La Lettera di un Legionario Romano alla Famiglia (III secolo)

Sono passati quasi centoventi anni dal ritrovamento, a Tebtunis (Egitto), del papiro contenente la lettera di Aurelio Polione (Aurelius Polion), eppure quest’ultima, redatta in greco, è stata tradotta solo nel 2012 da un dottorando della Rice University, Grant Adams, ed è apparsa sul n. 49 del Bulletin of the American Society of Papyrologists.

Non ho scritto nome e cognome per caso, ma perché c’è grande necessità che archeologi e storici abbiano il coraggio di infilarsi negli archivi, non importa se fisici o digitali, e tirare fuori le tonnellate di materiale raccolto e mai classificato, tradotto o interpretato.

Pur non essendo completa, questa missiva del III secolo ha un grandissimo valore storico.

   LA DATAZIONE DI UN DOCUMENTO
Sebbene su alcuni siti si trovi il riferimento a un periodo che va dalla seconda metà del II all’inizio del III secolo, mi sembra che lo stesso Grant Adams fornisca degli elementi decisivi per collocare il documento in modo più preciso:

  1. il nome Aurelius, per quanto già presente nel II secolo, sembra suggerire la cittadinanza romana, concessa a tutti gli abitanti dell’impero con la Constitutio Antoniniana del 212;
  2. nel 214 Caracalla divise di nuovo la Pannonia in Inferior e Superior, con due legioni ciascuna.  Le due della Pannonia Inferior, Legio I e II Auditrix, erano sotto comando di un governatore consolare, menzionato nella lettera (ὑπατεικο̣).

Si evince che il giovane soldato serviva come volontario a migliaia di chilometri da casa, nella Legio II Auditrix (Pannonia) e cercava di ottenere un permesso per tornare dalla sua famiglia (con la quale aveva qualche problema).

La cosa straordinaria è che questa lettera può sovrapporsi in modo perfetto a quelle mandate oggi dai militari stanziati nei vari teatri di guerra del mondo. Visto che si parla anche di altre lettere spedite dallo stesso soldato, abbiamo anche l’ennesima testimonianza che, nel mondo romano, gli scambi epistolari erano molto vivaci.

Qui sotto, la mia traduzione.

(il fronte della missiva)

Aurelius Polion, soldato della Legio II Auditrix, a suo fratello Heron, alla sorella Ploutou, alla madre Seinouphis la panettiera e signora (?), tanti cari saluti. Prego giorno e notte che voi godiate di buona salute, e omaggio sempre tutti gli dei da parte vostra. Io non smetto di scrivervi, ma voi non pensate mai a me. Ma io faccio la mia parte scrivendovi sempre e non smettendo mai di stare vicino a voi con la mente e con il cuore. Eppure non mi scrivete mai per dirmi della vostra salute e di come ve la cavate. Sono preoccupato per voi, perché sebbene riceviate spesso lettere da me, non avete mai risposto, così non posso sapere come voi … mentre ero in Pannonia vi ho spedito (delle lettere), ma mi avete trattato come un estraneo … sono partito … e voi siete felici che (?) … l’esercito.  Io non ho … voi … per l’esercito, ma io … sono andato via da voi. Vi ho mandato sei lettere … proverò a ottenere un permesso dal comandante e verrò da te in modo che tu possa capire che sono tuo fratello… Ho chiesto (?) niente a voi per l’esercito, ma vi ho delusi perché sebbene vi abbia scritto, nessuno di voi (?) … ha considerazione. Sentite, vostro (?) vicino … sono tuo fratello. Anche voi, rispondetemi … scrivetemi. Chiunque di voi …, inviate il suo … a me. Salutate mio padre Aphrodisios e mio (?) zio (?) Atesios … sua figlia … suo marito e Orsinouphis e i figli della sorella di sua madre, Xenphon e Ouenophis conosciuto anche come Protas … gli Aurelii … la lettera …

Aurelius-Polion
L’originale della lettera di Aurelius Immagine: University of California / Berkley’s Bancroft Library.

(il retro)

ai figli e a Seinouphis la panettiera … da (?) Aurelius (?) Polion, della legione II Adiutrix … dalla (?) Pannonia Inferior (?) … Consegnata a Acutius(?) Leon(?), veterano della legione … da parte di Aurelius Polion, soldato della legione II Adiutrix, affinché la possa inviare a casa.

