Gli Indios: Uomini o Animali?

Nel XVI secolo, gli Indios furono al centro di un dibattito relativo alla loro “umanità”. Perché e come si svolse questo dibattito?

Se per gli Indios il contatto con i navigatori europei fu una vera e propria deflagrazione atomica, questi ultimi non poterono fare a meno di chiedersi se quei selvaggi fossero fatti a immagine e somiglianza del Creatore oppure si trattasse di animali, non compresi quindi nel concetto di “uomo”. Se oggi porsi una domanda del genere sarebbe tremendamente stupido, all’inizio del XVI secolo Carlo V arrivò a costituire una commissione di esperti per indagare e dare un parere sulla natura di quegli “strani selvaggi”. Non si trattava di mera curiosità, né di interesse scientifico, ma di volgarissima necessità materiale. Un essere senz’anima non ha diritti, mentre con un figlio di Dio bisogna utilizzare qualche cautela.

Naturalmente, i Conquistadores avevano immediatamente optato per l’opzione “animali”, e si era subito diffusa la pratica delle Encomendados. In pratica ogni soldato, nel momento in cui riceveva una terra, diveniva proprietario anche degli indigeni che vi abitavano, i quali erano ridotti a una condizione di sostanziale schiavitù.

L’Encomienda era lo strumento principe per regolare i rapporti fra spagnoli e Indios e venne mantenuta anche dalle Leggi di Burgos, promulgate da Ferdinando II d’Aragona nel 1512. È necessario sottolineare come i veri fautori di questi provvedimenti furono i domenicani, che da quasi due decadi si battevano per la concessione di quelli che noi chiameremmo “diritti umani” agli Indios. In particolare, il Re di Spagna fu toccato dal duro e coraggioso sermone di padre Antonio de Montesino, che ebbe il coraggio di dire:

tutti gli spagnoli che abitano sull’isola vivono e muoiono in peccato mortale, a causa della crudeltà e della tirannia che usano con queste persone innocenti (gli Indios)

I Conquistadores, primo fra tutti Diego Colombo, figlio di Cristoforo, chiesero al Re il permesso di buttare Antonio su una nave e rispedirlo in patria, ma il sovrano, dopo un iniziale favore nei confronti degli spagnoli, decise di dare ascolto al religioso.

indios

Il più strenuo difensore degli Indios fu però Bartolomeo de las Casas. Conoscitore dell’opera di Montesino, nel 1512 si recò a Cuba come cappellano del conquistador Panfilo de Narvaez (e ottenne un’encomienda per il lavoro svolto), mentre tre anni dopo si trasferì a Santo Domingo. Lì entrò nell’ordine domenicano e conobbe Pietro di Cordova, che lo inviò presso il Re di Spagna assieme a Montesino al fine di perorare (ancora una volta) la causa degli Indios. I suoi resoconti sulle atrocità commesse dai Conquistadores sono terrificanti:

I cristiani, con i loro cavalli, spade e lance, cominciarono a fare crudeli stragi tra quelli. Entravano nelle terre, e non lasciavano né fanciulli né vecchi né donne gravide né di parto, che non le sventrassero e lacerassero come se assaltassero tanti agnelletti nelle loro mandrie. Di solito uccidevano i signori e la nobiltà in questo modo: facevano alcune graticole di legni sopra forchette e ve li legavano sopra, e sotto vi mettevano fuoco lento, onde, a poco a poco, dando strida disperate in quei tormenti, mandavano fuori l’anima.
Io vidi una volta che, essendo sopra le graticole quattro o cinque signori ad abbruciarsi (e penso che vi fossero due o tre paia di graticole dove abbruciavano altri), e, perché gridavano fortemente e davano fastidio o impedivano il sonno al capitano, questi comandò che li strangolassero, ma il bargello che li abbruciava, il quale era peggiore che un boia (e so come si chiamava, e conobbi anco i suoi parenti in Siviglia), non volle soffocarli; anzi, con le sue mani pose loro alcuni legni nella bocca perché non si facessero sentire, e attizzò il fuoco finché si arrostirono pian piano com’egli voleva. Io vidi tutte le cose sopradette e altre infinite.

Le leggi di Burgos infatti non avevano sortito gli effetti desiderati, e i massacri di Indios erano all’ordine del giorno. I Domenicani chiedevano una cosa molto semplice: l’evangelizzazione pacifica dei nativi. Questa volte il Re non li ascoltò. Ormai gli interessi in gioco erano troppo alti. La Spagna stava guadagnando fiumi di denaro dallo sfruttamento delle risorse, umane e naturali, del Nuovo Mondo.

La cura e il pensiero che ne ebbero fu il mandar gli uomini alle miniere a cavar oro, che è una fatica intollerabile; e mettevan le donne nelle stanze, che sono capanne, per cavare e coltivare il terreno, fatica da uomini molto forti e robusti. Non davan da mangiare agli uni né alle altre, se non erbe e cose che non avevano sostanza. Si seccava il latte nelle tette alle donne di parto, e cosí morirono in poco tempo tutte le creature.

È impossibile riferire le some che vi ponevan sopra, facendoli camminare cento o duecento leghe (!!!). E i medesimi cristiani si facevano portare dagli Indiani in hamacas, che sono come reti, perché sempre si servivano di loro come di bestie da soma. Avevano piaghe nelle spalle e nella schiena, come bestie piene di guidaleschi. Il riferire le staffilate, le bastonate, i pugni, le maledizioni e mille altre sorte di tormenti che davano a quelli mentre s’affaticavano, non si potrebbe nemmeno in molto tempo, né con molta carta, e sarebbe cosa da far istupidire gli uomini.

Bartolomeo riuscì a riportare un incredibile successo politico quando fu autorizzato, dal Consiglio di Castiglia, a costituire una colonia pacifica presso Cumanà (odierno venezuela), dove avrebbe potuto”anunciar el evangelio, sin estrépito de armas”. Inizialmente l’esperimento sembrò riuscire, ma non appena Bartolomeo ebbe lasciato la colonia ci fu una ribellione dei nativi. Alcuni storici dicono che la rivolta fu fomentata da emissari dei conquistadores, che vedevano nel tentativo pacifico di Bartolomeo un gravissimo attentato al sistema delle Encomendados.

Come altri domenicani, Bartolomeo de las Casas passò tutta la vita a difendere i diritti degli Indios

Il fallimento di Cumanà non fiaccò l’animo di Bartolomeo, che continuò a fare la spola fra Americhe e Spagna per supportare le sue tesi presso il nuovo Re (Carlo V) e continuare la politica delle colonie pacifiche. L’Imperatore convocò il Reale e Supremo Consiglio delle Indie per studiare la situazione e promulgare delle leggi che potessero risolvere la questione in materia definitiva.

Il 20 novembre 1542, il Consiglio promulgò le Leyes Nuevas, che wikipedia riassume piuttosto bene in questo specchietto:

Le Leggi Nuove si possono riassumere in questi principi:

  • Garantire la conservazione del governo e il buon trattamento degli indigeni;
  • Divieto di schiavizzare gli indigeni per qualsiasi ragione;
  • Liberazione degli schiavi, se non si dimostravano delle ragioni giuridiche in senso contrario;
  • Gli indigeni non dovevano essere costretti a fare da caricatori contro la loro volontà o senza un salario adeguato;
  • Non potevano essere portati in regioni remote con la scusa della raccolta delle perle;
  • Gli ufficiali reali, ordini religiosi, ospedali e confraternite non avevano diritto all’encomienda;
  • Il possesso delle terre dato ai primi conquistadores doveva cessare totalmente alla loro morte senza che nessuno potesse ereditarne la detenzione e il dominio.

A Valladolid, nel 1550, Bartolomeo ebbe un incontro decisivo con Carlo V, che aveva sempre mostrato un profondo interesse per le questioni giuridiche e religiose sorte con la scoperta del Nuovo Mondo.

In quellla sede, Bartolomeo si confrontò con Juan Gines de Sepulveda, sostenitore della tesi che gli indios fossero servi per natura. La commissione preposta a giudicare le due posizioni non si pronunciò, mentre Carlo V rimase (ancora un volta) più convinto dagli argomenti di Bartolomeo.

