Islam e Schiavismo: Una Storia Dimenticata

Il rapporto tra Islam e Schiavismo, cui numerosi storici avevano dedicato diversi volumi nei secoli scorsi, non ha riscosso grande interesse nelle ultime decadi.

Una storia dimenticata. Sovrastata dall’immagine da imbarcazioni ricolme di subshariani che attraversano l’Atlantico per riversare il loro carico nelle piantagioni americane. Eppure parliamo di una storia molto più lunga, di un sistema che è andato avanti per più di mille anni (circa tredici secoli), sul quale la storiografia recente ha preferito indagare in modo superficiale pur essendoci una mole di informazioni incredibilmente vasta.

Quale che sia il motivo di questo improvviso scarso interesse per la questione – il senso di colpa per il commercio di schiavi operato dagli europei, la continua necessità di piegare la storia agli interessi politici, il perpetuarsi del mito del buon selvaggio ecc.- è necessario superarlo.

schiavi neri e islam

Il traffico di schiavi sahariani e sub-sahariani attraverso il Nilo era già piuttosto sviluppato in epoca romana. Una volta preso il loro posto in nord-africa, i musulmani lo migliorarono. L’uso delle piste del Sahara aumentò l’afflusso di schiavi anche dalle regioni dell’africa occidentale e, mano a mano che l’Islam estendeva i suoi confini, il limite dei territori “Dar El Islam” (i cui abitanti si erano sottomessi all’Islam) si spinse sempre più a sud. I territori al di fuori del “Dar el Islam”, detti “Dar el Harb”, erano, almeno in linea teorica, i soli dai quali i musulmani potessero prendere i loro schiavi.

Attorno al XII-XIII secolo, la zona del “Dar el Harb” era ormai coincidente con la “Bilad es Sudan”, ovvero la “Terra dei Neri”. Una fonte di schiavi quasi illimitata.

1. Schiavi Neri

I procacciatori di schiavi catturavano gli schiavi direttamente (specie le tribù nomadi), o tramite compravendite con i regni locali, come ad esempio quello del Ghana, l’Impero Gao o, in seguito, l’Impero del Mali. In questo caso, tutto quello che i musulmani dovevano fare era recarsi presso i vari mercati regionali (Gao, Aghordat, o altri locali) e acquistare i prigionieri catturati nelle guerre interne.

Oltre a questo, i regni vassalli venivano spesso costretti a pagare un tributo in schiavi. Il primo fu istituito nel 652 a carico del regno di Nubia, e prevedeva l’invio di 360 schiavi l’anno (un numero che probabilmente fu aumentato nel tempo), oltre a elefanti e altri animali selvatici. Il regno di Nubia continuò a pagare ininterrottamente per circa cinquecento anni.

Le Catture di Musa bin Nusair
Musa bin Nusair, uno dei più capaci generali arabi di tutti i tempi, ridusse in schiavitù 300.000 Berberi infedeli, di cui 30.000 divennero schiavi-soldato. Successivamente, durante la campagna che lo portò a disintegrare il regno Visigoto (711–15), Musa riuscì a riportare in nord-Africa 30.000 vergini gote.

Se, come nella maggior parte dei casi, l’acquisto veniva effettuato in territorio sub-sahariano, per gli schiavi iniziava una marcia di oltre 1.000 km a piedi, della durata di 40-60 giorni. Il traffico veniva gestito interamente dai Berberi o dalle già  citate tribù arabe nomadi, che non avevano altra fonte di introito se non quella di scortare le carovane o depredarle. A causa della lunghezza del viaggio, delle condizioni atmosferiche terrificanti e della scarsità d’acqua e di cibo, la percentuale di schiavi morti durante il tragitto era enorme.

Mappa delle rotte sahariane del traffico di schiavi
Mappa delle rotte sahariane del traffico di schiavi. Molte rimasero attive fino agli anni’30 del secolo scorso.

Henry Drummond, in Slavery in Africa (1889), dice:

Marciano tutto il giorno; di notte, quando si fermano per dormire, gli vengono distribuite poche manciate di sorgo. Questo è tutto ciò che mangiano. E il giorno dopo devono ricominciare la marcia.

In pratica, la razione giornaliera di cibo di uno schiavo era composta da poche manciate di sorgo grezzo. E’ una testimonianza importante, poiché per secoli e secoli la “dieta” degli schiavi doveva essere rimasta più o meno la stessa.

Alcuni studiosi, come Fischer (1975) e Baet (1967), hanno calcolato che circa il 50% degli schiavi non giungevano dai loro padroni, mentre altri parlano di 80%.

Sempre Henry Drummond ci fornisce un particolare raccapricciante:

Prima è stato giustamente detto che, se un viaggiatore dovesse perdere la strada che porta dall’Africa Equatoriale alle città dove gli schiavi vengono venduti, potrebbe ritrovarla facilmente grazie agli scheletri dei negri che la pavimentano.

Una vera e propria carneficina, specie se paragonata al 10% di morti complessive calcolato per i traffici europei lungo le rotte atlantiche. Un dato, quest’ultimo, molto attendibile, riportato nel 1785 da Thomas Clarkson’s nel libro Slavery and Commerce In the Human Species.

Riguardo allo schiavismo islamico, una fonte del XIX secolo dice:

La vendita di un singolo schiavo può costare la perdita di altre dieci vite – fra quelli che difendono i villaggi attaccati, la morte di donne e bambini per le epidemie e la morte dei figli, dei vecchi, dei malati che non riescono a tenere il passo dei loro guardiani, muoiono di stenti o finiscono uccisi a causa degli attacchi di tribù ostili

Le testimonianze di Cameron e Burton
A questa, si aggiungono le testimonianze del capitano V.L. Cameron e del nostro conoscente Richard Burton, che nei suoi scritti parla di 1000-2000 morti complessivi per catturare poco più di 50 donne. Anche Drummond è su cifre simili, visto che parla di 30.000 morti per 5.000 schiavi. Keltie, in The Partition of Africa (1920) reputa che per ogni schiavo che raggiungeva il mercato ne morivano almeno 6, mentre Livingstone parla di 10.

Alle morti per fame, fatica e soprusi devono aggiungersi quelle dovute ad una pratica particolarmente amata dai padroni musulmani: la castrazione.

Nel mondo islamico infatti ci fu sempre un’alta richiesta di eunuchi; da un lato erano considerati più adatti a svolgere un gran numero di mansioni, dalla guardia dell’harem alle funzioni amministrative, dall’altro, gli schiavi neri avevano nomea di possedere un appetito sessuale inarrestabile. Purtroppo, l’operazione era molto rischiosa. All’asportazione di pene e scroto  (su bambini fra i 7 e i 12 anni) sopravviveva solo il 10% degli operati, anche perché il normale processo di cauterizzazione non poteva avvenire, visto che avrebbe automaticamente ostruito l’uretra. La percentuale del 10% sembra essere supportata da un dato riportato da Jan Hogendorn in The Hideous Trade. Economic Aspects of the ‘Manufacture’ and Sale of Eunuchs“:

I mercanti Turchi erano disposti a pagare 250-300 dollari per ciascun eunuco in Borno (nord-est dell’attuale Nigeria) in un periodo in cui il prezzo locale per un giovane schiavo non sembra andasse oltre i 20 dollari…

I più fortunati erano quelli destinati a servire come schiavi-soldati (furono centinaia di migliaia, forse milioni, nel corso dei secoli), che formavano una sorta di aristocrazia all’interno della massa degli schiavi.

Schiavi neri condotti dai padroni beduini
Schiavi neri condotti dai padroni beduini

 

Il “razzismo” (perdonatemi l’uso altamente improprio della parola) verso i neri, ancora oggi più vivo nei paesi del nord-africa che da noi, era completo presso gli Arabi. Ibn Khaldun, uno dei massimi pensatori della storia islamica, scrisse:

Le nazioni dei Negri sono sempre adatte ad essere ridotte in schiavitù, perché le loro capacità sono abbastanza simili a quella degli animali stupidi.

Affermazione che fa il paio con un’altra considerazione: in arabo, la parola “Abd” vuol dire “Schiavo” e il plurale “Abeed” viene utilizzato per indicare i Neri.

Il flusso di schiavi verso il nord Africa aumentò ulteriormente alla fine del XVI secolo, quando l’eunuco Judar Pasha (uno spagnolo, probabilmente ebreo, catturato durante un raid e castrato) conquistò l’Impero Songhay. Nello stesso periodo, il traffico atlantico di schiavi si stava organizzando al meglio, ma non superò i 10 milioni di schiavi circa dal XVI al XIX secolo.

Dal VII al XX secolo, gli arabi presero solo dall’Africa 15-18 milioni di schiavi. Se contiamo un 80% di perdite lungo il tragitto, arriviamo ad una cifra vicina ai 75 milioni complessivi, cui vanno aggiunti milioni di uomini massacrati durante le razzie. Per quanto possa sembrare assurdo, una cifra superiore ai 100-120 milioni di persone in dodici-tredici secoli non è affatto esagerata.

