otto secoli di teste coronate (più altri venti se contiamo la lista dei Supremi Sovrani). Comunque, il povero Dermot ebbe la brillante idea di chiedere aiuto all’odioso Enrico II, primo Plantageneto a regnare sull’Inghilterra. Costui fu ben lieto di inviare i propri uomini per supportare Dermot nella sua guerra di riconquista, e nel 1171 raggiunse egli stesso l’Irlanda, dichiarandosene Re.

Purtroppo per loro, gli irlandesi non avevano né gli uomini né le capacità strategiche per far fronte agli inglesi, quindi si ritrovarono nella necessità di assoldare altri mercenari stranieri per difendere le proprie terre. Ho parlato di “altri” perchè già da tempo manipoli scozzesi erano al servizio dei re irlandesi, che li usavano come guardie del corpo e fanteria pesante.

gallowglass
Mercenari scozzesi nel continente europeo. Il secondo da sinistra, è un Gallowglass con spada a due mani(1521). A giudicare dalle protezioni di gambe e braccia (anche degli altri quattro), riesciamo a capire per quale motivo le armi da taglio ebbero vita così lunga in Irlanda. [thanks to

Gli scozzesi assoldati per combattere in Irlanda avevano poco in comune con l’immagine fornitaci da Braveheart e dal suo anacronistico spadone. Si trattava infatti di uomini usciti dall’incrocio fra indigeni celti delle Highland e delle Ebridi e razziatori/conquistatori vichinghi che si erano stabiliti in quelle zone. Guerrieri brutali, spesso abbandonavano la loro terra d’origine dopo essere caduti in disgrazia o per cercare fortuna. Gli irlandesi li chiamarono Gallowglass (o Galloglass), “Soldati Stranieri” (da Gall Gaeil), nonostante la la loro vicinanza etnica.

Giunti a piccoli gruppi, i Gallowglass iniziarono a stanziarsi nel nord dell’Irlanda per poi espandersi a macchia d’olio. Dove c’era un conflitto arrivavano loro, ed erano felici di poter guadagnare sul sangue inglese. Due piccioni con una fava.

La prima volta che i Normanni di trovarono ad affrontare i Gallowglass, nel 1258, furono nettamente sconfitti; nel 1261 furono annientati una seconda volta nei pressi di Kenmare (evento che segnò la fine del tentativo normanno di prendere l’Irlanda sud-occidentale) e il mito dei guerrieri scozzesi aumentò negli anni. In The Scottish Soldier Abroad, 1247-1967 , Grant G. Simpson scrive che non è molto chiaro come il “sistema” dei Gallowglass di sia allargato a macchia d’olio a buona parte dell’Irlanda (partendo dal nord), ma fa sua una nomenclatura, bastard feudalism, che ben si addice alla situazione irlandese, dove i capi locali potevano mantenere il potere quasi sempre grazie a delle milizie de facto straniere, i Gallowglass per l’appunto.

I Gallowglass avevano un armamento molto particolare, per certi versi anche anacronistico, specie se prendiamo come riferimento gli ultimi due secoli della loro presenza sui campi di battaglia. Come arma d’offesa, a farla da padrone era una derivazione diretta dell’ascia danese, la c.d. Spar/Sparth/Spath Axe, che aveva un’asta lunga fino a 6 piedi.

Questa si modificò leggermente nel corso dei secoli, fino a diventare molto simile alla bardica, di cui fu, in sostanza, la progenitrice. Inoltre, mentre sul continente le armature complete si imponevano come protezione principe per le elite guerriere, fra i Gallowglass rimase in auge la maglia ad anelli. Quest’ultima permetteva un’ eccellente mobilità unita ad un alto livello di protezione, anche perchè veniva indossata sopra l’aketòn (spessa tunica imbottita), che era già sufficiente ad assorbire un colpo di taglio. Per quanto riguarda gli elmi, dal XII a XVI secolo i Gallowglass passarono dalle ultime versioni dello spangenhelm al bacinetto quasi sicuramente di importazione tedesca o italiana, e infine al morione e alla burgonotta.