Oltre ai continui rapporti dei Domenicani, fu importantissima la posizione presa dalla Chiesa Cattolica cinque anni prima delle Leyes.  Nella sua Introduzione storica al diritto moderno e contemporaneo, il Prof. Mario Ascheri cita i primi atti papali in materia:

Tra gli interventi a favore degli Indios, vi furono poi tre bolle papali del 1537, in cui oltre a prendersi atto della quasi schiavitù in cui essi versavano, si dichiarò eretica l’idea che fossero privi di ragione (e quindi  incapaci di convertirsi al Cristianesimo) e si condannò chiunque li rendesse propri schiavi. Inoltre si tentò di trasferire ai Vescovi la giurisdizione degli Indios, che fino ad allora spettava all’Inquisizione Spagnola.

In realtà, temo che il prof. Ascheri abbia commesso un piccolo errore, visto che non si trattò di tre bolle papali, ma di una bolla di Paolo III, la “Sublimis Deus”, e di due brani che ne spiegavano il contenuto, “Altitudo divini Consilii” e “Pastorale Officium”. Comunque, la Sublimis Deus era piuttosto chiara:

“…consideriamo tuttavia che gli stessi indios, in quanto uomini veri quali sono, non solo sono capaci di ricevere la fede cristiana, ma, come ci hanno informato, anelano sommamente la stessa; e, desiderando di rimediare a questi mali con metodi opportuni, facendo ricorso all’autorità apostolica determiniamo e dichiariamo con la presente lettera che detti indios e tutte le genti che in futuro giungeranno alla conoscenza dei cristiani, anche se vivono al di fuori della fede cristiana, possono usare in modo libero e lecito della propria libertà e del dominio delle proprie proprietà; che non devono essere ridotti in servitù e che tutto quello che si è fatto e detto in senso contrario è senza valore.”

Non che tutti all’interno della Chiesa Cattolica fossero interessati solo alle condizioni di salute dei poveri Indios, anzi, bisogna immaginare che ci fosse una divisione fra chi era effettivamente interessato al destino dei popoli sudamericani e chi era solo preoccupato dal fatto di poter perdere milioni di potenziali nuovi cattolici. Infatti, se avesse prevalso il partito “Indios=animali” non si sarebbe potuto operare nessun tipo di conversione. Una cosa da evitare, specie ora che la Riforma Luterana stava disintegrando l’ecumene cattolica.

Come è facile immaginare, i Conquistadores non furono particolarmente contenti delle nuove leggi, ma sembra che ci fu un piccolo miglioramento nelle condizioni degli Indios (almeno in confronto a quello che accadeva ai loro cugini conquistati dai portoghesi).

L’approccio diplomatico dei Conquistadores nei confronti degli Indios

Il dibattito sugli Indios continuò a lungo, tanto che nel 1550 Carlo V convocò a Valladolid i principali esponenti delle due posizioni contrapposte sul problema giuridico della guerra agli Indios. All’angolo sinistro Bartolomeo de las Casas, a quello destro l’umanista Juan Gines de Sepulveda. Quest’ultimo aveva delle convinzioni davvero raffinate, e in particolare sosteneva che gli Indios ribelli (alla conversione o al potere spagnolo), potevano essere

…presi et fatti schiavi, abbruciati et ammazzati, facendo ogni stratio delle lor carni e della vita.

Il caritatevole Juan riteneva che gli Indios fossero una razza inferiore, degli “homuncoli”, schiavi per natura e autori di inaccettabili barbarie quali sacrifici umani e idolatria.

Ironia della storia, a sostenere la posizione giuridica più vicina a quella attuale era un prete, Bartolomeo, mentre quella dell’umanista avrebbe avuto grande successo nelle birrerie di Monaco degli anni Venti.

Il dibattito volse a favore di Bartolomeo, che aveva dalla sua gli insegnamenti del giurista domenicano Francisco de Vitoria, il padre del diritto internazionale, trapassato nel 1546.

Sappiamo che nel corso del XVI secolo si mantenne comunque un grande divario fra la teoria (ormai favorevole agli Indios) e la pratica (le azioni effettivamente svolte dai proprietari spagnoli), ma si aprirono anche altri dibattiti, questa volta riguardo alla nuova forza lavoro rimediata dai colonizzatori, ovvero gli africani portati nel nuovo mondo attraverso la tratta atlantica.

Riassumendo, non è sbagliato rilevare che il dibattito cinquecentesco sugli Indios abbia portato buona parte dei giuristi e dei teologi cattolici ad assumere un atteggiamento davvero straordinario verso le c.d. culture inferiori. Le argomentazioni dei domenicani furono in anticipo di tre secoli sui dibattiti sullo schiavismo più conosciuti (in USA, Inghilterra, ecc.), e molti illuministi, pur conoscendole, le eliminarono dalle loro considerazioni storiche per alimentare la Leggenda Nera.

In questo senso, fa sempre bene ricordare il contributo di Voltaire, tenendo conto che entrò nel dibattito più di due secoli dopo il Las Casas:

Esamino un piccolo di nero di sei mesi, un piccolo di elefante, un macachetto, un leonetto, un canetto. Veggo, senza dubbio, che questi giovanni animali hanno incomparabilmente più forza e destrezza, più idee, più passioni, più memoria che il negretto e che esprimono molto più sensibilmente tutti i suoi desideri che quell”altro

Scendendo su questo cumulo di fango e non avendo maggiori nozioni a rispetto dell”uomo, come questo non l”ha quanto ai residenti di Marte o di Giuppiter, sbarco ai cigli dell”oceano, nel paese della Cafraria, e comincio a ricercare un”uomo. Veggo macachi, elefanti e negri…

… così come le perere, i cipressi, le querce e le albicocche non vengono da uno stesso albero, così anche i bianchi e barbati, i neri di lana, i gialli con criniera e gli uomini senza barba non vengono dallo stesso uomo.

Grazie alla collaborazione di diversi utenti, che mi hanno fornito studi specialistici sulle frasi di cui sotto, posso dire che Karl Marx non sembra avere alcun interesse allo sfruttamento dei neri e della schiavitù. Il passo da me citato è infatti da inserire in una più ampia analisi dello stato di fatto dei sistemi produttivi dell’epoca:

Mi lascia darvi unesempio della dialetica del Signor Proudhon.
La libertà e la schiavitù costituiscono un antagonismo. Non c’è nessuna necessità di parlare sugli aspetti buoni o mali della libertà. Quanto alla schiavitù, non cè nessun bisogn di parlare sugli aspetti mali. L’unica cosa che bisogna spiegazione è la parte buona della sciavitù. Non mi riferisco alla servitù indiretta, la schiavitù del proletario; mi riferisco alleschiavitù diretta, alla schiavitù dei neri in Suriname, in Brasile, nelle regione del Sud dellAmeria del Nord.

La schiavitù diretta è il pivot sopra il quale nostro industrialismo quotidiano fa girare il machinaio, il credito, ecc. Senza la schiavitù non ci sarebbe nessuno cotone, senza cotone non ci sarebbe nessuna industria moderna. È la schiavitù che da valore alle colonie, furono le colonie che hanno creato il comercio mondiale, e il comercio mondiale è la condizione necessaria per lindustria di macchina in grande scala…

Ad ogni modo, confrontate le parole di un illuminista con quelle parole dei domenicani, le preoccupazioni di Carlo V e le convinzioni di alcuni grandi pensatori del XVI secolo.

La storia, quella vera, dovrebbe essere studiata in modo più approfondito.

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91 pensieri riguardo “Gli Indios: Uomini o Animali?

  1. Molto bello.
    Il razzismo illuminista e la nemesi storica attuata per dileggiare il passato mi hanno sempre fatto lollare. Tutti a lodare la laicità e l’illuminismo del Settecento, ma in concreto è stato attuato un lavaggio del cervello per riscrivere la storia degno delle peggiori distopie da fantascienza.
    La storia per le masse è stata riscritta dalla versione illuminista del Ministero della Verità di 1984. Nemmeno i sovietici erano arrivati a un risultato così eccellente.

