Spade (II): la Spada Vichinga 

Nell’immaginario collettivo, la Spada Vichinga rappresenta l’arma d’elezione dei guerrieri nordici che razziarono le coste europee per molti decenni. Cosa c’è di vero?

La Spada Vichinga è una delle armi su cui si è scritto di più in ambito oplologico. Gli studiosi, ed in particolar modo proprio gli oplologi, definiscono Età Vichinga (Viking Age) quel periodo compreso fra la fine dell’VIII e la fine dell’XI secolo. L’età Vichinga rappresenta quindi quella fase temporale che unisce il periodo Romano-Barbarico (Migration Period) e il Medioevo vero e proprio. Dal punto di vista storico, identificare un periodo così lungo con una popolazione potrebbe sembrare esagerato, ed in parte lo è, ma se consideriamo le continue razzie, le forze mercenarie, le colonie, le rotte commerciali e le conquiste (pensiamo all’Inghilterra e al Mezzogiorno italiano) dei vichinghi, il termine Età Vichinga appare accettabile.

mappa delle invasioni e degli stanziamenti vichinghi
La mappa mostra in modo chiaro l’effetto dirompente delle invasioni vichinghe.

I Vichinghi erano originari della Scandinavia meridionale e della penisola danese. I loro raid rappresentarono l’ultima linea d’invasione dei popoli nordici. Barbari pagani che attaccavano i barbari romanizzati e cristianizzati che, pochi secoli prima, avevano smembrato il vecchio Impero Romano. In effetti, fa impressione notare come gli angli o i franchi, popolazioni che avevano saccheggiato e distrutto, si scoprirono terrorizzati davanti ai violenti cugini scandinavi.

La storia dei vichinghi è lunga ed affascinante, ma mi limiterò a dare qualche cenno della loro ascesa. Dal primo raid, portato a termine dai vichinghi danesi in territorio inglese nell’787, alla conquista del Meridione italiano sul finire dell’XI secolo (da parte dei normanni), i vichinghi riuscirono in una serie di razzie, conquiste e scoperte geografiche davvero impressionante. Misero a ferro e fuoco le coste di mezza europa, risalirono i fiumi russi, divennero un corpo d’elite dell’Impero Bizantino (Guardia Varangiana), formarono milizie mercenarie molto richieste dai sovrani, conquistarono l’Inghilterra (1066) e, durante le loro peregrinazioni, giunsero fino alle coste nordamericane. Le armi dei vichinghi: l’ascia da guerra, lo scudo tondo e la spada, divennero simboli della loro capacità bellica.

battaglia fra due equipaggi vichinghi
L’epilogo di una battaglia fra imbarcazioni vichinghe

Nella cultura vichinga, la spada raggiunge un livello di simbiosi con il guerriero mai sperimentato nei secoli precedenti. La spada si passa di generazione in generazione, tanto che alcune spade forgiate nel IX secolo sono rimaste in uso fino al XIII.

Basta poi prendere il testo di qualche saga nordica per notare l’uso di infiniti sinonimi di “spada”, tutti tendenti alla personificazione dell’arma.

Da Swords in the Viking Age, di I. Pierce e E. Oakeshott:

vivid and evocative poetic phrases which the skalds of the North used in their verses to replace the noun sword: Corpse-Bramble, War Snake, Viper, Hard-Edged Survivor of th Files, Battle-Flasher, Serpent of Blood, Leech of Wounds, Widow-maker, The Shield’s bane, Odin’s Flame, Ice of Battle, Fog of the Helmet, Torch of the Blood, The Sea-King’s Fire, Harmer of War Knittings, Snake of the Byerne and…the most frequently used one..Ancient Heirloom.

Spade vichinghe in eccellente stato di conservazione

La spada vichinga rappresenta, per la maggior parte degli studiosi di oplologia, l’anello di congiunzione perfetto fra la spada del periodo delle Migrazioni e le mille fogge della spada Medievale vera e propria (Knightly sword).

Per rendere più agevola la lettura ai neofiti, ricordiamo che gli oplologi sono soliti dividere l’evoluzione della spada nell’europa occidentale in diverse fasi. Fra la fine del tardo antico e l’alto medioevo (V-IX secolo) si parla solitamente di Migration Period sword, spada del Periodo delle Migrazioni, che chiamerò Spada Migratoria. In questa specie ricadono tutte quelle armi nate dalla contaminazione fra le lame romane (gladio e, soprattutto, spatha) e lame germaniche. Avevano dimensioni maggiori rispetto alle spade antiche, e di solito venivano finemente decorate.

Come dimensioni, la Spada Vichinga superava quella Migratoria. Attenzione, non dovete pensare alle spade letterario/cinematografiche da 10 kg. Quando parlo di dimensioni maggiori, intendo un incremento di peso e lunghezza piuttosto contenuto (nell’ordine delle centinaia di grammi) rispetto alle spade del V-IX secolo.

varangian guard
Varangian Guards a Costantinopoli

Forse i vichinghi avevano bisogno di armi più pesanti in ragione della loro prestanza fisica. Nelle razzie, in battaglia, nei duelli, il vecchio detto size does matter aveva un peso specifico elevato. Per quale motivo i vichinghi non avrebbero dovuto sfruttare la loro fisicità? D’altronde, anche il resto del loro equipaggiamento, ed in particolare l’ascia da guerra, lascia presupporre che i vichinghi avessero uno stile di combattimento volto a cercare colpi mirati, pesanti, e possibilmente definitivi. In tal senso, una delle molte saghe nordiche ci ricorda che il guerriero esperto non colpisce “in modo veloce e furioso“, ma facendo attenzione a portare colpi mirati, in modo che possano essere “pochi ma terribili“.