A questo punto, molti di voi crederanno che l’avvento degli europei abbia diminuito i flussi sahariani, mentre in realtà gli arabi furono forti sostenitori anche dello schiavismo atlantico. Gli europei infatti non avevano grande esperienza nel procacciarsi schiavi, quindi si rivolsero a chi controllava tutti i traffici africani, ovvero gli arabi. La richiesta di schiavi si duplicò, e le attività dei cacciatori di uomini divennero più intense, andando sempre più addentro al continente africano. In sostanza, gli europei si recavano presso i mercati della costa orientale, o quelli più interni, e acquistavano gli schiavi presso i mercanti musulmani (80%) o presso i mercanti africani (20%, parliamo sempre di uomini catturati in lotte interne).

 mappa dei traffici sahariani e costieri di schiavi
Altra bella mappa dei traffici trans-sahariani

D’altronde, gli arabi gestivano il commercio di schiavi anche verso i paesi asiatici (Cina compresa), proprio per la posizione strategica dei loro territori, a metà strada fra europa, africa e asia.

Le squadre di cacciatori di schiavi erano formate da trenta-quaranta persone bene armate, che potevano avere ragione di centinaia di indigeni nudi et ululanti. Un tipico raid ci viene raccontato sempre da Drummond:

Le genti con le lunghe vesti bianche e con il turbante (gli Arabi) erano state lì con il loro capo, chiamato Tippu Tib. All’inizio era giunto per commerciare, poi aveva iniziato a rubare e a portare via le donne. Chiunque si opponeva veniva fatto a pezzi o abbattuto con le armi da fuoco, e la maggior parte della popolazione fuggì quindi nella foresta. Gli Arabi rimasero lì in forze fino a che rimase qualche chance di cacciare e catturare i fuggitivi.  Tutto ciò che non potevano usare lo distrussero o lo diedero alle fiamme – in breve, il villaggio fu raso al suolo. Poi gli Arabi andarono via. I fuggitivi ritornarono a ciò che rimaneva delle loro case e provarono a ricostruirle e rimettere in sesto le coltivazioni.  Dopo tre mesi, le orde di Tippu Tib apparvero di nuovo, e si verificarono le stesse scene. Dopo altri tre mesi, ci fu un altro attacco. Tutto il paese dei Baneki fu afflitto dalla carestia e dalle peggiori miserie. In Africa, i risultati della carestia erano il più delle volte terribili epidemie, in particolar modo di vaiolo. Mi è stato detto che alcuni sono riusciti a fuggire verso ovest, ma solo un numero insignificante rispetto alle migliaia – potrei dire milioni – che trovai qui nel corso della mia prima visita. 

Rallentare la carovana o lamentarsi poteva portare a conseguenze molto spiacevoli:

Dopo uno o due giorni la fatica, le sofferenze e le privazioni ne avevano indeboliti moltissimi. Le donne e gli anziani sono i primi a fermarsi. Quindi, per terrorizzare questa disgraziata massa di esseri umani, i loro guardiani, armati di bastoni per risparmiare polvere da sparo,  si avvicinano ai più esausti e gli assestano un violentissimo colpo al collo. Le sfortunate vittime emettono un gemito e cadono in preda alle convulsioni della morte.

Insomma, in 1300 anni era cambiato poco. D’altronde, fu proprio Maometto a dare vita allo schiavismo musulmano, quando massacrò gli uomini della tribù ebraica dei Banu Quraydhah e ridusse in schiavitù circa 800 donne e bambini. Egli stesso possedeva un buon numero di schiavi e concubine.

carovana di schiavi e padroni musulmani del XIX secolo
carovana di schiavi e padroni musulmani del XIX secolo

2. Schiavi Bianchi

Nella storia dimenticata c’è una storia dimenticata, quella degli schiavi bianchi. Quando ne parlo, nella maggior parte dei casi il mio interlocutore sbuffa e nega una verità storica inoppugnabile. È un atteggiamento diffuso, anche in ambito accademico, e supportato dalla forza del politicamente corretto.

L’Europa del sud e quella orientale divennero un importante serbatoio di schiavi bianchi sin dall’VIII secolo. Ho già parlato delle 30.000 ragazze trascinate in africa dopo la distruzione della nobiltà visigota di Spagna, ma si tratta solo di una frazione del traffico complessivo attivato nei primi secoli dell’islam.

Quanto alle concubine (in sostanza si trattava di ragazze rapite, buttate in un harem e stuprate a piacimento), sappiamo che gli harem delle personalità più eminenti del mondo arabo potevano raggiungere delle dimensioni enormi. L’harem of Abdal Rahman III (912 – 961) era composto da 6.000 ragazze, di cui la maggior parte europee; quello dei Fatimidi presso il Cairo circa 12.000.

A queste, come ho già accennato, si aggiungevano schiere di eunuchi. All’inizio del X secolo, il Califfo di Baghdad possedeva 11.000 eunuchi, di cui 7.000 neri e 4.000 bianchi.

I cittadini bizantini non facevano dunque una fine diversa da quella dei poveri africani. Sappiamo che il Califfo al-Mutasim lanciò nell’838 una campagna contro la città turca di Amorium, facendo talmente tanti schiavi da essere costretto a venderli a lotti di 5 o 10 per sbrigare velocemente le operazioni.

J.W. Brodman , in Ransoming Captives in Crusader Spain: The Order of Merced on the Christian-Islamic Frontier (1986), dice:

Nell’attacco a Tessalonica del 903, i capi Arabi si spartirono o vendettero come schiavi 22.000 Cristiani. Quando il Sultano Al Arsalan devastò la Georgia e l’Armenia nel 1064, ci fu un massacro difficilmente quantificabile e tutti i sopravvissuti furono ridotti in schiavitù. Il Califfo Almoade Yaqub al-Mansur [il mecenate di Averroè] colpì Lisbona nel 1189, schiavizzando 3.000 donne e bambini. Il suo governatore a Cordoba attaccò Silves nel 1191, facendo 3.000 schiavi Cristiani.

Più o meno nello stesso periodo, il sultano Mahmud iniziò una serie di massicci attacchi contro i territori indiani. In tre spedizioni, dal 1002 al 1015, rifornì i mercati orientali (specie quello di Ghaznicon oltre 800.000 schiavi. Mahmud è anche famoso per la distruzione sistematica dei templi indu e buddisti che trovava sulla sua strada e per il massacro indiscriminato di qualsiasi popolazione gli si opponesse. 

Sappiamo che anche i Vichinghi, vista l’alta richiesta, da parte degli arabi, di donne europee, iniziarono a lucrare con un traffico di schiavi parallelo a quello sahariano e orientale, seguendo delle rotte analoghe a quelle che, secoli più tardi, utilizzeranno i pirati berberi.

schiava bianca ispezionata da un musulmano
donna europea ispezionata da un cliente

I musulmani utilizzavano molto gli schiavi di origine slava, che chiamavano “Saqaliba“. Una delle vie predilette per rifornirsi di questo prezioso bene era quella che passava dai Tartari di Crimea, convertitisi all’islam nel XIII secolo. I cacciatori di schiavi Tartari continuarono con le loro incursioni devastanti verso la Polonia e la Russia per circa trecento anni, dal 1450 circa alla fine del XVIII secolo. Durante questo periodo, 3.000.000 di europei furono costretti ad una marcia analoga a quella cui erano costretti i sub-sahariani.

In Muscovy and the Black Sea Slave Trade, H.J. Fischer dice:

…the first ordeal [of the captive] was the long march to the Crimea. Often in chains and always on foot, many of the captives died en route. Since on many occasions the Tatar raiding party feared reprisals or, in the seventeenth century, attempts by Cossack bands to free the captives, the marches were hurried. Ill or wounded captives were usually killed rather than be allowed to slow the procession. Heberstein wrote… ‘the old and infirm men who will not fetch much as a sale, are given up to the Tatar youths either to be stoned, or thrown into the sea, or to be killed by any sort of death they might please.’ An Ottoman traveler in the mid—sixteenth century who witnessed one such march of captives from Galicia marveled that any would reach their destination — the slave markets of Kefe. He complained that their treatment was so bad that the mortality rate would unnecessarily drive their price up beyond the reach of potential buyers such as himself. A Polish proverb stated: ‘Oh how much better to lie on one’s bier, than to be a captive on the way to Tartary’

La situazione non era differente nei balcani, dove gli Ottomani razziarono persone e beni per secoli. Il resoconto più accurato ce lo fornisce Alexandrescu-Dersca Bulgaru in Le role des escalves en Romanie turque au XVe siecle, (1987):

Nelle cronache contemporane Turche, Bizantine e Latine, c’è l’unanime riconoscimento che, durante le campagne condotte per unificare Grecia, Romania latina e Balcani slavi sotto lo stendardo dell’Islam, così come durante le razzie Ottomane nei territori Cristiani, gli Ottomani ridussero in schiavitù masse di abitanti.

Il cronista Ottomano Ašikpašazade riporta che durante la spedizione di Ali pasha Evrenosoghlu in Ungaria (1437), e anche nel viaggio di ritorno della campagna di Murad II contro Belgrado (1438), il numero di prigionieri superava quello dei combattenti. Il cronista Bizantino Ducas dice che gli abitanti di Smederevo, che fu occupatadagli Ottomani, vennero tutti condotti via in catene. La stessa cosa accadde quanto di Turchi di Menteše arrivarono a Rodi e Cos e nel corso della spedizione della flotta Ottomana a Enos e Lesbo. Ducas cita anche dei numeri:  70,000 abitanti ridotti in schiavitù durante la campagna di Mehmed II in Morea (1460). Il francescano Italiano Bartolomeo di Giano (Giano dell’Umbria) parla di 60,000- 70,000 schiavi cattturati nel corso di due spedizioni degli akinðis in Transylvania (1438) e di circa 300,000-600,000 schiavi ungheresi.