Per quanto i Gallowglass siano sempre stati identificati dalla loro ascia, sappiamo che, specie nel XVI secolo, ebbe una discreta diffusione la spada a due mani. Non si trattava però di un’arma “pesante” come le zweihander tedesche, ma di una lama molto elegante dotata di un pomolo particolare. Come dimesioni, si aggirava attorno ai 150-160cm (più o meno come lo spadone visto in Ironclad), e in un’immagine dell’epoca (la trovate in fondo alla pagina) la vediamo portata in spalla da un Gallowglass armato di arco (con frecce di ogni foggia).

Gallowglass

Un battaglione di Gallowglass (Corrughadh) contava circa 80 Spar o Sparr. Quest’ultima era l’unità base,  formata da un Gallowglass e da uno o due Kern, giovani scudieri che portavano le armi di scorta, il cibo, armi da getto ecc. In realtà, il termine Kern è più generale, e indica quel tipo di fanteria leggera irlandese che rimase in uso presso i notabili irlandesi fino al XVII secolo.

Tornando ai nostri feroci scozzesi, possiamo presumere che un Corrughadh di dimensioni medie non superasse i 2oo uomini, anche se sappiamo di battaglioni composti da 400 uomini (e massimo 200 Gallowglass). Al comando di ogni battaglione c’era un Consabal, la cui carica era spesso ereditaria. A differenza dei comandanti irlandesi, il Consabal combatteva in prima linea. La sua Sparth aveva decorazioni e incisioni (anche d’argento), e dall’impugnatura scendevano fili di seta. Al suo fianco c’era sempre un signifero e, tanto per rispecchiare i più tristi clichè scozzesi, un suonatore di cornamusa.

 Probabilmente, quando si entrava in una Compagnia a 16-20 anni, si iniziava proprio da questo ruolo. Dobbiamo immaginare che fra i Gallowglass ci fosse un gran numero di giovani irlandesi. Questi si univano ai mercenari scozzesi per sfuggire a una vita di miserie o per ideali più alti, ma dovevano comunque rispettare determinati standard fisici.

I Gallowglass sono sempre rappresentati e descritti come bestioni, alti più del normale e muscolosi. D’altronde, per maneggiare la tradizionale Sparth era necessaria una grande forza fisica e un lungo addestramento, che veniva loro impartito dai Consabal scozzesi.

Non è difficile immaginare le nuove leve impegnate dapprima a manovrare la sparth singolarmente, poi in gruppo – cosa molto differente, che necessita di grande sincronismo e capacità di mantenere le distanze durante lo scontro -, per arrivare infine alla memorizzazione di alcune manovre da eseguire in modo meccanico.

Quando parlo di “manovre” non intendo solo le manovre in battaglia, anzi, le battaglie campali erano molto rare; come nel resto dell’Europa,  per ogni scontro frontale fra eserciti si verificavano un migliaio di sortite, furti di bestiame, spedizioni punitive, rapimenti. E ad essere insegnate erano proprio le tattiche adeguate a queste azioni.

Direttamente dall’omonimo Osprey, ecco a voi l’ultima evoluzione dei Gallowglass (1582). La Sparth degli ufficiali diventa sempre più raffinata, con intarsi dorati o d’argento, la maglia ad anelli rimane, ma al posto del bacinetto compaiono morioni e burgonotte.

Anche la dieta dava una mano a mantenere i Gallowglass in forma da battaglia. Uno scrittore parla di “beef, pork and butter“, il che ci fa comprendere ancora meglio il perchè migliaia di giovani irlandesi preferissero entrare in un battaglione piuttosto che continuare a vivere in una capanna, a ruminare biada fino alla morte.  Nel giro di pochi decenni, il numero degli irlandesi galloglassizzati divenne enorme, tanto che, all’inizio del XVI secolo un resoconto parla di un gruppo composto da duecento Gallowglass, di cui solo otto scozzesi.

Attorno al XVI secolo c’erano quindi esponenti di Clan scozzesi che controllavano le unità militari più importanti dello scacchiere irlandese, ma in realtà la maggior parte dei soldati era formata da ragazzotti irlandesi di umili origini.