Le stesse saghe sono letteralmente infarcite di gambe e braccia amputate da un solo colpo di spada, segno inequivocabile che si mirava ai punti più vulnerabili: il braccio non coperto dallo scudo e la parte bassa delle gambe. Anche la testa era un buon bersaglio, visto che non tutti indossavano un elmo e che un fendente ben assestato poteva essere comunque letale.

Tornando alle dimensioni, la lunghezza media di una lama vichinga si aggirava attorno ai 75-80 cm, per una lunghezza complessiva di 95 cm circa. L’altro dato, quello riguardante il peso, di certo vi sorprenderà: 1.000-1.200 gr circa.

Se il vostro primo pensiero è stato “così poco?”, evidentemente non avete mai provato ad indossare elmo-maglia ad anelli-scudo-ascia e spada. In battaglia la velocità conta, e non è mai fine a se stessa. Come ho già detto in altri articoli (si tratta di una semplificazione, se volete approfondire, consiglio il Box contenuto in questo articolo) raddoppiando il peso della spada la forza d’impatto raddoppia, ma se raddoppiamo la velocità del movimento (tramite una spada più leggera o un uomo molto più forte) la forza d’impatto quadruplica. Non a caso, le spada Vichinga era quasi sempre dotata di un ampio sguscio con la funzione di alleggerire il peso complessivo della lama.

armi vichinghe
set di armi vichinghe

La prima classificazione accurata della Spada Vichinga fu portata a termine da Petersen, il quale, con meticolosità maniacale, ne distinse 26 tipi. Decisamente troppi. Ergo, per questo articolo ho deciso di rifarmi alla riduzione elaborata da Wheeler nel 1929.

Egli ridusse i tipi a 7 (I-VII), mentre Oakeshott ne aggiunse altri due (VIII-IX), portando il totale a 9 tipi. L’intenzione di Oakeshott era quella di mostrare, a ragione, la stretta parentela (padre-figlio) degli utlimi due tipi con la Spada Medievale. Non a caso, la celeberrima classificazione Oakeshott parte proprio dal numero X per mantenere la continuità con i numeri I-IX in cui era stata suddivisa la spada Vichinga.

Attorno all’850 AD circa, quest’ultima aveva i due tagli che correvano paralleli quasi fino alla punta, non troppo acuta. Successivamente, gli armaioli introdussero un tapering (restringimento della larghezza della lama verso la punta) più accentuato, in modo da alleggerire ulteriormente la lama e migliorare l’efficacia della stoccata. Infatti, le spade con due tagli paralleli tendevano ad essere efficaci di taglio e mediocri nell’affondo. Un difetto risolto in maniera egregia con un leggero tapering e un allungamento della punta. Per comprendere meglio questo cambiamento, conviene dare un’occhiata alla classificazione delle lame vichinghe di Geigbig. Essa riguarda le lame, e quindi non contrasta in alcun modo con quelle di Petersen e Wheeler, che invece prendono come metro di paragone le else.

Alcune misure per completare lo schema, estratte sempre da Swords of the Viking Age:

________________________________________

Tipo………………..Lunghezza  lama…….Spessore al forte

Type I …………………..70-80 cm……………4.4-5.8 cm

Type II…………………..74-83 cm……………4.8-6.2 cm

Type III…………………74-85 cm…………….5.2-5.7 cm

Type IV………………… 63-76 cm…………….4.5-5.0 cm

Type V …………………..84-91 cm…………….4.8-5.1 cm

_________________________________________

Rispetto all’epoca romano-barbarica non cambiano progressivamente solo le lame, ma anche le else. Quelle dell’epoca precedente, assemblate spesso con metalli non ferrosi e/o con materiale organico (come l’osso o il legno), vengono soppiantate da else più resistenti, in ferro pieno. Lo stesso vale per quanto riguarda le decorazioni che, ricche di finiture d’oro e decorazioni durante l’età Migratoria, vengono ridotte (ma non per questo possiamo considerarle meno belle) a intarsi di rame, ottone e altri metalli meno pregiati (rimangono comunque quelle in argento) o a semplici disegni scolpiti nel ferro.

Oakeshott mostra una netta preferenza per la bellezza austera e la maggiore funzionalità della spada Vichinga

…the sword of the Vikings mostly have that austere perfection of line and proportion which is the essence of beauty…

Ma non è solo una questione di linee. Un elsa più pesante permette di aumentare la potenza dei colpi ed avvicinare il punto di bilanciamento all’impugnatura, incrementando così la manovrabilità dell’arma. Sempre Oakeshott, nel libro Archeology of the Weapons, paragona la spada Migratoria a un biplano del 1917 e quella Vichinga a un caccia degli anni’40. In pratica, in guerra sarebbe stato molto meglio avere fra le mani del buon acciaio nordico.

Per tornare alla classificazione Wheeler, vi propongo lo schema riassuntivo redatto dal sito degli Albion Armorers.

Tipo I e Tipo II

Due tipi trovati per lo più in Norvegia, ma non mancano alcuni esemplari svedesi, delle isole scozzesi, irlandesi. Non ci sono esemplari inglesi, visto che la zona centro-sud dell’isola fu soggetta a raid dei vichinghi danesi, che non utilizzarono mai i tipi I e II classificati da Wheeler. Quanto alla datazione, sono riportabili ad un periodo compreso fra il 775 ed il 900. Oltre la metà degli esemplari ritrovati in Norvegia riguardano spade ad un solo taglio, dette sax, piuttosto diffuse nel primo periodo vichingo.