Se questi dati sembrano esagerati, altri sembrano più accurati: 7,000 abitanti ridotti in schiavitù dopo l’assedio di Tessalonika (1430), secondo John Anagnostes, e 10.000 abitanti portati via durante l’assedio di Mytilene (1462), secondo il Metropolitano di Lesbos, Leonardo di Chios.  Allo stato attuale delle ricerche e dei documenti disponibili, non possiamo calcolare su quale scala gli schiavi siano stati introdotti nella Romania Turca con questo metodo. Secondo Bartholomea di Giano, parliamo di circa 400.000 schiavi catturati fra 1437 to 1443. Anche accettando un certo grado di esagerazione, dobbiamo ammettere che gli schiavi ebbero un ruolo demografico importante nell’espansione Ottomana del XV secolo.

Possiamo stimare che, dal 650 al 1500 circa, gli Arabi abbiano ridotto in schiavitù un numero di “bianchi” (latini, goti, slavi) superiore ai 5 milioni. Proprio all’inizio del XVI secolo si sviluppò una nuova minaccia per l’Europa, quella rappresentata dai Corsari Barbareschi.

Le loro continue razzie, spesso contrastate dai Cavalieri di Malta, ebbero come risultato la schiavitù di oltre 1 milione di europei nel periodo compreso fra il 1530 e il 1780. Molto interessati alle donne bianche, i Corsari Barbareschi si spinsero fino alla Groenlandia, ma una delle loro mete preferite rimase l’Irlanda che, secondo alcune fonti locali, fu praticamente decimata.

Nel 1544, l’Isola di Ischia al largo di Napoli fu razziata e 4.000 abitanti furono ridotti in schiavitù, mentre 9,000 furono presi a Lipari, al largo della Sicilia. Turgut Reis, il famoso pirata Turco, saccheggiò l’insediamento costiero di Granada (Spagna)  nel 1663 portò via 4.000 schiavi.

L’attività dei Corsari Barbareschi fu così intensa da costringere i neonati Stati Uniti a pagare un tributo annuo di 60.000 dollari a partire dal 1784. Ovviamente, gli americani si liberarono presto di questo peso portando la guerra in casa dei Corsari. Alla fine della Seconda Guerra Barbaresca, gli americani si erano garantiti pieni diritti di navigazione.

Per un’analisi più approfondita della c.d. Schiavitù Bianca, vi consiglio di leggere anche gli articoli della serie Schiavitù Bianca negli Stati Barbareschi: prima parte e seconda parte.

scontro fra marines e schiavisti berberi
Marines vs Corsari nel 1805

Il colonialismo europeo in Africa portò alla fine dello schiavismo islamico (le conquiste francesi in Algeria furono dettate, in parte, dalla necessità di rendere sicura la navigazione mediterranea) nella parte nord-occidentale del continente, mentre la maggior parte dei territori orientali e l’Arabia si rifiutarono di cedere alle richieste di abolizione dello schiavismo nate in USA e in Europa.

Ancora nel 1890, nel Califfato di Sokoto si contavano 2 milioni di schiavi. All’arrivo in Etiopia, i nostri nonni trovarono 2 milioni di schiavi su 10 milioni di abitanti.

Secondo diversi studi, a tutt’oggi in Africa esistono centinaia di migliaia di schiavi. D’altronde, l’Arabia Saudita ha abolito la schiavitù solo nel 1962, la Mauritania nel 1980.

Alla luce di quanto detto, potrete ben comprendere il motivo per cui trovo del tutto scriteriata l’azione compiuta da tanti neri negli anni’60-’70, che per abbandonare il loro nome da schiavi si sono andati a prendere nomi arabi, ovvero i nomi dei loro veri padroni.

È l’ennesima dimostrazione che la storia è stata e sarà sempre la pietra angolare del concetto di cultura.

Bibliografia
  • Thomas Clarkson,  Slavery and Commerce In the Human Species (1785);
  • Henry Drummond,  Slavery in Africa (1889);
  • Keltie, in The Partition of Africa (1920);
  • Fisher, C. B. and Fisher, H. J, Slavery and Muslim Society in Africa (1970);
  • Alan W Fisher, Muscovy and the Black Sea Slave Trade. Canadian-American Slavic Studies, VI, 4:575-594 (1972);
  • Fisher, H. J., Central Sahara and the Sudan: the contribution of slavery. In
  • The Cambridge History of Africa, Vol. 4, pp. 97–105 (1975);
  • Stephen Clissold, The Barbary Slaves  (1977);
  • J.W. Brodman, Ransoming Captives in Crusader Spain: The Order of Merced on the Christian-Islamic Frontier (1986);
  • Alexandrescu-Dersca Bulgaru, Le role des escalves en Romanie turque au XVe siecle (1987);
  • Hogendorn, Jan. The Hideous Trade. Economic Aspects of the ‘manufacture’ and Sale of Eunuchs. Paideuma 45 (1999): 137–160;

87 pensieri riguardo “Islam e Schiavismo: Una Storia Dimenticata

  1. Tre ore in piedi ad applaudire.

    L’accenno ai pirati barbareschi e agli schiavisti che nel XVIII secolo prtavano i cristiani catturati nella navigazione mediterranea nei bagni ottomani suscita sempre stupore immenso negli interlocutori. Nessuno ne ha mai sentito parlare. E perché dovrebbe essere diverso? Mille anni di schiavismo musulmano ai danni dei cristiani in fondo sono poca cosa rispetto al giuramento della pallacorda e alla comune di Parigi, per non parlare della vergogna delle crociate.

  2. E,. tanto per non smentirmi, non potevo che tornare con un commento “a spizzichi”
    In errata corrige a quanto sopra, la frase (monca)
    ” Si tende a dimenticare che la schiavitù è stata consustanziale non solo all’Evo antico (dov’era, letteralmente, la “benzina che manda avanti la macchina” per rendere onore ad una pittoresca espressione del mioe x dominus, se non “la macchina” tout court).” finirebbe (ma m’è restato nelle dita) con “ma anche ai secoli successivi”.

    bene, saluto

    Anacroma

  3. Oh Zweilawyer che scrivi articoli lunghissimi ignorando il fatto che i seo/sem abbiano dimostrato che il lettore medio ormai abituato a Facebook dopo 100 secondi smette di leggere ( e per questo ti ammiro tantissimo )

    Alcuni studiosi, come Fischer (1975) e Baet (1967), hanno calcolato che circa il 50% degli schiavi non giungevano dai loro padroni, mentre altri parlano di 80%.

    Ma non credi che quei numeri siano troppo alti? cioè… non era antieconomico farne morire così tanti?

    1. Per questo c’era chi si lamentava che i prezzi finali fossero così alti: dovevano compensare.
      Sempre scritto nell’articolo che cito:
      “He complained that their treatment was so bad that the mortality rate would unnecessarily drive their price up beyond the reach of potential buyers such as himself.”

    2. E’ vero pochi sopravivevano, era una specie di selezione, gli schiavi diretti alle miniere del Sinai potevano considerarsi i più fortunati, mentre gli altri se sopravvivevano alle marce, per di più costretti a portare pesi come zanne di elefante, otri di acqua, eccetera, giunti ai porti d’imbarco venivano evirati, mentre le donne venivano vendute o cedute in cambio di viveri nei vari caravanserragli sui percorsi che partivano dal centr’africa verso il mare; i caravanserragli erano dei veri e propri bordelli, oltre che a tenere al sicuro schiavi, animali e mercanzie, gli schiavisti arabi si rilassavano con giovani schiave, con il trascorrere degli anni attorno ai caravanserragli si sono formate delle baraccopoli abitate da vecchie prostitute con i loro figli mezzi arabi, chiamati dagli schiavisti “Habesh” (miscuglio di schiavi) , cioè “Abissini”; in poche generazioni questa “popolazione abissina” è cresciuta di diverse centinaia di migliaia di individui, divenendo un esercito, riuscendo a scalzare e sostituendosi agli schiavisti arabi nella tratta degli schiavi, schiavi che venivano venduti non solo agli arabi lungo le coste ma anche ai vari ras etiopici (nel 1930 ricercatori inglesi avevano calcolato che gli schiavi in Etiopia superavano i 5 milioni, nel solo Wollega su 200,000 abitanti residenti nella regione, ben 180,000 erano schiavi nilotici (i Baria), adibiti alla raccolta del caffè). Questo per quanto riguarda la costa del Mar Rosso mentre invece verso le coste del sud: Kenya, Tanzania e Somalia i caravanserragli erano rari sia per le fitte foreste che per la malaria per cui gli schiavi, carichi sopratutto di zanne d’avorio, erano costretti a marce forzate, i morti venivano sostituiti da altri schiavi catturati lungo il tragitto, uno schiavista arabo della fine del 1800, si vantava nelle sue memorie di aver ucciso in 40 anni oltre 42,000 elefanti, era chiamato dagli indigeni “Tippu-tip” (vedi wikipedia), per via dello schioppietio che fascievano i suoi fucili quando attaccava i villaggi.