I Clan Scozzesi d’Irlanda
I nomi dei Clan scozzesi traferitisi in Irlanda per servire come Gallowglass sopravvivono a tutt’oggi nelle originarie zone d’insediamento. Fra i più importanti (fonte: Wikipedia):

 

  • Mac Cába (McCabe) from Arran
  • Mac Domhnaill (MacDonald / McDonnell) from Kintyre and Islay
  • Mac Dubhghaill (MacDougall / McDowell) from Lorne
  • Mac Ruairí (MacRory) from Bute
  • Mac Síthigh (MacSheehy / Sheehy) from Kintyre
  • MacSuibhne (MacSweeney / Sweeney) from Knapdale
  • Mac Aodha (McCoy) from Kintyre

Non era raro che i Gallowglass al servizio di diversi signori Irlandesi si scontrassero fra loro, e capitava addirittura di vedere contrapposti sullo stesso campo di battaglia Gallowglass dello stesso clan. Accadde per esempio nel 1504, a Knockdoe, fra due sottoclan dei Mac Sweeney, quando le forze complessive schierate dalle due parti raggiunsero i 10.000 uomini.

Keith Brown, in Noble Power in Scotland from the Reformation to the Revolution (2011) racconta come i Gallowglass ebbero una grande importanza nel corso delle campagne militari irlandesi della regina Elisabetta e analizza la consistenza numerica dei mercenari scozzesi nel 1593. A Lewis i Macleods potevano mettere insieme 700 gallowglass, a Harris 140. A Skye tutti i clan insieme avevano più di 2.000 uomini, a Mull 900, a Islay 800. Parliamo sempre di località e isole scozzesi, quindi immaginare che potessero schierare un totale di quasi 6.000 Gallowglass, ossia soldati professionisti, può farci capire quale fosse l’ethos militare che vigeva in Scozia.

  • Articolo pubblicato per la prima volta il 1° Agosto 2011
Bibliografia:
  • Brown, Keith M. Noble power in Scotland from the Reformation to the Revolution. Edinburgh: Edinburgh University Press, 2013;
  • Fergus Cannan, Galloglass 1250-1600: Gaelic Mercenary Warrior. Osprey Publishing, 2010;
  • Duffy, Seán. The World of the galloglass kings, warlords and warriors in Ireland and Scotland, 1200-1600. Dublin: Four Courts Press, 2016;
  • Grant Simpson G. The Scottish Soldier Abroad, 1247-1967. 1992.

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42 pensieri riguardo “Mercenari Scozzesi in Irlanda: i Gallowglass

  1. Interessante.
    Son questi gli articoli che mi piacciono.
    Si ritorna anche al discorso sull’utilità della spada.
    Tanti arti scoperti da trasformare in moncherini!

  2. Gli articoli che adoro!
    Detto questo una riflessione/domanda:
    preferiscono l’usbergo alle piastre quei corpi che agiscono, con terminologia moderna, come incursori?
    E in cui vanno incluse le guardie del corpo che non svolgono la sola mansione che oggi saremmo portati ad attribuirgli…anche il fatto dell’arco a mio avviso è significativo

  3. Grazie, avevo leggicchiato qualcosa in un testo dove di esplorava la storia di alcuni clan irlandesi. Lunga storia militare quella scozzese. Mercenari o arruolati, hanno combattuto praticamente in tutto il mondo.

  4. articolo interessante, complimenti
    sapevo che i mercenari sono praticamente sempre esistiti
    e come tutti conosco i Lanzichenecchi
    non conoscevo invece i Gallowglass

  5. Bello bello bello!
    Sai quanto mi piacciano i tuoi articoli di storia militare, soprattutto quando parli del periodo post XV secolo (il “Renaissance”). Le cose si facevano interessanti quando i cugini trifogliati ripagavano il favore ai simpatici cornamusari gonna-muniti, andando a combattere in Scozia! Mi torna alla mente la Irish Brigade di Montrose, temibile unita decimata durante le Guerre Civili Inglesi di metà Seicento dai Covenanters di Leslie.

  6. Ma come, i Gallowglass nell’XI secolo? L’orrendo orrore degli orrori! Costui non si è documentato! Non possiamo fare altro che cestinare l’opera dell’autore inglese!