Ritrovamenti:

Tipo I

Reperto J3; Musée de l’Armée di Parigi; 850-950 d.C.; Lungh.totale (LT): 90cm/ Lungh. lama (LL): 75cm/ Lungh. guardia (LG): 10cm/ Lungh. impugnatura (LI): 8.7cm.

Tipo II

Reperto 1873, 12-19 233; British Museum di Londra; IX-X sec.; LT: 95.6cm/ LL: 78.6 cm/ LG: 8.7cm/ LI: 9.5cm

Tipo III e Tipo IV

La spada vichinga di tipo III sembra avere una importante connessione con uno dei tipi standard delle spade Migratorie del V-VI secolo. Anche la collocazione geografica e la distribuzione dei ritrovamenti, Germania nord-occidentale e Scandinavia del sud, sembrano confermare le supposizioni dei vari studiosi  (Petersen, Wheeler, Oakeshott, Pierce). Solitamente il pomolo ha tre lobi ed è influenzato dai pomoli zoomorfi dei secoli precedenti, mentre la guardia è dritta e spessa. Il tipo IV aveva una buona diffusione in tutta europa. Ne sono stati ritrovati esemplari in Iugoslavia, Irlanda, Norvegia, Inghilterra, anche se sembra essere di origine franca. Questo tipo aveva cinque lobi e una guardia dritta, anche se in alcuni esemplari (specie quelli norvegesi) questa è leggermente curva. Rimase in uso dall’850 al 950 ca.

Ritrovamenti:

Tipo III

Reperto C257; Universitetet di Oslo; X sec.; LT: 85cm/ LL: 63cm/ LG:10.7cm/ LI: 9.2cm. (firma di UFLBERHT)

Tipo IV

Reperto 1928:1932; National Museum of Ireland di Dublino; IX sec.; LT: 92.8cm/ LL: 79cm/ LG: 11cm/ LI: 8.5cm (firma di UFLBERHT)

Tipo V e Tipo VI

La collocazione geografica di questo tipi li identifica rispettivamente come appartenenti all’area inglese (V) e a quella danese (VI). Il tipo V si distingueva per l’ampia curvatura della base del pomolo (dotato di un lobo centrale acuto e predominante) e della guardia. Fu utilizzato per un periodo relativamente breve, compreso fra l’875 ed il 950 circa.

Il tipo VI ebbe la su massima diffusione a sud e ad est del Baltico, anche se diversi esemplari sono stati trovati in Inghilterra, in corrispondenza dei raid dei vichinghi danesi. La guardia e la base del pomolo (sempre trilobato, ma con una minore predominanza del lobo centrale)  erano uno poco meno arcuati e più spessi del tipo V.

Ritrovamenti:

Tipo V

Reperto 1912,7-23 1; British Museum di Londra; 850-950; LT: 88 cm/ LL: 74.4cm/ LG: 8.3cm/ LI: 8.0cm.

Tipo VI

Reperto 1856, 7-1 1404; British Museum di Londra; 975-1025; LT 84.2cm/ LL: 69.7cm/ LG: 10.2cm/ LI: 8.5cm (firma di UFLBERHT)

Tipo VII 

Ecco il famoso pomolo a forma di copriteiera nominato più volte da Oakeshott. I tre lobi sono solo disegnati con delle scanalature sulla superficie, lo stesso dicasi per la guardia alta. A volte manca qualsiasi ricordo del vecchio pomolo trilobato, essendo assenti sia le linee verticali che quelle orizzontali. questo tipo ebbe una discreta diffusione, anche se la maggior parte degli esemplari provengono dalla Scandinavia. Entrò in uso e decadde nel corso del X secolo.

Ritrovamenti:

Tipo VII

Reperto C8727; Nationalmuseet di Copenaghen; LT: 89.2cm/ LL: 75.0cm/ LG: 12cm/ LI: 9.0cm

Tipo VIII e Tipo IX

 I due tipi aggiunti da Oakeshott, gli anelli di congiunzione fra il gusto barocco dei barbari romanizzati e le linee funzionali delle spade Medievali. Il tipo VIII rappresenta l’evoluzione definitiva della spada vichinga, ed anche i meno esperti non dovrebbero avere problemi ad intuire la continuità fra questo tipo e le spade medievali più conosciute. Il pomolo perde qualsiasi riferimento alla forma trilobata ed alla distinzione fra base e pomolo vero e proprio. La guardia diventa molto più ampia e leggermente curvata verso la lama. Il primo esemplare, trovato in una tomba in Norvegia, da al 950, ma il tipo continuò a rimanere in uso, nell’Europa centro-settentrionale, per buona parte del XII secolo.

Il tipo IX era molto più raro, e si distingueva per il pomolo tricorno. Il primo esemplare risale attorno all’anno 1000, ma conobbe il suo momento migliore fra il 1250 ed il 1300 in Germania.

E per quanto riguarda gli armaioli?

Fra il nono ed il decimo secolo, le lame forgiate con il metodo pattern-welded (più strati di ferro battuti e ripiegati su se stessi) furono soppiantate da quelle realizzate in acciaio omogeneo. Acciaio di alta qualità, duro ed elastico. Proprio in questo periodo, iniziarono a diffondersi delle spade che avevano la firma dell’armaiolo. Una firma a lettere cubitali, intarsiata con il ferro nell’acciaio dello sguscio. Un certificato di qualità ed un invito inequivocabile a rifornirsi presso l’armaiolo più importante del periodo: UFLBERHT.

