Demografia Europea: le Statistiche del 1835

Da buon pellegrino degli archivi digitali e cartacei, mi sono imbattuto nella tabella contenuta in un Atlante Storico del 1835 (Comprehensive atlas: geographical, historical & commercial, Bradford, T. G., 1835). Questa riporta la popolazione complessiva delle maggiori città europee, divise per stati di appartenenza. I vecchi dati sono interessanti perché, oltre a soddisfare la nostra curiosità di storici, danno un’idea dell’evoluzione demografica del nostro continente. Le città italiane (parliamo, ovviamente, dell’Italia pre-unitaria) mostrano rapporti molto differenti rispetto a quelli odierni.

Napoli (364.000) per esempio, era più del doppio di Roma, che a sua volta era solo poco sotto, come abitanti complessivi, a Milano (155.000 contro 160.000). Entrambe, comunque, erano superate da un’altra città del Regno delle Due Sicilie, Palermo (168.000).

In Europa non c’era una città più popolosa di Londra, già vicinissima al milione e mezzo di abitanti, ossia il doppio di quelli di Parigi (774.000). Costantinopoli, capitale e città più popolosa dell’Impero Ottomano, arrivava a circa 600.000 abitanti.

Interessante anche la concentrazione di abitanti per lega quadrata, che mostra una densità abitativa crescente dal nord al sud Europa.



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14 pensieri riguardo “Demografia Europea: le Statistiche del 1835

    1. Credo che sia dovuto al fatto che Trento e Triste erano più o meno strettamente legate al potere degli Asburgo da molto tempo, inoltre amministrativamente erano parte dell’Impero Austriaco vero e proprio.
      Al contrario le Italian Provinces rappresentavano le acquisizioni più recenti ed erano inquadrate nel Lombardo-Veneto.

    2. Trieste è parte dei Paesi del Paesi del Duca Leopoldo IIi dal 30 settembre 1382 ” all’ora dei vesperi o quasi” quando nella ‘Sala della Stufa’ del Castello di Graz venne accettato l’Atto di Dedizione con cui il Comune di Trieste, libero con la Pace di Torino del 1381, formò un patto di reciproche obbligazioni .L’Austria , ove gli Absburgo erano succeduti ai Babenberg , da Margraviato era stata elevata a Ducato con il ‘Privilegium Minus’ del 1156, mentre a Arciducato con il Privilegium Maius del 1358 (forse ,un falso)alla morte del duca Alberto .Tra i due Privilegi, sta la Bulla Aurea/Goldene Bulle/Bolla d’Oro che stabiliva modalità dell’elezione e Grandi Elettori dell’Imperatore. Ma allora,alla morte del duca Alberto II, i possessi erano stati divisi tra i due figli Leopoldo III e Alberto che dettero inizio alle c.d. Linea Leopoldina e Albertina , poi nuovamente ricongiuntesi. Dunque Trieste, con più o meno libertà di briglia , è stata legata all’Austria sino al 1919 ( Pace di Parigi- Pace di Saint Germain) ) quindi per ben quasi 537 anni. Ma è sempre restata,nonostante la forte immigrazione alloglotta, una città italiana dove i newcomers, trovavano nel dialetto di variante veneta ( prima si parlava anche una specie di ladino ) un legame collettivo. In realtà la Dedizione del 1382 è la 2^ Dedizione , ma qui la cosa si allunga e si complica forse ce ne sarà un’altra occasione per illustrare.Voce comune sostiene che l’Austria, soprattutto dopo la proclamazione del Porto Franco del 1719 , fosse una specie di bancomat dove andare a battere cassa. Nulla di più errato . Immediatamente dopo la stipula della Dedizione del 1382, Leopoldo III intraprese una spedizione per reprimere delle rivolte cantonali nei suoi domini svizzeri dove – richiamati immediatamente gli obblighi della Dedizione – venne richiesta a Trieste la partecipazione con un contingente di armigeri. In quella battaglia (Sempach 1386) Leopoldo III ci lasciò la vita.Insomma, semplificando al massimo, si potrebbe dire che le fortuna di Trieste sia stata dovuta alla sagge leggi austriache, poche, chiare e di facile applicazione ; a una burocrazia altrettanto abile e ben disposta , al legame collettivo nella parlata dialettale che sempre italiana era, e all’intraprendenza delle comunità nazionali ( soprattutto ma incompletamente – greci, ebrei, armatori dalmati ecc.ecc.) che comunque trovavavno il lro comune mezzo di comunicazione nella lingua italiana. La pressione slovena – comunque minoritaria – si sarebbe fatta sentire solamente attorno alla metà del 1800 Dalla fine delle guerre napoleoniche, dopo il momento di pace ripresa del fiato del c.d. periodo Bidermeier , ritornarono i nazionalismi alimentati dal Romanticismo. Il Partito Liberal Nazionale italiano che governava la città senza interruzione non era fatto da idioti bensì da gente esperta delle cose del mondo e di una visione politica internazionale; da un lato si sbracavano in atti di fervido patriottismo italiano ma dall’altro sapevano bene che con l’Italia , Trieste sarebbe finita (e, by the way, anche Prezzolini lo sapeva); quindi da un lato cercavano ogni tipo di sicurezza per mantenere ben salda la caratteristica italiana della città, ma dall’altro erano fedeli sudditi del buon Impero. E così, come era ben noto a ogni persona che avesse una visione un poco larga della questione , accadde quello che era previsto. Trieste che era una bella e rigogliosa pianta in rapida crescita demografica ( si vedano i dati di incremento prima del 1914!) di lavoro e di ricchezza, dopo il 3 novembre 1918 fu come se un elfo maligno le avesse pisciato addosso acido solforico. Ed oggi, è quello che è, poco più di un paesotto dove l’Italia, oggi come ieri, non rispetta gli impegni previsti dai Trattati Internazionali e mentre si trattiene i quattrini che spettano alla città e al Porto, fa apparire le mancette che arrivano, come degli atti di generosa liberalità. Ma cari amici, non è così che si fa la contabiliità del Dare/Avere.

    1. Trieste si era “donata” all’Austria da un bel po’ per evitare la dominazione veneziana. Essendo inoltre terra di confine con rilevanti minoranze linguistiche mal si sarebbe adattato l’inserimento nelle province “italiane”!

    2. Trieste, Trento e Gorizia erano parte degli Stati Ereditarii e della confederazione germanica, il lombardo veneto era un regno separato come l’ Ungheria con la differenza che a Presburgo comandava la dieta e a Milano il Viceré. Nel lombardo veneto comunque vigeva il codice napoleonico, nei paesi ereditarii quello teresiano

  1. Io sono stato colpito dalle dimensioni di Dublino. Le grandi città di allora hanno decuplicato il numero di abitanti (Costantinopoli lo ha addirittura più che ventuplicato) mentre Dublino, allora enorme, è poco più che raddoppiata. Effetto dell’emigrazione in America e Australia?

    1. Ed anche dello sterminio per fame attuato dagli inglesi che non riuscivano a sottometerli sopratutto per motivi religiosi, anglicani gli uni e catolici gli altri

  2. Gli unici dati “seri” secondo me sono quelli britannici (dove i censimenti erano regolari) e in parte quelli francesi, gli altri devono essere delle stime dedotte dai dati catastali o dal consumo di qualche alimento base (pane o carne credo), visti gli arrotondamenti.
    Comunque è molto interessante.
    Non ci sono stime sulla popolazione totale e sul tenore di vita (quanto pane/carne/frutta fresca mangiavano ecc.)?

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