    Le vittime del plagio applaudono con gioia dai licei (centri di base per l’ndottrinamento della Storia Riscritta) i loro aguzzini, come il ritardato che nel film gioisce all’annuncio che la razione di cioccolato è aumentata (ma la quantità in grammi è minore del giorno prima!).
    La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza.

  2. Non mi sono mai spiegata le lodi che sempre sono riservate a Voltaire =_= Mah, sarò io a non capire.
    Complimenti per l’articolo, molto interessante.

  3. Le nefandezze commesse da Voltaire sono innumeri et ampiamente documentate. Pubblicava opere inedite di autori morti, dopo averle manipolate e riscritte perché promuovessero la sua linea di pensiero, scherniva e faceva terra bruciata attorno ai contemporanei dal pensiero troppo radicale (come DeSade). Questa sui neri non la sapevo. Comunque lo capisco: quest’uomo doveva far propaganda alla sua visione dell’Uomo e della Società, e a questo scopo non si fece mai scrupoli a passare come un panzer sopra qualsiasi ostacolo.

  4. E lo faceva davvero bene, diciamolo.

    Quanto all’argomento dell’articolo, il problema se gli “altri” fossero persone o meno si è presentato ogni volta che la Cristianità ha dovuto confrontarsi con popoli ignoti, Indios, neri o pagani del Baltico.
    E si verificherebbe anche ora se si venisse a contatto con alieni, per quello.

  5. Con la differenza che gli alieni difficilmente sarebbero homo sapiens sapiens capaci di dare prole fertile incrociandosi con gli umani, diversamente dagli indigeni dei diversi paesi 🙂

  6. Io penso che bisogna calare ogni personaggio o avvenimento nella sua realtà storia…
    Qualsiasi cosa va contestualizzata, non si può giudicare un fatto con la morale, la sensibilità e la cultura odierna. Pensate solo a Lincoln che, benché padre della Proclamazione dell’Emancipazione, era un razzista e uno schiavista.
    Oggi alla parola “ebreo” associamo subito Hitler, Aushwitz e i milioni di morti ammazzati ma prima che questo succedesse la caccia all’ebreo era lo sport nazionale di un po’ tutti i paesi, chi più chi meno.
    La morale (non intendo religiosa) cambia negli anni e ha fatto un balzo, a mio parere, dopo la Guerra Mondiale perché ci siamo schifati di quello che l’uomo è riuscito a fare all’uomo.
    Qualche volta mi chiedo: senza Aushwitz (solo perché il più famoso) la civiltà occidentale si sarebbe evoluta come si è evoluta fin oggi? Ci sarebbe stato questo grande periodo di pace tra i paesi europei?

    PS leggere “la banalità del male” e “le origini del totalitarismo” di Arendt è stato illuminante.

    lo so, sono andato OT 🙂

  7. @tenger:
    Per il cristianesimo, Satana può mettere incinta una donna e generare prole quindi non penso che il discriminante tra un uomo e un non-uomo/animale stia nel poter dare prole incrociandosi con un uomo. 🙂 🙂

  8. La questione, come hai notato all’inizio, era economica, non certo religiosa o filosofica. Insomma, volevano terra e soldi, e gli indios, con la loro irritante presunzione di voler rimanere dov’erano sempre stati, ostacolavano l’opera.
    Sono stati usati dei pretesti, teologici e non, per giustificare i massacri – e si sono opposte argomentazioni, teologiche e non, per far notare che la cosa era giusto un tantinello disumana. Niente di nuovo sotto il sole, insomma.
    Se ci aggiungiamo che i conquistadores non erano certo la crema della società, ecco fatto il patatrac.
    Sinceramente ho sempre pensato che tutto dipendeva da chi incontravano gli indios. Premesso che tutti, anche i più open minded, davano per scontato che fossero barbari da civilizzare, è un dato di fatto che le missioni fossero spesso l’unico baluardo tra gli indios e quelli che volevano ammazzarli. C’è anche un film che ne parla, anche se mi pare di ricordare che fossero gesuiti, non domenicani.

    Comunque Marx aveva ragione: l’economia del Sud ruotava attorno alla schiavitù, erano loro la ricchezza locale. Infatti quando è stata abolita, le cose sono andate a catafascio. Che se lo meritassero è un altro discorso ^_^

  9. @Giuseppe
    Il lungo periodo di pace in Europa è dovuto all’unica arma capace di diventare uno strumento di pace: la bomba atomica. Olocausto o meno, senza le armi nucleari le cose non sarebbero andate troppo bene fra Nato e Patto di Varsavia.

    @Aurora
    Benvenuta (o eri già intervenuta?). Ho tralasciato il discorso sui Gesuiti (non volevo arrivare al XVIII secolo), ma furono di certo quelli che pagarono di più per la loro posizione pre-Indios, visto che furono addirittura cacciati da alcuni paesi sudamericani.

  10. Banalizzando, sempre una questione di soldi e potere.
    Ottimo articolo.
    Come dici tu, la storia andrebbe studiata in modo approfondito,così da non dimenticare mai e comprendere i suoi meccanismi, in modo che il passato non si ripeta.

  11. Effettivamente l’atomica ha avuto un suo peso.
    L’Olocausto abbia modificato la coscienza popolare in modo significativo ma alla fine non è la gente che decide contro chi andare in guerra, sono i potenti ad armarli (quando va bene) e farli partire…

  12. @Zwei: grazie del benvenuto, era il mio primo intervento ^_^
    Il rpoblema imho è che spesso la gente valuta quello che è successo ai tempi dei conquistadores con la mentalità attuale, che è “loro avevano il diritto di restare e di conservare la loro identità, la loro religione”.
    Questo era fuori questione ai tempi. Tutti, a partire dai domenicani e dai gesuiti che li proteggevano, lo facevano nella speranza di evangelizzarli. Per la nostra mentalità questo è ovviamente inaccettabile ^_^
    E credo sia questa la ragione per cui, più ancora dei conquistadores, ci si scaglia contro la Chiesa dei tempi. Ideologia vs. massacri, e quando mai sono le vite umane che contano -_-
    Poi c’erano i preti alla ‘uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi’, e c’erano i preti che si barricavano nelle missioni con gli indios, ma è il presupposto che rende la Chiesa dell’epoca ‘antipatica’. Al punto che si arriva a preferire gente razzisa e misogina (oh, a me sta cosa rode, chissà come mai ^_^), epperò rigorosamente anticlericale.

  13. @kagura
    non a caso in un’immagine dell’articolo c’è uno spagnolo pronto al simpatico giuoco del “bimbo vs roccia”.

    @aurora
    tempo permettendo, vorrei affrontare tutti i punti della c.d. Leggenda Nera. Da Giordano Bruno alla Caccia alle Streghe ci sarebbe molto da dire.

  14. Articolo molto interessante, complimenti.
    Verissimo quel che dici sulla “storia vera”, in netto contrasto con quella che viene insegnata (sì vabbé…) nelle scuole.
    Come ha detto qualcuno ogni cosa, ogni periodo, ogni personaggio deve essere contestualizzato. Invece abbiamo, anzi, hanno accettato questa assurda suddivisione tra bravi e cattivi, il tutto condito da una morale distorta e truffaldina.

  15. A questo si aggiunge un altro problema. Nel momento in cui il giudizio morale negativo su un personaggio viene cristallizzato nei libri di storia e passato da professore a studente per generazioni, diventa quasi impossibile condurre una nuova (e accurata) indagine storica. Il personaggio diventa negativo tout court, e non se ne deve parlare se non in termini dispregiativi.

    Naturalmente è valido anche l’esatto opposto, ovvero del finto buono di cui non si può dir nulla. Io al liceo prendevo sempre 9 in Storia, ma mi beccai una sufficienza quando dissi che era stupido pensare che prima dell’illuminismo gli uomini fossero una manica di idioti senza ragione, terrorizzati dalla Chiesa e costretti al silenzio.