    🙂 😀

  7. Posto un commento al volo che c’hoddastudià’.
    Ganzissimo Zwei!
    Un articolo sui Gallowglass è… è fichissimo!
    E quoto in pieno Léssa … Son questi gli articoli che mi piacciono.

    Ah, ancora una cosa… Per la serie “l’angolo della pedanteria”, Kern in gaelico significa “ragazzetto”, ed erano proprio questo, ragazzini al servizio dei vari signori (i capiclan, i nobili sasanach gaelicizzati o “antichi stranieri”, ma anche i nuovi venuti inglesi). Il termine, inoltre, designava anche la “fanteria leggera” (come hai scritto giustamente nell’articolo).

  8. Zwei“Non possiamo fare altro che cestinare l’opera dell’autore inglese!”

    LOL, l’ultima frase sul letto di morte del Bardo fu “Vicina la morte. La fine. Il buio eterno…” una smitragliata di frasi senza verbo :), dopo la morte la sua anima imboccò il tunnel verso la luce ma prima vide il suo corpo dall’alto, sbagliando il POV ancora una volta :love:

    “Braveheart e dal suo anacronistico spadone”

    questo significa che la famosa spadona di Braveheart conservata in museo e dotata di guardia posticcia di qualche secolo dopo è un falso? :bloody:

    “tanto per rispecchiare i più tristi clichè scozzesi, un suonatore di cornamusa.”

    un altro che prende per il culo le cornamuse… :p Chi, come me, ha sentito dal vivo 12 cornamuse accompagnate da altrettanti tamburi intonare sinistri canti di guerra ricorda ancora i brividi barbarici corrergli sulla schiena. Non sottovalutare mai le cornamuse 8)

  9. Ma come, i Gallowglass nell’XI secolo? L’orrendo orrore degli orrori! Costui non si è documentato! Non possiamo fare altro che cestinare l’opera dell’autore inglese!

    E questo è ancora niente 🙂 :

    Mac Bethad mac Findlaích, anglicised as Macbeth […] is best known as the subject of William Shakespeare’s tragedy Macbeth and the many works it has inspired, although the play presents a highly inaccurate, almost outright fabrication of his reign and personality

    Che disastro… 😀

  10. Ottimo articolo! Ammetto che a me più che altro di questi articoli interessa scoprire come costruivano l’equipaggiamento delle truppe di cui parli, il perchè utilizzavano un certo stile. Se è dovuto soltanto ad un adattamento territoriale o se anche per motivi pratici. Il tutto per poi riprodurne copie o trarre ispirazione per costruire materiale per il GRV. ^__^

    Forse ti renderà orgoglioso, forse te ne vergognerai odiandomi, ma anche grazie ai tuoi articoli sto migliorando i miei fabbricati.

    L’armatura del tizio in basso a sinistra l’ho fatta io grazie allo Zwei blog. E scusa se non commento mai gli articoli ma solo i commenti altrui, è che mi sembra inutile fare lecchinate ogni due secondi dicendo quanto sei bravo a documentarti o a scrivere articoli, preferisco usare le tue informazioni per costruire qualcosa di tangibile e che duri nel tempo. Sono più bravo con le mani che con la lingua.

  11. Alberofratello“Forse ti renderà orgoglioso, forse te ne vergognerai odiandomi, ma anche grazie ai tuoi articoli sto migliorando i miei fabbricati.”

    Sei decisamente migliorato: Un chierico (caduceo al collo) di Minas LasVegas (paillette e abito Elvis) con un bel martello-mazzuolo.
    Ma stai fissando le gambe della tipa o il fallico sciabolone del tipo? 🙂

    una curiosità: la fibbia a che corpo appartiene??

  12. Alberello
    Naaah, sono troppo presa dall’esame che ho domattina… devo ancora studiare solo il 40% del programma, una passeggiata 🙂 *ghigno tetanico di chi non si rende conto della propria situazione*

    Terra Nova

  13. Bravo. Mi pare giusto che anche i Gallowglasses meritassero menzione (a parte il dramma più ruffiano del tizio di Stratford). Però ora mi correggi Lenister in Leinster, che diamine.