  4. Articoli che parlano di vicende storiche poco o affatto conosciute sono sempre interessanti, Zwei, e ben accetti. Bell’articolo. Non so te, ma a me le rotte di questa tratta subsahariana di schiavi negri dei musulmani ricordano tanto le odierne rotte seguite dai “trafficanti” di clandestini… E’ un mio abbaglio o ci può essere un qualche legame tra la vecchia tratta schiavistica e la nuova tratta di emigranti?

    1. non mi pare affatto un abbaglio (ma parto avvantaggiato: scrivo 5 anni dopo…).Infatti sono capitato a leggere questo articolo proprio in cerca di conferme ad un’idea che mi pareva originale. Complimenti

    2. La differenza è che i clandestini schiavi quando arrivano vengono messi all’ingrasso a fare nulla a spese dei cd “schiavisti”

  5. Bellissimo articolo.
    Zwe, domanda, ma quegli enormi harem di 10.000 gnocche eran più uno “sfoggio di potere e ricchezza”, o che? Perchè un uomo solo per 10.000 tipe significherebbe una trombata ogni 20 anni a ragazza, o giù di lì. Oppure eran più di uno i legittimati a “servirsi a piacimento”?

    1. Il corano vieta esplicitamente di far prostituire una schiava (probabilmente perchè aveva previsto/capito che portata potesse avere l’assenza di questo divieto)

  6. @ Dago: posso agevolmente risponderti io.

    In primo luogo, gli harem erano una sorta di “status symbol”, caratteristici di un certo tipo di cultura (potremmo dire “consustanziali”) del medio oriente – egitto – africa.
    Nascevano da un’esperienza concreta, laddove avevano un’utilità: recitando le donne un determinato ruolo “sociale” e soprattutto economico (=svolgevano lavori “utili” e/o considerati “sporchi” dall’uomo), e quindi erano un modo per “ostentare” la ricchezza, hanno acquisito un ruolo progressivo di Status Symbol, svuotandosi di ogni rilevanza economica (ma non sociale e politica).
    Insomma, servivano a dimostrare quanto il possessore dello stesso fosse “facoltoso”, in quanto poteva sprecare tot ricchezza nel mantenere x donne.

    Va poi distinto il ruolo delle concubine da quello delle mogli. Le mogli, (come dappertutto) erano un affare politico, e servivano a cementare alleanze etc.
    le concubine, invece… tutt’altro discorso. Quelle erano giocattolini, che servivano a tener allegro e sollazzato il padrone di casa.

    In ogni caso, l’harem era sempre e solo per uso personale, protetto da DRM misure di sicurezza feroci e punizioni draconiane per chi lo avesse violato.
    Prova un po’ a chiederti a cosa servissero tutti i castroni cui accenna Zwei nell’articolo.

    Mica detto che fossero tante, eh, 10,000 concubine. E fai conto che, quando uno è così ricco da potersi permettere un tal numero di schiave sessuali, tende a stancarsi presto, e ad essere “voglioso di novità” (quindi fai presto a raggiungere la cifra XD).

  7. Poi uno si chiede perché tanta gente si unì alla ribellione di Iskandar, o perché i valacchi considerino ancora oggi Vlad III un eroe nazionale.

    Grazie Zwei, bell’articolo. Se mai ti capitasse d’incontrare il mio prof di storia moderna credo che 2 secondi dopo andreste a braccetto.

    @Anacroma

    Rammenta che tu avrai sempre la mia immensa riconoscenza per avermi fatto scoprire Sandman. :love:

  8. Bell’articolo, molto interessanti alcuni dettagli. Anch’io non avrei pensato che la percentuale di schiavi morti nelle rotte sahariane fosse così elevata.

  9. Ancora una postilla/questionario: Oh Voi foschi utenti di cotanto blog indegni, sul serio prima di leggere questo articolo non sapevate della tratta di schiavi bianchi e del fiorente mercato di essi nel Sud del mediterraneo (ma non solo)?!?!?!?

    @ Il Sommo Padrone di Casa, benedetto da Mithra, prediletto da Anahiti e campione di Ormazad il Luminoso: ma sul serio c’è gente che ha il coraggio di fare la negazionista sulla “tratta dei bianchi”?
    Cioé: non è un caso che in inglese slav e slave si scrivano uguali, né che noi chiamamo così gli schiavi (mentre la parola latina corrispondente era servo). I biondi vichinghi amati (a sproposito) dal buon Jack Sparrow Cercavoce facevano fiorenti affari coi sarazini a vendergli pueri imberbi di progenie cristiana (o pagana, se pescavano dall’altra parte della non ancora esistente cortina di ferro), e lo stesso facevano i simpaticissimi veneziani (di allora, eh intendiamoci, contro quelli attuali non ho nulla XD).

    E angli, sassoni, irlandesi, franchi, latini (noi, ‘nsomma) si è continuato tranquillamente a venderci reciprocamente figli, mogli et altri captivi al miglior offerente ben addentro nel medioevo.

    Che Mithra ci protegga… davvero 🙁 🙁 =(

    1. schiavismo europeo? leggetevi la storia di “Ibn Battuta” che sù ordine del re del Marocco doveva visitare tutti i paesi governati dall’islam sino all’Afganistan, un viaggio che durò 16 anni, partì dal Marocco con 8000 giovanissime schiave irlandesi (occhi verdi e capelli rossi, le più pregiate), da donare ai vari emiri potenti visitati. Ancora oggi tra la popolazione afgana sono molti gli individui con capelli rossi, occhi verdi e fisionomia europea.
      Si calcola che un quarto della popolazione europea (sopratutto lungo le coste), nel medioevo sia stata deportata in schiavitù, compresa la sicilia con oltre l’80%, popolazione sostituita nei secoli con altre popolazioni del mediterraneo

  10. Attraversare mille km di deserto a piedi, legati, portando anche dei bagagli, ma soprattutto con acqua e cibo scarsissimi (niente proteine nonostante il massiccio sforzo muscolare) è un’impresa folle.
    Ancora peggiori sono i dati relativi ai massacri effettuati per catturare gli schiavi.

  11. Sì, la cattura degli schiavi e il loro viaggio in condizioni assurde evoca immagini forti, suggestive… E mi ha fatto ricordare “Apocalypto”.
    Ora mi leggo qualche altro articolo che mi ero perso.

  12. @Anacroma: io però ricordi di aver letto che, almeno di norma, sti grandi sultani in virtù della legge coranica o non so cosa potevan fottere sempre e solo una concubina/moglie/schiava/quellocheè alla volta. Perciò mi chiedevo come cacchio se la sbrogliassero quando ne avevano 10.000. Immagino che ad alcune venissero le ragnatele alla patonza, ad aspettare fra un giro e l’altro.

  13. Oh Voi foschi utenti di cotanto blog indegni, sul serio prima di leggere questo articolo non sapevate della tratta di schiavi bianchi e del fiorente mercato di essi nel Sud del mediterraneo (ma non solo)?!?!?!?

    Per chi mi hai preso? 🙂

    Trovare qualche pagina nel manuale per l’esame è un conto, trovare l’articolo di Zwei (e i suoi commenti degni-di-fatwa) un altro.

    Il manuale non puoi commentarlo con la bizzarra utenza che popola questo luogo. 😀

  14. Due piccole note sulla mortalità degli schiavi e sugli harem.
    -Avere una mortalità molto alta è un danno economico relativo se conti che li schiavi sono una risorsa inesauribile: finito il viaggio, torni indietro e ne troverai di nuovo un visibilio. Invece rallentare o nutrirli di più ti espone a rischi di raid da parte di altri predoni, è un danno economico, e infine immettere un grande numero di schiavi sul mercato ne farebbe crollare il prezzo. Meglio farli filare e vendere solo i più robusti (queli che sopravvivono) senza esporsi ad inutili rischi.
    -L’Harem è un simbolo di potere in Medio Oriente e in Oriente. All’epoca dei T’ang, se non erro, l’Imperatore aveva almeno 10.000 concubine.
    Ora, per quanto le mogli avessero uno statuto superiore a quello delle concubine, le concubine stesse non erano semplicemente giocattoli sessuali. O meglio: alcune di loro certamente lo era, ma offrire una ragazza a un gineceo importante poteva essere un trampolino di lancio non indifferente per una famiglia (e viceversa il modo del bigboss di compensare qualcuno).
    Non per frenare le fantasie dei maschietti, ma è un fatto che il bigboss di turno (ad esempio l’Imperatore T’ang) la maggior parte di quelle ragazze le intravedeva per pochi secondi durante qualche grande cerimonia e il raggio dei suoi appetiti non si estendeva di certo a tutto l’harem. Difatti a un grande harem si lega una gestione (soliamente a opera di eunuchi) che regolano il funzionamento del tutto e, eventualmente, selezionano quali concubine presentare o raccomandare. Potersi far notare e riuscire ad ottenere le attenzioni del Capo era un’impresa per chi non aveva scrupoli (e un esempio tristemente celebre è l’imperatrice Wu).
    Quindi no, non se le scopava tutte XD (vorrebe dire scoparne una diversa oni giorno per almeno 27 anni, e un uomo padrone di un gineceo di diecimila tizie ha anche altro da fare nella vita che trombare a manetta: amministrare traffici, gestire affari, influenzare la politica ecc.)