Questo armaiolo continuò la sua produzione dall’850 al XII secolo. Parliamo quindi di una famiglia di armaioli, o più probabilmente di un centro di produzione così rinomato da sopravvivere per secoli. Il centro può essere localizzato con buona approssimazione nella Renania, dove si trovavano eccellenti minerali di ferro. Non a caso, già dal periodo La Tène e in quello Romano, questo luogo veniva considerato la casa dei fabbri migliori. Per rendere l’idea della diffusione del marchio HUFLBERHT basti pensare alle 166 lame con questa firma sono state ritrovate in 23 paesi diversi (la maggior parte in Scandinavia: vichinghi golosoni!).

Quanto alla qualità, Oakeshott ci informa che nel 1889 furono condotti 4 test sul contenuto di carbonio di altrettante lame: 3 pattern-welded norvegesi e 1 Huflberht in acciaio omogeneo. I risultati mostrarono una percentuale di carbonio di 0,414% nella prima, 0.402% nella seconda, 0.520% nella terza e ben 0.75% in quella di Huflberht. Quest’ultima rientra dunque nella definizione di Acciaio ad alto tenore di Carbonio (0.5%-1.6%), mentre le altre tre in quella di Acciaio a medio tenore di Carbonio (0.25%-0.50%). L’ennesima prova, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, che le lame pattern-welded non erano affatto superiori a quelle di acciaio omogeneo. Qui sotto ci sono le sezioni trasversali di alcune lame del periodo Romano-Barbarico e Vichinghe, prese dal sito Vikingsword.

Da “The Serpent in the Sword: Pattern-welding in Early Medieval Swords” by Lee A. Jones

A) Lama con il cuore formato da tre barre pattern-welded ed i tagli d’acciaio;

B) Lama con il cuore formato da sei barre pattern-welded ed i tagli d’acciaio (ci sono esemplari intermedi fra i tipi A e B);

C) Lama con tre bande pattern-welded per ciascun lato, separate da uno strato di ferro, ed i tagli d’acciaio;

D) Lama con quattro bande pattern-welded per ciascun lato, strato di ferro centrale, e barre d’acciaio separate per i tagli;

E) Lama di HUFLBERHT, il pattern-welding rimane solo per decorare lo sguscio, mentre la lama è in acciaio. La parte centrale ha una più bassa concentrazione di carbonio.

Il processo di abbandono delle lame pattern-welded fu comunque globale. Uno studio recente ha calcolato che il 64% delle spade forgiate fra V e X secolo conservate al British Museum sono pattern-welded, ma il rapporto cambia in modo drastico a partire dal X secolo, tanto che già nell’XI le lame pattern-welded scompaiono completamente. Il pattern-welding rimane solo per fini estetici, spesso per decorare il fuller.

Lame vichinghe pattern-welded con il taglio duro e la parte centrale più morbida.

Oltre ad HUFLBERHT ci sono giunti i nomi di altri armaioli. Il più importante (dopo Huflberht stesso) fu INGELRI, di cui ci sono giunte una ventina di spade (la prima recava la scritta ME FECIT). Il fatto che apparissero scritte quali INNOMINEDOMINI o ME FECIT rappresenta una prova importante a favore della provenienza dalle officine situate in territorio romano-barbarico o comunque cristianizzato.

Nel libro The Sword of the Viking Age, Ian Pierce ci informa della presenza di altri armaioli (fra parentesi il numero di spade ritrovate con la loro firma):

GECELIN (8), NISO (3), LEUTFRIT (2), BANTO (1), ATABALD (1), BENNO (1), EROLT (1), INNO (1).

Insomma, la storia della spada vichinga e della sua stretta relazione con la spada migratoria da un lato e quelle dei secoli successivi dall’altro, appare ricca di spunti per molti altri approfondimenti. L’interesse per l’oplologia, d’altronde, sembra aver subito una netta accelerazione grazie ai social media, alle scuole di scherma storica e ai tanti appassionati che sono riusciti a mettere le mani su quei dati che, fino a pochi anni fa, erano impossibili da reperire. Che dire, buono studio a tutti!

Bibliografia

  • E. Oakeshott, The Archaeology of the Weapons, 1960;
  • I.Pierce, E.Oakeshott, Swords in the Viking Age, 2007;
  • E. Oakeshott, The Sword in the Age of Chivalry, 1964;
  • M. Harrison, Viking Hersir 793–1066 AD, 1993;
  • T.Wise, Saxon, Viking and Norman, 1979;
  • I. Heath, The Vikings, 1985;
  • B.E. Blackistone (articolo), Swords of Iron, Swords of Steel, 2001;
  • www.myarmoury.com
  • www.albion-swords.com
  • www.vikingsword.com

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60 pensieri riguardo “Spade (II): la Spada Vichinga 

  1. Bel lavoro.
    Dubbio da ignorante: ma quale vantaggio ha una spada rispetto ad un’ascia o ad un martello?
    “the most frequently used one..Acient Heirloom.” può essere che manchi una n (“Ancient” anziché Acient)?

  2. Wow, che lavoraccio! Magnifico, complimenti!
    Finalmente un po’ di conoscenza anche per noi non-anglofoni.

    Riguardo ai negozi, invece, ne conosci di armatura rinascimentali e romaniche (soprattutto gladiatoriali)? Gvazie!

  3. mi presento zwei, anchio sono appassionato di oplologia soprattutto quella medievale oltre che cercare del fantasy decente da leggere , devo dire che sto sbavando di fronte a questo articolo da mezzora….