La lettera era stata quindi affidata a un veterano della legione, affinché questi la facesse recapitare ai destinatari. A detta del dott. Adams, il greco di Aurelius è piuttosto scarso e le influenze latine sono evidenti sia nella punteggiatura che nella sintassi. E’ probabile che Aurelius fosse più abituato a scrivere e ricevere ordine in latino, e che quindi il suo greco scritto ne avesse risentito.

▶ Leggi anche i nostri articoli sugli Anelli Romani e sui Medici Romani.

 GLI SCOPRITORI DEL 1899
Oltre al nome di Grant Adams, vanno ricordati quelli dei due scopritori del documento, Bernard Grenfell e Arthur Hunt, due filologi cui si deve uno dei più importanti ritrovamenti nella storia della papirologia. Molti di voi sapranno già di cosa parlo, ossia dei Papiri di Ossirinco. Si tratta di centinaia di documenti, in greco e latino, scritti fra il I e il VI secolo. La cosa incredibile è che la loro pubblicazione va avanti dal 1898 (vol. n.1) e, ad oggi, l’ultimo volume uscito è il n.74 del 2009.

Quella ripetizione ossessiva del “vi ho scritto molte volte… non mi avete mai risposto” è una testimonianza al tempo stesso drammatica ed eccezionale di un mondo che non esiste più: per certi versi era uguale al nostro, per altri distante oltre ogni immaginazione. In fondo nessuno di noi può avere una chiara cognizione di cosa significasse vivere a migliaia di chilometri da casa propria senza avere a disposizione aerei, posta celere, internet e tutta la tecnologia che ci permette di viaggiare e comunicare in modo istantaneo (o quasi).

A meno di ritrovamenti clamorosi, nessuno saprà mai se Aurelius, alla fine, sia riuscito a lasciare la Pannonia Inferiore per tornare al calore della sua famiglia e dell’Egitto.

E questo tipo di suspance non possono darla né i film, né i romanzi, ma solo la storia.


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44 pensieri riguardo “La Lettera di un Legionario Romano alla Famiglia (III secolo)

  1. non ho parole…
    la lettera è veramente toccante, e scorrerla mi ha lasciato l’identico groppo in gola di quando, poco tempo fa, alla cerimonia per i caduti, il sindaco del mio paese lesse ad alta voce uno stralcio dei diari di guerra di un suo lontano antenato.

    Grazie per l’articolo, Zwei. E’ per articoli come questo che da anni ormai, con cadenza quasi quotidiana, apro questo blog.

    Grazie

  2. Grazie del commento sentito. I diari e le lettere dal fronte sono i pezzi di storiografia più emozionanti. Durante le mie folli ricerche negli archivi di Sydney per trovare notizie su mio nonno (internato a Myrtleford durante la WWII), sono usciti fuori centinaia di diari della I e II guerra mondiale. C’era anche una bellissima mostra dedicata all’argomento.

  3. Povero, si sentiva davvero abbandonato 🙁
    A volte mi sembra strano interessarmi e sentire così tanta empatia con persone vissute centinaia o migliaia di anni fa (troppo sentimentale?), ma in fondo amo la storia più per testimonianze come questa che non per un freddo “cos’è successo l’anno tal dei tali” (che non mi pare un buon modo di far storia). Gli esseri umani sono più interessanti delle cronache 🙂

    Tra l’altro, non posso che annuire ripetutamente all’introduzione di Zwei sul cacciarsi a testa bassa negli archivi. Prima era un generico “sono d’accordo”, ora che lo sto provando in prima persona è un “Parole sante, dannazione, parole sante!” scritto in 72 pt sottolineato, corsivo e grassetto.
    Sto lavorando in questi mesi su un documento inedito della Mantova austriaca settecentesca, una raccolta di dispacci da Milano all’Intendente Politico di Mantova (una buona istituzione quella, peccato sia durata cinque anni 🙄 ). Doveva essere abbastanza “da niente” e invece ci ho trovato due documenti che hanno mandato in sollucchero il mio prof, ma proprio a livello hard-nerd, era buffissimo da vedere “Signorina, ma questo è rarissimo! Bisogna che ce lo studiamo per bene subito, non sia mai che ce lo facciamo fregare dai colleghi!”
    Pensavo che il 1700 non m’interessasse, ma leggere senza filtri quei testi, accorgersi di quando la mano dietro era la stessa, sorridere al “sono passati 300 anni e ancora non è cambiato niente…” o “Razza di barbari! O_O”… la ricerca diretta è una cosa meravigliosa.
    E pure scoprire qualcosa di prezioso è magnifico, non pensavo mi sarebbe mai capitato ^^