  14. @Alberello Gagà: curiosità da gossip, ma questa frase

    E scusa se non commento mai gli articoli ma solo i commenti altrui,

    è causata dal “cazziatone” di Gamberetta? ^__^ Sì, oggi sono un delfino curioso.

    Anche qui non sei venuto tanto male! ^____________________________^

  15. – G.A. Hayes McCoy, Irish Battles, Appletree Press, Belfast 1990

    – Fergus Cannan, Galloglass 1250-1600: Gaelic Mercenary Warrior, Osprey 2010

    – S. J. Connolly, Contested Island: Ireland 1460-1630, Oxford P. 2007

    Li trovi su library.nu
    Il secondo è quello più specifico, una delle tante gemme Osprey.

  16. – G.A. Hayes McCoy, Irish Battles, Appletree Press, Belfast 1990

    – Fergus Cannan, Galloglass 1250-1600: Gaelic Mercenary Warrior, Osprey 2010

    – S. J. Connolly, Contested Island: Ireland 1460-1630, Oxford P. 2007

    Li trovi su library.nu
    Il secondo è quello più specifico, una delle tante gemme Osprey.

    Ottimo, grazie!

  17. @Koda fratello orso: Mi sono reso conto che se ogni tanto non fai i complimenti ai blogger per il loro operato poi sembra che non leggi ciò che scrivono o che non ti interessa o che peggio “sfrutti” il loro spazio.

    Per me i fatti (mani) contano molto più delle parole (lingua), quindi invece di star lì a scrivere ogni volta: “Wow, che figata di articolo!” oppure “Ma dai, anche io la penso come te, siamo intelligentissimi!” o ancora “Si, l’ho letto anche io, mi è piaciuto soprattutto quando la ragazza perde la verginità.” preferisco usare ciò che ho letto per trovarne un uso pratico. Spesso lo ammetto, mi concedo il cazzeggio con gli utenti come folle voluttà per staccare dalla serietà a cui sono costretto durante la vita reale.

    A volte per puro divertimento, a volte riesco ad imparare qualcosa oltre che dall’articolo. Perchè anche se sembra incredibile, non solo i blogger scrivono cose intelligenti. Spesso ho imparato di più leggendo i commenti degli articoli stessi che li hanno generati. Il problema è che sono debole e non resisto, conoscendo questa mia debolezza, non leggo più nemmeno il blog. è come uno che cerca di smettere di fumare, non solo non compra più sigarette, ma evita anche di andare nei luoghi dove altra gente fuma. Un pò mi spiace perchè non avrò modo di imparare altre cose utili per la scrittura, ma almeno so che non darò fastidio a nessuno. ^__^

    Peace and Love.

  18. @Alberello: sì, spesso gli scambi dei lettori insegnano molto più dell’articolo da cui partono, e sono interessanti! 😀 Peccato, mi spiace non leggerti più su Gamberi. 🙁
    Neanche io ho capito molto quella richiesta di Gamberetta… Anche perchè spesso è proprio rispondendo ad altri che le cose si fanno interessanti e si aprono discorsi più vasti.
    Beh, spero vorrai cambiare idea e parteciperai ancora alle discussioni sul blog. 🙂

  19. L’armatura del tizio in basso a sinistra l’ho fatta io grazie allo Zwei blog.

    @Alberello: hai fatto anche la cotta di maglia? Sulla mia c’ho sputato sangue ed è venuta un prodotto scrauso sob. Riguardo agli spallacci è un buon cuoio. Quanto l’hai pagato? ò.ò

    —-

    Domanda da ignorante: ma i Gallowglass non avevano protezioni a braccia e gambe perchè:

    1. Costavano troppo
    2. Impedivano movimenti rapidi necessari per atti di scorrerie etc
    3. Boh

    ?

  20. @Luxifer: Beh, non è stata la prima che ho fatto. Anche a me all’inizio son venute schifosissime. xD
    Per il prezzo del cuoio non ricordo più, l’ho compranto ancora quando c’erano le lire. Esiste a Busto Arsizio una chiesa sconsacrata in Vicolo Albuzzi ed un tizio l’ha attrezzata per vendere pellame vario. Ci trovi tipo coccodrillo, pitone, cuoio di qualsiasi animale ti venga in mente.