    1. 0ra scusa il doppio post ma devo dire 2 cosette di cui non sono sicuro, correggimi se sbaglio:
      1.I vichinghi poco dopo la fase migratoria importavano spade dai franchi dato che erano le migliori dell’epoca e il ferro scandinavo doveva essere estratto dalle torbiere(faccio riferimento al sito di un archeologo rievocatore che ha anche scritto un libro: http://www.hurstwic.org/history/articles/manufacturing/text/viking_sword.htm )
      2.per quanto riguarda le lame hulfberth alcune erano falsi clamorosi, questo perchè l’acciaio usato veniva importato dal’afghanistane sembra che l’ascesa dei rus abbia portato alla cessazione dei traffici precedenti.

  4. porc la 3, ok allora aggiungo che il pattern welding del sito allegato non è lo stesso usato dai vichinghi: loro torcevano le barre e solo poi le saldavano;
    poi potevi dire che questo processo in generale era gia noto ai celti e verrà ripreso dai giapponesi per le loro cag.. ehm katane

  5. mmmmm ho due punti da criticare (lo sai che sono uno scassaminchia ^____^ )

    1 il punto di bilanciamento arretrato certamente migiora la manovrabilità e l’affondo (non poco), ma non aumenta la potenza del colpo, anzi.
    Perché il debole incide meno, e l’aumento di velocità non è così sensibile perché il lavoro di spalla non ne giova, detto in altra maniera, magari carichi più rapidamente poiché hai una leva più vantaggiosa sul poso ma a calare il colpo non hai vantaggi (anzi il debole “spinge” meno)

    è una mia personalissima analisi, ma è un fatto che le cutter oriented hanno il punto di bilanciamento vicino al centro della spada, mentre le truster oriented tra il terzo e quarto arretrato

    2
    ritengo che l’acciaio pattern-welded sia stato soppiantato dal monolitico solo per un vantaggio nel volume di produzione (ma dovrei saperne un po di più per uscire dal limbo delle ipotesi)

    ma da quello che mi risulta l’acciaio pattern welded ha una serie caratteristiche non eguagliate dall’acciaio monolitico, il processo di ripiegatura permette di eliminare scorie e impurità dalla lega ferrosa (un pò come strizzare una spugna) e la struttura cristallina viene stirata e organizzata in strati solidali, risultando più elastica e solida.
    quindi non è il solo tenore di carbonio a determinare la qualità di una lama

    evidentemente queste qualità non furono sufficenti nei confronti di un metodo produttivo più conveniente (ma altrove come medio oriente, Giappone, India queste qualità erano molto ricercate)

  6. prova a recensire in un articolo le armi più cazzute dall’antichità fino al rinascimento XD parla di armi tipo il cannone di cuoio o l’ascia danese a 2 mani o ancora la tua zweihander (giusto per mettercela ;P) per non parlare dei becchi di corvo(non le azze bec de corbin) che calavano dalle mura per afferrare i nemici……..
    ok la collezione dei libri brutte storie mi ha dato ispirazione 🙂

  7. prova a recensire in un articolo le armi più cazzute dall’antichità fino al rinascimento XD parla di armi tipo il cannone di cuoio o l’ascia danese a 2 mani o ancora la tua zweihander (giusto per mettercela ;P) per non parlare dei becchi di corvo(non le azze bec de corbin) che calavano dalle mura per afferrare i nemici……..
    ok la collezione dei libri brutte storie mi ha dato ispirazione 🙂

  8. povera katana, quanto è stata infamata da produzioni cinematografiche e elevisive nefande

    il risultato di questa subcultura del WTF!KATANA FUCKINGREAT YEAH!!! sono ritardati mentali come questi:

    [youtube=http://www.youtube.com/watch?v=lueuQu62nRQ&hl=it_IT&fs=1&]

    [youtube=http://www.youtube.com/watch?v=oRtKR0TVvZw&hl=it_IT&fs=1&]
    dio quest’ultimo è una chicca anche per il fntatrash

  9. il rapporto peso-bilanciamento-portata-leva utile

    determinano il ritmo e le strategie utili

    una zweihander sicuramente avveva una cadenza inferiore rispetto a armi più corte ma data la sua portata e il campo di utilizzo (mischia contro i fanti con picca) non costituiva un problema

    la mia questione era che se riesco a aumentare la cadenza dei colpi a parità di incisività ovvio che ho un vantaggio

  10. vorrà dire che prossimamente ti carteggerò l’apparato urogenetico con le barocche armi indiane (cene sono di davvero spassose)

  11. Ma come! Non dici niente della sugosissima chicca fantatrash che ti ho segnalato?

    sul patternwelded vs omogeneo hai dei dati sperimentali? (fermi tutti! niente polemica è genuina curiosità)

  12. In generale i vichinghi quando (e quanto) usavano la spada? Ho sentito dire che prediligessero le asce danesi e le lance, dunque quest’articolo è stato una piacevole sorpresa.
    Complimenti!