  4. E’ un’ emozione indicibile ogni qualvolta si ha la possibilita’ di conoscere nuove testimonianze di un “pezzo” della nostra storia, della storia dell’ uomo. Amo la storia antica ed e’ incredibile: sembra di avere davanti agli occhi l’immagine struggente del giovane milite intento a scrivere.

  5. Lode e gloria al traduttore. Pur avendo fatto il classico non ci tirerei fuori la metà della traduzione da quel papiro: c’è un buco ogni 5 lettere D: Incomprensibile ><

    *Approfitto per delurkarmi dopo tanto tempo*

  6. Patrizia, Pensio,
    questi documenti rappresentano la parte più profonda e umana della storiografia. Ne sono innamorato da sempre. Grazie per aver lasciato le vostre impressioni.
    Un saluto

        1. Bisogna vedere ora se i commenti li pubblicheranno o meno. In fin dei conti potrebbero cavarsela in maniera onesta semplicemente ammettendo l’errore e riportando la fonte (e specificando magari fin da inizio articolo da dove è stato copiato tratto il post, perché mettere solo “fonte: …” a piè di pagina è ok anche se imho un po’ troppo paraculo, laddove la fonte in realtà corrisponde con l’intero contenuto del post).
          Da questo fix si potrebbe capire se agiscono in buona o cattiva fede, immagino.

        2. La malafede è palese per una semplice ragione: alcune parti sono copiate integralmente, altre sono leggermente alterate. Se fosse stato un semplice copia/incolla avrei chiesto solo di linkarmi come fonte, ma così è diverso.

        3. Ok, la malafede è palese perché 1. hanno risposto a un tuo commento che poi hanno cancellato, 2. hanno risposto a Cecilia con lo stesso commento, postando la pubblicazione inglese, di un anno fa, e pretendendo di essere stati i primi a… cosa? LOL? Leggerla senza postare nulla a riguardo? LOL?
          Ecco, la malafede è palese perché, nonostante l’evidenza, non hanno ammesso di aver copiato dal tuo post: uno diciamo che può anche tentarsela e poi fare un passo indietro appena viene “scoperto”, non succede niente, ma temo che abbiano scelto la via del flame patetico. (Contro un avvocato, poi 🙄 )

  7. @stefano
    anche io avevo letto la notizia quando uscì. Qualunque appassionato di storia l’ha letta.
    Ma scrivere un articolo è differente.
    Io ho preso il testo integrale di Grant e l’ho tradotto e la mia traduzione è stata INTEGRALMENTE copiaincollata senza riferimenti al mio sito.
    I miei articoli sono tutti gratuiti e sotto licenza CC, che prevede la menzione dell’autore quando questi vengono riportati altrove.

    1. Grazie mille per questi piccoli ma al tempo stesso immensi riscontri storici, non si apprezza mai veramente abbastanza tutto l’impegno e la dedizione che c’è dietro questo tipo di risultati, ma sappia che troverà sempre qualcuno a cui batterà il cuore nel trovare questi piccoli diamanti grezzi in questo confusionario mercato di pochezze che vengono proposte oggigiorno!
      Continui a spron battuto la sua ricerca senza freni inibitori, l’umanità ha bisogno di vedersi proiettata nel passato così come nel futuro, per poter avere una completa comprensione della propria struttura evolutiva

  8. Sentite non mi va di passare per quello che copia. Va bene, ho preso spunto in alcune parti, ma come vedete conoscevo la notizia da moltissimo tempo (già da marzo). Non ho cancellato i commenti, sono ancora la. Voglio evitare semplicemente i flame prima ancora che si siano chiarite le cose. In genere riporto sempre le fonti; questa volta ho rielaborato un’articolo scritto e in inglese, in parte ho preso spunto da qui e in parte dalla ma testa. Se ci tenete per questo a dover citare la fonte lo possa fare tranquillamente. Basta fare un salto sul sito per vedere che cito sempre..