    P.S. Bell’articolo, Zwei ^_^

  15. Non per frenare le fantasie dei maschietti…Quindi no, non se le scopava tutte XD (vorrebe dire scoparne una diversa oni giorno per almeno 27 anni, e un uomo padrone di un gineceo di diecimila tizie ha anche altro da fare nella vita che trombare a manetta: amministrare traffici, gestire affari, influenzare la politica ecc.)

    =( =(

  16. >>Non era raro che un Sultano avesse centinaia di figli dalle donne >>dell’harem. Se ben ricordo, uno ne ebbe più di 1200.
    Avere centinaia di figli è possibile, scoparsi diecimila concubine richiederebbe un ventennio abbondande di lavoro giornaliero (e non penso che i sultani avessero SOLO quello da fare XD)
    D’altro canto 1200 marmocchi possono essere messi al mondo da 300 donne che abbiano mediamente 4 figli a testa (e sappiamo che una media di 4 figli NON è una media alta, a seconda del periodo e del posto).

  17. @ Ceci:

    ti lovvo sempre e comunque, dopo la Tua dichiarazione di qualche post fa, ma questo

    Per chi mi hai preso?

    Trovare qualche pagina nel manuale per l’esame è un conto, trovare l’articolo di Zwei (e i suoi commenti degni-di-fatwa) un altro.

    Il manuale non puoi commentarlo con la bizzarra utenza che popola questo luogo.

    non sono proprio riuscito a capirlo, scusa 🙁

    @ Dago: sulle proibizioni islamiche, e su come la Legge Islamica sia stata “stressede and bend” per adattarsi alle più diverse condizioni socio economico-climatiche. In proposito, visto che sei del ramo, Ti invito a darti una scorsa al Gambaro Sacco (segnatamente, ai capitoli riguardanti il diritto africano subsahariano e a quelli sul diritto islamico).
    Ci sono un botto di esempi interessanti di come l’islam abbia saputo gestire situazioni e tradizioni che, con l’ortodossia, sarebbero quantomeno apertamente inconciliabili.

    Rimando al tapirullante per la parte di ulteriori sincretismi e incrostazioni superstiziose e di prassi che si sono nei secoli stratificate sulla predicazione originaria del Profeta (e Ti rimando anche lì al Gambaro Sacco).

    @ Tenghy: concordo con il Tuo esempio, che però nel caso dei sarazini è calzante fino ad un certo punto: le puelle da gineceo cui accenna il muscoloso Zwei erano schiave. Punto.

  18. “Strano come la storia venga studiata quasi sempre in chiave euro-infamante, mentre a fare da contorno ci sono sempre arabi saggi (medici, filosofi, architetti) e buoni selvaggi.”

    Io non sarei così drastico e “complottista” ;P …semplicemente fa scalpore e lascia maggiormente il segno quello che va controcorente, che contrasta, l’eccezione alla norma.

    Alla fine l’opinione generale che noi europei abbiamo di noi stessi direi che è più che positiva, quindi, per contrasto, lascia più il segno quando si ricordano le nostre carognate passate…per contro l’opinione attuale che noi europei abbiamo nei confronti degli stati islamici non è delle migliori (e in maniera fondata a mio avviso, ma non vorrei scatenare una polemica ^^), e quindi accade lo stesso quando si menzionano i loro “fasti” passati.
    Alla fine questa “pratica” ha il pregio di limitare il rischio che si finisca per esaltare o demonizzare eccessivamente una parte o l’altra il che a mio avviso è un bene.
    Purtroppo però la (bacata) mente umana tende a ragionare per estremi (ed estremismi) e non secondo le medie…come ci disse una volta (in una sfuriata) il mio professore di Etologia “Se io vi raccontassi che esiste un caso documentato di una leonessa che ha allattato un piccolo orfano di gazzella, voi poi lo tirereste in ballo a sproposito ad ogni piè sospinto, fregandovene del fatto che nel 99,99999% dei casi la leonessa il cucciolo se lo sbrana…” quindi c’è il rischio che poi la gente finisca ad equiparare tutto quanto quando invece bisogna operare le giuste distinzioni…fortuna però che esistono post come questi in grado di dare le giuste dimensioni del fenomeno 😉

    PS: comunque il fatto che gli Arabi facessero più schiavi e li trattassero peggio non “alleggerisce” in alcun modo la responsabilità degli europei ;P

  19. le puelle da gineceo cui accenna il muscoloso Zwei erano schiave. Punto.

    Right. Difatti il mio commento voleva solo precisare: una concubina non è automaticamente un capriccio sessuale del pezzo grosso.

  20. Ottimo articolo! E comunque come diceva Mark Twain “Non chiedo mai a che razza appartiene l’uomo. Basta che sia un essere umano. Nessuno può essere qualcosa di peggio.” quindi musulmani, cattolici, atei, ecc. possono fare (e hanno fatto) il peggio possibile.

  21. @Anacroma

    Quel “per chi mi hai preso” era una risposta finto incazzata (sbugiarbata subito dalla faccina 🙂 ) al tuo “ma davvero non ne avete mai sentito parlare?”.

  22. @Anacroma:

    I biondi vichinghi amati (a sproposito) dal buon Jack Sparrow Cercavoce facevano fiorenti affari coi sarazini a vendergli pueri imberbi di progenie cristiana (o pagana, se pescavano dall’altra parte della non ancora esistente cortina di ferro), e lo stesso facevano i simpaticissimi veneziani (di allora, eh intendiamoci, contro quelli attuali non ho nulla XD).

    Sapevo già, sapevo già. Immagino che non vi sia stato un solo popolo senza qualche difetto nella storia. Pace.
    Per esser più precisi, sapevo che trattavano schiavi e sapevo che trattavano con i musulmani in diversi modi, ma non avevo assolutamente idea della visione globale della cosa né di tutta la faccenda.
    Sono sbalordito.

    Vien da domandarsi per quale ragione ogni anno ci sia la giornata della memoria per gli ebrei e non per tutti questi poveracci…

    P.s: Puoi chiamarmi Pirata, Vichingo, Capitano, Insanoamantedell’idromele, Pazzo adoratore degli Asi o quel che vuoi MA NON SPARROW :o:

  23. Quanti cammelli per una Tengi? 🙂

    Quando Augusto Padre andò in Afganistan (trent’anni fa?) uno cercò di comprargli il fucile da caccia contro quattro donne. Lui si è immaginato la scena alla dogana (“niente da dichiarare?” “Heu… qualche souvenir…”) e ha rifiutato. Poco dopo un altro della stessa tribù (che non aveva osato intromettersi prima) si congratulò: era stato un uomo saggio, perché quel fucile valeva BEN PIU’ di quattro donne!
    Come vedi, Dago, investire in una femmina non è più una faccenda redditizia: le donne hanno quotazioni bassissime. Comprati un fucile (e dagli un nome di ragazza :-P).

  24. Vuoi non far dormire un piccolo bimbo puccioso come me? =(

    Io i piccoli bambini pucciosi li mangio. Il compagno Danilenvskj mi ha passato una ricetta coi fiocchi (che farò preparare al mio coinquilino: la cucina è roba da maschi U_U)

  25. era stato un uomo saggio, perché quel fucile valeva BEN PIU’ di quattro donne!


    Emmò che lo fotti un ebreo!

    Cmq io tu babbo lo devo conoscere prima o poi 🙂

  26. Mi associo ai complimenti : gran bel pezzo

    Avevo letto qualcosa sulla schiavitù fra le teste di stracci ma non immaginavo fosse cosi radicata e vasta … impressionante

    p.s. se non erro ancora ai primi del 900 venivano vendute bianche della nostra penisola a mussulmani

  27. Il sultano della Sublime Porta veniva scelto tra i figli delle concubine del sultano precedente. Il nuovo sultano, se non ricordo male, faceva a quel punto strangolare con la corda di seta tutti i fratelli.
    La concubina madre del fortunato diventava a questo punto Valide, la “regina madre”. In effetti la carriera di schiava concubina, come quella di schiavo eunuco, poteva portare a posizioni altissime. A capo dell’Impero.
    Valide, gran visir, giannizzeri, nell’Impero Ottomano erano tutti schiavi. Il sultano era figlio di un sultano e di una schiava, spesso una cristiana catturata dai pirati. Murad III era figlio di Selim II e di Cecilia Baffo, favorita dello harem e, prima di essere catturata e resa schiava, donna veneziana. Selim II era a sua volta figlio di Solimano e di Margherita Marsili, catturata sedicenne dai pirati ottomani e donata graziosamente al sultano. Insomma, Murad III era per tre quarti italiano 😆

    Insomma, lo harem non era semplicemente il serraglio di fanciulle discinte che ci hanno tramandato le mille e una notte, ma era centro dei giochi di potere della Sublime Porta, e le concubine erano pedine e protagoniste di questi giochi.