  16. @Zwei: anche Galileo non è malaccio, sotto questo punto di vista.
    Però la caccia alla streghe… uhmmmm, dalle mie parti ci sono stati villaggi completamente estinti per mancanza di donne, dopo il passaggio degli inquisitori. Non saprei, però mi piacerebbe leggere qualcosa a riguardo ^_^

  17. Gran bell’articolo ^_^

    @ il_Fabri: Vero vero, credo che la Chiesa proverebbe a evangelizzare qualunque cosa dotata di pensiero razionale e di possibilità di anima, ma credo anche che si troverebbe a porsi qualche dilemma… Perché Gesù, che era uomo e Dio, non era anche alieno? E’ nato-morto-risorto anche per i venusiani? O Dio ha regalato anche ai venusiani un salvatore a loro misura?
    (Le domande non sono farina del mio sacco ma di un romanzo molto caruccio, letto un po’ di tempo fa. Solo per mettere in chiaro la cosa.)

    @ Zwei: anche io attendo interessata l’articolo (o gli articoli) sulla Leggenda Nera!

  18. @zeros: Credo che neanche gli alieni sarebbero poi un grosso problema per il Vaticano. Sono molto bravi a riaggiornare la dottrina cristiana ogni volta che si prospetta l’opportunità di fare nuovi proseliti.

  19. Il Vaticano ha già parlato degli alieni e del fatto che la loro esistenza non sarebbe in contrasto con la dottrina cattolica. 😀

  20. Mai saranno abbastanza lodate le imprese letteralmente eroiche dei gesuiti in Sud America.

    Non mi sembra però che la Chiesa, nè in America né altrove, abbia in nessuna occasione speso parole altrettanto gravi contro la deportazione degli Africani in America e la loro riduzione in schiavitù.

    Ancora nel 1866 Pio IX, vittima del laicismo Katiiiivo, scriveva:

    ” La schiavitù in quanto tale, considerata nella sua natura fondamentale, non è del tutto contraria alla legge naturale e divina ;
    Possono esserci molti giusti diritti alla schiavitù e sia i teologi che i commentatori dei canoni sacri vi hanno fatto riferimento ……Non è contrario alla legge naturale e divina che uno schiavo possa essere venduto, acquistato , scambiato o regalato.” Pio IX (Instruzioni , 20 giugno 1866).

    Per quanto riguarda Marx sei sicuro che nel brano da te citato Zwei, copincollato con tanto di errori di ortografia da un post di un forum ultracattolico, egli difenda la schiavitù in Brasile?
    Non prende piuttosto in giro l’anarchico Proudhon che la difende? Per Pruodhon ogni aspetto economico aveva due lati, uno positivo e uno negativo. E i lati positivi dello schiavitù, sempre secondo Proudhon, neh, sono appunto quelli illustrati nel branetto.

    Da ogni coppia (tesi/antitesi) bisognerebbe (secondo Proudhon) prendere i lati positivi per ottenere una sintesi. E quindi prendere i lati positivi della schiavitù.

    Infatti la frase conclusiva, che tu non citi, in questo paragrafo della lettera di Marx ad Annenkov è una presa per il culo del tentativo di conciliare libertà (tesi) e schiavitù (antitesi).
    “Dopo queste riflessioni sulla schiavitù, che cosa farà il buon Signor Proudhon? Cercherà la sintesi tra la libertà e la schiavitù, il vero cammino dorato, in altre parole, l’equilibrio tra la schiavitù e la libertà.”

    Mi sembrano riflessioni alquanto sarcastiche, quindi, non una difesa della schiavitù, posizione appartenente invece dall’anarchico Proudhon.

    Che poi Marx, nelle lettere agli amici, avesse la brutta abitudine di prendersi gioco di tizio dandogli dell’Etiope di caio dandogli dello Zulu (o dell’ottentotto, come si diceva allora) è un altra questione.

    Se il razzismo è un lontano discendente dell’Illuminismo in quanto prodotto del positivismo ottocentesco, la Chiesa non ha mai condannato con abbastanza forza la schiavitù. Ognuno ha le sue colpe.

  21. In realtà i Papi emisero diverse Bolle di condanna della schiavitù (negri e indios venivano equiparati). La stessa Sublimis Deus non è rivolta esclusivamente agli Indios.

    Sul razzismo di Marx ed Engels non penso ci siano molti dubbi. Basta cercare un po’ su internet per trovare parecchi quote. Ad ogni modo, immagino che sentissero il problema dello schiavismo molto lontano da loro, quindi lo trattavano con superficialità.

    Io penso che le colpe siano state distribuite male. Cerco di dare qualche elemento in più per giudicare. Poi ognuno ha il diritto di farsi una propria idea della questione.

  22. Devo dire di aver nutrito gli stessi dubbi di Uljanka circa la citazione di Marx, e la sua contestualizzazione non fa che convincermi. Il procedimento utilizzato da Marx nella citazione in effetti ricorre spesso nei loro scritti e nei loro articoli, e un intero libro di Engels, l’Anti-Duhring, è scritto interamente in questo modo.
    Ora, una cosa va detta. Ai loro tempi l’antropologia era una scienza ancora poco sviluppata, e ancora carica dei vecchi pregiudizi illuministici. Così, per esempio, lo scoppiettante duo Marx/Engels in più passi sottolinea l’inferiorità ‘storica’ dei popoli non eurasiatici (dunque gli africani, gli austronesiani, i nativi americani), o ribadisce la superiorità della complessa cultura europea su tutte le altre (difetto in parte scusabile, dato che nell’Ottocento, soprattutto, era condiviso praticamente dalla totalità dell’intellighenzia europea, spesso anche in forme più violente).
    Il razzismo nell’Ottocento non era una posizione morale, era una posizione scientifica: basti solo pensare che, ancora all’inizio del Novecento, Emile Durkheim (non l’ultimo degli imbecilli: è uno dei padri della sociologia) sosteneva la superiorità neurologica dell’uomo europeo rispetto agli altri portando, a dimostrazione della sua tesi, la differente misura delle scatole craniche di uomini da tutto il mondo (misurazioni condotte non da lui stesso, artigianalmente, ma da fior fior di centri scientifici europei).
    Tornando a Marx ed Engels, se mi dici razzismo, ti rispondo: sì; sullo schiavismo, invece, nutro seri dubbi. Un conto è puntualizzare quali vantaggi ha tratto l’economia europea dallo schiavismo (che è una valutazione scientifica). Un altro è metterci la propria personale approvazione (cosa che, non dico sia impossibile, dico che mi sembrerebbe ben strana detta da quei due).

  23. Il razzismo è stato declassato (ingiustamente) a pseudo-scienza solo dopo la II Guerra Mondiale. Una scienza che studi le differenze esistenti fra le razze umane potrebbe anche essere utile allo sviluppo di farmaci o terapie genetiche, il problema è che spesso l’unico interesse che muoveva gli scienziati “razzisti” era dimostrare l’inferiorità dei boveri negri.

  24. Purtroppo a scuola c’è un approccio mnemonico alla Storia sul modello nomi-date-nomi-date in cui i concetti vengono dopo, cosa che allontana dalla materia non poche persone (personalmente, a leggere articoli come questo mi chiedo quanto della mia non eccelsa cultura storica sia realistica).
    A ripensarci, credo che il momento in cui maggiormente ho apprezzato Storia, a scuola, è stato proprio quando il professore ha inserito nell’insegnamento aneddoti e concetti trasversali, allontanandosi dal modello classico.
    Il fatto che poi anche nella saggistica ci siano diversi testi che si adagiano su tesi classiche, ma – a quanto sembra – lontane dalla realtà storica non aiuta a districarsi…
    E purtroppo la cosa non è limitata all’insegnamento storico: se paragono quanto so ora sui vangeli apocrifi e sul cristianesimo delle origini con quanto mi è stato detto a scuola… ogni tanto mi viene la tentazione di andare dall’insegnante e fargli notare che no, non tutti gli scritti apocrifi (anzi) sono riducibili a quelle poche, selezionate frasi che ci aveva letto.

  25. Salve. Voglio spezzare una lancia a favore della povera scuola pubblica. Infatti io conoscevo già i brani citati di de las Casas e de Sepulveda perché erano nel mio libro di Storia del liceo. Liceo molto radical-chic tra l’altro. Secondo me la differenza la fanno gli insegnanti: il bravo docente ama la propria materia, e di conseguenza la tratta con rispetto.