    1. io trovo questo sito splendido. Comunque sia, preso spunto, copiato, non mi importa mi importa leggere di storia proprio in questo modo, saltando dalla romanita’ al medioevo e magari oltre. GRAZIE.

  9. signor Borroni, il testo che ha linkato da facebook è differente da quello presente sul sito.
    Quello sul sito è praticamente un copiaincolla di questo di Zwei.
    Ci sono periodi identici e altri con qualche frase/parola invertite di posto, cosa che non succede invece in quello su fb.
    Dunque?

    1. Wait, “se ci tenete”? “Se ci tenete”?!
      Sta scherzando? Lei lavora a un sito che parla di storia e tratta con condiscendenza, quasi dandogli dei rompipalle puntigliosi che su, dai, era solo una copiatura piccina picciò, quelli che sullo studio della storia lavorano?
      La citazione delle fonti non è un grazioso favore, è un maledetto dovere.

      1. Mi hai frainteso, ho scritto velocemente ed in maniera errata. è la prima volta che mi capita di non citare laddove è mio compito farlo. Ripeto, le basta fare un salto sul sito per capire cosa intendo. Cito sempre e lo faccio perchè lo ritengo una cosa giusta e doverosa. Ho preso la traduzione, per il resto semplicemente si arriva alle stesse conclusioni. Mi scuso ancora con l’autore e per chi avesse creduto che stessi agendo in malafede

        1. Signor Moroni, mi premetto di darle un suggerimento (spassionato e disinteressato e soprattutto gratuito).

          La prossima volta che intenda “trarre ispirazione” da materiale già postato da altri, si prenda la briga di leggere la licenza con cui detto materiale è postato.

          Nel caso di questo blog, si tratta di

          Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 3.0 Italia (CC BY-NC-ND 3.0 IT)

          La precisa definizione si trova in fondo alla pagina: al fine di evitarLe ulteriore disagio, le agevolo link .

          Considerato che Lei (visto il tono dei suoi precedenti interventi) è in una posizione di gerenza e/o gestionale del blog dove il materiale proveniente da questo sito è stato postato SENZA FONTE la invito pro futuro (anche al fine di evitarLe ulteriori potenziali fraintendimenti con altri autori, meno di manica larga rispetto al padrone di casa) a leggere con estrema attenzione detti disclaimer (e, ad ogni buon conto, a voler sempre contattare gli autori, ove possibile, PRIMA di pubblicare alcunché).

          Distinti saluti.

        2. Borroni, prego, ho chiesto scusa ed ho inserito la fonte (cosa che faccio sempre, se lei non ha aperto altri articoli per vedere non so cosa farci). Cosa devo fare di più?

        3. Ripeto: è possibile sbagliare. Stefano lo ha fatto e ha rimediato. Sono molto soddisfatto anche delle parole che ha speso in privato, soprattutto perché altri blogger e storici hanno preferito insultarmi quando facevo notare loro l’appropriazione di materiale proveniente dal mio blog.
          Quindi è tutto chiuso e, non essendo morto nessuno, auguro e al suo blog di continuare sulla retta via della divulgazione storica.

        4. Preg.mo signor Borroni,

          in primo luogo mi spiaccio del refuso relativo al Suo cognome: me ne sono reso conto dopo aver postato il commento (e quindi quando oramai non m’era più possibile modificarlo).

          Un tanto doverosamente premesso, Le evidenzio che (avendo grandemente apprezzato la condotta da Lei posta in essere) il mio commento voleva essere (come è) un doveroso caveat per il futuro, ed uno spassionato consiglio per l’avvenire.

          Auspicando che l’accaduto possa esserLe utile memento per il futuro, le auguro una piacevole e serena continuazione.

        5. Capisco.
          Ho passato in rassegna il sito e me ne sono sincerata, ho reagito effettivamente con troppa foga.
          Le chiedo scusa.

        6. Grazie anche a te Cecilia della compresione. Capisco che sul momento possa nascere un diverbio (per quello ho voluto censurare i commenti) e non biasimo nessuno per la reazione, forse un pò eccessiva, ma nata da una giusta causa. Anche io sono stato copiato in passato (non qui). In genere ho lasciato correre poichè non credo che farsi la guerra porti da nessuna parte. L’arrabbiatura comunque per vedersi soffiare il proprio lavoro in questa maniera la conosco anche io, e per questo ne sono ancora più dispiaciuto. Se volete passare a trovarmi sul blog, nonostante tutto, siete sempre i benvenuti :). Buona vita a tutti!