  13. anche perchè ogni contadino aveva sotto mano un ascia, poi il ferro era prezioso in scandinavia visto le difficoltà estrattive.
    L’ascia danese era utilizzata soprattutto come arma da sfondamento, squadre di soldati professionisti creavano varchi nell’eventuale muro di scudi agganciandoli e/o rompendoli, permettendo ai propri commilitoni di rompere la formazione nemica

  14. Ottimo articolo. Avevo però alcune domande
    1 il tenore di carbonio rende l’arma decisamente più tagliente ma anche strutturalmente più fragile (teniamo presente che se si supera il 2% si classifica come ghisa) ma il tenore di carbonio può essere influenzato dal tipo di lavorazione fatta sull’acciaio. Certi trattamenti termici superficiali ad esempio aumentano il tenore di carbonio, appunto, in superficie lasciando inalterata la duttilità interna della lega. Visto che grafitizzare (quindi aumentare il tenore di carbonio sulla superficie) non è una lavorazione particolarmente sofisticata è lecito supporre potesse essere nota (e questa sarebbe la domanda) e mi verrebbe il dubbio su come sono stati condotti i rilevamenti.
    2 Sulla questione pattern-welded vs monolitico non mi addentro ma faccio alcune osservazioni:
    – quote Iome: ” il processo di ripiegatura permette di eliminare scorie e impurità dalla lega ferrosa (un pò come strizzare una spugna) e la struttura cristallina viene stirata e organizzata in strati solidali, risultando più elastica e solida”! Dove l’hai letto? Perché a me non risulta. Per farti un esempio immagina di inserire un seme di mela nella pasta del pane e poi di strizzare…se il seme è in superficie “forse” esce se è interno no. Quello che più probabilmente otterresti è la formazione di cricche che vanno a danneggiare la struttura della lega. Il vantaggio del pattern-welded è di tipo strutturale rendendo, per così dire, un comportamento quasi-ortotropo invece che isotropo. Le sofisticate lavorazioni PW sono dovute a migliorare un acciaio scadente. Con un acciaio migliore questi problemi semplicemente svaniscono ad esempio con acciai altolegati la velocità di formazione della martensite è più rapido e si può ottenere con materiali decisamente meno costosi (come l’acqua invece che l’olio). Il fatto è che si tende a pensare che un lavorazione sofisticata sia migliore perché, appunto, sofisticata, quando semplicemente si ha che si arriva allo stesso risultato (forse) ma con soluzioni tecnologiche molto più lente e dispendiose.
    3 Sul discorso stanchezza spalla faccio alcune osservazioni:
    – anzitutto il “peso” legato alla movimentazione dell’arma dipende molto dal bilanciamento. Un’arma ben bilanciata si percepisce come più leggera anche di un’arma più leggera ma bilanciata male
    – Ok (+ o -)il discorso sulle leve ma tenete presente che la quantità di moto è m*v o se preferite F=m*a quindi con un’arma più maneggevole posso imprimere un’accelerazione maggiore aumentando la forza del colpo. E non è poco se considero poi che
    – in combattimento l’efficacia del colpo stesso è legata alla propriocettività dell’arma.
    Quindi ok che più pesante è meglio, ma il discorso è da intendersi “pesante in che modo”

    Infine direi che 1kg, 1.5kg è davvero un peso modesto…come dice il vichingo ad Antonio Banderas nel 13° Guerriero che si lamentava di non poterla brandire:
    “Diventa Forte!” 🙂

    ps nel video usano FMJ??? mumble mumble… dubito fortemente… se invece usano proiettili normali, come suppongo, il discorso invece si riduce di parecchio e, a parte la spettacolarità indiscutibile, diventa decisamente meno “magico” e legato alla meccanica del proiettile…ma credo di essere andato già parecchio OT

    pps complimentissimi per il sito!!!

  15. Un commento davvero esaustivo Freki, vedo che hai una eccellente dimestichezza con l’argomento. Condivido, come ho già detto, il tuo ragionamento sul pattern-welded vs omogeneo. Grazie per i complimenti, spero ti piacciano anche gli altri articoli (e magari il primo capitolo di Zodd).

    Benvenuto :selamat

  16. @freki

    io mi basavo su articoli pubblicati da INTK, sono un po una setta e possono anche averla sparata, prometto di approfondire l’argomento, tra due fine settimana parteciperò a un raduno di esperti di arti marziali e cerchero di scassare i maroni a gente che le katana le forgia, sempre che sappiano rispondere, comunque di solito i giappi non si complicano la vita se non c’è un buon motivo (anche se quel buon motivo è migilorare la qualità del 0.00001%), quindi sono fiducioso che un buon motivo ci sia

    correggetemi se dico boiate, ma per la questione acciaio monolitico mi risulta che prima dell’invenzione dell’altoforno nel 1300 non fosse possibile colare leghe ferrose e comunque in quel caso si parla di ghisa e non acciaio.
    Come avrebbero fatto a raggiungere il tenore di carbonio desiderato senza la forgia a pacchetto o come fanno i nipponici ripiegando e addolcendo progressivamente (a ogni ripiegatura parte del carbonio verrebbe bruciato) un pane di acciaio ad alto tenore di carbonio?

    a questo punto un compendio di siderurgia storica ci vuole

    sul video postato

    non mi risulta che esistano proiettili 50MBG che non siano come minimo FMJ (come del resto tutte le munizioni militari per via della convenzione di ginevra)

    probabilmente non sono proiettili ad alta penetrazione con percursore in tungsteno, questo si

    ci vorrebbe il parere del duca, chissà se a quelle velocità una camiciatura in rame faccia tutta questa gran differenza

  17. @freki
    parte seconda

    definire “buon bilanciamento”

    un buon bilanciamento non può prescindere dall’uso

    per una scherma di punta un bilanciamento arretreato è vantaggioso per una scherma di taglio un bilanciamento troppo arretrato è contro producente perchè il debole perde incisività

    arretrare il bilanciamento, appesantendo l’elsa o il pomolo ad esempio agevola il lavoro di polso ma aumentando il peso complessivo aggrava il lavoro di braccia-spalle

    su questo mi baso sulla mia esperienza pratica di kendoka e sul fatto che efettivamente l’evoluzione convergente ha portato a armi da taglio con bilanciamento tra il primo terzo dal pomolo e il centro, e armi da punta con bilanciamenti prima del primo terzo, questo praticamente ovunque nel globo terracqueo

  18. Salve Zwei!
    E’ la prima volta che commento, anche se tengo d’occhio da un po’ il tuo blog e ho cominciato oggi a spulciare la sezione dedicata alle armi: davvero tanti complimenti per tutto ciò che hai messo su, è davvero notevole e facile da capire anche per un’ignorante in materia come me! 🙂
    Avrei una domanda: sai per caso che genere di fodere veniva usato per queste spade?