  26. Il razzismo è stato declassato (ingiustamente) a pseudo-scienza solo dopo la II Guerra Mondiale. Una scienza che studi le differenze esistenti fra le razze umane potrebbe anche essere utile allo sviluppo di farmaci o terapie genetiche, il problema è che spesso l’unico interesse che muoveva gli scienziati “razzisti” era dimostrare l’inferiorità dei boveri negri.

    Beh, la dimostrazione scientifica dell’uguaglianza genetica in tutte le razze umane è stata raggiunta solo con la scoperta e la mappatura del DNA; sicché, fino al Secondo Dopoguerra, dei dubbi sull’argomento erano del tutto legittimi.
    Non so a che scienziati tu ti stia riferendo, posso però dirti che larga parte della comunità scientifica era seriamente intenzionata a studiare le differenze biologiche tra le varie ‘razze’ umane. La frenologia e la fisiognomica sono scienze dell’Ottocento, e per tutto il secolo ricevettero fior fior di finanziamenti, e accentrarono attorno a sé numerosi salotti intellettuali. Una tale spesa di soldi, impegno e denaro non sarebbe stata spesa per il puro gusto di disprezzare i negri, giusto? Anche perché, se volevi disprezzare un negro, potevi farlo tranquillamente anche senza risultati scientifici, che tanto non ti dicevano niente.
    Come già commentavo nello scorso post, furono condotte analisi delle scatole craniche di abitanti di ogni parte del mondo, si condussero esperimenti comportamentali di ogni tipo e studi sulla composizione del cervello. I risultati di questi studi godevano di grande credibilità all’epoca, dato che pensatori come Durkheim se ne servivano nei loro studi.
    Nel frattempo la teoria dell’inferiorità culturale dei popoli ‘selvaggi’ era condivisa praticamente da tutta l’antropologia dell’Ottocento. L’antropologia unilineare (così si chiama oggi) riteneva esistesse un’unica direttrice dell’evoluzione di un popolo, che passava dalle forme di aggregazione più semplici (le tribù di cacciatori-raccoglitori) sino alle più complesse, identificate nelle Nazioni Europee. Questa linea di complessità coinvolgeva ogni aspetto della vita dei popoli: arte, religione, tecnica, conoscenze scientifiche. Il che significa che, se poniamo i cacciatori-raccoglitori di livello evolutivo 1, e gli europei 10, se un popolo aveva un livello di complessità sociale pari a 3, allora anche la sua arte, la sua religione, etc. dovevano essere a 3. Di qui la convinzione europea di possedere una cultura superiore a quella degli altri popoli.
    Marx ed Engels ereditavano in parte questa posizione (Engels fu un grandissimo estimatore del Ramo d’Oro di Frazer), anche se, al pari di altri intellettuali dell’epoca, ritenevano che questa differenza non fosse genetica ma storica. Ossia: dategli tempo, e anche i popoli selvaggi raggiungeranno una complessità sociale pari a quella europea; se non ce l’hanno già, è per un ritardo storico. Marx ed Engels infatti ritenevano (e avevano ragione) che il capitalismo esportato dalle potenze europee presso quei popoli, stesse imprimendo loro uno sviluppo accelerato, che li avrebbe resi molto presto dei proletari tali e quali a quelli europei e nordamericani (donde il loro internazionalismo).

    Chiudo questo mio lunghissimo intervento, osservando che a me sembra accada spesso il contrario di quello che dici tu; ossia, mi sembra che oggi si cerchi di sminuire la serietà degli studi scientifici condotti allora, bollandoli come “atteggiamenti razzisti, punto”. E’ ovvio che oggi la frenologia ci faccia ridere; rido anche dell’astrologia, però riconosco la serietà con cui la conducevano gli antichi.
    Per cui vado in bestia quando vedo gente, per esempio, gridare allo scandalo: “Conrad era razzista!”, che gli Americani neri chiedano che il Nigger of the Narcissus sia vietato nelle scuole perché sarebbe un libro razzista, e che addirittura, sempre in America, sia uscita un’edizione dell’opera intitolata “The N-Word of the Narcissus” in cui – giuro! – ad ogni apparizione, nel testo, della parola ‘Nigger’, essa venga sostituita con la parola ‘N-Word’ per non urtare la sensibilità dei poveri lettori afroamericani… e quelli contenti!
    Donde mi viene il sospetto che si sia completamente persa di vista l’obiettività scientifica.

  27. @ Tapiroulant:
    Scusa, ma gli americani odierni e la loro fissa del politically correct a tutti i costi sono imbarazzanti, The Nigger of the Narcissus è stato ancora ancora fortunato: Tyson Gay si è visto modificare un titolo di giornale da “Gay wins race” a “Omosexual wins race” da un sito/associazione per il politically correct! ^_^’
    Sulla scientificità degli studi sette-ottocenteschi, nessun dubbio, ma continuano a farmi ridere, soprattutto quelli di Lombroso e company, con la fissa che il criminale lo riconosci al primo sguardo, e il dilemma di spiegare come fosse possibile che qualche efferato criminale avesse una faccia assolutamente non-criminale! Scientifici, indubbiamente, ma un po’ di paraocchi ce l’avevano 😉
    Arrivavano a studiare tatuaggi e graffiti nelle celle, nella convinzione che fossero indicatori di degenerazione fisica e mentale ad uno stadio evolutivo primitivo dell’uomo. Scrivi sui muri? Mi spiace, è tutta colpa del tuo animo da criminale-uomo delle caverne. 😉

  28. Eh lo so che fanno lollare, anch’io mi diverto a pensare ai salotti parigini tutti radunati attorno a individui di dubbia fama, capaci di ‘magnetizzare’ le persone con lo sguardo, di far ballare i tavolini o di parlare con i morti (ricordo che anche il mesmerismo, per breve tempo – brevissimo, fortunatamente – ebbe dignità scientifica.
    L’unica cosa, è che terrei a distinguere i momenti di divertissment personali ai momenti in cui bisogna dare un giudizio serio e onesto su un periodo storico. Non vorrei che il naturale disprezzo che Voltaire ispira giustamente nella nostra epoca non offuschi la capacità di giudizio sugli effetti politici positivi dell’Illuminismo (in cui Voltaire, nel bene e soprattutto nel male, fece la sua parte); e lo stesso dicasi per le pseudoscienze ottocentesche.

    PS: Citavo l’episodio di Conrad proprio per la celebrità del personaggio. Censurare la parola ‘nigger’ nel titolo e in tutta l’opera mi pare un atteggiamento particolarmente mongoloide e folle, considerando che, fino al secondo dopoguerra, l’aggettivo ‘negro’ si ritrova praticamente in tutti gli scrittori. Hemingway parla di negri, Orwell li chiama negri, e anche Huxley dice ‘negri’. Per non citare gli autori dell’Ottocento: Balzac pullula di negri, come ce ne sono in Puskin (una sua opera incompiuta si chiama appunto “Il N-Word… ahem, Il negro di Pietro il Grande), in Stevenson… e l’elenco continua.
    Non vorrei che il caso di Conrad creasse un precedente per riscrivere una letteratura pullulante di N-Words…^^’

  29. L’opera di Pushkin in originale suona come “Il Moro di Pietro il grande”. Aрап (arap), è l’arabo, termine che nelle corti settecentesche indicava il paggetto africano col turbante. Negro sarebbe “негр”.

    Non penso che tale parola abbia connotati razzisti, in Pushkin, il quale del moro in questione era il pronipote.

  30. Di per sé nemmeno in Italiano “negro” aveva connotati spregiativi: in passato indicava semplicemente ciò che si riferiva agli appartenenti al ramo negroide (o, sostantivato, gli appartenenti stessi); nell’uso attuale sta assumento sempre più spesso valenza negativa, credo per influenza del nigger statunitense.
    La cosa interessante è che, mentre in Italiano “negro” sta passando da termine neutro a dispregiativo, mi dicono che negli Stati Uniti stia avvenendo il fenome contrario.

  31. Solo quando parlano fra di loro, ma temo che se andassi ad harlem gridando “Yo nigga!” al primo passante le cose finirebbero male.