  10. Ti ringrazio della comprensione e mi scuso ancora una volta per l’equivoco. Mi dispiace di essermi appropiato della traduzione senza citare, per il resto però vi posso assicurare che è farina del mio sacco. Le informazioni di fatto sono quelle e non si possono cambiare. Certamente sono stato influenzato per via dell’ottima fattura del tuo articolo, preciso e documentato fin nell’ultimo dettaglio, ma quando scrivevo avevo un occhio sopratutto sulla pubblicazione della Rice. L’idea dell’articolo nasce per il fatto che volevo scrivere un articolo interessante su Roma e mi sono ricordato di questa notizia, uscita sui principali siti d’informazione storica (su facebook avevo riportato il link anche al giornale). Non credevo la notizia sarebbe viaggiata così velocemente, né che avrebbe raggiunto un pubblico così vasto, quindi ho sottovalutato in buona parte la questione diritto d’autore (che ripeto rispetto sempre, anche se in questa circostanza è venuto meno il rispetto). Spero che capiate che il mio errore sia dettato più dall’inesperienza che dalla cattiva vede, e che spero di mantere buoni rapporti con voi. Siete una pagina interessante e non vedo perchè ci si debba mettere l’uno contro l’altro. Se la nostra “missione” è la divulgazione meglio collaborare che combatterci. Prometto sarò più attento, come lo sono sempre in genere, ma mi impegnerò affinchè un episodio del genere rimanga solo un brutto ricordo.

      1. Già quello che fai da solo è grandioso.
        Sono molto appassionato di Storia, età antica, medievale (in particolare) e moderna (per lo più europea) e mi piace molto lavorare sulle fonti. Qui sul tuo blog ho trovato molte traduzioni e spunti che mi hanno molto aiutato, anche nello scrivere. A tal proposito, mai letto il “Livre des saintes paroles et des bons faiz de nostre saint roy Looÿs” (la vita di San Luigi) di Jean de Joinville? Vidi un parziale intervento del professor Alessandro Barbero, tempo fa, e deciso di leggere detto libro. Un’esperienza unica. (Anche rara, un grande sire del duecento-trecento che scrive un libro, che è stato crociato ed amico del re…)

        Secondo me potresti farci qualcosa di entusiasmante, con quelle che sono in pratica le sue memorie!

        Keep up the good work!

  11. C’è da restare muti di fronte a queste parole. L’ansia e la solitudine che prendevano un legionario lontano da casa traspaiono in queste parole così distanti da noi ma altrettanto vicine. Grazie del tuo post.

    1. Grazie a te, Andrea. Sono i sentimenti che provano i militari anche al giorno d’oggi, ma moltiplicati a dismisura in ragione delle differenze tecnologiche che intercorrono tra AD 250 e 2017.

  12. Una lettera commovente.
    Racconta la storia, la nostra storia. Di uomini alle prese con tutto quanto gli sta a cuore.
    Ci commuove solo perché la guardiamo da fuori e, per questo, nel suo insieme.
    È la storia anche di oggi che però non riusciamo a mettere a fuoco solo perché ci siamo dentro.
    Toccherà il cuore di altri.
    Tra tanto tempo.
    Purtroppo.

      1. Non sono uno studioso magari dirò una cavolata, questa lettera mi da l impressione che essendo lui egiziano, essendo passato come romano per andare in guerra, ha cambiato nome (i parenti che cita non mi sembra abbiano nomi romani) , siano questo i motivi di astio con i parenti. Potrebbe essere?

  13. E se fosse questa la vera Storia?
    Ossia riuscire ad aprire ogni tanto uno squarcio sulla vita quotidiana di chi ci ha preceduto, senza pretesa di interpretare i massimi sistemi.
    Meno Congressi di Vienna e più episodi di vita vissuta?
    Chissà quanto ancora c’è da scoprire nei polverosi cassetti delle librerie e collezioni, museali o private.
    Ma chi studia archeologia poi che fine fa? Tutti professori alle Medie (max rispetto)?
    Una prece sulla situazione in Italia, che dovrebbe essere la punta di diamante della ricerca in proposito…

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