  19. Le porti le mutandine??

    DagoRed, porto i mutandoni della nonna in puro stile anni ’20, che te ne pare, sono di tuo gusto??

    Tenger, grazie 😀

  20. Zweilawyer ti consiglio di guardare questo documentario sulle spade Ulfberht:http://www.youtube.com/watch?v=AN31whIqk5w

    Come potrai capire usavano l’acciaio al crogiolo proveniente dall’india (tecnologia già presente dal 300 avanti cristo…… riscoperto in europa solo nel 18° secolo quasi 2000 anni dopo) che poi sarebbe il metodo per ottenere il famoso damasco, quello vero (tutto dipende dalla formazione di carburi con alcune impurità presenti in quel minerale però il contenuto di carbonio doveva essere alto oltre 1% per una spada è troppo ma paragonato a materiali pieni di scorie non è così fragile anzi….). In questo caso il livello di scorie è bassissimo (vicino ad un acciaio moderno)…..

    E ti consiglio anche questo video (insieme ad altri dello stesso autore):http://www.youtube.com/watch?v=COY0xz028n0

    Ed ecco che un mito va a farsi benedire, che dire se ti riesce un bel articolo ci sta….

    Non pensavo che il livello di scorie fosse così alto (ed era pure una muramasa….) ma del resto con il martellamento non la elimini facilmente la scoria (comunque le differenze non sono moltissimi ma neanche poche). In pratica non c’è chissà quale differenza con le lame europee anzi i giapponesi per via del loro isolamento le “novità” arrivavano sempre tardi molto tardi. In europa quando da loro si raggiungeva il “top” (tutta roba inventata altrove…) già c’erano i primi alto forni che producevano ghisa liquida non a caso nel 15-16 secolo il livello delle scorie nelle armature prodotte nel nord italia e nel sud della Germania era inferiore al 1%. Insomma in europa (medioevo inizio rinascimento) la tecnologia era più avanzata…

    Altra cosa che pochi sanno è dato che il cuore e il piatto delle spade giapponesi è molto morbido (200-300 HV) la lama è poco elastica cioè se si piega più del dovuto (e basta poco) rimane piegata (le spade europee tendevano ad essere più elastiche), ovviamente questa del laminato è in parte un modo per mitigare la elevata presenza di scorie…

    E pensare che in giro c’è ancora gente che crede le spade giapponesi originali siano migliori delle repliche moderne di buona qualità e che gli strati fanno la differenze (non è altro che un modo di purificare il pezzo e basta) e stesso discorso per il “martellamento” (non è mai costante ed uniforme quindi certi discorsi non hanno senso con acciai moderni…non cambia niente)

    nota. il rendimento della tatara è in linea con i basso formi che producono un blumo, il contenuto di ferro della sabbia usata è quasi del 60% quindi non è proprio minerale di bassa qualità..

  21. grazie Francesco mi chiarisci molte cose

    cosicchè le spade giapponesi erano autentiche opere d’arte perchè erano riusciti a risolvere in maniera ingegnosa degli enormi problemi

    ho cercato di ricavare materiale simili da studiosi e collezionisti delle spade giapponesi ma l’aproccio oplologico in quell’ambiente è malvisto,
    del resto ad oggi la produzione e collezionismo delle katana shinsakuto è orientata molto più all’estetica quasi non fosse che una forma di ceramica su ferro.

    non sono totalmente convinto da alcune affermazioni ma sono fiducioso che in futuro emergeranno altri materiali

  22. Bel video Angra. Lo consiglierei vivamente a tutti gli scrittori fantasy che vogliano dare spessore alla forgiatura di un’arma mitica o qualcosa del genere.

    1. E senza dimenticare che le repliche moderne sono pensate per essere più elastiche (la purezza degli acciai moderni riduce al minimo la fragilità). Le spade costruite in maniera simile sono molto delicate (bassa elasticità tendono a piegarsi in maniera permanente)….

  23. Di recente ho visto un articolo su un maestro di politura nippo al lavoro per ridare splendore ad un sax vichingo. In soldoni la sua impressione è stata che chi aveva fatto la lama avesse avanzate conoscenze metallurgiche. Mica pizza e fichi!

  24. Zweilawyer guardati questo video: https://www.youtube.com/watch?v=JV6QZA9Hud0

    Non ci avevo fatto caso ma di fatto le spade fatte con l’acciaio al crogiolo NON sono temprate (matrice di perlite fine con grani di carburi) e questo per via dell’alto contenuto di carbonio (ci sono casi in cui il contenuto è più basso tipo sui 0,7) ma l’elevata presenza di carburi rende la lama più resistente all’usura, il prezzo da pagare è una minore elasticità e proprietà meccaniche in generale…

    La maggior parte delle +VLFBERH+T ritrovate (alcune sono pattern welding) sono al crogiolo almeno è quello che dicono le analisi. Di recente ne hanno trovato una nella Bassa Sassonia (non ho capito se acciaio omogeneo o “saldato”) e pare che sia almeno stata assemblata li ciò non implica nulla solo che probabilmente venivano forgiate e assemblate li. In europa in quel periodo non c’era la tecnologia per emulare l’acciaio al crogiolo….