  32. Sì, avevo dimenticato di specificarlo; ho sempre trovato interessante come loro stanno rendendo neutro il termine, mentre gli altri lo stanno rendendo sempre più dispregiativo, di fatto andando contro il (presunto) obiettivo.
    Anche qui in Italia mi è capitato di sentire negri dire che preferiscono essere chiamati così, piuttosto che “neri” (cosa che però non so quanto sia diffusa, soprattutto con le ultime derive denigratorie che ha subito il termine; quelle opinioni risalgono a qualche anno fa).
    Ma ormai siamo nell’epoca del politicamente (e ridicolmente) corretto, dove se chiami “handicappato” un handicappato sei un bastardo insensibile (e poi chi se ne frega se sui marciapiedi non ci sono gli scivoli).

  33. Tra l’altro se dici “uomo di colore” a un nero in America vieni linciato, qui sei politically correct.
    Dal canto mio continuo a dire nero, perchè in italiano uno con la pelle nera è nero, non viola a pallini. Se stessi parlando in spagnolo direi negro.

    La storia di Conrad è piuttosto deprimente, ma sono americani.

    Salve. Voglio spezzare una lancia a favore della povera scuola pubblica. Infatti io conoscevo già i brani citati di de las Casas e de Sepulveda perché erano nel mio libro di Storia del liceo.

    Questi brani erano anche nel mio libro, ma non ho mai beccato un’insegnante a cui fosse fregato qualcosa. Nel 1492 hanno scoperto l’America, poi sono arrivati gli Spagnoli, hanno conquistato tutto con preti al seguito …e fine della questione.

  34. Vorrei dire la mia, di storia & filosofia abbiamo una professoressa molto brava per fortuna, ha fatto anche lezioni all’università quindi è di un certo livello. Lei, anche con le ore risicate che ha, riesce a descrivere molto bene eventi e periodi storici. Esempio: l’illuminismo, età della ragione etc… ma anche di una corrente filosofica apparentemente contrapposta: il sensismo oppure l’empirismo nichilistico di Hume o ancora altro;

  35. L’opera di Pushkin in originale suona come “Il Moro di Pietro il grande”. Aрап (arap), è l’arabo, termine che nelle corti settecentesche indicava il paggetto africano col turbante. Negro sarebbe “негр”

    Oh, questo non lo sapevo. Grazie per la precisazione.

    Per quanto concerne Hume, posso solo dire che è probabilmente uno dei più grandi filosofi che il nostro pianeta abbia mai avuto.
    Inoltre l’illuminismo francese ha prodotto almeno due dei più grandi uomini di lettere della storia occidentale: Montesquieu e Diderot.
    Il primo è sicuramente il più grande pensatore politico della storia moderna dopo Machiavelli, essendo il teorico della divisione dei poteri; il secondo, beh, è l’uomo dietro l’Encyclopedie, e poi ha scritto uno dei più bei romanzi di tutto il Settecento: Jacques il fatalista e il suo padrone^^

    E non dobbiamo dimenticare che l’illuminismo ha prodotto anche personaggi che sono rimasti un po’ più nell’ombra: per esempio un certo Marchese DeSade… (il quale, pur disprezzato da quasi tutti gli intellettuali del periodo, di sicuro fu un grande illuminista, a suo modo^^)

  36. Gran bell’articolo, come sempre!

    “Il razzismo è stato declassato (ingiustamente) a pseudo-scienza solo dopo la II Guerra Mondiale. Una scienza che studi le differenze esistenti fra le razze umane potrebbe anche essere utile allo sviluppo di farmaci o terapie genetiche, il problema è che spesso l’unico interesse che muoveva gli scienziati “razzisti” era dimostrare l’inferiorità dei boveri negri.”

    Non concordo su quel “ingiustamente”. Oramai sappiamo grazie a prolungati ed approfonditi studi (basti pensare a quelli della scuola di Cavalli-Sforza) che la distinzione del genere umano in “razze” non ha alcuna base genetica e il dimorfismo tra le varie popolazioni è riconducibile alla semplice variabilità intraspecifica. Cionondimeno tale variabilità è tutt’ora oggetto di studio e un’importante campo d’indagine dell’Antropologia, solo che non è più riconosciuta al “razzismo”, giustamente, la dignità di scienza autonoma.
    Parlo per esperienza personale, dato che ho avuto modo di studiare Antropologia Fisica all’Obitorio Civico della città di Milano; lontano dai “salotti dei benpensanti” lo studio delle razze e delle loro peculiarità va avanti senza problemi ed è un campo di ricerca (a mio avviso davvero stimolante) di tutto rispetto (non siamo quindi 4 barbogi che “schioccano la lingua e si lisciano la barba” misurando crani con calibri e compassi ricurvi ^^) Per il momento i principali ambiti di utilità dell’Antropologia Fisica (e quindi del connesso studio delle differenze morfologiche razziali) sono due, quello forense (dato che è utilissima nella ricostruzione dell’identità dei resti umani) e quello archeologico-naturalistico (Toh, nella Milano del 1200 ci stavano i Nigga! – Adattamenti morfologico funzionali delle varie popolazioni, correlazioni evolutive ecc), certo, ad ogni nuovo corso bisogna sorbirsi la prima lezione sul solito discorso trito e ritrito su cosa si intende per razza-razzismo ecc per evitare che qualche geGno resti traumatizzato, ma è un prezzo che si paga volentieri. ^^

  37. Inoltre come il mio omonimo (Marco I) anche io vorrei spezzare un’arancia in favore della scuola pubblica. Nella scuola da cui provengo infatti l’argomento, presente nel libro di testo, è stato trattato e sono stati analizzati pure i documenti relativi (il nostro libro di storia aveva un supplemento che riportava le varie fonti originali, tra le quali gli scritti di Las Casas e Sepulveda) E questo non solo nella mia sezione, ma anche in quelle frequentati da altri miei amici (e ciò è avvenuto, almeno in un caso, anche nell’altro Liceo Scientifico della mia città).
    Poi, non so quale sia il quadro effettivo nel resto dell’ItaGlia, ma in base alla mia esperienza non mi sembra che la situazione sia poi così “drastica” (e spero di non sbagliarmi)

  38. Probabilmente direbbe “Cazzo, abbiamo previsto la fine del mondo nel 2012 e non la fine della nostra razza nel giro di mezza giornata!”

  39. Lo dico per scherzo, però quando i gli esperti (o mongol guru) parlano delle civiltà precolombiane in tv tendono sempre a soprassedere sul fatto che non avessero la ruota, né fossero capaci di lavorare i metalli. A me sembra il minimo indispensabile perchè si possa parlare di civiltà avanzata (del moto delle stelle frega cazzi alla fine) 🙂

  40. I Maya avevano la ruota, cosí come altri popoli sudamericani; semplicemente, non la usavano per trasporti, ma abbiamo trovato per esempio giocattoli montati su ruote (vedi qui).
    Avevo letto (per esempio qui e qui) l’ipotesi che non la usassero perché, visti i sentieri propri dei luoghi dove vivevano (stretti, sconnessi, ecc.), era piú comodo usare altri mezzi di trasporto.
    Nel secondo libro dice anche che In the Mayan regione, there are no useful metals; non so se sia vero, ma nel caso non stupisce che non sapessero lavorare i metalli.

  41. Sì Mauro, purtroppo non riesco a far funzionare il corsivo sul blog. Non ho idea di cosa sia successo, qualsiasi consiglio è benvenuto.

    Orrimi link, I giocattoli con le ruote non li avevo mai visti! La faccenda dei sentieri stretti mi sembra davvero poco convincente, però se ne potrebbe discutere…

  42. Per un attimo mi hai fatto preoccupare, avevo letto “Orridi link” 🙂

    La questione dei sentieri non so se sia vera: dalle foto che ho visto sicuramente i sentieri non sono comodi – se percorribili – con carri o simili, meglio animali da soma; ma magari c’erano altri passaggi in cui sarebbe stato possibile usarli (passaggi lunghi: avere dieci metri percorribili con carri è come non averne nemmeno uno).
    Sicuramente, posto che conoscessero la ruota, per non usarla ci doveva essere un motivo sensato; perché conoscerla, avere utilità nell’usarla, e nonostante questo ignorarla, sarebbe a dir poco da dementi (scrivevano fantasy, per caso?).
    A questo punto, demenza esclusa, per motivare il non uso della ruota viene o l’impossibilità di usarla (mancanza di materiali, di animali da tiro – altra ipotesi che ho letto -, sentieri impercorribili, ecc.), o la scomodità (sentieri su cui era piú comodo spostarsi con altri mezzi, ecc.); altri motivi… non saprei.