  28. Bell’articolo, sono molto interessanti i documenti che mostri!
    Mi permetto di approfondire qualche argomento che ho studiato, se non ti spiace:

    – per quanto riguarda i territori esterni al Dar al-Islam: esistono anche il Dar al-Kufr (“Casa dell’Infedele, con cui notoriamente si riferivano all’Europa) e Dar al-Qumr (“Casa della Pace” con cui si definiscono, perlomeno attualmente, le popolazioni nere d’Africa; forse in reazione al vecchio termine Dar al-Harb? 🙂 ).

    – parlando dello schiavismo presso i Musulmani e di Mutasim, è essenziale parlare del sistema che prende il nome proprio dal Califfo: Mutasim fu il primo a creare un esercito di soli schiavi e a dotarsi di funzionari e burocrati schiavi anch’essi. In tal modo poteva ergersi al di sopra di ogni conflitto sociale: gli schiavi erano suoi ed erano a lui devoti per via delle concessioni e degli onori che dava loro nella sua amministrazione civile e militare. Ne pagavano le spese gli autoctoni: presso gli arabi così come presso i turchi, accadeva quindi che uomini liberi fossero governati da schiavi, i quali costituivano una burocrazia opprimente e centralistica, che non giovò affatto al commercio, come registra il già da te citato Ibn Khaldun.

    – parlando sempre degli schiavi bianchi, anche nei Balcani di dominazione ottomana esisteva un sistema di tributi in schiavi da inviare al Sultano. Il Devshirne. Donne e uomini cristiani venivano comprati/rapiti (spesso le due azioni coincidevano) per entrare a far parte dell’esercito, dell’amministrazione, dell’harem o, nei casi più fortunati, fra i Giannizzeri. Come ha detto Nurades, alla fine erano quasi sempre schiavi ex-cristiani a diventare Vizir. Ne sono esempi Uluc Ali, capo corsaro barbaresco erede del Barbarossa (non l’Imperatore tedesco 🙂 ), un italiano che, catturato schiavo, ha evidentemente fatto una grande carriera, Lala Pascià, il serbo che concluse l’assedio di Cipro massacrando il Venier, comandante della guarnigione veneziana, e Sokollu, anche lui serbo, il Gran Vizir ottomano ai tempi della battaglia di Lepanto.
    Il Devshirme rappresenta il paradosso massimo della schiavitù, in quanto svolgeva il ruolo, più che da cella isolata in una società castale, di una vera e propria scala mobile sociale. Tanto che ogniqualvolta i Sultani furuno sul punto di abolire la raccolta (normalmente su pressione della nobiltà sipahis turca) i cristiani dei Balcani hanno protestato fortemente (nei limiti concessi da Sua Sublimità: fare appelli e dimostrare sdegno va bene, ma nessuno vuole inimicarsi il Sultano :bloody: ).

    Comprati un fucile (e dagli un nome di ragazza :-P).


    Citazione brillante! :-[)

  29. per quanto riguarda i territori esterni al Dar al-Islam: esistono anche il Dar al-Kufr (“Casa dell’Infedele, con cui notoriamente si riferivano all’Europa) e Dar al-Qumr (“Casa della Pace” con cui si definiscono, perlomeno attualmente, le popolazioni nere d’Africa)

    Curioso, se si considera che gli europei erano cristiani (ovvero infedeli da asooggettare e schiavizzare, ma liberi di continuare a professare la propria imperfetta fede del Libro) e gli africani in gran parte pagani (da convertire con la forza o sterminare).

    Uluc Ali è il pirata che le cronache europee chiamano Occhialì? Questo nome mi ha sempre fatto pensare a una specie di pirata-nerd con culi di bottiglia montati sul naso.

  30. Sì, confermo, è lui il pirata nerd! 🙂

    Dar al-Kufr è tutto il mondo governato da non islamici. Gli africani si sono convertiti all’Islam nel corso dei secoli; non so quale sia la cronologia esatta, ma di certo nel ‘600 l’Islam era penetrato fino in Somalia (aggirando la cristianissima Etiopia copta) e nel sultanato di Timbouctou.
    Non so quando sia sorto il concetto di Dar al-Qumr: ad ogni modo oggi l’Islam praticato nell’Africa sub-sahariana è la tradizione più pacifista all’interno del mondo islamico e pare essere estraneo a problemi di convivenza con altri gruppi religiosi (nel senso che se ci sono problemi in genere non è la comunità musulmana a cercarli). L’unica eccezione è il Corno d’Africa, che merita un discorso a parte: non solo storicamente c’è stata la forte resistenza etiopica alle invasioni musulmane (la più grande jihad che dovettero affrontare, fu respinta grazie all’aiuto delle armi portoghesi), ma gli stessi musulmani non sono culturalmente di origine africana, essendo penetrato lì l’Islam da quello che è l’odierno Yemen (Gibuti e Aden sono a un tiro di cannone).

  31. Occhialì, Occialì, Uccialì e infinite altre varianti del nome…si è proprio lui

    Uno dei tre bastonati a Lepanto 🙂
    Se non sbaglio fu l’unico a riuscire a tornare intetro vivo.

    Zwei, ti dirò, un articolo su Lepanto sarebbe cosa meravigliosissima e splenderrima.

  32. @Zwei: mi sapresti dire qualcosa di più riguardo ai raid barbareschi fuori dal Mediterraneo, le spedizioni in Irlanda e Groenlandia a quando risalgono più o meno?

    @Cecilia: Per quanto riguarda Lepanto ti consiglio il libro di Barbero…è esaustivo e si legge molto piacevolmente oltre ad essere in Italiano ed essere facilmente reperibile. Lasciamo a Zwei il compito di occuparsi di faccende un pò più “ingrate” (per quanto riguarda le fonti perlomeno) 😉

  33. @Frund

    Grazie del consiglio, di Lepanto ho letto solo due libri (La croce e la mezzaluna: Lepanto 7 ottobre 1571 e L’ultima crociata: quando gli ottomani arrivarono alle porte dell’Europa) di Arrigo Petacco ma non so quanto questo tizio sia preparato. Quel che è certo è che dovevo fare delle pause quando leggevo certi pezzi (il Bragadin, per dirne uno) o avrei pianto in mezzo alla libreria.

    Ok, potete pure pigliarmi per il culo 😐 , ma in fondo sono un’anima candida e queste cose mi fanno diventare triste =(

  34. Oddio, l’ho letto anch’io ed è certamente competente, però è dannatamente attratto dall’aneddotica. Magari poi è cambiato, ma io lessi un suo saggio sulla Guerra Civile Spagnola e perdeva davvero troppo tempo a parlare di aneddoti… alla fine comunque ho gradito, anche se di poco (un gamberetto fresco! :)) ed è comunque incomparabilmente meglio dell’altro “grande maestro” dell’aneddotica italiana spacciata come divulgazione storica, Indro Montanelli.

  35. Indro Montanelli

    Forse i miei remoti ricordi m’ingannano, ma credo che del Montanelli lessi qualcosa sui cavalieri medievali (sic). Roba da strapparsi gli occhi dalla disperazione >_< Se quello era un saggio storico, io sono un cyborg a fusione nucleare. Posso affermare con certezza che il mio sussidiario delle elementarie conteneva meno cazzate.

  36. :bloody:

    E’ preparato, vai tranquilla.



    Ah, sti storici che pretendono di scrivere di storia senza neanche essere iscritti a Rifondazione 😀

  37. Mah, io di Petacco ho letto “La Croce e la Mezzaluna” e devo dire che non mi ha fatto una buona impressione…sarà che forse è troppo sintetico (in neanche 200 pagine pretende di metter dentro di tutto, dall’Assedio di Costantinopoli a Lepanto passando da Malta, Cipro, la rivolta dei Moriscos ecc) e spesso eccessivamente “enfatico”, ma come libro su Lepanto non lo consiglierei…specie quando c’è a disposizione Lepanto di Barbero con cui davvero non c’è paragone (se Petacco è preparato Barbero che è? ^_^ )

    Riguardo all’aneddotica, non è tipica solo di Montanelli, ma un pò di tutta la storiografia italiota di inizio secolo, specie quella faCista…si tendeva a vedere la Storia come un semplice insieme di aneddoti e quindi ci si concentrava su quelli, nonostante la maggior parte fossero delle palesi vaccate gonfiate del tempo (e che venivano ancor più ingigantite dalla retorica di regime), basta prendere alcuni libri dell’epoca sui celebri condottieri italiani per rendersene conto…

  38. Che io sappia era serbo. Albanesi però ce ne furono moltissimi, l’ultimo fu il Khedive d’Egitto Mehmet Ali, il quale tra l’altro fece dell’italiano la lingua di cultura e amministrativa del suo Paese che, all’epoca, intraprendeva sotto il suo governo la prima modernizzazione.
    Le crociate furono un affarone: l’Europa riassorbì la cultura greca, fondamentale per il progresso successivo, e le tecniche agricole.

    @Frundsberg
    Io di recente ho letto “Il Turco a Vienna” di Cardini. Molto scorrevole ed approfondito, mette molta chiarezza sfatando parecchi luoghi comuni e ricorrendo generosamente ai resoconti di ambasciatori e residenti; prende in esame anche i periodi precedenti, in particolare le conquiste turche di Cipro e Candia; l’altra faccia della medaglia: è un tomo di 500 pagine.