    Fatti due risate: http://storia-controstoria.org/personaggi-e-miti/la-spada-high-tech-ulfberht-lo-status-symbol-dei-vichinghi/#comment-642

    Ho provato a dirgli che ha commesso degli errori e l’uso di certi termini è veramente osceno sinonimo che di metallurgia non ci capisce NULLA….ma mi ha censurato figurati ammettere di avere scritto cazzate….

    La storiella dell’acciaio prodotto nello stomaco di una gallina poi è comica….

  25. Ciao!
    Fantastico articolo e, per quanto ho potuto leggere, fantastico blog.
    Figurati che mi sono imbattuto in questo articolo cercando un po’ di riferimenti sul famoso Valyrian Steel di Game of Thrones.
    A prima vista ero portato a pensare che si trattasse di un riferimento favolesco al Damasco odierno, citato più per le proprietà estetiche che gli conferirebbero quella riconoscibilità “a vista”. Il mio vecchio professore di metallurgia ci aveva infatti parlato di una tecnica di lavorazione del ferro per forgiatura di starti successivi come una tecnica relegata alla storia o all’artigianato, ampiamente superata dalla metallurgia moderna. Ho scoperto da poco che il vero Damasco indiano è tutta un’altra cosa invece e, un po’ come il Valyrian Steel, si è persa traccia della sua formidabile “ricetta”.
    Trovare un articolo, un blog e un pubblico con un interesse così meticoloso su questi temi è stata una gran bella sorpresa!
    L’altra grande sorpresa l’ho avuta notando che è rimasto ancora un piccolo spazio su internet in cui ci si può scambiare opinioni e conoscenza con rispetto e umiltà. Un bell’esempio è l’estensione riguardo al tema peso velocità che fai nell’altro articolo e che riprendi qui. Ormai andare a commentare qualcosa su internet con un discorso come “ho studiato che …” ottiene l’unico risultato di essere ricoperti di insulti per un motivo che mi rimane tutt’ora oscuro.
    Per quanto detto mi prendo la piccola libertà di aggiungere un commento che faccia un po’ di sintesi sulla questione peso-velocità e che, per carità, ha il solo scopo di stimolare una riflessione in più e non è contro niente e nessuno!
    Se semplificassimo all’estremo la dinamica del colpo, immaginando di colpire con una sassata attraverso un movimento a braccio teso che rimane sempre ad altezza spalla, quindi senza contributo della forza di gravità, l’energia del colpo dipenderebbe solo dalla forza dei muscoli coinvolti e dalla lunghezza del percorso. La massa infatti aumenta l’energia del sasso ma diminuisce la capacità di accelerarlo, risultando in un contributo nullo. Premesso che prima o poi devo comprarmi una benedetta spada e farci un po’ di prove, direi che a questo punto tutto il discorso massa-velocità si sposta sul problema bilanciamento, o meglio ancora del momento di inerzia (di cui parlava l’utente citato nel complemento di fisica dell’altro articolo) e sulle tecniche di combattimento. Qualcosa di interessante l’ho già letto qui riguardo al bilanciamento delle armi da punta e quella da taglio, qualcosina in più sulla dinamica dei colpi mi piacerebbe davvero leggerla però.
    Concludo rinnovando i complimenti al blogger e al suo pubblico, sappiate che state stimolando tante curiosità e riflessioni che purtroppo ora non ho tempo di seguire.
    Intanto mi slavo questo blog tra i preferiti, a presto!

    1. Ciao Simone, e benvenuto.
      Sono sicuro che ti troverai benissimo qui. Dai un’occhiata anche alla pagina Facebook, dove inserisco tutti ciò che qui non può trovare spazio. Un saluto e grazie per l’interessante contributo.

  26. Salve e complimenti a Zwei per l’interessantinssimo articolo e blog, una vera miniera per gli appassionati, e per quelli come me che sono costretti a impazzire sui forum spesso pieni di nulla:) Dopo questa lezione vera e propria sulle viking avrei una domanda da porre a chi ne sà… Non riesco a capire quale rapporto ci sia tra i vari modelli Geibig e le else…Per esempio, essendo interessato a riprodurne una mantenedo criteri filologici, vorrei sapere quali tipi di else e pomoli o pomi montavano le Geibig 2,3 e4, se avevano degli ordini fissi o sono stati ritrovati stessi modelli di lame che montano diversi modelli di else. Grazie a tutti i dotti che potrebbero darmi la delucida!! un saluto a tutti e grazie:)

    1. Ciao Giordano,
      penso che la cosa migliore per la tua ricerca sia consultare tutte le immagini disponibili dei reperti. Già osservando bene quelle presenti nell’articolo, puoi notare come le Geibig 2 e 3 si accompagnino spesso a una Wheeler VII.

      Un saluto
      Zwei

  27. Ciao, si parla sempre della spada e mai del fodero. Ho sentito diversi pareri discordanti. C’è chi dice che i Vichinghi portassero la spada “a tracolla” con una cintura, c’è chi dice che la portassero in vita. Nell’arazzo di Bayeux ho visto la rappresentazione di una cintura in vita con spada nel fodero. Quale è la verità?

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