    Per il corsivo non saprei dirti, ma provo a chiedere a un mio amico appena lo sento.

  43. Hai un buon titolo sulla Leggenda Nera? Al momento ho trovato tutto e il contrario, con ampie spaziature tra chi dice che è vera e chi dice che è falsa…

  44. La Lunga Storia dell’Inquisizione di Franco Cardini e Marina Montesano è un volumetto molto agile (192 pgg.) e piuttosto imparziale. Se vuoi sentire le opinioni più anticlericali, dovrebbe bastarti un giro in una qualsiasi libreria, se sei interessato anche a quelle di un fervente cattolico, posso consigliarti La Vera Storia dell’Inquisizione di Rino Camilleri.

  45. La posizione dell’autore mi interessa in funzione del poter contestualizzare il contenuto del testo, ma finché il libro è attendibile mi va bene sia clericale che anti-clericale.
    Grazie delle segnalazioni, ora vedo di procurarmi quei due titoli.

  46. Torno un momento sulla ruota tra i Maya con una pagina che ho trovato pochi minuti fa; devo ancora finire di leggere i collegamenti indicati, ma comunque c’è materiale interessante.

  47. @zweilawyer.

    Hai letto quello che ha scritto Todorov sull’argomento? Io ho cominciato a farlo solo ora (credo che non basterebbero 10 vite per farsi una vaga idea dei soli fondamenti della cultura umana), proprio perché stimolato dal tuo articolo e dai relativi commenti; di conseguenza mi sono imbattuto nell’interessantissimo “La conquista dell’America. Il problema dell’altro”. Tra le varie altre cose (il testo mi pare molto equilibrato e completo) a me interessa anche capire meglio le implicazioni (in termini di origini e conseguenze) del fatto che “buoni” e “cattivi” fossero, in quel contesto, entrambi prigionieri (e come poteva essere altrimenti?) di una visione strutturalmente etnocentrica e “monoteista” in senso sia religioso che filosofico/antropologico. A proposito del monoteismo, forse potrebbe essere utile leggere anche Jan Assmann: lo conosci? Immagino che tu, visto il tuo ovvio interesse per la Chiesa Cattolica Romana, abbia trovato/troverai in queste letture (a prescindere dal livello di condivisione di talune conclusioni) dei motivi di grande interesse.

    p.s. Se ti capita di trovare quella fonte sulle frombole (ne parlavamo sulla rubrica “storica”), sappi che mi interessa ancora, eh?

  48. Ho letto buona parte del link, e l’ho trovato molto interessante. Forse scriverò qualcosa a riguardo. Di Assmann ho letto solo alcuni articoli. La Chiesa Cattolica mi interessa soprattutto nella sua veste temporale, quella del Patrimonio di San Pietro. D’altronde è lo stato più antico del mondo, non può non essere interessante.

  49. Per quanto riguarda la ruota e i popoli americani, all’obiezione riguardo la conformazione del terreno – valida per certe regioni del Sud – se ne aggiunge un’altra, sollevata, fra gli altri, dall’antropologo Jared Diamond: la mancanza di animali addomesticabili adatti al tiro. In tutto il continente non c’era un cavallo e per quanto riguarda i bovini, beh, non si possono certo usare i bisonti per tirare i carretti. ‘^_^ La ruota non è stata usata come in altre regioni del mondo per il semplice fatto che in America, prima dell’arrivo degli Europei, non era possibile farne alcun uso pratico.

  50. non nominare Diamond a zwei 🙂

    comunque penso che nessuno a meno che non abbia il cervello impastato con merda infetta possa mai affermare che gli indio non hanno inventato la metallurgia e la ruota perche fisiologicamente inferiori

  51. Buongiorno,
    ho letto con molto interesse l’articolo e, sopratutto, i commenti. Volevo fare un paio di considerazioni:

    1. “La Chiesa Cattolica …… D’altronde è lo stato più antico del mondo, non può non essere interessante.” Non è corretto, lo Stato più antico del mondo è, di GRAN lunga, l’impero del Giappone (nome formale) che risale al 660 a.C (it.wikipedia.org/wiki/Giappone). Inoltre più o meno della stessa epoca è (forse, anche se non storicamente accertato) il primo Imperatore di una dinastia ininterrotta che è arrivata ai giorni nostri! Tra parentesi, lo shintoismo è una religione ENORMEMENTE più antica del Cattolicesimo.

    2. nella storia ufficiale della Chiesa Cattolica ci sono centinaia di “bolle” e documenti che, lette oggi, fanno raccapriccio e orrore. Questo è, a mio avviso, indiscutibile.

    Grazie

  52. Un commento a volo…

    che risale al 660 a.C

    Non come impero, né come stato. L’impero di Yamato è roba del dopo Cristo, per quanto ne sappiamo (parlando di Storia e non di mito). Quanto allo Shintoismo, si suppone che si tratti della religione autoctona, ma essendo una religione sincretica è praticamente impossibile (se si vuol fare un lavoro serio e non della propaganda) separarlo da Buddismo, Taoismo e ideologie confuciane (tutte giunte in Giappone dopo lo 0).
    Casomai, se si vuole parlare di religioni più antiche del cattolicesimo, c’è la religione ebraica: più vicina geograficamente e culturalmente alla storia occidentale (anche perché i cristiani poi, stringi stringi, non sono che una setta giudaica 🙂 )
    Quanto alla dinastia ininterrotta, c’è da considerare che su questo i giaps hanno sempre barato come cinesi, quindi sì nella forma, nei fatti un po’ meno 🙂
    Riguardo alle cose che lette oggi fanno orrore, ce ne sono approvate dal Papa, ce ne sono scritte da molto celebrati illuministi (tipo il caro Voltaire, che sovente non risparmia dei fiori di razzismo e ristrettezza di vedute degni della Lega Nord), e via di questo passo. Tra l’altro non mi pare che nell’articolo si faccia un’apologia della Chiesa, che in quello stesso periodo conduceva una politica molto feroce nel Vecchio Continente (per esempio contro gli ebrei -tanto per cambiare). Io non ho nessuna simpatia per la chiesa di Roma, ma come trovo stupido affermare che “la politica della Chiesa è sempre stata la protezione della vita umana” (e mi è capitato di udire queste testuali parole :aie: ), trovo altrettanto superficiale la posizione opposta: in quasi duemila anni di storia, solo per la legge dei grandi numeri, qualcosa di costruttivo doveva pur fare 😎

  53. @ Tenger says:
    1. riguardo alla data ho ripreso testualmente la pagina di Wikipedia che non è stata modificata da molto tempo e, quindi, fino a documentazione controllabile e contraria, personalmente considero affidabile.
    2. lo shintoismo è UNA (tra le tante) religioni quindi in questo campo ognuno canta la sua canzone. Come dice la Associação Brasileira de Ateus e Agnósticos parafrasando, mi pare, Oscar Wilde: “Siamo tutti atei – riguardo agli dei degli altri.”
    3. non sono ne anticlericale “a priori” ne “papista”, mi limito a considerare che chi asserisce di essere portatore delle verità ASSOLUTE e poi si comporta nella teoria e nella pratica come le altre “associazioni” (o un po’ peggio…) perde, per me, qualunque credibilità relativamente alle predette “verità assolute”.

    Grazie.