    Quanto alla storiografia fascista, è quasi comprensibile. Lo scandalo è che l’Italia abbia fatto pochissimi progressi se non dopo i ’70 (a quanto dice la mia vecchia docente di Storia delle superiori) grazie soprattutto all’influenza di studiosi d’oltrealpe come Jacques Le Goff.

  39. se Petacco è preparato Barbero che è? ^_^

    Non so. Una macinata di coglioni, direi.

    Ci sono due differenze tra Petacco e Barbero. La prima è che Petacco ha una straordinaria visione d’insieme della storia, mentre Barbero tende a elencare nozioni e a metterle in relazione senza però offrire una comprensione organica delle vicende. La seconda è che Petacco ha un’ottima prosa e i suoi libri sono interessanti, mentre Barbero non sa scrivere e i suoi libri sono noiosi.
    Tra i due non ho dubbi su chi preferisco.

  40. Giusto per chiarezza, ci tengo a precisare che non volevo assolutamente dire che Petacco non è preparato, anzi…solo volevo sottolineare che se si considera Petacco preparato sull’argomento (e lo è) per forza di cose allora bisogna considerare ancor di più Barbero.

    Riguardo alla visione d’insieme, mi spiace, ma non sono assolutamente d’accordo…Barbero è in grado di fornire sia interessanti dettagli, sia un’ottima e organica visione d’insieme (a mio avviso molto più di Petacco, che, per forza di cose visto il poco spazio a sua disposizione, glissa/semplifica su parecchi aspetti), il tutto condito da un’eccellente elenco delle fonti usate.

    Riguardo alla “qualità” della prosa poi si tratta semplicemente di gusti personali…personalmente ho trovato quella della “La Croce e la Mezzaluna” piuttosto scialba; anche se è normale trattandosi di un libro di storia. Anche quella di “Lepanto” non è certo alta narrativa, ma non vedo poi grosse differenze da questo punto di vista rispetto a Petacco, se non la mole…ed è forse questo a rendere maggiormente “pesante” la lettura del suo libro.
    Poi devo dire che per quel che mi rigurda l’ho trovato una lettura piacevole, ma ammetto che, per formazione, sono abituato a ben altro e che quindi forse ho messo troppa enfasi nel consigliare il libro di Barbero, che forse non è adatto proprio a tutti…

  41. Ricompaio rapidamente per ringraziare sia Nurades che Frund, sia per le rassicurazioni sulla preparazione che per l’altro consiglio.

    metterei la faccina che si inchina ma Zwei non l’ha prevista… fate conto che ci sia 🙂

  42. Beh, ma alla fine il fottersene bellamente di quanto scritto sui libri sacri quando convine farlo è una costante della storia umana… ^^

  43. E’ il segreto principio della cosiddetta laicità! 😉 😉

    Mica per forza. Cacciando streghe e miscredenti, nel Rinascimento, grandi signori bigotti se ne fottevano bellamente del sesto comandamento (non uccidere) e di uno dei precetti fondamentali del Cristo (non fare agli altri ciò che non vorresti sia fatto a te stesso).
    Tuttora la Chiesa Cattolica (non proprio la laicità 🙂 ) s’impiccia di politica ignorando la risposta più che chiara data dal suo messia su questo punto: Redde Caesari quae sunt Caesaris.

    Cela dit, una cosa sono i testi, un’altra il clero. Quello che il clero fa è perseguire e mantenere il proprio potere plitico ed economico. Il fatto che ciò sia più o meno in linea con la dottrina di base, è puramente accidentale 🙂

  44. Nel Rinascimento l’Inquisizione (intesa non solo come organizzazione, ma proprio come processo) non esisteva praticamente più. Ne è un esempio il Cardianle Cusano*, il quale difficilmente non sarebbe stato sottoposto a processo inquisitorio durante la Controriforma.

    Parlare di Rinascimento è parlare di secolarizzazione (non però di laicità, in effetti ^^’).
    Secolarizzazione dovuta prevalentemente allo sviluppo e all’affermazione del mercato.

    Tanto per scandalizzare, la laicità europea trae origine dalla lotta per le investiture: se l’Impero Romano d’Occidente non fosse crollato, generando l’anarchia feudale, e se la Chiesa non fosse diventata un contropotere, l’Europa si sarebbe sviluppata come il resto del mondo, ossia non si sarebbe sviluppata, ma sarebbe rimasta l’identificazione fra potere temporale e potere spirituale.
    La libertà di cui godiamo oggi è stata possibile solo grazie al sorgere di un’infinità di contropoteri durante l’anarchia feudale; è anche “grazie” ai nobili e alla Chiesa che l’Europa non è tornata nella gabbia di ferro di un dispotismo assoluto. Ovviamente le attuali conclusioni erano al di fuori della loro comprensione e volontà. 🙂

    *: superiorità quantitativa di Dio sull’uomo. Uomo=poligono e Dio=cerchio in cui il poligono è iscritto; l’uomo può infinitamente avvicinarsi a Dio senza riuscire mai a raggiungerlo, come un poligono può aumentare continuamente i suoi lati senza mai diventare una circonferenza; esempio trololloso: http://www.matematicamente.it/staticimages/recupero/poligoni_regolari/poligoni_regolari0080.JPG
    La posizione tradizionale, comune anche agli Ebrei, è quella della superiorità qualitativa, un Dio separato da un abisso incolmabile dall’umanità. Anche Kierkegaard si ritrovava in questa concezione di Dio.

    Sul “Redde Caesari” esistono almeno quattro interpretazioni. Una “moderna”, come principio della laicità, una “tradizionale”, come principio del rispetto dell’ordine costituito (paga le tasse!), una “pura”, come tipica critica a Mammona (date il denaro a Cesare, perché è suo, non perché gli sia dovuto) e una “radicale”, sostenuta per lo più da quelli che ritengono che il messaggio evangelico fosse diretto ai soli Ebrei e che la sua estensione ai gentili fosse ingiustificata: Israele è il Regno di Dio, i Romani l’hanno invaso ingiustamente; i denari sono di Cesare, ma non la terra d’Israele.
    NB: i nomi delle interpretazioni sono arbitrari, li ho messi solo per distinguere. 😛

  45. @Tenger: non avrei potuto dirlo meglio :love:

    @Anonimo: a dire il vero l’Inquisizione nel XVI sec esiste eccome e gode di straordinaria salute 😉

  46. Hum… con Rinascimento intendevo l’etichetta che viene appiccicata al periodo che va dalla fine del medioevo alla fine del seceto grosso modo (il che è una denominazione idiota e banalizzante, ma si fa per capirsi U_U)

  47. Sì, ma anche in quell’accezione va bene. A dire il vero la secolarizzazione comincia nel Basso Medioevo, periodo che, come mi fanno indurre le tue parole sull’etichetta, già sai che gli storici tendono ad avvicinare sempre più al Rinascimento che all’Alto Medioevo. 😉

    Cito Nietzsche: “il Rinascimento italiano aveva accolto in sé tutte le forze positive alle quali si deve la cultura moderna: vale a dire emancipazione del pensiero, disprezzo per l’autorità, vittoria dell’istruzione sulla schiatta, entusiasmo per la scienza e per il passato scientifico dell’umanità, liberazione dell’individuo […] la Riforma tedesca si pose come energica protesta di spiriti arretrati, non ancora sazi della visione medievale del mondo… Con nordica caparbietà essi respinsero gli uomini all’indietro, provocarono la Controriforma, vale a dire un cristianesimo cattolico d’emergenza, con le violenze di uno stato d’assedio, e ritardarono di due o tre secoli il pieno risveglio e l’affermarsi delle scienze”.

  48. La secolarizzazione comincerà dal Basso Medioevo, ma sta di fatto che nei secoli XV, XVI e XVII si sono fatti un immane numero di morti per ragioni politiche E religiose (fattore ESTREMAMENTE importante). Si sono scannati per motivi religiosi, è un fatto, e ciò NONOSTANTE la religione del loro libro dicesse che uccidere non va bene e che non bisogna rispondere alla violenza con altra violenza. Tradotto: se ne sbattevano delle regole fondamentali della loro religione, e ciò pur considerandosi tutt’altro che laici (da qui la mia risposta al tuo commento).
    Pertanto: sbattersene delle regole di un testo sacro è semplicemente umano, non per forza assimilabile alla laicità 8)

  49. Sì, hai ragione, la mia affermazione sarebbe stata più adatta come facezia che come riflessione seria. 😛
    Riconosco che hai ragione. 🙂

    Pertanto: sbattersene delle regole di un testo sacro è semplicemente umano, non per forza assimilabile alla laicità

    nei secoli XV, XVI e XVII si sono fatti un immane numero di morti per ragioni politiche E religiose

    Il XV secolo è pieno Rinascimento. In compenso puoi aggiungerci anche il XVIII secolo, durante il quale ci fu la più grande caccia alle streghe della Storia. Promossa in Francia dal Vescovo di Bordeaux (un mero bigotto) causò migliaglia di vittime, anzi, decine di migliaglia, se si considerano anche le emigrazioni forzate degli abitanti di quella regione di Francia e dei problemi economici e produttivi che tale situazione di terrore causò.
    Mi pare corretto paragonare la caccia alle streghe ai pogrom zaristi, ossia valvole di sfogo per una furia distruttrice scaturita da contesti critici: non solo erano fenomeni (quasi) spontanei, fomentati da capipopolo o pretini locali che trovavano numerosi adepti fanatici che le portassero a compimento, ma così come le autorità russe non facevano nulla per bloccare i pogrom, i funzionari regi nulla fecero per temperare il Vescovo di Bordeaux e i suoi seguaci.
    L’Inquisizione spagnola operò contro l’espansione della caccia alle streghe in Spagna, non certo per carità cristiana, quanto per i modi anarcoidi con cui tale caccia veniva condotta, che probabilmente preoccupavano la rigida società iberica.