    Il tutto poi da tagliare o modellare. Siccome ho il pallino per queste cose, ogni tanto ne compravo un tot all’ingrosso e poi quando mi serve costruire qualcosa guardo cosa ho nel magazzino, aggiungo qualche pezzo dalla discarica et voilà tiro fuori un nuovo costume. xD

    Adoro spendere poco e trarne il massimo. Ciò che mi soddisfa non è produrre l’oggetto in sè, ma sapere di aver usato qualcosa che altri consideravano inutile. Recupero, riabilitazione, riciclaggio, io non mi arrendo mai, tutto può essere utile se c’è la volontà di renderlo tale.

  21. Alberello “quindi invece di star lì a scrivere ogni volta: “Wow, che figata di articolo!” ” + “Spesso ho imparato di più leggendo i commenti degli articoli stessi che li hanno generati”

    quoto e quoto

    “ma almeno so che non darò fastidio a nessuno”

    come dice polvere, ripigliati! 🙂

    PS: grazie per le info sulla fibbia (sembrava italiana)

  22. Ma lol! E dire proprio che mi son vestito a tema da Gallowglass con (cristo che comodissima!) lèine gialla, apposta per un festival celtico da queste parti (facevo promozione alla mia associazione).

    Adoro la tematica dei Gallowglass e seguo con passione i Claiomh la cui immagine è nel tuo articolo 😀 Complimenti, l’argomento è troppo poco trattato, e tu hai fatto un ottimo lavoro.

  23. Nonostante avessi già letto l’Osprey in questione devo ammettere che leggere gli articoli di Zwei è sempre piacevole, il modo poi in cui chiude gli articoli è davvero fantastico e pure stavolta si merita un 10+ ^^

    Detto ciò, per quanto bulli, i Galllowglass non possono competere con la truzzaggine dei Lanzi, che restano 10 spanne sopra! (questa era d’obbligo visto il nick che porto ;P)

    Aspetterò con ansia altri articoli storici o opologici (i Balestrieri Genovesi mi sembrano un ottimo candidato ^^)

  24. Vedendo il video mi è venuto un dubbio: che differenza fra i Gallowglass e i Redshanks? L’unica fonte d’informazioni che ho trovato è Wikipedia ed è inutile dire che sono rimasto scontento e che nessun dubbio mi si è schiarito, visto che cita anche gli stessi luoghi di origine dei Gallowglass (Ebridi e Highlands).
    *preme il bottone per il “soccorso Zwei”*

  25. Articolo molto interessante!(ho scoperto da poco questa pagina interessantissima), in aggiunta a quanto detto però mi piacerebbe(qualora fosse possibile) sapere anche quali erano le “misure” richieste per far parte di questi corpi! in ogni caso davvero bravo e grazie 🙂

    1. Ciao Andrea,
      Non c’erano misure fisse e immutabili, e tuttavia una costituzione massiccia e un buon allenamento dovevano essere fondamentali. Pensa anche ai lanzichenecchi armati di zweihander, che probabilmente avevano dimensioni medie molto simili.

  26. Ho riletto con piacere questo articolo e approfondendo un po’ sono andato a ricercare nella storia dei vichinghi gaelici della Scozia, dell’Irlanda, delle Ebridi e delle Orcadi. Territorio che grossomodo copre l’antico regno di Dal Riada e che successivamente (se non erro) darà vita al “Regno delle Isole” e al relativo titolo nobiliare.
    A quando un’approfondimento su questi argomenti? Sarebbe interessante da morire (non badiamo al fatto che si mescolano due argomenti che adoro, i vichinghi e la storia della Scozia…)

  27. Articolo super interessante! Devo dire che quando vedo i Gallowglass resto sempre perplesso rispetto alle protezioni (praticamente inesistenti) di braccia e soprattutto gambe/piedi. Posso capire che scarseggiasse l’equipaggiamento e che probabilmente non era facile permettersi anche delle protezioni nelle zone citate, però non posso credere che non TENTASSERO nemmeno con delle stoffe imbottite (ad esempio) o con parti di città di maglia! Qualcuno ha delle risposte in merito?

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