  54. Riguardo alla data, puoi star sicuro che nel 660 a.C. di impero e di paese non ce n’era neanche l’ombra (nel 660 d.C. si può discutere 🙂 ). D’altro canto il primo documento che ci informa sul sistema politico giapponese è della metà del primo secolo d.C.. (come tra l’altro dice anche la pagina di wikipedia da te citata), un documento cinese che parla di un paese di Wa (il kanji utilizzato era “nanerottolo”) abitato da dei clan di barbari. (se ti interessa la storia del Giappone, Histoire du Japon [non ricordo l’autore] e Nouvelle histoire du Japon di Souyri sono libri molto ben fatti (cito a memoria perché non sono alla base).
    Riguardo allo Shintoismo, volevo solo far notare che quello che oggi passa spesso per shintoismo è in realtà qualcosa che ha creato lo staff di Meiji (perché l’operazione di “purificazione” di questa corrente è stata talmente farlocca che si può quasi considerare una religione nuova con alcuni rimandi a qualcosa di più antico). Quindi è complesso decidere se sia più o meno antica del cattolicesimo (sto parlando di Storia, non di valore).

    non sono ne anticlericale “a priori” ne “papista”, mi limito a considerare che chi asserisce di essere portatore delle verità ASSOLUTE e poi si comporta nella teoria e nella pratica come le altre “associazioni” (o un po’ peggio…) perde, per me, qualunque credibilità relativamente alle predette “verità assolute”.

    Qualsiasi religione si è proclamata Quella Vera, qualsiasi professa in principio uno stile di vita onesto e poco dannoso, e qualsiasi clero di qualsiasi religione ha combinato turpi crimini contro gli inermi. Non prendere sul serio nessun clero è una scelta più che legittima.

  55. Ciao Giuseppe, benvenuto.
    La mia era un’affermazione basata sulla continuità istituzionale, visto che la Chiesa ha mantenuto l’assetto di base dei primi secoli.
    Potrei considerare anche San Marino, ma su quel 301 d.C. non mi voglio sbilanciare.

  56. Grazie a tutti per la discussione civile e cortese!
    Spesso su Internet trovo dei “flame” veramente ridicoli.
    Nel merito:

    1. all’ottimo Tenger says ribadisco di essere molto curioso sul Giappone che per certi versi mi affascina e per altri mi inorridisce: i contrasti sono incredibilmente stridenti. Grazie per i libri consigliati.

    2. al “grande” Zweilawyer: da qualche giorno sto leggendo e splilucchiando il tuo sito che trovo eccezionalmente autorevole e, a tratti, veramente spassoso ma sempre documentato e brillante. Sto ancora cercando di farmi una opinione su di te: “bieco bigotto razzista” o “simpatico e intelligentissimo cialtrone”? 😉

    Grazie.

  57. Giuseppe caro, potrei anche essere un mix osceno fra le due definizioni… nessuno lo saprà mai UA UA UA UA UA UA UA UA

    Ti avverto che Tenger è un maestoso esemplare di femmina.

  58. Giuseppe, vedi con che razza di soggetto hai a che fare? 8)

    “bieco bigotto razzista” o “simpatico e intelligentissimo cialtrone”?

    Come potresti seriamente prendere in considerazione la prima ipotesi?
    Munisciti di bombole di sanità mentale per la Retard e immergiti in codesto luogo di perdizione. Vedrai tu stesso.

  59. Urca: le mie scuse per LA Tenger. Comunque io sono per l’assoluta parità (se desiderata) tra i sessi. Da quando ho avuto una figlia (tanti, tanti anni fa) sono diventato uno strenuo difensore del sesso femminile. 🙂
    Grazie al “grande” Zweilawyer anche se, secondo me, chissà perché mi sono fatto l’idea che sia piccolo di statura. :o:
    Dalle mie parti però si dice: “la carne di cristiano non si misura ne in kg ne in cm”.
    Grazie anche a Cecilia per i suoi utilissimi consigli che terrò ben a mente.

    A parte gli scherzi sinceri ringraziamenti a tutti per l’accoglienza!

  60. Urca: le mie scuse per LA Tenger

    Figurati 🙂 Piove sul bagnato. Certi individui di mia conoscenza si rivolgono a me con frasi del tipo “parlando da uomo a uomo…” :aie: A volte mi chiedo come mai.

  61. @Giuseppe
    Non sono un gigante (178cm), ma sono zeppo di muscoli guizzanti. Le numerose pics dei miei pettorali/tricipiti/dorso/bicipiti presenti in giro per il blog lo testimoniano senza possibilità d’errore.

  62. “Non sono un gigante (178cm), ma sono zeppo di muscoli guizzanti.”
    Io invece sono 181,5128726 cm (la mattina appena alzato, la sera 181,5011) ma, ahimè, i muscoli sono solo un lontano ricordo…. Pensare che ho fatto il servizio militare nella Folgore un millennio fa :p

  63. Le numerose pics

    Ma quali numerose? Due o tre fotine piccine picciò di spalle o da lontano. A quando il cosplay di Ophidiel?

    E’ una domanda retorica?

    :aie:

  64. Allora ti devo segnalare un’imprecisione dopo la terza foto (quella di Bartolomeo de Las Casas):”A Valadoid, nel 1540, ebbe un incontro decisivo con Carlo V[…]. L’imperatore convocò il Reale e Supremo Consiglio delle Indie per studiare la situazione e promulgare delle leggi che potessero risolvere la questione in materia definitiva”

    1. Ciao Fed,
      hai scovato un errore grossolano che provvederò a correggere. Effettivamente nella consecutio dell’articolo sembra che le Leyes Nuevas siano una conseguenza del dibattito di Valladolid, mentre in realtà furono emanate otto anni prima. Grazie di cuore!

  65. ciao, grazie dell’interessante articolo.
    Potresti per piacere dirmi da dove hai preso la citazione di Voltaire, così la uso in classe? 😉

  66. Ti ringrazio sinceramente per questo articolo. Mi riempie sempre di gioia vedere smascherata l’ipocrisia di Voltaire (e di conseguenza l’ipocrisia dell’illuminismo e la falsità del revisionismo storico settecento-ottocentesco di cui la nostra società è tutt’oggi vittima).

    Basti dire che in giro su internet ieri mi è capitato di leggere che fa elogii dell’illuminismo e degli ideali rivoluzionari definendo la francia rivoluzionaria “stanca degli IDEALI BARBARI DELLA RELIGIONE” per far capire quanto importanti sono articoli come questo.

  67. Ho letto recentemente un libro su Hernan Cortes e la conquista dell’impero atzeco e non posso non notare come spesso tali vicende storiche siano lette con un punto di vista troppo “contemporaneo” e assolutamente terzomondista quando una lettura storica di quei fatti dovrebbe essere doverosa. L’impresa di Cortes come quella di Pizarro o Balboa o chi per lui ha dell’incredibile e per certi versi delle difficoltà di gran lunga superiori a quelle che un moderno astronauta incontrerebbe nell’esplorazione di Marte di cui fondamentalmente conosciamo tutto ancora prima di atterrare. Come dici all’inizio dell’articolo “per gli Indios il contatto con i navigatori europei fu una vera e propria deflagrazione atomica”. Mi viene da pensare, leggendo l’epopea dei conquistadores” che tale deflagrazione atomica avvenne in entrambi i sensi. Immaginare uno spagnolo del 500, imbevuto di fanatismo cattolico, entrare a contatto con una civiltà che praticava sacrifici umani su scala industriale abbia avuto un effetto destabilizzante e possa aver scatenato quella furia omicida e il considerare quei popoli pari alle bestie, niente di piu facile. Sarebbe tra l’altro interessante, in merito al crollo demografico delle popolazioni precolombiane, avere un’idea di quanto i sacrifici umani possano aver influito nel merito.
    Ritornando a monte del discorso, ed avendo per un certo periodo di tempo vissuto in quella parte d’africa occidentale da cui partivano barconi di schiavi alla volta del nord america (quello che sto per dire può sembrare orrendo) ho avuto modo di guardare alla tratta degli schiavi come ad un fenomeno emancipatorio per la gente di background africano. Laddove nel corso dei secoli ai discendenti di Kunta Kinte è stato possibile scalare i vertici della società occidentale, ai discendenti di quanti son rimasti la, tale fortuna non è ancora toccata.
    Son contento di dare il mio contributo a questo sito, fantastico.

  68. Chiedo scusa però la citazione di Marx è un pò decontestualizzata. Dubito che fosse a favore della schiavitù, tutto sommato. Ammetto però che non conoscevo quel passo e non so esattamente in quale più esteso ragionamento è inserito

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