    Scusate se ho riportato la discussione fuori tema, ma oggi mi sento in vena di sproloqui. :aie: :aie: :aie: :aie: :aie: :aie:
    Ho fatto un esame di filosofia politica e sto scaricando così la tensione. 🙂
    D’ora in poi sproloquio solo in bacheca, promesso!

  50. Anche la mia voleva essere una boutade -_^ Ma in questo blog ogni bischerata è buona per una digressione storica 🙂 (una delle ragioni per cui lofrequento)

  51. ammetto che, per formazione, sono abituato a ben altro e che quindi forse ho messo troppa enfasi nel consigliare il libro di Barbero, che forse non è adatto proprio a tutti…

    Non ti crucciare per l’eccesso d’enfasi. Non mi sembra che Barbero richieda una formazione d’eccellenza.

    Forse abbiamo una divergenza rispetto al concetto di visione d’insieme. La visione d’insieme di un’epoca richiede che ci si cali nei panni di un uomo, di quell’epoca, per comprendere il rapporto dell’individuo con gli avvenimenti storici che molti autori rendono fin troppo astratti. Prima l’individuo e poi la massa, altrimenti non si comprenderà mai il senso delle vicende.
    In riferimento a ciò, non condivido la tua critica dell’aneddotica. Montanelli non ha la pretesa di scrivere precise cronistorie, ma piuttosto storie di uomini. L’aneddoto, purché non trasformato in favola, è una pietra angolare della comprensione dell’ecologia storica.

  52. La secolarizzazione comincerà dal Basso Medioevo, ma sta di fatto che nei secoli XV, XVI e XVII si sono fatti un immane numero di morti per ragioni politiche E religiose (fattore ESTREMAMENTE importante). Si sono scannati per motivi religiosi, è un fatto

    Beh, in realtà nelle guerre di religione del Cinquecento, il fattore religioso era una maschera e/o un affioramento superficiale di una lotta politica. Ossia: l’affermazione dell’autonomia e della sovranità nazionale in Francia e nei principati tedeschi rispetto a Chiesa, Impero e fazioni interne.
    Queste lotte prendevano forme religiose perché la religione era uno dei principali veicoli d’espressione della propria volontà e dei propri sentimenti (specialmente popolari); oggi, lotte del genere prenderebbero la forma di guerre ideologiche (anni di piombo?).

    @Anonimo: Il concetto di Rinascimento si riferisce al Quattrocento in genere quando si parla dell’Italia, e comunque limitatamente alla seconda metà del secolo (dalla pace di Lodi in poi). Il Rinascimento europeo è considerato cominciare verso la fine del Quattrocento e fino alla metà del Cinquecento (addirittura, mi pare che il rinascimento inglese prosegua fino alla fine dell’età elisabettiana – fai un po’ te).

  53. @Nurades
    L’aneddoto per me è un simpatico passatempo, al limite esplicativo di qualche particolare situazione o modo di pensare (p.es. il “date loro brioche” di Maria Antonietta: mai detto, ma rende immediata la distanza e l’ostilità sentite fra monarchia e popolo). Più che pietra angolare, è un segnale messo a caso. La sua contestualizzazione corretta è talmente laboriosa da farmi dubitare che valga veramente la pena soffermarsi su di essi.

    @Tapiroulant
    Sì, le date cambiano, ma come ha detto Tenger, in sostanza sono spesso rigide. Il Rinascimento europeo è sorto per impulso e diffusione di quello italiano, quindi è logico che sia ad esso posteriore, come dici tu. 😉
    Per quanto riguarda quello inglese, si fa riferimento in genere proprio al regno di Elisabetta. Prima l’Inghilterra era un paese arretrato e incivile, dove politica, guerra e assassionio coincidevano a tal punto da destare stupore persino nei coevi, pur se abituati ad un mondo di per sè violento.
    Prima di Elisabetta ci sono state la Guerra delle Due Rose, poi Enrico VIII e quindi Bloody Mary. Periodi abbastanza turbolenti. 🙂

  54. Non ti crucciare per l’eccesso d’enfasi. Non mi sembra che Barbero richieda una formazione d’eccellenza.

    Ovvio, quello che intendevo io era un’altra cosa…ovvero, dato che per mia formazione sono abituato a ben altre letture, per me il libro di Barbero è stato una lettura piacevole e scorrevole (ed è per questo che l’ho consigliato), tuttavia magari per altre persone, abituate ad altri tipi di letture, può risultare eccessivamente pesante (o palloso 😉 )

    Forse abbiamo una divergenza rispetto al concetto di visione d’insieme. La visione d’insieme di un’epoca richiede che ci si cali nei panni di un uomo, di quell’epoca, per comprendere il rapporto dell’individuo con gli avvenimenti storici che molti autori rendono fin troppo astratti. Prima l’individuo e poi la massa, altrimenti non si comprenderà mai il senso delle vicende.

    Sono d’accordo, ma per me il libro di Barbero non è in difetto su questo aspetto (benchè in alcuni ambiti il libro di Petacco gli sia superiore, vedasi il capitolo sulla vita sulle galere)

    In riferimento a ciò, non condivido la tua critica dell’aneddotica. Montanelli non ha la pretesa di scrivere precise cronistorie, ma piuttosto storie di uomini. L’aneddoto, purché non trasformato in favola, è una pietra angolare della comprensione dell’ecologia storica.

    Guarda che io mica ho criticato l’aneddotica (che se fatta bene è una delle parti più gustose della storia:) ), ho semplicemente fatto presente che in passato si aveva una diversa concezione della Storia, che dava appunto maggior risalto agli aneddoti e ai singoli eventi piuttosto che alla ricostruzione del contesto…e che spesso tramadava e ingigantiva, spacciandoli per veri, episodi completamente inventati, trasformandoli in miti. Montanelli poi non l’ho mica criticato, anzi ho risposto alle critiche su di lui (fatte da altri utenti) dicendo appunto che il suo “stile” è quello tipico del suo “periodo”

  55. Montanelli poi non l’ho mica criticato, anzi ho risposto alle critiche su di lui (fatte da altri utenti) dicendo appunto che il suo “stile” è quello tipico del suo “periodo”

    Ops. My fault.

    La “Storia di Roma” di Montanelli è stata ciò che, da bambino, mi ha fatto nascere l’amore per la storia.

  56. Piccolo delurking per dirti che ho letto tutti gli articoli di storia e armi. Questo blog è un pozzo di cultura.
    L’unica cosa che non mi piace sono le recensioni demenziali.

  57. Lol, ma le recensioni demenziali sono anch’esse gustose! 🙂
    Danno un senso al putridume! [semi-cit. Yotobi]

  58. Questo è un tema che ho sempre voluto approfondire, ma, per un motivo o per l’altro, non l’ho mai fatto.
    Ad ogni modo, benché fossi a conoscenza del fatto che il traffico di schiavi era gestito dagli arabi, non pensavo che potesse arrivare a numeri così alti. Ma soprattutto, non credevo che si spingessero fino in Groenlandia ed Irlanda, per compiere le loro razzie.

    Comunque, bel post, Zweilawyer.

  59. Ho letto l’articolo e visto che è un argomento che conosco piuttosto bene mi sento di consigliare due libri:
    “Schiavitù mediterranee” della professoressa Giovanna Fiiume e “Ragguaglio della schiavitù” di Luigi Ferdinando Marsili.
    Faccio inoltre presente che mentre l’argomento è quasi completamente scomparso dalla memoria dell’Europa occidentale è invece ancora molto vivo in quella orientale ad esempio in Grecia e Serbia.

  60. Un articolo interesantissimo. C’è anche una sorta di soggetività che porta a pensare che la schiavitù europea non fù tanto disumana quanto quella araba. Direi che tutte due erano disumane e meritano la stessa condanna.

    p.s
    Non sapevo quasi niente della schiavitù araba.
    Grazie per il testo.

    1. Grazie, se parliamo del concetto di schiavitù, penso non sia necessario fare distinzioni. Quanto alla condizione complessiva dello schiavo, è senza dubbio possibile distinguere diverse fattispecie. A mio giudizio, lo schiavismo più esasperato fu quello perpetrato dagli arabi nei confronti dei subsahariani per buona parte degli ultimi 14 secoli e quello nordamericano del XVII-XIX secolo.

  61. Addirittura lessi tempo fa che gli schiavi neri verso il Maghreb dal 1200 fino al 1800 sono stati complessivamente circa dieci milioni.

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